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martedì 19 agosto 2014

Ancora su Cesare Battisti

Cesare Battisti e l'Alto Adige
di Cesare Pettorelli Lalatta Finzi Roma
(Lettera pubblicata su «il Tempo», giovedì 12 novembre 1959, pag. 8.)



Signor Direttore,
ne Il Tempo del 6 c.m. vi è una corrispondenza da Vienna nella quale vengono attribuite al Ministro austriaco Kreisky queste parole: «l'affermazione che il Ministero degli Esteri austriaco avrebbe collaborato all'attentato contro il monumento a Battisti è tanto più assurda in quanto proprio il deputato socialdemocratico Battisti sosteneva che la frontiera italiana dovesse passare per Salorno».
Sorge allora spontanea una domanda a questo signor Kreisky: se il nostro martire Battisti non avesse sostenuto quanto a questo strano Ministro fa comodo asserire, il Ministero Esteri austriaco avrebbe potuto entrare quale partecipante occulto nella vergognosa azione?
Ma l'asserzione del signor Kreisky è un falso; mai il nostro grande martire ha non solo detto ma sostenuto che la frontiera italiana dovesse passare per Salorno. Vero è proprio il contrario: Battisti ha sempre detto, scritto, sostenuto, che Trentino e Alto Adige costituiscono una unità geografica e che i confini naturali e geografici dell'Italia passano al Brennero, Pizzo dei Tre Signori, San Candido, Tre Cime.
Io ebbi d'altronde Battisti, come collaboratore, al servizio informazioni dell'armata del Trentino, dal 18 gennaio al 15 marzo del 1916. Battisti è morto nel 1916 e rimandiamo il Ministro austriaco alla lettura dei due libri “Trentino” e “Il Trentino” che il grande martire e grande patriota pubblicò in Italia nel 1915, prima cioè della nostra entrata in guerra.
Per gli italiani che non sanno e per gli abitanti dell'Alto Adige che sono tratti in inganno dalla subdola propaganda che la luogotenenza di Innsbruck svolgeva per tedeschizzare Trentino e Alto Adige, facciamo prima, sulla traccia di quanto disse e scrisse il martire, alcune considerazioni. Battisti definisce sempre l'Alto Adige come territorio mistilingue. Mai lo chiama Tirolo meridionale o del sud e precisa che i confini del Trentino girano per 452 chilometri dei quali 13,6 lo dividono dall'Alto Adige, territorio originariamente italiano, ora mistilingue. Battisti definisce l'Alto Adige «la regione che si trova a nord del Trentino fino al confine geografico d'Italia» e che «corrisponde al bacino del fiume Adige, dalle origini alla stretta di Salorno, e che costituisce, con la maggior parte del territorio trentino una unità geografica». Dice ancora: «in tutta la regione dell'Alto Adige l'italianità è stata fieramente combattuta e ha perduto terreno nel Cinquantennio ultimo», «il territorio dell'Alto Adige trovasi nelle stesse condizioni politico amministrative del Trentino. E annesso alla provincia del Tirolo». Tutti sappiamo come era formata questa provincia del Tirolo. Battisti scrive: «Il Trentino non costituisce una provincia a se ma assieme alla regione dell'Alto Adige è unito al Tirolo o al Vorarlberg». E tutto è calcolato perché gli italiani siano sempre in minoranza. La contea del Tirolo comprende infatti (statistica del 1912) 386.437 abitanti nel Trentino, 560.176 nel Tirolo e Alto Adige, 145.408 nel Vorarlberg.
Ma altrove la stessa statistica ci dice che la popolazione tedesca dell'Alto Adige è di 215.345 unità contro 16.500 italiani, Battisti avverte «i circa 10.000 forestieri portati a parte sono quasi tutti italiani, a questi se ne debbono aggiungere almeno altri 15.000 che passano nel territorio almeno 10 mesi dell'anno (tutti lavoratori che in dicembre e gennaio rientrano in Italia e dei quali l'Austria non tiene conto) e che a questi 25.000 se ne debbono aggiungere almeno altrettanti qualificati nella statistica come tedeschi mentre non lo sono». Abbiamo così, anche allora, almeno 75.000 italiani.
Nella rappresentanza politica ed economica l'Austria stabilisce (facendo i conti a suo modo) un deputato ogni 8.890 tedeschi, uno ogni 11.710 italiani. Naturalmente, così inquadrati, mai i trentini riescono a far sentire le loro ragioni. E Battisti commenta «raggiunta con l'unica provincia una maggioranza di elementi tedeschi fu concesso a questi, con la forza del numero e con privilegi speciali, d'aver completo e assoluto dominio sulla popolazione italiana del Trentino».
Quando poi parla delle oasi tedesche in Trentino (e per lui Trentino è sempre tutta la regione) Battisti precisa che le immigrazioni vanno ricercate nell'azione politica di parecchi principi vescovi di origine tedesca, ligi agli imperatori, che affidarono la custodia dei loro castelli a feudatari della loro nazionalità che a loro volta chiamarono sui loro poderi pastori e boscaioli tedeschi.
Cosa va cianciando dunque questo signor Kreisky attribuendo al nostro grande martire asserzioni assolutamente in contrasto con le concezioni sempre chiaramente esposte?
I tedeschi sono tedeschi e noi li lasciamo in pace, ma non raccontino, come fanno, che Battisti, dinanzi ai giudici che lo condannarono poi all'impiccagione abbia affermato solennemente di aver preso le armi per la redenzione del suo Trentino e non per l'Alto Adige: è una menzogna che copre di fango chi ha osato e chi osa di ripeterla in giro. 

CESARE BATTISTI
E IL CONFINE AL BRENNERO
da: LEGIONE TRENTINA – Foglio d'informazioni ai soci dicembre 1959


Nello scorso novembre, dopo l'atto dinamitardo nella Fossa dei Martiri del Castello del Buon Consiglio, la Direzione della Südtiroler Volkspartei ha inviato al Presidente del Consiglio on. Segni il seguente telegramma:
«La Südtiroler Volkspartei ravvisa nel nuovo deprecabile attentato contro memoria Cesare Battisti propugnatore giusto confine linguistico Salorno tentativo aizzare opinione pubblica italiana contro sudtirolesi. Ricordiamo tentativo addebitare responsabilità popolo sudtirolese precedente attentato Mausoleo Trento et chiediamo severe indagini ed esemplare punizione».
In merito a questo abile telegramma, di proposito ci fermiamo solo alla definizione di Battisti «propugnatore giusto confine linguistico Salorno». Lo facciamo soprattutto perché con nostro grande stupore questa gratuita affermazione della S.V.P. non ha suscitato nessuna apprezzabile reazione nella stampa italiana, quasi fosse pacifico che Cesare Battisti abbia propagandata e combattuta la guerra escludendo dalle rivendicazioni nazionali il confine naturale del crinale alpino. Cesare Battisti, che di fronte all' evento storico della guerra che avrebbe segnato l'ultima tappa per l'unità della Nazione – mai pronunciò o scrisse parola che significasse accettazione del confine a Salorno. E pensiamo che il generalizzarsi e consolidarsi di una così falsa opinione sul pensiero battistiano circa il confine settentrionale d'Italia sarebbe fattore deleterio agli effetti della difesa del nostro diritto.
A dimostrare quale fosse il maturato pensiero di Cesare Battisti ci limitiamo a riprodurre qui avanti brani di scritti e discorsi del Martire, già da noi pubblicati qualche anno fa e ora integrati da altre citazioni:
« C'è il testamento di Garibaldi e di Mazzini, di tutti i fattari dell'unità della Patria che indicavano la suprema necessità di integrare l'Italia fino alle Alpi. Di questo testamento furono assertori i poeti d'Italia da Carducci a Pascoli, e banditori uomini come Bovio, Cavallotti e Imbriani. Alle firme di costoro, che son le vere firme del Popolo d'Italia, il popolo deve far onore».
«Solo quando il confine sarà portato alla grande catena delle Alpi, esso sarà veramente formidabile e facilmente difendibile per la sua natura e per la brevità sua in confronto della lunghissima linea attuale.
Altrettanto vale per la regione adriatica. L'unico confine sicuro è dato dalla ben marcata linea delle Alpi Giulie e delle Alpi Dinariche». (Dalla conferenza «Trento, Trieste e il dovere d'talia», Bologna, 13 ottobre 1914).
«giacché il territorio che è alle spalle del Trentino, costituente la regione dell' Alto Adige, fa pure parte dell' Italia naturale»…
« L'esistenza a questo punto [stretta di Salorno] di una catena parallela a quella del grande arco; l'essersi in grazia di essa formati due vestiboli ha costituito e costituisce per la penisola Italiana come una doppia barriera di confine, una duplice cerchia di mura, una esterna ed una interna. E la storia provò come tale duplice baluardo fosse necessario e provvidenziale.
La popolazione indigena del vestibolo inferiore della regione trentina è tutta italiana. L'elemento straniero non è neppur percettibile. Nell’Alto Adige invece l'elemento italiano è un quinto (quarantamila abitanti) di fronte a quattro quinti di Tedeschi l). >>
«Talchè quando Napoleone volle nel 1809 segnare come estremo confine del Regno d'Italia il confine linguistico, egli poté senza alcuna offesa o coercizione nazionale, includere nel dipartimento dell'Alto Adige oltre il Trentino, il cantone di Bolzano».
«Il pericolo sarà eliminato solo quando il confine politico arrivi ad includere tutti indistintamente gli Italiani che sono sul versante meridionale delle Alpi e tanto più il nuovo confine sarà militarmente sicuro quanto più si spingerà al nord; sarà formidabile se arriverà alla grande catena alpina dal Passo di Resia, al Brennero, a Toblacco».
(Dalla conferenza «L'italianità del Trentino e l'irredentismo italiano» Milano, 13 gennaio 1915).
«Non sono italiane per l'i.r. governo austriaco tutte le valli Ladine, l'alta valle di Avisio, l'alta valle di Non, ecc. E dal testo stesso dell'offerta (secondo la trascrizione della «Stampa») rileviamo come non sarebbero ceduti all'Italia la zona mistilingue di Bolzano e territori limitrofi che rappresentano il minimo indispensabile per garantire all'Italia un confine militare appena appena discreto».
(Dall' articolo «Persista la schiavitù di Trento, ma non sia vile la madre Italia» dal giornale ‘il Secolo’, 13 maggio 1915, a proposito dell'offerta austriaca per avere l'Italia neutrale).
Altra testimonianza del pensiero di Battisti circa i diritti d'Italia su tutta la regione atesina, troviamo nel volume «Il Trentino», pubblicato dall'Istituto Geografico De Agostini di Novara nel 1915, in cui Egli descrive in poche pagine anche l'Alto Adige. Nell'illustrazione cartografica appaiono tre tavole comprendenti la regione fino al crinale delle Alpi; e in quella dei «Confini geografici, storici ed etnografici» è fatto riferimento a “territori italiani e ladini in zona compatta n.2, a (territori italiani e ladini in zona mista con prevalenza italiana) e a (territori ove l'elemento tedesco si è sostituito all'italiano negli ultimi secoli).
Si legge, fra il resto, in quelle note:
«al principio del secolo scarsa la regione era ancora prevalentemente italiana.
Non solo a mezzogiorno del confine napoleonico del Regno italico (abbracciante oltre al Trentino il tenere di Bolzano), ma in tutta la Valle Venosta. Non mancavano elementi italiani neppure nei distretti di Bressanone e di Sterzen, mentre italiana è ancor oggi la Valle di Badia.
In tutta la regione dell'Alto Adige l'italianità è stata fieramente combattuta ed ha perduto terreno nel cinquantennio ultimo ».
· '" «Il numero degl'italiani (16.510) di fronte ai tedeschi (215.345) risponde ad una percentuale inferiore all'8 %. Ma esso è in realtà di molto superiore».
· . " «Oltre a questi 15.000 noi crediamo ~ in seguito a ricerche molteplici ~ di po· ter affermare che gli italiani dell'Alto Adige sommano a circa 45.000, equivalgono cioè ad un quinto della popolazione. Per rilevare quanto poco sia attendibile la statistica ufficiale, ci limitiamo a constatare che a Bolzano, secondo l'anagrafe del 1900, gl'italiani erano 1607; stando all'anagrafe del 1910 sarebbero scesi a 1323, mentre è notorio e palese che sono di molto aumentati».
· . .. «Nei vari distretti ove si parla il ladino (Val di Gardena e Val di Badio') ad ogni nuova statistica si fa apparire una diminuzione degl'italiani che in realtà sono sempre rimasti, dato il loro grande isolamento, stazionari» .
A proposito di questa importante pubblicazione, Cesare Battisti scrive in seguito:
Incompiuto rimase pure l'Atlante trentino del quale spero poter fare una seconda edizione, in cui troverebbe maggior posto I:AIto Adige. Particolarmente ho pronte la cartina geologica del Trentino e dell'Alto Adige, una carta delle ferrovie esistenti e di quelle progettate per tutta la regione atesina e trentina ed ho quasi raccolto al completo i materiali per una cartina della toponomastica romana e indicazioni delle località in cui esistono monumenti e 'ricordi romani dal Brennero ad Ala.
(Da una lettera dal fronte dell'Adamello, del lO novembre 1915).
••• Il Brentari e Larcher mi han parlato di... salornismo. Stia tranquillo. Non so . no affatto salornista. E capiterà, presto un mio articolo in proposit.
(Da una lettera di Battisti in data 14 ottobre 1914).
Chiudiamo la documentazione con la citazione di un significativo brano di lettera scritta da Battisti dal fronte del Tonale, nel settembre del 1915:
«Ho più forte che non avessi alla vigilia della guerra, la convinzione che il germanismo sarà debellato. Ho solo paura che sentimenti umanitari dei latini (c'è, per fortuna, il contrappeso inglese) concedano la pace prima dell'esaurimento della razza tedesca e ci riservino di dovere fra due o tre anni, rispondere a qualche agguato dei discendenti di Arminio. Ma allora sarà il finis
finium. Ed io non su queste balze, ma presso la Vetta d'Italia, avrò vicino mio figlio ... IJ.
Un'Italia, dunque, quella pensata ed auspicata da Cesare Battisti, racchiusa finalmente dai suoi naturali confini. Fatalmente, genti infìltrate nei secoli al di qua di essi, tedesche e slave sarebbero state incluse nello Stato italiano: fatto, questo, comune a tutte le zone di contatto fra nazionalità diverse.
Come Egli avrebbe visto l'amministrazione politica di tali minoranze non ci è dato sapere. Ma lo possiamo ben supporre, quando pensiamo a tutta la Sua vita spesa per l'idea di libertà e di fratellanza sociale: parità di diritti e di doveri con gli altri cittadini dello Stato, nella libertà piena di conservare la propria personalità etnica nel campo dell'istruzione, della cultura e delle tradizioni.
Ma, anzitutto, liberi sul suolo della Patria gli Italiani; liberi e sicuri come Egli scrisse. Tutti indistintamente gl'Italiani che sono sul versante meridionale delle Alpi.
 

sabato 2 agosto 2014

Uno scritto originale di Battisti

L’assetto della Venezia Tridentina
nella concezione di Cesare Battisti (1915)
Risposta al referendum del Comitato d’Azione per il Trentino tratta dal noto Epistolario, qui trascritta da Paolo Mitolo che giustamente la definisce «molto, ma proprio molto, simile al famoso programma che verrà esposto da Tolomei nel 1923».


AL COMITATO D'AZIONE PER IL TRENTINO * – VERONA
Zona di guerra, 3 settembre 1915
Ricevo al campo, sul confine occidentale trentino a quasi 3000 m. la Loro circolare e il questionario.
Ringrazio anzitutto della cortesia usatami con l'invio. Purtroppo io non ho né il tempo necessario, né il materiale di studio occorrente per rispondere con competenza. Quando il tempo è bello la mia opera speciale è quella di esploratore delle zone ancora irredente lungo il confine e son sempre in giro; quando come oggi nevica e imperversa la bufera, la tenda è luogo poco comodo per scrivere e leggere e bisogna adattarsi a dormire, ben ravvolti nelle coperte. 
Comunque mi permetto di esprimere poche idee e osservazioni.Io credo che l'applicazione delle leggi del nuovo governo debba avvenire mano a mano che procede l'occupazione, per cui, per un determinato tempo avremo paesi redenti con la nuova legge e paesi pure redenti soggetti a disposizioni transitorie. Fissare limiti di tempo all'introduzione della nuova legge per tutto il paese è quindi assai difficile. In via di massima poi mi auguro che i periodi di transizione siano brevi e che le eccezioni alla legge italiana siano ridotte al minimo possibile. Abbiamo bisogno di italianizzare molti che sono italiani solo di lingua e anche di cuore, ma non lo sono di spirito, di mente. Per questo un bagno anche repentino nell'ambiente italiano non farà male.
I.
Venendo al questionario, rispondo ad 1 e 4 che ritengo necessario una sola provincia anche pel caso che il confine sia al Brennero e a Toblacco. Quanto a sottoprefetture i luoghi adatti sono Rovereto Bolzano e Bressanone.
Ad 2. Alcuni piccoli brani del Trentino, come ad es. Valvestino e Primiero, potranno benissimo essere incorporati nelle provincie limitrofe. Così Cortina d'Ampezzo.
Ad 3. Per le oasi tedesche e popolazioni tedesche compatte nell'A. Adige non c'è che da raccomandare un trattamento italianamente liberale. La nostra lingua non deve essere imposta con la violenza. Deve trionfare per forza di assimilazione e per l'espansione economica. In quest'ultimo riguardo osservo come dovrebbe esser ben diretta l'immigrazione italiana nelle regioni adatte a nuove industrie.
Ad 5. La questione del sistema elettorale fu nel Regno molto dibattuta. A guerra finita il problema si ripresenterà. E allora diremo partito per partito le nostre ragioni. Ora è prematuro. Io credo che sarà per noi utile (quando si rifarà la legge elettorale) esaminare se ci convenga avere un unico collegio per tutta la regione, a base proporzionale.
Ad 6, 7. Lasciare i comuni come sono. Attendete che il nuovo governo esamini caso per caso la questione dei raggruppamenti di comuni.
Ad 12. Nei riguardi della città di Trento sarà assai bene proporre l'abolizione del regolamento edilizio provinciale.
Ad 13. A tutti gli impiegati prov. e governativi di qualsiasi categoria, devono essere conservati gli onorari e le pensioni attualmente in corso.
Ad 14. Pel risanamento delle finanze comunali e risarcimento dei danni recati dalla guerra, converrà accordarsi con gli adriatici per ottenere in nostro favore leggi analoghe a quelle votate dal Parlamento pei colpiti dal terremoto di Messina e di Reggio C.
Ad 151. La Giunta provvisoria si formerà da sé con l'aumentarsi e svilupparsi delle Commissioni, già ora incaricate di sopraintendere alle terre annesse.
Ad 162. Accettato.
II.
Ad 1. È necessario preparare pel trattato di pace quanto concerne l'articolo 1. Lo studio del problema può farsi solo avendo sott'occhio i bilanci provinciali. La decisione non deve limitarsi al criterio della popolazione; si deve teNer conto di quanto abbiamo versato; ciò in modo speciale per il fondo d'approvvigionamento. Tale fondo fu in prevalenza ammannito da noi; e fu speso invece quasi sempre a beneficio della parte d'oltre Brennero.
III.
Ad 33 È una delle poche istituzioni austriache che credo utile di conservare e completare nel Trentino.
Ad 134. Massima sollecitudine.
IV.
Ad 1. La Lega Nazionale potrà trasformarsi in sezioni della Dante Alighieri5.
Ad 2. Aderire alle bellissime iniziative e istituzioni già esistenti nel Regno6.
Ad 3. Idem col concorso della S.[ocietà] A.[lighieri] T.[ridentina].
Ad 4 e 57, Attenersi rigidamente alla Legge italiana, accettandone il buono e il cattivo. Provvedimenti speciali non possono non aver carattere di parte. Lasciamo quindi che di ciò si occupino i partiti, nell'ambito della vita parlamentare e politica, ad annessione compiuta.
Ad 88. Senza dubbio.
Ad 139. Esistono nel Regno (per certe provincie, venete specialmente) ottime disposizioni.
Ad 1510. Abolirli.
Ad 1611. Indubbiamente.
Ad 1812. Dato che la legge italiana è in via di applicazione, provincia per provincia, si potranno ottenere in favore dei comuni condizioni migliori delle attuali.
Ad 19 e 2013. Sottoporre tutto ai criteri della legge esistente.
IV. B.
Ad 3l4. No.
Ad 415. Non solo nei riguardi degli insegnanti, ma di tutti i funzionari dello stato, credo utile che il maggior contingente dei funzionari sia di non trentini, specialmente nei primi anni. È indispensabile che in tutte le branche ci sia qualche elemento trentino buono, di primo ordine, allo scopo di informare, coordinare, dirigere. Ma vicino a pochi elementi trentini direttivi, ci sia un buon innesto di italiani delle altre regioni. Noi abbiam bisogno di buttar via ogni pece austrotedesca non solo, ma anche di strentinizzarci un pochino. Si mandino gli impiegati attuali trentini a far dei bagni di italianità nelle altre provincie.
Ad 7. ad 1016 Niente eccezioni. Si applichi in tutto la legge del Regno.
IV. C.
Ad 117. Molte nostre istituzioni dovrebbero diventar regie, pur riconoscendo la proprietà di quanto esiste in esse, ai rispettivi Comuni, comitati, ecc. Vi sono analoghi esem pi nel Regno. Noi abbiamo pochi quattrini. Cerchiamo fin da principio che pensi il governo alle spese per musei, biblioteche, ecc. Il conterraneo prof. Gerola18 (dirett. Gall. di Ravenna) e il Dott. Fogolari Gino19 (dirett. Gall. di Venezia) potranno dare giudizi assennati, essendo in proposito competentissimi.
V.
Ad 120. Con la massima sol1ecitudine.
Ad 2. Il mantenimento dell'imposta sulla rendita e della progress. personale è consigliabile in favore della provincia e dei Comuni.Ma toccherà a questi enti il decidere di caso in caso. Intanto il Comitato potrebbe illuminare i comuni dirigendo loro una circolare.
Ad 3. Qualunque dazio murato, credo sia preferibile all'attuale imposta sul pane.
VI21.
Ad 1. Rispondo come ad I. 14.
Ad 5. Rispondo come ad V. 3.
Ad 7. Rispondo come ad I. 14.
Ad 8. Opportunissimo.
VII.
Ad 1. Il Consiglio provinc. d'agricoltura merita esser mantenuto. Nel Regno vi sono pochi esempi di istituzioni analoghe. Resterà quindi qualche cosa di autonomo. Mi pare che Modena abbia un'istituzione simile, sorretta dallo stato.
Ad 4. Sarà bene illuminare fin d'ora e il governo e l'opinione pubblica sulla necessità di limitare la coltura della vite, ove non sia di sicuro reddito. La branca agricola che più ha bisogno d'aiuto è quella dei pascoli.
Ad 522. Esistono speciali leggi nel Regno; troveranno da noi applicazione utile, se la hanno trovata in molti territori del Regno di coltura analoga ai nostri, p.e. in Valtellina, nell'Astigiano, ecc.
Ad 8. Si abroghi.
VIII.
Ad 1. Esiste a Roma una Federazione che ha coordinato assai bene il lavoro delle singole Società pro Concorso forestieri.
Ad 2 3 4 5 6 7. Non c'è che da invocare fondi speciali per aiutare l'industrializzazione del paese; industrializzazione da conseguirsi con creazione di industrie governative, con facilitazione d'imposte, e con premi.
Ad 9. L'idea è ottima.
IX.
Ad 523. Le Leggi del Regno sono ottime; in tutto preferibili alle austriache.
Ad 6 7 824. Attenersi alle vecchie e alle future disposizioni di legge del Regno.
XI.
Nei riguardi ferroviari, a giudicare da quanto accade ora nel Regno, è preferibile, se si vogliono buone linee e buoni servizi, che le linee esistenti passino. tutte al governo e governative sieno tutte quelle da costruirsi in avvenire.
XII.
Ad 1 525. Converrà rimettersi ai criteri adottati nel 1860 e 1866.
Accetti il benemerito Comitato Veronese le mie osservazioni per quel che valgono.
Le ho stese senza pretesa alcuna riconoscendo di non esser qui in grado di fare un'analisi un po' a fondo. Prima di arruolarmi e di partire pel fronte ho consegnato per, la stampa due miei libri che trattano delle questioni economiche del Trentino.
Devono uscire tutti e due in questi giorni. Di uno è editore il Ravà (Corso Porta Nuova, Milano); dell'altro, che è illustrato con 20 carte storiche, geografiche, economiche, è editore l'Istituto Geografico De Agostini di Novara.
In ambedue queste pubblicazioni vi sono dati che spero utili a questo Comitato.
Il proposto Convegno sarà certo utile. lo vi aderisco fin d'ora, per quanto ben difficilmente mi sarà dato di intervenire, essendo assai rara la concessione di congedi sia pur brevissimi ai soldati in Zona di guerra. Con fraterni saluti

dev.
C. Battisti



Ottima l'idea del libro di letture26.
Congratulazioni all'ideatore che penso essere il sig. Adami.
Mi trovo in luogo ove non ci son francobolli. Mi si scusi quindi se invio la lettera senza bollo.
NOTA * – L’originale della lettera è conservato presso il Museo del Risorgimento a Trento.
La presente lettera (di cui ampi brani sono editi, con la riproduzione del facsimile, in CASIMIRO ADAMI, Cesare Battisti e gli studi per l'assestamento del Trentino, in «Bollettino della Legione Trentina», a. III, n. 2, marzoaprile 1923) richiede un'illustrazione. In seno al Circolo Trentino di Verona fu fatta la proposta, nell'aprile 1915, di invitare tutti gli emigrati trentini sparsi nelle varie province italiane a formare una rappresentanza provvisoria della loro regione. La proposta ebbe una sua prima fase di attuazione con un'assemblea costituente tenuta a Verona nella prima metà di luglio 1915, da cui uscì un organismo di studio e di lavoro diviso in due parti: un Comitato d'azione ed una Commissione consultiva. Primo compito del nuovo ente era quello di promuovere rapidamente fra tutti gli emigrati un referendum sui principali problemi concernenti la sistemazione del Trentino per il dopoguerra. Il 22 luglio 1915 fu pubblicato uno «Schema sistematico», diviso in 12 capitoli, con 139 quesiti. Tra gli altri, il questionario fu inviato a C. B., allora al fronte che rispose con la seguente lettera, indirizzata al prof. Casimiro Adami, su cui cfr. doc. n. 9, nota 2.


______________
1 Il quesito 15° si riferiva all'opportunità, avuto riguardo al distacco del Trentino dalla provincia del Tirolo e alla cessazione dei relativi organi amministrativi, di istituire per decreto reale, prima della sistemazione della nuova provincia, una Giunta Provvisoria che potesse fungere nelle attribuzioni ordinarie e predisporre gli studi necessari alla creazione di una nuova finanza provinciale.
2 Si riferisce alla proposta di abrogare la patente imperiale del 1854 relativa al servizio di pubblica sicurezza.
3 Si riferisce al «Libro fondiario».
4 Si riferisce all'introduzione delle norme italiane che regolano l'esercizio dell'avvocatura.
5 Su questo punto C. ADAMI (op. cit.) aggiunge che più tardi a Verona C. B. riconobbe che, se la «Dante Alighieri» andava introdotta e favorita in ogni modo nel Trentino, per il suo carattere particolare sarebbe però sempre rimasta alquanto aristocratica, e convenisse quindi ripristinare la vita della «Lega Nazionale», adattandola soprattutto ad organo di cultura popolare.
6 La risposta si riferisce alle Università popolari, Scuole libere, Biblioteche del popolo, ecc.
7 Qui C. B. risponde alla seguente domanda: «Con quali modalità si potrà conciliare il rispetto al sentimento della maggioranza delle popolazioni col principio di libertà, che è fondamentale nello Stato italiano, nei riguardi dell'insegnamento religioso, che nel Trentino è obbligatorio, delle funzioni religiose per gli scolari, della sorveglianza dei maestri nelle chiese, ecc.?».
8 «Devono essere istituiti corsi speciali per gli emigranti?»
9 Si riferisce all'opportunità di istituire asili infantili e scuole italiane in Alto Adige, nell'ipotesi di una sua annessione.
10 Sull'opportunità di abolire gli asili infantili tedeschi e le scuole tedesche nel Trentino.
11 Risponde alla domanda se debbano essere pareggiati gli stipendi degli insegnanti elementari che fossero inferiori a quelli dei colleghi di pari grado nel Regno.
12 Risponde alla domanda se si debbano chiedere condizioni migliori delle attuali nei riguardi dei contributi dei Comuni perle scuole elementari.
13 Si riferisce al conseguimento dell'autonomia scolastica da parte dei Comuni per le scuole elementari e al riconoscimento del diritto di pubblicità di cui godevano le scuole elementari di taluni istituti confessionali nel Trentino.
14 Sull'opportunità o meno di conservare i piani didattici seguiti sotto il regime scolastico austriaco.
15 Risponde al seguente quesito: «È il caso di proporre una disposizione transitoria per cui sia facilitato il trasferimento nelle scuole del Trentino ai professori trentini già insegnanti nel Regno?».
16 Si riferisce al Ginnasio principesco vescovile di Trento.
17 Circa i contributi provinciali e governativi ai musei, biblioteche, archivi, accademie, ecc.
18 Su Giuseppe Gerola cfr. doc. n. 229, nota 1.
19 Su Gino Fogolari, cugino di C. B., cfr. doc. n. 30, nota 3, e 403, nota 2.
20 Sull'opportunità di sostituire il sistema tributario italiano a quello austriaco.
21 Il capitolo VI comprendeva domande sull'assestamento economico del Trentino: ad esse C. B. risponde richiamandosi ad altre precedenti.
22 Sul modo di regolare i rapporti di mezzadria e di affittanza.
23 Sull'igiene.
24 Sulla pubblica beneficienza.
25 Per quanto riguarda il ramo economico e le fondazioni pie.
26 Il Comitato aveva progettato la preparazione di un libro di letture che avrebbe dovuto servire di propaganda tra i bambini nelle scuole; ma l'iniziativa fu poi osteggiata e non si poté realizzarla. Del resto le sorti del Comitato di Verona furono definite molti anni dopo, nel 1923, «non propizie» «per varie cause, di cui talune tristissime» (C. ADAMI, op. cit., p. 8).