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martedì 22 ottobre 2013

ANTOLOGIA POUNDIANA - Un Poeta e un'Idea vincente




di Luigi Tallarico in ‘Terza Pagina’ di « Nuovo Fronte », (Trieste, 4 dicembre 1992 - xxii).



EZRA POUND
in un disegno di Whindham Lewis


Nel novembre di vent’anni orsono cessava di vivere, a Venezia, Ezra Pound. il grande poeta amico dell’Italia e soprattutto grande estimatore di Mussolini. « Credo – ha scritto in “Jefferson e/o Mussolini” che nessun giudizio su Mussolini potrà essere corretto se non si tien conto della sua passione costruttrice. Consideratelo un artifex e tutti i particolari troveranno il loro posto. Prendetelo per qualsiasi altra cosa salvo che per un artista e vi impantanerete nelle contraddizioni. O perderete un sacco di tempo per scoprire che la sua personalità non si conforma ai vostri particolari preconcetti e alle vostre particolari teorie ».
Nel novembre di quarantasette anni orsono cessa anche la « crudele » detenzione del Poeta nella « gabbia da gorilla » in cui la Disciplinary Training Center americana l’aveva rinchiuso a Coltano (Pisa) come criminale di guerra. La gabbia – due metri per due – era stata realizzata appositamente per il Poeta ed era fatta di ferro e legno, era recintata da una pesante rete metallica. Con un tetto di carta catramata e un pavimento cementato, che esponeva il prigioniero alle intemperie; « bruciato dal sole, bagnato dalla pioggia, illuminato notte e giorno da grandi fari ». Nel mese di novembre del 1945 veniva trasferito in America e – senza che gli venisse fatto il processo – rinchiuso per dodici anni nei manicomi criminali, in un primo momento destinato a Howard Hall e in appresso al St. Elisabeth a Washington, « in una corsia senza finestre, le porte inlucchettate perché qui erano confinati i pazzi criminali ».
Come ha scritto Piero Sanavio « alcuni pazzi vagavano urlando, le braccia dietro la schiena, strette nei lacci della camicia di contenzione. Rimase in quella corsia ( il buco d’inferno come lo chiamava) per un anno e mezzo e letteralmente per quell’anno e mezzo non vide il sole. I rari visitatori non potevano restare con lui più di quindici minuti e solo in presenza di una guardia. In quel mondo di continuo inverno, pareti bianco sporco sotto gli occhi accecanti delle lampadine, del tutto isolato dal mondo, le ore segnate dalle urla, le bestemmie e i singhiozzi dei pazzi, adesso Pound tornava ad essere preda di angosce, vittima di paure, preda di attacchi di claustrofobia. Temeva di cadere, farsi travolgere dal perenne buio ».
Anche se in quell’inferno il Poeta scriverà i « Pisan Cantos », per i quali riceverà quattro anni dopo l’internamento, l’importante premio Bollinger, in effetti uscirà da quella crudele vendetta « democratica » segnato nel corpo e nella mente, sicché da allora non vorrà o non gli riuscirà di parlare. La vendetta dei rooseveltiani del dipartimento di Stato, violando la Costituzione e le leggi america-ne, fu « crudele ed eccezionale », come disse Hemingway, avendo ragione dell’intelligenza di un grande Poeta. Ma anche nel pensiero di quel lucido economista politico che aveva avuto il torto di criticare la politica economica di Theodore Dentatus Roosevelt, considerato di « valore » pari « al venti per cento di un Mussolini » e di parlare liberamente di economia e dell’usura americana alla ra-dio del dittatore nemico!
In effetti è stata proprio la Camera dei deputati americana che, attraverso l’on. Usher L. Eurdich ha messo sotto accusa la violazione della legge per la « detenzione di un prigioniero civile, protratta per il lungo periodo di sei mesi senza giudizio, senza consulente legale, senza il diritto di libertà provvisoria dietro cauzione e di un processo rapido ». L’accusa – come è stato detto – avrebbe dovuto porre in maggior rilievo i seguenti fatti:
1) Pound non fu mai membro del Partito fascista, né in alcun modo ad esso affiliato. Ammirava Mussolini e fu attratto dalle idee che Mussolini trasmise al Fascismo.
2) A Pound non era stato chiesto di parlare alla radio; fu egli a voler continuare le trasmissioni, iniziate diverso tempo prima di Pearl Harbour.
3) Le Autorità italiane – è stato detto – non vedevano di buon occhio, ma si decisero a tollerare questo « eccentrico » e per loro assai incomprensibile gesto dell’illustre letterato americano. Il Fascismo non pretese che Pound – al quale fu data la più ampia libertà – si mettesse contro il proprio Paese in guerra, come invece è avvenuto con i « prezzolati » e i « venduti » ciarlieri di Radio Lon-dra e Radio Libera americana.
4) D’altra parte Pound richiese alle Autorità italiane che la sua lealtà di cittadino americano non venisse compromessa. Come ha scritto « Washington Star » del 7.11.1956, « egli parlava da pa-triota americano, per gli Stati Uniti e la loro Costituzione, che egli vedeva messa in pericolo dal governo di Roosevelt ».
5) Come ha scritto il « Who’s Who » nel 1957 « Pound continuò a parlare da Radio Roma dopo Pearl Arbour a condizione di non dover mai dire nulla che fosse contrario ai suoi doveri di cittadino americano, condizione rispettata dal Governo italiano ».
Infine l’on. Ushar ha ribadito che « chi conosce il lavoro di Pound e la sua politica si rende subito conto che le trasmissioni sono sue. Ogni anno che passa risalta con maggior evidenza l’esattezza delle sue opinioni.
L’idea che un poeta americano sia riuscito ad impossessarsi di un microfono nemico per suo proprio uso, senza dubbio non può venire in mente a chi non sa distinguere tra italiani e tedeschi. Ancora oggi molta gente è sbalordita all’idea che Pound sia riuscito a ottenere una libertà di parola alla radio, che non gli sarebbe stata concessa qui, sotto l’amministrazione rooseveltiana». Oggi che il suo pensiero risulta vincente, e vincente l'ideologia fascista, il nostro ricordo di Ezra Pound è legato a quella sua coraggiosa difesa, anche in tempo di guerra, della concezione italiana che, senza tradire la patria americana, conferma quel valore di libertà, non in uso – come ha detto l’on. Usher – nella patria della democrazia.



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