Cesare
Battisti e l'Alto Adige
di
Cesare Pettorelli Lalatta Finzi Roma
(Lettera pubblicata su
«il Tempo», giovedì 12 novembre 1959, pag. 8.)
Signor
Direttore,
ne
Il Tempo del 6 c.m. vi è una corrispondenza da Vienna nella quale
vengono attribuite al Ministro austriaco Kreisky queste parole:
«l'affermazione che il Ministero degli Esteri austriaco avrebbe
collaborato all'attentato contro il monumento a Battisti è tanto più
assurda in quanto proprio il deputato socialdemocratico Battisti
sosteneva che la frontiera italiana dovesse passare per Salorno».
Sorge allora spontanea una
domanda a questo signor Kreisky:
se il
nostro martire Battisti non avesse sostenuto quanto a questo strano
Ministro fa comodo asserire, il Ministero Esteri austriaco avrebbe
potuto entrare quale partecipante occulto nella vergognosa azione?
Ma l'asserzione del signor
Kreisky è un falso; mai il nostro grande martire ha non solo detto
ma sostenuto che la frontiera italiana dovesse passare per Salorno.
Vero è proprio il contrario: Battisti ha sempre detto, scritto,
sostenuto, che Trentino e Alto Adige costituiscono una unità
geografica e che i confini naturali e geografici dell'Italia passano
al Brennero, Pizzo dei Tre Signori, San Candido, Tre Cime.
Io ebbi d'altronde Battisti,
come collaboratore, al servizio informazioni dell'armata del
Trentino, dal 18 gennaio al 15 marzo del 1916. Battisti è morto nel
1916 e rimandiamo il Ministro austriaco alla lettura dei due libri
“Trentino” e “Il Trentino” che il grande martire e grande
patriota pubblicò in Italia nel 1915, prima cioè della nostra
entrata in guerra.
Per gli italiani che non
sanno e per gli abitanti dell'Alto Adige che sono tratti in inganno
dalla subdola propaganda che la luogotenenza di Innsbruck svolgeva
per tedeschizzare Trentino e Alto Adige, facciamo prima, sulla
traccia di quanto disse e scrisse il martire, alcune considerazioni.
Battisti definisce sempre l'Alto Adige come territorio mistilingue.
Mai lo chiama Tirolo meridionale o del sud e precisa che i confini
del Trentino girano per 452 chilometri dei quali 13,6 lo dividono
dall'Alto Adige, territorio originariamente italiano, ora
mistilingue. Battisti definisce l'Alto Adige «la regione che si
trova a nord del Trentino fino al confine geografico d'Italia» e che
«corrisponde al bacino del fiume Adige, dalle origini alla stretta
di Salorno, e che costituisce, con la maggior parte del territorio
trentino una unità geografica». Dice ancora: «in tutta la regione
dell'Alto Adige l'italianità è stata fieramente combattuta e ha
perduto terreno nel Cinquantennio ultimo», «il territorio dell'Alto
Adige trovasi nelle stesse condizioni politico amministrative del
Trentino. E annesso alla provincia del Tirolo». Tutti sappiamo come
era formata questa provincia del Tirolo. Battisti scrive: «Il
Trentino non costituisce una provincia a se ma assieme alla regione
dell'Alto Adige è unito al Tirolo o al Vorarlberg». E tutto è
calcolato perché gli italiani siano sempre in minoranza. La contea
del Tirolo comprende infatti (statistica del 1912) 386.437 abitanti
nel Trentino, 560.176 nel Tirolo e Alto Adige, 145.408 nel
Vorarlberg.
Ma altrove la stessa
statistica ci dice che la popolazione tedesca dell'Alto Adige è di
215.345 unità contro 16.500 italiani, Battisti avverte «i circa
10.000 forestieri portati a parte sono quasi tutti italiani, a questi
se ne debbono aggiungere almeno altri 15.000 che passano nel
territorio almeno 10 mesi dell'anno (tutti lavoratori che in dicembre
e gennaio rientrano in Italia e dei quali l'Austria non tiene conto)
e che a questi 25.000 se ne debbono aggiungere almeno altrettanti
qualificati nella statistica come tedeschi mentre non lo sono».
Abbiamo così, anche allora, almeno 75.000 italiani.
Nella rappresentanza
politica ed economica l'Austria stabilisce (facendo i conti a suo
modo) un deputato ogni 8.890 tedeschi, uno ogni 11.710 italiani.
Naturalmente, così inquadrati, mai i trentini riescono a far sentire
le loro ragioni. E Battisti commenta «raggiunta con l'unica
provincia una maggioranza di elementi tedeschi fu concesso a questi,
con la forza del numero e con privilegi speciali, d'aver completo e
assoluto dominio sulla popolazione italiana del Trentino».
Quando poi parla delle oasi
tedesche in Trentino (e per lui Trentino è sempre tutta la regione)
Battisti precisa che le immigrazioni vanno ricercate nell'azione
politica di parecchi principi vescovi di origine tedesca, ligi agli
imperatori, che affidarono la custodia dei loro castelli a feudatari
della loro nazionalità che a loro volta chiamarono sui loro poderi
pastori e boscaioli tedeschi.
Cosa va cianciando dunque
questo signor Kreisky attribuendo al nostro grande martire asserzioni
assolutamente in contrasto con le concezioni sempre chiaramente
esposte?
I tedeschi sono tedeschi e
noi li lasciamo in pace, ma non raccontino, come fanno, che Battisti,
dinanzi ai giudici che lo condannarono poi all'impiccagione abbia
affermato solennemente di aver preso le armi per la redenzione del
suo Trentino e non per l'Alto Adige: è una menzogna che copre di
fango chi ha osato e chi osa di ripeterla in giro.
CESARE
BATTISTI
E
IL CONFINE AL BRENNERO
da: LEGIONE TRENTINA –
Foglio d'informazioni ai soci dicembre
1959
Nello
scorso novembre, dopo l'atto dinamitardo nella Fossa dei Martiri del
Castello del Buon Consiglio, la Direzione della Südtiroler
Volkspartei ha inviato al Presidente del Consiglio on. Segni il
seguente telegramma:
«La
Südtiroler Volkspartei ravvisa nel nuovo deprecabile attentato
contro memoria Cesare Battisti propugnatore giusto confine
linguistico Salorno tentativo aizzare opinione pubblica italiana
contro sudtirolesi. Ricordiamo tentativo addebitare responsabilità
popolo sudtirolese precedente attentato Mausoleo Trento et chiediamo
severe indagini ed esemplare punizione».
In
merito a questo abile telegramma, di proposito ci fermiamo solo alla
definizione di Battisti «propugnatore giusto confine linguistico
Salorno». Lo facciamo soprattutto perché con nostro grande stupore
questa gratuita affermazione della S.V.P. non ha suscitato nessuna
apprezzabile reazione nella stampa italiana, quasi fosse pacifico che
Cesare Battisti abbia propagandata e combattuta la guerra escludendo
dalle rivendicazioni nazionali il confine naturale del crinale
alpino. Cesare Battisti, che di fronte all' evento storico della
guerra che
avrebbe segnato l'ultima tappa per l'unità della Nazione – mai
pronunciò o scrisse parola che significasse accettazione del confine
a Salorno. E pensiamo che il generalizzarsi e consolidarsi di una
così falsa opinione sul pensiero battistiano circa il confine
settentrionale d'Italia sarebbe fattore deleterio agli
effetti della difesa del nostro diritto.
A
dimostrare quale fosse il maturato pensiero di Cesare Battisti ci
limitiamo a riprodurre qui avanti brani di scritti e discorsi del
Martire, già da noi pubblicati qualche anno fa e ora integrati da
altre citazioni:
…«
C'è il testamento di Garibaldi e di Mazzini, di
tutti i fattari dell'unità della Patria che indicavano la suprema
necessità di integrare l'Italia fino alle Alpi. Di questo testamento
furono assertori i poeti d'Italia da Carducci a Pascoli, e banditori
uomini come Bovio, Cavallotti e Imbriani. Alle firme di costoro, che
son le vere firme del Popolo d'Italia, il popolo deve far onore».
…«Solo
quando il confine sarà portato alla grande catena delle Alpi, esso
sarà veramente formidabile e facilmente difendibile per la sua
natura e per la brevità sua in confronto della lunghissima linea
attuale.
Altrettanto
vale per la regione adriatica. L'unico confine sicuro è dato dalla
ben marcata linea delle Alpi Giulie e delle Alpi Dinariche». (Dalla
conferenza «Trento, Trieste e il dovere d'talia», Bologna, 13
ottobre 1914).
«giacché
il territorio che è alle spalle del Trentino, costituente la regione
dell' Alto Adige, fa pure parte dell' Italia naturale»…
…«
L'esistenza a questo punto [stretta di Salorno] di una catena
parallela a quella del grande arco; l'essersi in grazia di essa
formati due vestiboli ha costituito e costituisce per la penisola
Italiana come una doppia barriera di confine, una duplice cerchia di
mura, una esterna ed una interna. E la storia provò come tale
duplice baluardo fosse necessario e provvidenziale.
La
popolazione indigena del vestibolo inferiore della regione trentina è
tutta italiana. L'elemento straniero non è neppur percettibile.
Nell’Alto Adige invece l'elemento italiano è un quinto
(quarantamila abitanti) di fronte a quattro quinti di Tedeschi l). >>
…«Talchè
quando Napoleone volle nel 1809 segnare come estremo confine del
Regno d'Italia il confine linguistico, egli poté senza alcuna offesa
o coercizione nazionale, includere nel dipartimento dell'Alto Adige
oltre il Trentino, il cantone di Bolzano».
…«Il
pericolo sarà eliminato solo quando il confine politico arrivi ad
includere tutti indistintamente gli Italiani che sono sul versante
meridionale delle Alpi e tanto più il nuovo confine sarà
militarmente sicuro quanto più si spingerà al nord; sarà
formidabile se arriverà alla grande catena alpina dal Passo di
Resia, al Brennero, a Toblacco».
(Dalla
conferenza «L'italianità del Trentino e l'irredentismo italiano»
Milano, 13 gennaio 1915).
…«Non
sono italiane per l'i.r. governo austriaco tutte le valli Ladine,
l'alta valle di Avisio, l'alta valle di Non, ecc. E dal testo stesso
dell'offerta (secondo la trascrizione della «Stampa») rileviamo
come non sarebbero ceduti all'Italia la zona mistilingue di Bolzano e
territori limitrofi che rappresentano il minimo indispensabile per
garantire all'Italia un confine militare appena appena discreto».
(Dall'
articolo «Persista la schiavitù di Trento, ma non sia vile la madre
Italia» dal giornale ‘il Secolo’, 13 maggio 1915, a proposito
dell'offerta austriaca per avere l'Italia neutrale).
Altra
testimonianza del pensiero di Battisti circa i diritti d'Italia su
tutta la regione atesina, troviamo nel volume «Il Trentino»,
pubblicato dall'Istituto Geografico De Agostini di Novara nel 1915,
in cui Egli descrive in poche pagine anche l'Alto Adige.
Nell'illustrazione cartografica appaiono tre tavole comprendenti la
regione fino al crinale delle Alpi; e in quella dei «Confini
geografici, storici ed etnografici» è fatto riferimento a
“territori italiani e ladini in zona compatta n.2, a (territori
italiani e ladini in zona mista con prevalenza italiana) e a (territori ove l'elemento tedesco si è sostituito all'italiano negli
ultimi secoli).
Si
legge, fra il resto, in quelle note:
«al
principio del secolo scarsa la regione era ancora prevalentemente
italiana.
Non
solo a mezzogiorno del confine napoleonico del Regno italico
(abbracciante oltre al Trentino il tenere di Bolzano), ma in tutta la
Valle Venosta. Non mancavano elementi italiani neppure nei distretti
di Bressanone e di Sterzen, mentre italiana è ancor oggi la Valle di
Badia.
In
tutta la regione dell'Alto Adige l'italianità è stata fieramente
combattuta ed ha perduto terreno nel cinquantennio ultimo ».
·
'" «Il numero degl'italiani (16.510) di fronte ai tedeschi
(215.345) risponde ad una percentuale inferiore all'8 %. Ma esso è
in realtà di molto superiore».
·
. " «Oltre a questi 15.000 noi crediamo ~ in seguito a ricerche
molteplici ~ di po· ter affermare che gli italiani dell'Alto Adige
sommano a circa 45.000, equivalgono cioè ad un quinto della
popolazione. Per rilevare quanto poco sia attendibile la statistica
ufficiale, ci limitiamo a constatare che a Bolzano, secondo
l'anagrafe del 1900, gl'italiani erano 1607; stando all'anagrafe del
1910 sarebbero scesi a 1323, mentre è notorio e palese che sono di
molto aumentati».
·
. .. «Nei vari distretti ove si parla il ladino (Val di Gardena e
Val di Badio') ad ogni nuova statistica si fa apparire una
diminuzione degl'italiani che in realtà sono sempre rimasti, dato il
loro grande isolamento, stazionari» .
A
proposito di questa importante pubblicazione, Cesare Battisti scrive
in seguito:
Incompiuto
rimase pure l'Atlante trentino del quale spero poter fare una seconda
edizione, in cui troverebbe maggior posto I:AIto Adige.
Particolarmente ho pronte la cartina geologica del Trentino e
dell'Alto Adige, una carta delle ferrovie esistenti e di quelle
progettate per tutta la regione atesina e trentina ed ho quasi
raccolto al completo i materiali per una cartina della toponomastica
romana e indicazioni delle località in cui esistono monumenti e
'ricordi romani dal Brennero ad Ala.
(Da
una lettera dal fronte dell'Adamello, del lO novembre 1915).
•••
Il
Brentari e Larcher mi han parlato di... salornismo. Stia
tranquillo. Non so . no affatto salornista. E capiterà, presto un
mio articolo in proposit.
(Da
una lettera di Battisti in data 14 ottobre 1914).
Chiudiamo
la documentazione con la citazione di un significativo brano di
lettera scritta da Battisti dal fronte del Tonale, nel settembre del
1915:
«Ho
più forte che non avessi alla vigilia della guerra, la convinzione
che il germanismo sarà debellato. Ho solo paura che sentimenti
umanitari dei latini (c'è, per fortuna, il contrappeso inglese)
concedano la pace prima dell'esaurimento della razza tedesca e ci
riservino di dovere fra due o tre anni, rispondere a qualche agguato
dei discendenti di Arminio. Ma allora sarà il finis
finium.
Ed io non su queste balze, ma presso la Vetta d'Italia, avrò
vicino mio figlio ... IJ.
Un'Italia,
dunque, quella pensata ed auspicata da Cesare Battisti, racchiusa
finalmente dai suoi naturali confini. Fatalmente, genti infìltrate
nei secoli al di qua di essi, tedesche e slave sarebbero state incluse
nello Stato italiano: fatto, questo, comune a tutte le zone di
contatto fra nazionalità diverse.
Come
Egli avrebbe visto l'amministrazione politica di tali minoranze non
ci è dato sapere. Ma lo possiamo ben supporre, quando pensiamo a
tutta la Sua vita spesa per l'idea di libertà e di fratellanza
sociale: parità di diritti e di doveri con gli altri cittadini dello
Stato, nella libertà piena di conservare la propria personalità
etnica nel campo dell'istruzione, della cultura e delle tradizioni.
Ma,
anzitutto, liberi sul suolo della Patria gli Italiani; liberi e
sicuri come Egli scrisse. Tutti indistintamente gl'Italiani che
sono sul versante meridionale delle Alpi.