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mercoledì 7 marzo 2012

Il Sacro dei Mediterranei - Ferruccio Bravi

Credo sia necessario un breve preambolo su questo libro. Scritto nei primi anni '90 e da tempo esaurito, rappresenta una fulgida perla nella produzione del vecchio CSA. In primis perché ha esplorato il misterioso e semi-sconosciuto universo spirituale degli antichi Reti, indagandovi con l'attento sguardo del linguista e la sensibilità poetica del letterato. In secundis perché partendo da essi ha ampliato poi la sua portata fino a toccare le più segrete ed essenziali corde dell'umano. Capacità che l'infaticabile Ferruccio Bravi ha sempre posseduto, ma che in questo volume ha portato ai suoi più alti livelli.
Ci auguriamo di poter al più presto ridare alle stampe questo lavoro, che meriterebbe una rinnovata e maggiore attenzione.
 


SOMMARIO

5 - Dedica a RINA DOLIANA BRAVI

9 - GENESI

10 - Natura, ecofania e teofania
11 - Sole, Madre Terra
15 - Sorgenti, simpuli, situle
16 - Lavisia, Felvenne, Reitia
17 - Divinità primordiale, Magna Parens, Artemide asiatica
18 - Artemide Orthia
20 - Fato, Vanth, Provvidenza
21 - I Reti: frammenti di vita quotidiana, offerte votive
22 - Estua, culto del fuoco, Herisna
25 - Necessità (Ananche)
26 - Divinità benigna e maligna, Cala e Alo
27 - Note

33 - EVOLUZIONE

34 - Fersu, Suri, Phelsuri, Persefone
36 - Cala, Calu, Charun, Caronte
37 - Diade infera, Cinturone di Veprusia, spoglie opime
38 - Dal monoteismo al politeismo, aspetti divini
39 - Sole-Luna, Apollo-Diana, Ecate, dea tricipite
40 - Triade, Trumusiate, Triavi
42 - Note

46 - SOPRAVVIVENZE

47 - Saturno, Silvano, Uomo selvatico
49 - Etruria e Rezia cristianizzate, luoghi malfamati
50 - Resistenze al Cristianesimo, contaminazione dei riti
51 - Patina cristiana su tradizioni pagane
52 - Dodici, Mille, Natale pagano-cristiano
53 - Simboli, emblemi, ideogrammi solari, svastica
54 - Culto delle immagini e delle reliquie, riti agresti
58 - Inferi pagani e infero cristiano, pietà mariana
60 - Santo Volto, altre immagini aberranti, ex voto
61 - Trinità, Vultus Trifons, acque sacre, ninfe
64 - Note

68 - PER CONCLUDERE

70 - Bibliografia

ESTRATTO DA PAG. 10

"Per quanto si può capire, quella dei Reti era una religiosità senza dogmi, senza catechesi, senza libri sacri. Unico testo, per loro come per altri fin verso l'età storica, era la Natura ad un tempo maestra di vita e rivelazione della divinità all'uomo attraverso le opere del Creato. Nella religione naturale ecofania e teofania si saldano. In parole povere: la sola esistenza delle cose create implica già l'esistenza d'un dio creatore e gli effetti che colpiscono i nostri sensi sono già di per sé immediata manifestazione divina. 
Ancora oggi, attraversando un boschetto ombroso, nel silenzio o nelle mille voci dell'ambiente naturale si avverte una presenza indefinibile. <<Numen inest>> dicevano i Latini, intendendo il nume non come persona divina, ma come potenza operante che si palesa in ogni creatura. Come altri popoli italici, i Romani avevano ordinato i loro istituti cultuali in una prospettiva fisica, naturalistica, risalente all'alba dell'umanità. Eran loro sacri il fuoco, le fonti, la vegetazione, gli animali, la vita stessa dell'uomo perpetuata nella familia e nella gens: eran sacri nel senso che per loro tramite operava e si manifestava la Divinità. Dai primitivi ai Mediterranei e da questi agli Italici passa una concezione unica senza soluzione di continuità."