Il Gruppo di Studio AVSER è felice di presentare un piccolo spazio, all'interno del proprio sito, ritagliato alle pubblicazioni altrui degne di nota.
Esordiamo dunque con un recente lavoro biografico.
L’ULTIMO ASSALTATORE
Mario Bernardi Guardi
da
Secolo d’Italia di domenica 20 maggio 2012
Eroe non per caso
La X Mas, le missioni suicide come pilota di mezzi d’assalto del fiorentino Sergio Denti nella biografia di Enrico Nistri
"Tra le conseguenze più nefaste della nostra sconfitta nella seconda
guerra mondiale una è particolarmente amara e dolorosa: la consegna alla
memoria collettiva di un’immagine sgradevole del soldato italiano:
antieroe per eccellenza, pavido e puttaniere, mammone e opportunista,
tuffato nella sanguinosa fornace della guerra a maggior gloria del bieco
Regime. E invece non è così. Di eroi ce ne sono stati. Durante la
guerra civile e, intendiamoci, da una parte e dall’altra, ma anche sui
campi di battaglia durante la “guerra fascista”. Non eroi “per caso” ma
per la “Causa”. Uomini. Onesti, diritti, leali, sdegnosi della retorica,
fermi e tranquilli nella loro convinzione. Credevano: e di conseguenza
obbedirono e combatterono. Qualcuno cadde in combattimento. Qualcun
altro, fedele a se stesso, dopo l’8 settembre, al momento della “morte
della Patria”, continuò a lottare alla luce del sole. Come il fiorentino
Sergio Denti. Enrico Nistri gli ha dedicato una intensa, documentata
biografia (“L’ultimo assaltatore. Sergio Denti dalla Regia Marina alla X
Mas”, Sassoscritto, Firenze, pp. 220, euro 15), che ci propone una vita
“esemplare”, ridisegnando il contesto in cui si svolse e in questo modo
spiegando, attraverso le scelte di Sergio Denti, le “ragioni” di una
generazione che fu fascista perché nel Fascismo “vedeva” l’Italia. E, si
badi bene, non abbiamo a che fare con “borghesi” ai quali il Fascismo
garantisce il quieto vivere senza scossoni sovversivi all’insegna dei
valori tradizionali ma con gente del popolo (la mamma di Sergio era di
radici campagnole, il babbo lavorava come cameriere presso famiglie
aristocratiche) che non soffre di risentimento classista anche perché il
Fascismo ha un piglio sociale innovativo: ad esempio, nelle
organizzazioni giovanili del partito il figlio dell’operaio “conta”
quanto il rampollo di nobile stirpe, c’è la possibilità per tutti di
fare pratica sportiva e, “in un’epoca in cui la villeggiatura era ancora
un privilegio aristocratico o borghese”, i figli del popolo possono,
per la prima volta, scoprire “fisicamente” il mare soggiornando nelle
colonie della Gioventù Italiana del Littorio. E poi ci sono i valori: al
suo “uomo nuovo” il Fascismo propone dedizione alla “causa” e gusto del
rischio, spirito combattivo e senso del sacrificio, radicamento in un
passato glorioso e tensione verso il futuro. Una forte identità in
un’Italia “giovane”. Sergio “ci crede”. Ha talento artistico e potrebbe
fare il pittore nella “bottega” di Ottone Rosai dove è entrato
giovanissimo. Ma
preferisce arruolarsi in Marina. A bordo della torpediniera “Orsa”,
partecipa valorosamente a diverse operazioni di scorta ai convogli e
caccia ai sommergibili e, dopo l’8 settembre, sceglie la “parte
sbagliata”: Valerio Junio Borghese, la X Mas, le missioni suicide come
pilota di mezzi d’assalto. Nel dopoguerra non sfugge all’epurazione.
Poi, deve ricostruirsi una vita. Lo fa, con successo, come mercante
d’arte. Oggi, evocando «opere e giorni» con Nistri, può dire, a buon
diritto, di «non aver crediti né debiti con la vita»."