tag:blogger.com,1999:blog-69104231294263728252024-02-20T06:36:43.636-08:00AVSERINI PRO ITALICA PATRIASito espressione del Gruppo di Studio AVSER. Etica e finalità <a href="http://gsavser.blogspot.com/2011/08/gruppo-di-studio-avser-etica-e-finalita.html">leggi qui</a>
/
Nuovo corso auserino 2015 <a href="http://gsavser.blogspot.it/2015/03/avser-2015.html">leggi qui</a>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/06795754012146158496noreply@blogger.comBlogger108125tag:blogger.com,1999:blog-6910423129426372825.post-63021740068945579622018-06-19T22:41:00.001-07:002018-06-19T22:54:42.225-07:00LEGA E MOVIMENTO 5 STELLE: QUALI IDEE SULL'AGRICOLTURA?<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEixVS0YumPqTfx5b0tWQ5H8V_3WMSB7_gjAqyIVCvLoSmD9KDIybTfXxX0y57OeUy1EusPiIbYrH1avX7fGCXwaVgVs3HdgsTBX-p3Qgt6uWBgJjWY-hAkMdLuBX5450zjc2rK8ddlotCWM/s1600/contratto-di-governo-lega-m5s-pdf.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="407" data-original-width="700" height="232" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEixVS0YumPqTfx5b0tWQ5H8V_3WMSB7_gjAqyIVCvLoSmD9KDIybTfXxX0y57OeUy1EusPiIbYrH1avX7fGCXwaVgVs3HdgsTBX-p3Qgt6uWBgJjWY-hAkMdLuBX5450zjc2rK8ddlotCWM/s400/contratto-di-governo-lega-m5s-pdf.jpg" width="400" /></a></div>
<br />
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Dopo
una lunga gestazione, durata ben ottantotto giorni, fatta di mille
peripezie, passi in avanti e passi indietro, nervosismo diplomatico e
mercati volubili, è finalmente nato il nuovo governo italiano.
Adesso che la fiducia è stata votata sia al Senato che alla Camera,
Movimento 5 Stelle e Lega si apprestano a prender la guida della
nostra Nazione in uno dei momenti più difficili della sua
travagliata storia. Non c'è dubbio, l'Italia ha sicuramente
attraversato fasi ben più drammatiche dell'attuale (basti pensare
alle due guerre mondiali); eppure mai come adesso ci troviamo di
fronte ad un bivio storico. Un svolta che probabilmente determinerà
il nostro futuro per molti anni a venire. Qui è in gioco la nostra
Sovranità e con essa il fuoco segreto che l'anima: la nostra
Identità. Una partita che non si disputa più fra il sangue ed il
fango dei campi di battaglia, ma attraverso le delicate leve della
diplomazia e le sporche carte della finanza. E forse proprio
dall'accordo tra due forze politiche che portano in sé anche i
peggiori germi antinazionali – la Lega figlia dell'indipendentismo
padano e il M5S con la sua forte componente “girotondista” -
potrebbe avere inizio un processo di scardinamento delle logiche
socio-economiche oggi imperanti, secondo la nota massima del poeta
tedesco Friedrich H<span style="font-family: "georgia" , serif;">ö</span>lderlin per
cui: “<i>dove c'è pericolo cresce anche ciò che salva”.</i> Ma
queste sono mere supposizioni o, se vogliamo, suggestioni generate da
chi si trova nella condizione di un naufrago in mezzo alla tempesta,
a cui anche il più sparuto pezzo di legno galleggiante sulle acque
appare una nave sicura pronta a condurlo in porto. Possiamo vedere il
meglio ed il peggio in questa “strana” accoppiata tra Lega e M5S:
la speranza o il definitivo tracollo. Ma proprio per questo è
necessario lasciar perdere le suggestioni, i voli pindarici e le
opinioni, concentrandosi invece su quanto possiamo analizzare sulla
carta. Così il nostro Gruppo di Studio ha deciso di sottoporre a
confronto i due programmi politici, prestando particolare attenzione
sui capitoli riguardanti l'agricoltura, nostro campo d'indagine e di
studi.</span></span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Partiamo
dal famigerato “<i>Contratto per il governo del cambiamento</i>”,
in cui sono sintetizzati, punto per punto, le comuni intenzioni dei
due gruppi. All'agricoltura è dedicata poco più di una paginetta in
cui si fanno le seguenti dichiarazioni in materia:</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">-
maggior protagonismo in sede europea nella discussione dei trattati</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">-
valorizzazione dell'agricoltura non solo quale attività produttiva,
ma anche come tutela del paesaggio e degli assetti idrogeologici</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">-
difesa della sovranità alimentare e delle eccellenze made in Italy</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">-
snellimento della burocrazia</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Molto
più articolato invece il capitolo sull'ambiente – a parer nostro
sintomo della predominante visione “ambientalista”, che oramai
permea le nostre coscienze, a discapito di quella agraria – dove
predominano dichiarazioni a metà strada tra l'utopia e il
surrealismo - “..<i>decarbonizzare e defossilizzare produzione e
finanza</i> (capiamo la produzione, ma la finanza?)..” oppure
“..<i>privilegiare la gestione dei rifiuti a filiera corta, il
recupero di materia come il compost per ridurre i fertilizzanti
chimici e l'irrigazione (il compost è ricco d'acqua)</i>”. Ma dove
al contempo si pone giustamente l'accento sulla necessità di fermare
il consumo del suolo e migliorare il nostro sistema d'invasi per le
acque, con particolare riferimento al bacino della Pianura Padana.
Dunque, come abbiamo dichiarato all'inizio, trattasi di un sunto
ridotto all'essenziale che ci ha costretti a verificare separatamente
i due programmi proposti da Lega e Cinque Stelle per le elezioni
politiche dello scorso marzo, al fine di comprendere meglio la genesi
di quanto scritto sul “Contratto”. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Confrontando
i due programmi ci è stato fin da subito chiaro da quale sacco
provenisse la maggior parte della farina nella composizione del
capitolo agricoltura: dal M5S. Infatti il programma della Lega in
materia è quanto mai scarso, fermo nel ribadire la necessità di una
nuova e più decisa posizione sulle politiche agricole in sede
comunitaria, ma che si guarda bene dall'ipotizzare alcun tipo di
soluzione tecnica ai problemi dell'agricoltura nazionale. Quello
della Lega è un approccio eminentemente politico-diplomatico alle
questioni agrarie del Bel Paese<span style="font-family: "georgia" , serif;">¹</span>.
Sinceramente ci saremmo aspettati qualcosa in più, in virtù del
fatto che una buona parte del bacino elettorale di questo partito
affonda le sue radici nel Nord rurale, in regioni come il Veneto e la
Lombardia che sono tra le più avanzate e produttive a livello
agricolo. Possibile non esser riusciti a far di meglio? Considerando
anche che proprio ad un membro di questo partito – Gian Marco
Centinaio – è toccato il Ministero delle Politiche Agricole e
Forestali. Giudicheremo dall'operato, ci mancherebbe, ma siamo per lo
meno un po' perplessi riguardo all'insediamento in tale Ministero di
un laureato in scienze politiche<span style="font-family: "georgia" , serif;">²</span>
con un curriculum professionale che con l'agricoltura ha poco o
niente a che fare. Non vorremmo ritrovarci di fronte all'ennesima
operazione di puro marketing, dietro al quale si spalanca il vuoto.
Ci auguriamo vivamente di esser smentiti dai fatti e alcune
recentissime dichiarazioni del neo ministro, lasciano forse
intravedere un piccolo spiraglio di luce<span style="font-family: "georgia" , serif;">³</span>.</span></span><br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjmIc4AX7IC233weyx04L62zeBjNhZGbNpldD7dZMuGdbDmoc2iXTSMOdPXYGiPp41Iql2zoy6jJY-u_ZqpPB8XtKMHiyzyb_z8xq5QjdBALCKqT7PbTZ_EsL8cRtgKbolBeYGzBktN-ZHF/s1600/Gian+Marco+Centinaio.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="576" data-original-width="800" height="287" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjmIc4AX7IC233weyx04L62zeBjNhZGbNpldD7dZMuGdbDmoc2iXTSMOdPXYGiPp41Iql2zoy6jJY-u_ZqpPB8XtKMHiyzyb_z8xq5QjdBALCKqT7PbTZ_EsL8cRtgKbolBeYGzBktN-ZHF/s400/Gian+Marco+Centinaio.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;">Il neo ministro Gian Marco Centinaio</span></span></i></td></tr>
</tbody></table>
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Veniamo
allora al programma dei 5 Stelle che, come abbiamo detto poc'anzi, ha
guidato la stesura delle parti riguardanti l'agricoltura nel
“<i>Contratto di governo</i>”, anche se poi non ha espresso il
ministro.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Va
detto fin da subito che il programma per l'agricoltura del M5S denota
un certo coraggio e una singolarità in tutto il panorama politico
italiano. Coraggio perché ha provato a spingere l'immaginazione
oltre le soluzioni politiche ai problemi dell'agricoltura,
prospettando un piano strutturale di interventi da operare nel
settore. Singolarità perché è l'unico programma ad aver dedicato
un certo numero di pagine all'agricoltura: ben quaranta nella
versione più ampia<span style="font-family: "georgia" , serif;">⁴</span>, dodici in
quella sintetica buttata giù in concomitanza del periodo
elettorale<span style="font-family: "georgia" , serif;">⁵</span>. Nessun altro
partito o movimento ha dedicato così tanto spazio alla questione
agraria. Siamo consci del minor valore percentuale dell'agricoltura
nel contesto economico italiano (2% del PIL) e del basso numero di
occupati nel settore (appena il 3,8%), ma se confrontiamo i dati
delle altre nazioni europee, ci accorgiamo della loro strettissima
somiglianza ai nostri. Inoltre questo 2% di PIL è la base da cui
trae linfa il secondo comparto industriale d'Italia,
l'agro-alimentare, il quale contribuisce ad un abbondante 12% della
produzione nazionale. Senza considerare che, dal nostro punto di
vista, il settore primario rientra a pieno diritto in uno di quei
settori strategici in cui uno Stato degno di definirsi tale dovrebbe
tornare ad investire in maniera forte e programmatica. Dunque l'aver
speso una cospicua fetta del proprio programma sull'agricoltura è
sicuramente un merito da ascrivere al Movimento di Grillo. Ma vediamo
adesso di prendere in considerazione i suoi vari punti per sviscerare
la sostanza di queste pagine.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Innanzitutto,
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">a
parer nostro,</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
si parte con un'asserzione errata </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">o
quanto meno falsata</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">.
Affermare che “</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><i>l'agricoltura
è uno dei settori che maggiormente garantiscono un lavoro</i></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">”</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">è
la favola bella che ieri c'illuse, che oggi c'illude, o Movimento!
Come ha potuto scrivere Ermanno Comegna: </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">“</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><i>Gli
imprenditori agricoli con età inferiore a 35 anni, determinati
dall'ultima analisi sulle strutture agrarie del 2013, sono il 5,9%
del totale nell'Ue (28 paesi membri) ed in Italia sono il 4,5%.
Rispetto al 2010, l'incidenza dei giovani è diminuita (erano il 7,5%
nella Ue ed il 5,1% in Italia). Pertanto, non si vede alcun risveglio
di interesse, anzi il fenomeno dell'invecchiamento della classe degli
agricoltori avanza, piuttosto che retrocedere, a dispetto dei tanti
sforzi fatti dalle politiche europee e nazionali</i></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">”</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">⁶</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">.
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Su
questo il programma della Lega </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">è
stato più chiaro</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">,
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">mettendo
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">ben
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">in
evidenza le stime</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">europee
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">sulla</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
drastica </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">diminuzione
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">di
occupati </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">nel
settore primario</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">.
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Non
bisogna inoltre dimenticare che </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">il
fenomeno di giovani che aprono partite IVA in ambito agricolo spesso
nasconde un semplice trucchetto per ottenere contributi e
finanziamenti </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">a
favore dell'azienda paterna o familiare. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">A
prescindere da questa asserzione di partenza, ci è sembrata invece
positiva e</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
condivisibile l'idea di potenziare l'offerta nazionale per il
fabbisogno alimentare; </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">ma
resta qualche dubbio sui metodi che si vogliono metter in pratica per
effettuarla. Anche perché ci sembra che si tenda a fare un </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">po'
di</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
confusione tra sovranità alimentare e difesa delle eccellenze
agroalimentari italiane. </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Di
certo la nostra sovranità alimentare passa attraverso una produzione
di derrate – cereali – degna di soddisfare i bisogni primari
della popolazione e non certo attraverso la promozione e </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">la
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">difesa</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
del Culatello di Zibello o del Prosciutto di Cinta Senese, che con i
loro 90€/kg non definiremmo proprio alla portata di tutti.
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Sacrosanta
la loro esistenza e la loro tutela, ma il fabbisogno alimentare di un
popolo ha come base il pane, non il companatico.</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
</span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Ad
ogni modo, positive </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">per
noi</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
sono anche le intenzioni di ridiscutere i trattati di libero scambio,
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">ponendosi
l'obbiettivo di fare</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
in modo che l'Unione Europea li </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">ri</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">consider</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">i</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
come misti, sottopo</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">nendoli
quindi</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
alla ratifica di tutti gli stati membri e all'esame dei rispettivi
parlamenti nazionali secondo le loro procedure. Sarebbe un primo
passo verso un de-potenziamento delle competenze esclusive
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">dell'Unione</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
in materia di negoziazione e trattati commerciali. </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">E</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">sclusive
che</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
troppo spesso ci hanno danneggiato e continuano a farlo (vedi
l'importazione di Riso a dazio zero dal sud-est asiatico). </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Così
come giuste sono alcune osservazioni riguardanti la Politica Agricola
Comunitaria, </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">sulla
quale</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
predomin</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">ano</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
le regole del WTO (World Trade Organization). </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Queste
regole del commercio internazionale</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
ormai </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">determinano
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">le
linee guida della PAC, </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">che</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">di
fatto </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">è
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">svuotata
dal </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">peso
decisionale degli Stati membri, delegato alla Commissione Europea,
come già visto unica detentrice della possibilità di
contrattazione. Una vera e propria stortura a cui </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">giustamente
si dovrà </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">cercare</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">in
tutti i modi </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">di
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">porre
rimedio. </span></span><br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhMZD43fVtkxDpPScQ_3havE0XnIFlg87t9EGT9JKFKKEVZLWbk6X5WzqOMJDemfZYqHD5ubqSMEQdmqqpD06QnIjzjDmDpqZxPFY3zhKGXgsfO6aR9AQKlwQ0eunsHw50RGnvLQNXikImZ/s1600/PAC.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="628" data-original-width="1200" height="208" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhMZD43fVtkxDpPScQ_3havE0XnIFlg87t9EGT9JKFKKEVZLWbk6X5WzqOMJDemfZYqHD5ubqSMEQdmqqpD06QnIjzjDmDpqZxPFY3zhKGXgsfO6aR9AQKlwQ0eunsHw50RGnvLQNXikImZ/s400/PAC.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><i>La politica agricola comune è realmente al servizio degli Stati membri?</i></span></span></td></tr>
</tbody></table>
<br />
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"> </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Ottima
pure l'idea di redigere dei Piani Strategici Nazionali per vari
settori del comparto primario, quali: olivicolo, cerealicolo,
allevamenti, lattiero caseario, vitivinicolo, ittico, acquacoltura,
frutta in g</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">u</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">scio,
aree forestali e selvicoltura, piano proteico. </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Senza
voler entrare nel merito dei vari piani, ci fa piace evidenziare come
questi piani vengano pensati per “</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><i>consentire
la programmazione delle misure volte ad incentivare la produzione:
attraverso la razionalizzazione degli impianti esistenti, lo studio
di nuovi sistemi colturali e la tutela ambientale. Misure che
permettano l'adozione di strategie produttive e commerciali tutelanti
nel breve, medio e lungo periodo</i></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">”.
E su questo, niente da eccepire. Sono da diversi anni che il nostro
comparto agricolo avrebbe bisogno di un seria programmazione, </span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">di
una strategia</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">
considerante anche il medio e lungo termine, </span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">invece</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">
di brancolare nel buio </span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">del
hic et nunc</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">Da
segnalare tra le proposte positive, anche </span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">il
potenziamento delle attività di controllo, monitoraggio e studio
delle specie invasive che negli ultimi anni hanno visto </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">fare
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">dell'Italia
il loro palcoscenico </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">prediletto
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">(seppure
il M5S non </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">abb</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">ia
brillato in </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">zelo
ed attenzione </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">qu</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">ando
in Puglia si è presentata in tutta la sua gravità</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
l'emergenza Xylella).</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Fin
qui tutto bene, verrebbe da dire. Ma veniamo ora alle note “dolenti”.
</span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">In
primis, </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">ed
è </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">dal
nostro punto di vista </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">l'handicap
più grave,</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
il rifiuto aprioristico verso qualsiasi forma di sperimentazione nel
campo delle biotecnologie. Non solo continuare a vietare la
coltivazione degli OGM</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">e
la </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">loro</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
ricerca in campo aperto, ma anche un NO secco alle nuove frontiere
delle biotecnologie agrarie quali “cisgenesi” e “genome
editing”. Se possiamo comprendere il rifiuto verso gli OGM
“convenzionali”, oramai saldamente nelle mani di </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">alcuni
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">gruppi
multinazionali, poco comprendiamo il netto rifiuto verso le nuove
tecniche della cisgenesi e del genome editing. Oltre ad essere forme
più precise d'intervento genetico, </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">le</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">quali
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">non
comportano </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">né
l'inserimento di altro materiale genetico nella piante né uno
stravolgimento del loro genoma, sono tecniche attualmente </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">molto
meno costose di quelle fin qui utilizzate</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">.
Potrebbero </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">divenire</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
un notevole </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">volano
di sviluppo</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
per i nostri centri di ricerca e per le nostre ditte sementiere</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">,
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">capaci
forse di colmare il ventennale distacco che ci separa da tutte quelle
nazioni che hanno puntato sulla ricerca in campo genetico. </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">D'altronde
d</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">ovrebbe
importare a noi, visto che ci si dichiara per la Sovranità
alimentare, incentivare lo studio e la ricerca in materia di
biotecnologie agrarie, </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">facendo
in modo che questi metodi, </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">per
adesso </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">ancora
liberi per la ricerca pubblica, non </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">s'inabissino
nel classico</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
ginepraio burocratico. </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Ma
se andremo in Europa a urlare forte il nostro NO, ad erigere paletti,
a rendere difficoltos</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">o</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">anche
soltanto </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">l</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">'</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">inizio</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
un processo di</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
sperimentazione </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">e
ricerca</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">,
non faremo altro che servire un assist d'oro alle multinazionali che
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">apparentemente
si</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
d</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">ice
di voler</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
combattere. Cosa importa alla Monsanto di turno se in Italia si vieta
la coltivazione dei sui </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">m</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">ais
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">geneticamente
modificati</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">?
Ci sono sterminati </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">e
sterminati</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
ettari di paesi in via di sviluppo </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">pronti
a </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">seminarli</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
e </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">con
i quali fare migliori e più lauti affari. </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Che
poi la questione non dovrebbe nemmeno porsi </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">come
uno</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
scontro frontale tra noi e le multinazionali. Basterebbe parlare
chiaro e porre alcune semplici regole da far rispettare. Se le si
accetta, bene, siete i benvenuti in casa nostra e possiamo procedere
di comune accordo; altrimenti fuori </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">e
avanti un altro</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">!
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">In
questa delicata fase, in cui il nuovo governo sta cercando di muovere
i primi passi verso un cambiamento, sarà sicuramente necessaria una
forma di stretta collaborazione tra pubblico e privato, come in
alcuni casi è anche già successo con effetti positivi</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">⁷</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">.
Starà poi a noi fare in modo che non si tratti solo di episodi
sporadici, ma di una volontà costante e ben indirizzata.</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"> </span></span><br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjZ62vMPmCDorn-XneQPsPIhR1OJ7e2aPcE1hFoLza_aCJiTzeuUCuzF062F4d8QGCt3jL0Mhy36XbNR1CtHxjrl87bsFsYxx9UK84SbsOIaYA0gXuRxTdJR3t9ypJOuEyBgzrpfaN7swV2/s1600/genome_editing.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="300" data-original-width="450" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjZ62vMPmCDorn-XneQPsPIhR1OJ7e2aPcE1hFoLza_aCJiTzeuUCuzF062F4d8QGCt3jL0Mhy36XbNR1CtHxjrl87bsFsYxx9UK84SbsOIaYA0gXuRxTdJR3t9ypJOuEyBgzrpfaN7swV2/s400/genome_editing.jpg" width="400" /></a></div>
<br />
<br />
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">S</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">e
vogliamo</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
cercare una nuova strada per l'agricoltura italiana, </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">dovremo
fare in modo</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
che </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">sappia</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
c</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">oniug</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">are</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
il rispetto per l</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">a
nostra storia</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">con
l</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">a
ricerca e lo sviluppo, </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">mantenendo
aperte le porte alla co</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">operazione</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
e allo scambio di conoscenze con chiunque voglia </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">dare
il proprio contributo</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">.
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">A</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">l</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">trimenti</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
è inutile ipotizzare dei Piani Strategici Nazionali, per esempio
quello cerealicolo, con l'obbiettivo di “</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><i>assumere
iniziative mirate ad assicurare, all'industria di trasformazione,
determinati volumi di prodotto” </i></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">-
dando l'idea di avere una giusta cognizione della necessaria
interdipendenza tra agricoltura ed industria – e poi propugnare la
“</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><i>diffusione
dell'agricoltura biologica e biodinamica”</i></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">.
Qui siamo di fronte ad una contraddizione in termini, </span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">ad
un vero e proprio paradosso</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">.
Vogliamo produrre di più, per garantire alla nostra industria
molitoria grano di qualità ed in abbondanza e poi non solo ci
vogliamo privare dell'apporto della genetica, ma ci auguriamo pure
che agricoltura biologica e biodinamica si diffondano sempre più sul
territorio. Passi per l'agricoltura biologica – che comunque
significa una riduzione produttiva – ma sull'agricoltura
biodinamica, con tutt</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">e
le scusanti e le giustificazioni</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">
</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">c</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">he
possiamo trovare, non </span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">ci</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">
sentire</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">mmo
proprio</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">
di ascriverla tra le leve trainanti di un Piano Strategico Nazionale.</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Nessuno
vuole asserire che i pilastri del modello agronomico occidentale –
chimica, meccanica e genetica - non possano esser criticati, anche
aspramente, ma bisogna avere almeno il buon senso di riconoscere che
la loro sinergia ha fatto crescere le nostre produzioni agrarie come
non mai nella storia dell'umanità, garantendo un'abbondanza
alimentare mai raggiunta prima. Dunque è giusto criticare, è
d'obbligo rivedere, riconsiderare, ma voler negare, voler recidere
quasi di sana pianta la nostra scienza agronomica non ci sembra né
un atteggiamento ponderato, né una prospettiva Sovranista per il
futuro. </span></span><br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7WUXMko5ZINi7ZBPmpFhFzPA89HPOGdLBSofI6W-FJ9NcIH74pTTWKlv4UP-XoYlcic4JWGAkLd8CKQ1XG9t52jM6GWfwvi5N3zWCXcoz7o48pDOeljPWfVHExzZcOxzRD5ZCRITU_Ysp/s1600/500-corno-letame.png" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="375" data-original-width="500" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7WUXMko5ZINi7ZBPmpFhFzPA89HPOGdLBSofI6W-FJ9NcIH74pTTWKlv4UP-XoYlcic4JWGAkLd8CKQ1XG9t52jM6GWfwvi5N3zWCXcoz7o48pDOeljPWfVHExzZcOxzRD5ZCRITU_Ysp/s400/500-corno-letame.png" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><span style="font-size: small;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Il famigerato corno letame, "attivatore dei processi vitali della terra" secondo le pratiche dell'agricoltura biodinamica</span></span></i></td></tr>
</tbody></table>
<br />
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"> </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Sempre
al riguardo, nel programma si delinea un intero capitolo sulla
stretta ai pesticidi, dove viene enunciato il sano principio di
“</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><i>regolamentare
l'uso della chimica in agricoltura</i></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">”.
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Giusto.
Chi non sarebbe d'accordo? Il fatto è che l'utilizzo degli
agrofarmaci in agricoltura è di per sé già molto, molto
regolamentato </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">in
Italia</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">.
Fatta la legge trovato l'inganno, siamo d'accordo; ma l'attuale Piano
di Azione Nazionale (il famigerato PAN), </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">che</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
di nazionale ha ben poco e di confuso molto, </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">ha
già impost</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">o</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
una dura stretta per gli agricoltori</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">.
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">P</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">er
un'azienda agricola è oggi assai difficile sfuggire alla
tracciabilità nell'acquisto dei prodotti, alla registrazione dei
trattamenti sul registro di campagna, alla revisione delle botti
irroratrici, ai </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">vari</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
controlli degli enti preposti. </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">P</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">erò,
paradosso dei paradossi,</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
è ancora possibile vendere – con la semplice presentazione di un
codice fiscale – molti degli stessi prodotti usati da un
professionista ad un comune privato, il quale viene inserito su un
registro di carico e scarico, ma non è assolutamente passibile di
qualsivoglia controllo, a meno che non vi sia una denuncia nei suoi
confronti. </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Oppure,
per fare un altro esempio, </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">si</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
fa un gran parlare </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">oggi</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
del danno che provocano nei confronti </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">delle
api </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">diversi
insetticidi utilizzati in agricoltura. Ebbene poco si parla di quanti
danni facciano alle nostre solerti impollinatrici anche i più comuni
insetticidi per </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">uso
civile. Per esempio i prodotti per la lotta al</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">le
zanzare, di libera vendita perché registrati come </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">p</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">residio
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">m</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">edico
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">c</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">hirurgico
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">e
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">irrorati
su siepi, giardini, aree verdi e residenziali,</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">sono
insetticidi scarsamente selettivi: ovvero uccidono tutto ciò con cui
arrivano a contatto</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">.
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">E</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">d
il cittadino privato</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
non bada tanto a trattare se ci </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">sono
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">fioriture
o meno in giro - cosa che l'agricoltore invece è tenuto a fare -
perché quando la zanzara </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">punge,</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
non ci sono biodiversità o impollinazioni che reggano.</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
Quello che vogliamo dire è che si rischia, come troppo spesso
accade, di colpevolizzare le aziende agricole, già di per sé
tartassate da miriadi di adempimenti, anche assurdi, </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">per
poi</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
permett</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">ere</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">simili</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
cose. </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">P</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">rima
di scaricare colpe ed anatemi sul nostro sistema agricolo, </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">sarebbe
meglio fare delle valutazioni più mirate</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">.
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">D</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">ichiarare
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">poi</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
“</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><i>sanzioni
per la mancata osservanza del PAN”</i></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">
significa o non conoscere l'esistenza di un cospicuo regime
sanzionatorio, </span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">già
presente nel piano,</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">
o voler inasprire ulteriormente la consistenza di queste sanzioni.
Siamo sicuri di volere questo? </span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">Non
si rischia così di esasperare ancor di più gli animi? Sarebbe
invece necessario fare in modo che si acceleri questa netta
separazione tra i prodotti professionali e quelli per uso amatoriale,
dando un taglio netto all'enorme confusione generata. Poi </span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">riscrivere</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">
</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">finalmente,
in</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">
carattere chiaro e </span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">davvero
</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">nazionale,
</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">i</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">l
PAN – </span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">sottoposto
oggi alle mille interpretazioni delle varie ASL locali -</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">
e di lì partire con una campagna di incentivazione, offrendo anche
servizi di consulenza tecnica e di aiuto creditizio, affinché le
aziende </span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">possano
intraprendere nel miglior modo possibile gli adempimenti richiesti.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Dichiarare
poi di voler interrompere le autorizzazioni eccezionali dei prodotti
fitosanitari, sembra più una dichiarazione di principio che altro.
In base a quale criterio </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">e</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
per qual</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">i</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
contest</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">i</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
coltural</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">i</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
si fanno simili asserzioni? </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Non
sarebbe buona cosa</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">,
prima di minacciare l'uso della mano dura, soppesare </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">e
valutare meglio certe</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
dichiarazioni? </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Esistono
contesti colturali in cui al momento non è possibile fare a meno di
determinati prodotti se si vuole mantenere un'adeguata produzione. In
questi casi sarà necessaria una certa gradualità. Se riteniamo
giusto sostituire metodi e prodotti obsoleti, </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">alla
lunga</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
dannosi per salute e ambiente, bisognerà </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">però
anche</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
dare il giusto tempo per lo studio di </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">nuove</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
soluzioni e fare in modo che le aziende agricole possano metterle in
pratica, arrivando via via alla sostituzione di un metodo con un
altro senza che si perda </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">di
troppo la </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">capacità
produttiva. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Dulcis
in fundo, ciliegin</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">a</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
sulla torta che in parte vi avevamo già anticipato, </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">arriva</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
quando ci si augura che “</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><i>siano
sostenute tutte le forme produttive agricole fondate sull'uso
responsabile delle risorse naturali (agricoltura biologica,
biodinamica, agro-ecologia)”</i></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">o
quando nel programma più ampio, a pag. 28, si dichiara quanto segue:
“</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><i>il
modello contadino a cui intendiamo riferirci è l'azienda di ridotte
dimensioni economiche ed estensive che produce con alta intensità di
lavoro e bassa capitalizzazione, con vendita diretta e
prevalentemente nel territorio limitrofo, che pratica la
diversificazione colturale, tecniche agronomiche conservative a basso
o nullo impatto ambientale come la permacultura, la riproduzione e la
conservazione delle sementi e delle razze autoctone”. </i></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">E
qui forse crolla un po' tutta l'impalcatura, privan</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">d</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">o
di senso i punti positivi che avevamo individuato nel programma.</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><i>
</i></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">Ovvero
</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">questo</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">
“modello </span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">contadino”</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">
a cui </span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">si
dichiara</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">
</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">d'</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">ispira</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">rsi</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">
è qualcosa che non esiste</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">!
</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">Oppure</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">
è talmente microscopico e talmente distante dalla realtà
dell'agricoltura italiana che </span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">è
quanto mai assurdo erigerlo a modello ideale. Questi sono i classici
feticci post sessantottini, residui dell'ambientalismo più radicale,
che oggi vanno tanto di moda </span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">ne</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">i
salotti buoni delle borghesia agiata e progressista; quella che si
esalta di fronte alla decrescita felice e alla riscoperta dei cibi
</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">genuini</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">
e </span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">tipici,
</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">prodotti
secondo</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">
</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">i</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">
cicli biologici </span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">di
Madre Natura</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">.
</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">Quanto
di più distante da quell</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">o</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">
che per noi dovrebbe essere un approccio Sovranista al tema
dell'agricoltura. </span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">Questi
sono metodi di coltivazione che possono andar bene in piccole realtà,
negli orti domestici o in produzioni di nicchia. Noi dobbiamo invece
pensare non solo a </span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">come</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">
soddisfare il fabbisogno alimentare di oltre 60 milioni d</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">i
</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">italiani,
ma anche a</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">lle</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">
richieste di un mercato estero sul quale la produzione agricola
italiana è ancora sinonimo di garanzia e qualità. </span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">Sovranità
non </span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">significa</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">
autarchia nel senso più retrivo del termine, ma libertà nella
scelta delle proprie politiche, </span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">interne
ed esterne, </span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">nel
quadro delle relazioni internazionali. </span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">E
per rivendicare questa libertà in campo agricolo dobbiamo utilizzare
tutti gli strumenti </span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">a
nostra disposizione. Strumenti diplomatici: l'apertura di nuovi
rapporti politico-commerciali con partner strategici, la difesa delle
nostre produzioni, l'incentivazione alla formazione e alla ricerca. E
strumenti </span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">agronomic</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">i:
c</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">himica,
meccanica, genetica ed oggi anche l'elettronica digitale, coordinate
da una volontà politica ben programmata e dal nostro Genio,
potrebbero ridisegnare un </span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">panorama</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">
diverso per l'agricoltura italiana.</span></span></span><br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhzWhJNchdDPndtMzwYlXDBmZ4q7WDAo5OuTskqirvw7hTLAo79o7f_oalhTQM0gtSA19Ul54neCNKML3_WwjMmvj17B76ndQC9UKcRC_P-qERakcSX7z38816cBAU-ENxjBJDmqgrj9foO/s1600/agricultural-precision-farming-drone-air.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="506" data-original-width="900" height="223" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhzWhJNchdDPndtMzwYlXDBmZ4q7WDAo5OuTskqirvw7hTLAo79o7f_oalhTQM0gtSA19Ul54neCNKML3_WwjMmvj17B76ndQC9UKcRC_P-qERakcSX7z38816cBAU-ENxjBJDmqgrj9foO/s400/agricultural-precision-farming-drone-air.jpg" width="400" /></a></span></span></span></div>
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">Tirando
le somme, </span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">cosa</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">
possiamo dire? Di certo che si tratta di un programma </span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">con
spunti interessanti, ma</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">
molto confuso, dove vengono a mescolarsi istanze antitetiche tra loro
– sovranità alimentare e biodinamico; piani strategici nazionali e
no assoluto alla ricerca in campo genetico – e che la</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">scia
la</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">
sensazione si tratti di una sorta di copia ed incolla </span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">non
ben riuscito. </span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">È
vero che ogni iniziativa, in qualsiasi comparto economico nazionale,
dovrà prima passare attraverso alcuni necessari cambiamenti a
livello generale, senza i quali forse sarà vano ipotizzare
l'attuazione d</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">i
qualsivoglia programma</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">.
</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">Per
esempio, la sacrosanta lotta al caporalato non potrà mai attuarsi se
prima non si </span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">troverà</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">
una soluzione </span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">congrua
al problema migratorio </span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">e
alle varie mafie che sopra vi lucrano</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">.
Così come sarà vano prospettare investimenti strutturali </span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">per
l'agricoltura</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">
se resteremo ingabbiati nei vincoli di bilancio e non potremo operare
in deficit.</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">
</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">Ma
è altrettanto vero che dobbiamo preparaci a dare delle risposte,
</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">quanto
più concrete,</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">
a tutte le domande </span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">che
si po</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">rranno</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">
di fronte a noi; anche soltanto</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">
</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">per
ampliare la gamma di possibilità con </span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">le
quali</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">
armare </span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">l'</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">arco
teso verso il </span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">nostro</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">
futuro. </span></span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">In
conclusione non possiamo che a</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">ugura</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">re</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">
a questo nuovo governo di riuscire </span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">nel
</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">difficile
compito </span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">che
lo attende</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">,
aggiustando il tiro </span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">sul
programma agricolo </span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">laddove
per adesso abbiamo individuato carenze </span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">ed
incertezze </span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">e
lasciando perdere alcuni assurdi propositi, dettati più da
un'impostazione ideologica che da una valutazione scientifica</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">.</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">
</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">La
partita è aperta. </span></span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="right" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">G</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">ruppo
di Studio AVSER</span></span></span></b></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
NOTE</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-style: normal;">1
– </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-style: normal;">Pag.
25-28: <a href="https://www.google.com/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=2&ved=0ahUKEwjhj6eiwNfbAhWkLsAKHXFzAAkQFgg1MAE&url=https%3A%2F%2Fwww.leganord.org%2Fcomponent%2Fphocadownload%2Fcategory%2F5-elezioni%3Fdownload%3D1514%3Aprogramma-lega-salvini-premier-2018&usg=AOvVaw1cCETajPYvrG-QxtApldDg">PROGRAMMA DI GOVERNO LEGA, SALVINI PREMIER</a></span></span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-style: normal;">2
- <a href="https://www.google.com/url?sa=t&source=web&cd=3&cad=rja&uact=8&ved=0ahUKEwjjz6LowdfbAhWHAsAKHWaqD7IQFghHMAI&url=http%3A%2F%2Fwww.comune.pv.it%2Fsite%2Fhome%2Fil-comune%2Forgani-istituzionali%2Fla-giunta-comunale%2Fdocumento6930.html&usg=AOvVaw2LfjFb0iOaQca1V9CRowt8">Curriculum vitae GIAN MARCO CENTINAIO</a></span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-style: normal;">3
- <a href="https://agronotizie.imagelinenetwork.com/agricoltura-economia-politica/2018/06/08/parla-il-nuovo-ministro-dell-agricoltura-quotserve-un-fondo-per-l-innovazionequot/59047">Intervista al neo ministro Centinaio</a></span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-style: normal;">4
- <a href="https://www.movimento5stelle.it/programma/agricoltura.html">Programma M5S agricoltura I°</a></span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-style: normal;">5
- <a href="https://www.google.com/url?sa=t&source=web&cd=2&cad=rja&uact=8&ved=0ahUKEwj_sca3w9fbAhWJVsAKHQj-A9YQFgg2MAE&url=https%3A%2F%2Fwww.movimento5stelle.it%2Fprogramma%2Fwp-content%2Fuploads%2F2018%2F02%2FAgricoltura.pdf&usg=AOvVaw2-JJsrTEiaYzptZW3LPPVm">Programma M5S agricoltura II°</a></span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-style: normal;">6
- <a href="https://agrariansciences.blogspot.com/2018/01/il-ritorno-dei-giovani-in-agricoltura.html">Il ritorno dei giovani in agricoltura che non c'è - Ermanno Comegna</a></span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-style: normal;">7
- “</span></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><i>Dal 2007 ad
oggi è stato fatto un </i></span><b><span style="font-family: "georgia" , serif;"><i>grande
sforzo d'investimento</i></span></b><span style="font-family: "georgia" , serif;"><i>,
con un aumento della capacità produttiva degli zuccherifici di oltre
il 40%. Anche Coprob ha lavorato per raggiungere l'obiettivo.
Questo percorso ha stimolato tutti, tecnici e bieticoltori, ad
adottare le nuove tecnologie per accrescere nel più breve tempo
possibile la produttività di zucchero per ettaro.</i></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><i>Ecco
tre aspetti su cui Coprob ha lavorato: i </i></span><b><span style="font-family: "georgia" , serif;"><i>Ctb-Club
territoriali della bietola</i></span></b><span style="font-family: "georgia" , serif;"><i>,
con il compito di stimolare lo sviluppo della produttività delle
bietole con l’ausilio di consulenti specializzati, l'</i></span><b><span style="font-family: "georgia" , serif;"><i>accordo
con Timac Agro Italia</i></span></b><span style="font-family: "georgia" , serif;"><i> per
l’incremento delle performance produttive e qualitative della
barbabietola da zucchero e della sua trasformazione industriale, e la
</i></span><b><span style="font-family: "georgia" , serif;"><i>partnership con
Enel</i></span></b><span style="font-family: "georgia" , serif;"><i>, per la
conversione dell'impianto di Finale Emilia (Mo) ed il percorso
finalizzato alla produzione di biogas a Ostellato (Fe).” - <a href="https://agronotizie.imagelinenetwork.com/vivaismo-e-sementi/2018/02/22/che-fine-ha-fatto-la-barbabietola-italiana/57447?utm_campaign=newsletter&utm_medium=email&utm_source=kANSettimanale&utm_term=616&utm_content=3529#.WpaT_8w1Qno.facebook">"Che fine ha fatto la Barbabietola italiana?"</a></i></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/06795754012146158496noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6910423129426372825.post-51359155663710794732018-05-18T22:31:00.000-07:002018-05-18T22:31:38.290-07:00Storia ed evoluzione dell'A.N.S.A.C.A.P. Intervista a Paolo Zangarini <div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><i>È
passato un po' di tempo dalla nostra ultima pubblicazione sul sito,
ma ripartiamo proprio da dove avevamo concluso: la storia degli
agenti dei consorzi agrari <a href="http://gsavser.blogspot.it/2017/12/figli-di-un-dio-minore-breve-storia.html">(leggi qui)</a>. Stavolta lo facciamo però da
un'angolatura diversa, attraverso una ricca intervista ad una voce
autorevole in materia: Paolo Zangarini, bolognese, da cinquant'anni
segretario nazionale dell'A.N.S.A.C.A.P. (Associazione Nazionale
Sindacati Agenti dei Consorzi Agrari Provinciali), impegnato su tutti
i problemi della categoria e, da sempre, firmatario dell'accordo
economico collettivo tra i Consorzi Agrari ed i suoi agenti di
commercio. Nell'intervista vengono affrontate in modo più
dettagliato e tecnico molte delle problematiche che avevamo toccato
nel precedente articolo. Problematiche a cui, purtroppo, ancora non
si riesce a dare un'adeguata risposta, mentre gli agenti sono in
febbrile attesa del nuovo accordo collettivo.</i></span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiXvqqnwQwkr5ukEJ54r7-SJ_hwGw9o2xoUU_38gfcnvGNLwAA0agIfpA8s084Fx83_vwio6t8gvRMoALNp5XLAzAKkp87FWe73jIMMsrsCM1NBQpLrKmM3bmy73pstY8MlEIxeJ7hy_G-K/s1600/ANSACAP+PAOLO+ZANGARINI.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="231" data-original-width="200" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiXvqqnwQwkr5ukEJ54r7-SJ_hwGw9o2xoUU_38gfcnvGNLwAA0agIfpA8s084Fx83_vwio6t8gvRMoALNp5XLAzAKkp87FWe73jIMMsrsCM1NBQpLrKmM3bmy73pstY8MlEIxeJ7hy_G-K/s320/ANSACAP+PAOLO+ZANGARINI.jpg" width="276" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><span style="font-size: small;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Paolo Zangarini</span></span></i></td></tr>
</tbody></table>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="left" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="left" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><b>1)
Dott. Zangarini, come prima domanda di questa nostra intervista sugli
agenti dei Consorzi Agrari, vorremmo chiederle di spiegare brevemente
ai nostri lettori come sono nati ed in cosa consistono la strutture
entro la quale operano gli agenti?</b></span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">I
Consorzi Agrari sono società cooperative, nate, negli ultimi anni
del 1800 e nei primi del 1900 con la funzione di gruppi di acquisto a
favore degli agricoltori, soci.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Nel
1892 si costituiva a Piacenza la Federconsorzi, una organizzazione a
livello nazionale con compiti logistici e di coordinamento per tutte
le attività commerciali nel campo agricolo.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Il
regime fascista sfruttò la presenza di questa capillare rete
commerciale, presente in ogni provincia (94 nel 1939) per supportare
la propria politica agraria, arrivando fino all’ammasso
obbligatorio del grano.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Dopo
la liberazione il mondo consortile si consolidò sulla base di un
rapporto piramidale fra Consorzi agrari e Federconsorzi, cooperativa
di secondo grado il cui soci erano i consorzi agrari.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Questo
stato di cose è andato avanti fino al 17 giugno 1991, quando la
Federconsorzi è stata sottoposta a commissariamento e liquidazione,
trascinando nel proprio crac finanziario la maggior parte dei
consorzi agrari, fortemente indebitati con la stessa Federconsorzi,
e, salvo poche eccezioni, posti in liquidazione coatta amministrativo
con esercizio provvisorio .</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Mentra
alcuni Consorzi Agrari non si sono ripresi, altri sono rientrati in
bonis ed hanno realizzato accorpamenti, anche alla luce della legge
di riforma 28 ottobre 1999 n. 410, in base alla quale i consorzi
agrari hanno perso la loro caratteristica pubblicistica per diventare
normali società cooperative.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">La
rete commerciale dei Consorzi Agrari era unica al mondo, essendo
presente con un proprio punto vendita in ogni paese d’Italia.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Oltre
3.500 depositi per la distribuzione dei prodotti utili
all’agricoltura, macchine, prodotti petroliferi e, sovente,
commercio al dettaglio di articoli per il giardinaggio, la cura degli
animali e generi alimentari (talvolta olio, vino e pasta prodotti da
stabilimenti degli stessi Consorzi Agrari), collegati con magazzini
per l’ammasso volontario del grano e di altri cereali, gestiti da
agenti, con rappresentanza e con deposito, con una molteplicità di
incarichi.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Oltre
alla promozione di affari (art. 1742 c.c.), i rappresentanti sono
anche incaricati di concludere gli affari promossi, hanno l’incarico
di custodire i prodotti affidati in deposito, di effettuare le
consegne ai clienti, oltre a gestire l’ammasso dei cereali ed a
svolgere l’attività di sub-agente assicurativo.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Il
numero delle agenzie si è sensibilmente ridotto, per realizzare
economie gestionali, ma quelle rimaste mantengono intatto il modello
classico.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><b>2)
Quando nacque l'associazione sindacale tra agenti dei vari Consorzi
Agrari? E chi furono i protagonisti di quell'evento?</b></span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Gli
agenti dei consorzi agrari capirono la necessità di parlare con una
sola voce alla propria unica ditta mandante, la quale esercitava una
discriminazione sul piano contrattuale, tentando in ogni modo di
realizzare trattative individuali discriminatorie.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Per
questo nacquero, in molte province, sindacati degli agenti, con
l’intento di creare un dialogo continuativo e trattare in maniera
unitaria tutti gli aspetti contrattuali.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Vista
la riottosità dei consorzi agrari, nel 1964 gli agenti di tutta
Italia organizzarono una manifestazione in Piazza Curtatone a Roma,
di fronte al palazzo della Federconsorzi, per evidenziare la
necessità di una maggiore considerazione della categoria. </span></span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Era
presente una folta delegazione, di circa 650 agenti, i quali,
rendendosi anche conto della necessità di un coordinamento
nazionale, cui concepirono l’A.N.S.A.C.A.P., formalizzata con
statuto sottoscritto a Roma il 16 aprile 1965, registrato con rogito
rep. 215406 del dott. Romualdo Manoni.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Il
nome dell’associazione è l’acronimo di Associazione Nazionale
dei Sindacati degli Agenti dei Consorzi Agrari Provinciali.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Una
federazione di secondo grado, nata per assistere i sindacati
provinciali e coordinarne l’attività, recependo le esigenze della
base, per favorirne la soluzione.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Per
mantenere viva la propria presenza e favorire un dialogo attivo con
la base, A.N.S.A.C.A.P. ha pubblicato per oltre vent’anni un
periodico (L’Agente CAP), mensile di otto pagine in formato
tabloid, con tiratura di 3.500 copie, destinate ai 3.500 paesi nei
quali esisteva una agenzia del consorzio agrario.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Il
primo problema della neonata federazione fu quello di trovare un
interlocutore e di ottenere il riconoscimento da parte dei consorzi,
totalmente refrattari a qualsiasi soluzione di tipo collettivo.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">I
consorzi, infatti, hanno sempre rifiutato il riconoscimento degli
accordi economici collettivi, adducendo motivazioni insulse, ma
capaci di creare un muro invalicabile.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">A.N.S.A.C.A.P.
realizzò allora un “ufficio contratti”, il quale, in possesso di
espressa ed incontestabile delega dei singoli agenti, andò presso
tutti i consorzi agrari per trattare la formulazione del “contratto
individuale”, con il non celato intento di renderli tutti identici,
così da gettare le basi di una contrattazione collettiva.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">L’azione
fu talmente capillare e tenace da fiaccare le pur tenaci resistenze
dei consorzi agrari, i quali si rivolsero alla Federconsorzi
implorando una soluzione.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">La
Federconsorzi non aveva, statuariamente, poteri sui rapporti di
agenzia dei consorzi agrari, ma aveva al proprio interno
l’Associazione Sindacale dei Consorzi Agrari (ASSOCAP), cui erano
demandati i rapporti di lavoro dei dipendenti e dei dirigenti dei
Consorzi.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Bastò
una buona parola del Presidente Fedit (Sen. Truzzi) e la buona
volontà del Presidente ASSOCAP (Avv. Codicè) per realizzare una
piccola modifica statutaria di ASSOCAP, la quale assunse l’incarico
anche della contrattazione collettiva per gli agenti.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">A.N.S.A.C.A.P.
aveva finalmente trovato il proprio interlocutore.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Va
opportunamente precisato, a scanso di equivoci, che ASSOCAP era –
ed è – una associazione sindacale con propria personalità
giuridica e, pur avendo sede nel palazzo della Federconsorzi, ha
sempre avuto totale autonomia, per cui non è stata attratta nel
crollo Fedit (salvo dover trovare una nuova sede) ed ha proseguito
ininterrottamente la propria attività contrattuale per dirigenti,
dipendenti ed agenti dei consorzi agrari.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><b>3)
Com'era disciplinato il contratto di agenzia prima della nascita di
A.N.S.A.C.A.P? </b></span></span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Per
comprendere lo sviluppo dell’incontro-scontro fra A.N.S.A.C.A.P. ed
ASSOCAP, è necessario inserirlo nel quadro più ampio del contratto
di agenzia. </span></span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Le
norme collettive degli agenti di commercio hanno avuto uno sviluppo
storico articolato, che esaminiamo in larga sintesi. </span></span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Dopo
quello del 25 maggio 1935, vide la luce l’accordo economico
collettivo 30 giugno 1938, cogente ed inderogabile ancora oggi, e
presupposto di tutti gli accordi successivi, stipulati fra le
organizzazioni sindacali degli agenti e delle ditte mandanti nei
settori commercio, industria, artigianato, cooperazione. </span></span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Con
D.P.R. 29 dicembre 1960 n. 1842 venne reso “erga omnes” l’A.E.C.
13 ottobre 1958 per il settore commercio e con D.P.R. 16 gennaio 1961
n. 145 fu fatta analoga operazione per l’A.E.C. 20 giugno 1956 nel
settore industria.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Tutti
gli A.E.C. successivi hanno, invece, valore squisitamente
privatistico e sono applicabili solo alle parti aderenti alle
associazioni stipulanti, o, in ogni caso, ai rapporti in cui sia
citata contrattualmente l’applicabilità della discplina
collettiva.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Con
la direttiva CEE 86/635 del 18 dicembre 1986 e la successiva
riscrittura degli articoli 1742-1753 c.c. con i Decreti legislativi
10 settembre 1991 n. 303 e 15 febbraio 1999 n. 65, le norme
legislative e quelle collettive trovano molti punti di incontro e si
sviluppano su binari paralleli, tant’è che gli A.E.C. sono stati
oggetto di profonde modifiche.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">I
consorzi agrari non hanno mai riconosciuto la validità degli A.E.C.,
salvo, ovviamente, quello del 30 giugno 1938, dal quale non si
potevano sottrarre, ed hanno fondato i rapporti con i loro agenti sui
soli contratti individuali, lunghissimi ed articolati, perché
“autarchici”.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><b>4)
Quando si passò da queste forme contrattuali individuali alla
stipula di un vero e proprio accordo economico collettivo fra
Consorzi ed agenti? </b></span></span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Nel
1985. A distanza di vent’anni dalla propria nascita, grazie alle
intense lotte promosse con tenacia, finalmente A.N.S.A.C.A.P. si
sedette al tavolo delle trattative di fronte ad ASSOCAP per
realizzare il primo accordo economico collettivo (va detto, per
precisione, che ASSOCAP lo volle chiamare Accordo Collettivo,
evitando di mettere la parola “economico”, a scanso di equivoci)
sottoscritto in date del 30 giugno 1986.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">I
rinnovi successivi portano la data del 21 dicembre 1993, dell’8
maggio 2001, del 3 aprile 2009, e del 23 gennaio 2014.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Quest’ultimo
è scaduto il 31 dicembre 2017, ma non è stato possibile rinnovarlo
per molti motivi organizzativi di ASSOCAP, per cui sono iniziate le
trattative solo nel marzo del 2018 e si conta di poterle concludere
entro l’anno.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">L’A.E.C.
è strutturalmente costruito sulla falsariga di quelli esistenti nei
settori commercio ed industria, dai quali si distingue perché si
sofferma con attenzione sulle caratteristiche proprie di questa
categoria, ignorate negli accordi “normali”: il rapporto di
rappresentanza, la gestione del deposito, l’attività continuativa
di incasso, l’incarico di facchinaggio e di trasporto,</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Su
questi punti ci sono sempre state e ci sono incomprensioni lessicali
e sostanziali, che si intende superare con il rinnovo in corso.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjgU1sFNyVYrj_Ms5sTcZY5adWv9ieZll1RjHX1ulhVYFPiGooKKYmwF13Y2FB3mvrYCwL1P3g15KdXDso9rUTxF0yyx2_3-dcn4-MEHUkgEHnS3Lq3zvUr6_sjZIYbyhANAHnnkV67nnp0/s1600/ANSACAP+FIRMA+AEC+03-04-09.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="483" data-original-width="640" height="301" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjgU1sFNyVYrj_Ms5sTcZY5adWv9ieZll1RjHX1ulhVYFPiGooKKYmwF13Y2FB3mvrYCwL1P3g15KdXDso9rUTxF0yyx2_3-dcn4-MEHUkgEHnS3Lq3zvUr6_sjZIYbyhANAHnnkV67nnp0/s400/ANSACAP+FIRMA+AEC+03-04-09.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;">Firma dell'accordo economico collettivo del 3 aprile 2009</span></span></i></td></tr>
</tbody></table>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><b>5)
Quali sono tutt'oggi i compiti e le prerogative di A.N.S.A.C.A.P.? E
com'è strutturata territorialmente l'associazione?</b></span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">A.N.S.A.C.A.P.
è, come già rilevato, una federazione di secondo grado, i cui soci
non sono gli agenti, ma i sindacati provinciali (oggi quasi tutti
interprovinciali, quando non regionali), i quali partecipano
all’annuale assemblea, l’ultima delle quali si è svolta il 18
febbraio 2018.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Il
principale compito dell’associazione è l’aggiornamento della
disciplina collettiva. </span></span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Per
poter essere un valido interlocutore nella contrattazione collettiva
è necessario conoscere il più possibile le problematiche locali,
anche personali, per cui l’attività svolta dall’associazione è
finalizzata alla raccolta di informazioni, sia attraverso le annuali
assemblee, sia attraverso un dialogo con i singoli agenti, tenuto
oggi con i mezzi forniti dalla tecnologia, cioè con messaggi e-mail,
informazioni inviate tramite il sito Web e con le molte occasioni di
incontri personali, per fornire assistenza e consulenza contrattuale.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Infatti
A.N.S.A.C.A.P. risponde a tutti i quesiti dei singoli agenti,
fornisce suggerimenti e consulenze contrattuali, sviluppa conteggi
per indennità di fine rapporto, si pone come supporto per fornire la
propria esperienza ai legali nominati dagli agenti, quando è
necessario adire le vie legali.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">L’assistenza
ai singoli agenti non dovrebbe essere un compito di A.N.S.A.C.A.P.,
ma è una attività preziosa per raccogliere ogni esperienza ed
arricchire la propria cultura e le proprie informazioni, utilissime
nel confronto con la controparte contrattuale.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Nell’assemblea
del 18 febbraio si sarebbe dovuto illustrare ed analizzare il nuovo
A.E.C., invece ci si è dovuti limitare a spiegare le motivazioni del
rinvio delle trattative e rianalizzare la piattaforma in discussione,
per raccogliere preziosi suggerimenti</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><b>6)
Come giudica l'attuale situazione dei Consorzi Agrari italiani,
coinvolti in numerosi accorpamenti e fusioni?</b></span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">E’
notorio il decadimento complessivo del mondo consortile, dopo la
liquidazione della Federconsorzi.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">La
maggior parte dei Consorzi sono stati assoggettati a liquidazione
coatta amministrativa, per lo più con esercizio provvisorio. Alcuni
hanno definitivamente cessato l’attività, altri hanno avuto la
forza di rimettersi in bonis, altri ancora hanno cercato la soluzione
per sopravvivere realizzando fusioni ed accorpamenti.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Da
una presenza consortile diffusa in ogni provincia, oggi la geografia
è profondamente modificata attraverso un processo di accorpamenti
ancora in corso.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">La
rete di vendita ha subìto, a sua volta, una ristrutturazione
sostanziale, anch’essa non definitiva. </span></span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">La
capillarità della presenza dei consorzi era giustificata dalla
necessità di essere il più possibile vicini al cliente. Il
miglioramento della rete viaria e dei mezzi di trasporto ha reso
superflua e molto costosa una rete così diffusa.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">La
chiusura di magazzini, oltre ad un risparmio gestionale, ha
rappresentato spesso la soluzione migliore per trovare liquidità,
vendendo gli immobili, quasi sempre collocati in zone strategiche.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Il
mondo consortile vive da anni un continuo divenire ed è ben lontano
dal raggiungere una stabilità.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Le
fusioni, talvolta, sono l’unico strumento per fare sopravvivere
aziende ormai decotte e senza speranza, accorpandole ad altre un po’
più sane per realizzare una diminuzione dei costi ripetitivi e per
eliminare strutture inutilmente duplicate.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Non
sempre, per vari motivi, questa politica di contenimento dei costi si
realizza, ed allora la struttura malata contagia quella sana, creando
un male ancora maggiore di quello che si intendeva sanare.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Non
va dimenticato che i consorzi agrari sono amministrati da dirigenti
eletti dagli agricoltori, soci, a loro volta associati a qualche
associazione agricola. Il c.d.a. così eletto risulta quindi essere
l’espressione dell’associazione cui la maggioranza dei
consiglieri aderisce.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Quasi
tutti i consorzi sono sotto l’influenza determinante di Coldiretti,
mentre ben pochi rientrano nell’alveo dell’Unione Agricoltori.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Le
politiche di fusione e di accorpamenti sono spesso decise dai vertici
di queste associazioni, le quali, troppo spesso, si limitano a
valutazioni “politiche” e non approfondiscono appieno le esigenze
di mercato, le diversità dei territori e le loro vocazioni
culturali, e, soprattutto, la profonde problematiche economiche.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">I
consorzi agrari sono cooperative e, come tali, non accolgono capitale
di rischio, ma si limitano alle modestissime quote sociali previste
per tali figure societarie, quindi sono sottocapitalizzati e non in
grado di far fronte alle ingenti problematiche debitorie nelle quali
si dibattono.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">In
taluni casi la fusione ha consentito di realizzare economie di scala
rilevanti e la nuova creatura, se pure non naviga in acque ottimali,
migliora le risorse complessive.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">In
altri casi il rimedio è risultato peggio del male.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><b>7)
Per gli agenti, nelle attuali condizioni in cui versano i Consorzi
Agrari, sta cambiando qualcosa o i problemi di sempre continuano a
persistere? </b></span></span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Gli
agenti, con rappresentanza e con deposito, sia pure ridotti nel
numero, rimangono sempre il supporto vitale dell’attività
consortile per una serie rilevante di motivi.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Prima
di tutto gli agenti con deposito sono le uniche figure, in questo
mondo, che investono capitali propri e rischiano per scelte fatte da
altri.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Le
attrezzature per la movimentazione delle merci, sia all’interno che
all’esterno del deposito sono, infatti, di proprietà degli agenti,
i quali, se il consorzio chiude, per la cattiva gestione di altri,
sono costretti a svendere il proprio capitale.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Quando
l’agente si avvale dell’opera di personale dipendente, in caso di
chiusura del consorzio, deve liquidare tutte le indennità spettanti
contrattualmente, ma non ha alcuna garanzia di riscuotere le proprie,
perché il consorzio in liquidazione coatta non ha, solitamente, la
possibilità di far fronte ai propri debiti, spesso nemmeno a quelli
privilegiati.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Il
secondo motivo è il rapporto normalmente esistente con la clientela:
l’agente, per ormai antica tradizione, non è solamente il
venditore, ma è anche il consulente e l’amico per l’agricoltore,
il quale rimane legato al consorzio solo perché gli viene portato in
casa dall’agente, di cui ha fiducia e, per lui, a volte, sopporta
anche di pagare i prezzi elevati del listino consortile.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Inoltre
l’agente con deposito, oltre a gestire la merce, promuovere le
vendite e fa le consegne ai clienti, svolge per il consorzio
moltissimi altri compiti di natura amministrativa. Emette le bolle di
consegna e, quasi sempre, le fatture, riscuote sia per le vendite a
contanti, sia per i crediti scaduti, emette le cambiali agrarie,
svolge le attività di promozione delle politiche organizzative del
consorzio, il tutto senza una remunerazione specifica.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Per
non parlare dell’attività di raccolta e di conservazione dei
cereali, di importanza primaria nell’attività consortile, affidata
ai rappresentanti con deposito.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiROn9hdDIWio3RcTJGKoJGNDzcd7CV1xUxYhYAxWvCMgz-hxoa2itDpXEpexMppwHeiIKv67W3bsETIZ6MXNdUBpvhLh3nJJHOknpZIYkkn_M-CKHaBR_n_wLukXlFjvMQ7KqxImhafoBs/s1600/ANSACAP+ASSEMBLEA.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="765" data-original-width="1024" height="298" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiROn9hdDIWio3RcTJGKoJGNDzcd7CV1xUxYhYAxWvCMgz-hxoa2itDpXEpexMppwHeiIKv67W3bsETIZ6MXNdUBpvhLh3nJJHOknpZIYkkn_M-CKHaBR_n_wLukXlFjvMQ7KqxImhafoBs/s400/ANSACAP+ASSEMBLEA.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;"><i>Un'assemblea A.N.S.A.C.A.P.</i></span></span></td></tr>
</tbody></table>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><b>8)
A quanto pare sono ancora molti i punti critici da risolvere per gli
agenti dei Consorzi Agrari e ci auguriamo tutti che vengano trovate
quanto prima soluzioni congrue al loro superamento.</b></span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><b>Per
concludere, vorremmo chiederle come vede l'attuale situazione
dell’agricoltura italiana che è, in sostanza, il settore in cui
operano gli agenti?</b></span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Sull’andamento
dell’economia in genere, e dell’economia agricola in particolare
può essere detto tutto ed il contrario di tutto: da anni l’Italia
arranca con fatica per superare una crisi epocale e, periodicamente,
i “guru” della politica buttano sul tavolo numeri per dare
speranze di ripresa, o fare le cassandre per togliere le speranze.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">L’economia
agricola, oltre ai problemi caratteristici di qualsiasi altro
comparto economico, soffre per l’andamento climatico: la siccità
si alterna con le alluvioni, il grande caldo ed il grande freddo
distruggono i raccolti.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Eppure
in agricoltura si assume ancora e le cronache ci riferiscono di molti
giovani che scelgono di abbandonare la città per la campagna,
naturalmente per culture a professionalità elevata. L’agroalimentare
italiano ha fatto registrare numeri di tutto rispetto e le
esportazioni (malgrado l’Europa…) hanno dato non poco respiro
alla nostra asfittica bilancia dei pagamenti. Si dovrebbe fare
moltissimo di più per valorizzare, in Italia ed all’estero, le
nostre eccellenze agroalimentari locali.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">In
Francia ed in Germania l’attività di selezione e valorizzazione
del prodotto agroalimentare viene svolta da organizzazioni statali. </span></span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">In
Italia è lasciato tutto alle iniziative, anche originali, dei
singoli: basti pensare all’esperienza di F.I.CO. a Bologna, nata
sotto i migliori auspici e capace di grandissime potenzialità per il
futuro nella diffusione della cultura del cibo e della produzione
agroalimentare.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Non
c’è mai stato un intervento pubblico, come in altre nazioni
europee.... ma forse è meglio così.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="right" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Bologna,
19 aprile 2018 </span></span></span>
</div>
<div align="right" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Paolo
Zangarini </span></span></span>
</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/06795754012146158496noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6910423129426372825.post-41246002978712045202017-12-05T04:43:00.000-08:002017-12-05T04:43:06.130-08:00FIGLI DI UN DIO MINORE. Breve storia degli Agenti dei Consorzi Agrari.<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg87qqmgRCB12-1MjVj6OqVkQBW-3R4dSbvrz9naJkt5Hg1X9r3JOtwQHsLI_PyJhQHgpw0UtifCJAMCoxGQmsXL5suyQmy6JTwjUHoQFB_Rbcusc7Z-bhZk22pjswuXj-ZBp_ZCEAk7O7y/s1600/consorzio_agrario.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="649" data-original-width="1000" height="258" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg87qqmgRCB12-1MjVj6OqVkQBW-3R4dSbvrz9naJkt5Hg1X9r3JOtwQHsLI_PyJhQHgpw0UtifCJAMCoxGQmsXL5suyQmy6JTwjUHoQFB_Rbcusc7Z-bhZk22pjswuXj-ZBp_ZCEAk7O7y/s400/consorzio_agrario.jpg" width="400" /></a></span></span></div>
<br />
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Un
tempo, e mi riferisco ad un epoca compresa tra la fine del XIX°
secolo e gli anni '70 del secolo scorso, erano quattro le autorevoli
figure di cui non si poteva fare a meno in paese durante le grandi
occasioni, fossero esse matrimoni, inaugurazioni, feste o sagre: il
sindaco, il prete, il maresciallo e l'agente del locale Consorzio
Agrario. Inutile dire che tutti sanno bene perché le prime tre
figure non potessero assolutamente mancare. Si resta invece perplessi
riguardo la quarta, che forse nemmeno si conosce. Eppure, quando i
paesi e le cittadine di provincia erano ancora vive comunità rurali
e non semplici ed anonimi luoghi residenziali, la figura dell'agente
del Consorzio Agrario rappresentava qualcosa di più che un semplice
negoziante.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Esistono
diversi libri sul ruolo svolto dai vari Consorzi Agrari italiani e
dalla sua potente federazione – la Federconsorzi - nella storia
dell'agricoltura nazionale. Libri in cui si evidenzia l'importanza
del loro operato per il progresso delle tecniche agronomiche, il
ruolo fondamentale svolto per lunghi anni nella politica degli
ammassi del grano, il lavoro di promozione dei più moderni
macchinari agricoli, gli stretti legami con la politica, l'apertura
al credito agrario e molto altro ancora. Libri che s'incentrano per
lo più sul ruolo della struttura consortile e sui quadri dirigenti
che ne hanno determinato, nel bene o nel male, il cammino. Nessuno di
essi si è però mai soffermato più di tanto sul motore vivo,
territoriale ed umano dei Consorzi Agrari: i suoi Agenti. Bisogna
fare una breve premessa, onde spiegare meglio ai nostri lettori di
cosa e di chi stiamo parlando. I Consorzi Agrari sono oggi società
cooperative a responsabilità limitata, per lo più strutturati in
ambiti territoriali provinciali – un tempo in realtà anche più
piccole, a cui il Fascismo pose termine nel 1939 raggruppandoli su
base provinciale – , interprovinciali e ultimamente anche su base
regionale e interregionale. Essendo strutturati in forma cooperativa
i soci-agricoltori formano un consiglio di amministrazione e sono
suddivisi in un Presidente, uno o più Vice-Presidenti, un consiglio
dei soci, i Sindaci effettivi, i Sindaci supplenti e i Probiviri. Poi
viene tutto il reparto amministrativo – Direttore, uffici
commerciali, uffici contabili, segreteria etc etc – formato da
personale dipendente. Infine, quelli che potremmo definire come le
“<i>vacche da latte</i>” di tutta la struttura: gli Agenti. La
loro figura professionale s'inserisce appieno nella categoria degli
agenti e rappresentanti di commercio. Come questi sostengono un corso
di formazione con relativo esame, a conclusione del quale viene loro
rilasciato un attestato valido a vita per l'esercizio dell'attività
professionale. Sono dunque iscritti alla camera di commercio, hanno
una propria partita IVA, emettono fatture per le provvigioni loro
spettanti e come ogni buon rappresentante versano i propri contributi
tanto all'INPS - personalmente - quanto all'ENASARCO (Ente Nazionale
di Assistenza per gli Agenti e Rappresentanti di Commercio) secondo
un'aliquota contributiva sulle provvigioni maturate, per metà a
carico dell'agente, con una detrazione sull'imponibile provvigionale
e per metà della casa mandante. Tale formula contrattuale, esistente
diciamo fin da principio, fu probabilmente scelta per due semplici
motivi: il primo di natura economica, giacché un agente non costava
e non costa, soprattutto adesso, all'azienda quanto un dipendente; il
secondo perché tale inquadramento contrattuale implica per l'agente
un impegno, una dedizione, un attaccamento e una partecipazione al
proprio lavoro molto superiore a quanto potrebbe, in teoria, avere un
dipendente. L'agente/rappresentante con deposito svolge dunque un
lavoro in forma autonoma e indipendente, ma nell'osservanza delle
istruzioni e delle regole impartite dal proprio Consorzio, cercando
di mettere in pratica uno stretto spirito di collaborazione con la
casa mandante. Suo obbligo ed incarico è quello di custodire con la
cura del buon padre di famiglia le merci e i prodotti del Consorzio e
promuovere e concludere affari per esso in una determinata zona,
ultimando l'esecuzione delle vendite concluse con la consegna ai
clienti. L'acquisto della merce, gli affitti dei locali (qual ora non
siano di proprietà del Consorzio), il pagamento delle bollette
(salvo una quota spettante all'agente sulle utenze telefoniche), le
assicurazioni di tutto quanto sia proprietà del Consorzio e tutto
quello che riguarda la cassa contabile e i terminali informatici per
la gestione del deposito, sono spese a carico dell'azienda
preponente. L'agente deve provvedere invece, come dicevamo,
all'organizzazione dei magazzini di deposito e vendita a sua
disposizione secondo le norme di legge e sono a suo carico tutte le
spese connesse alla custodia e alla corretta conservazione delle
merci. Suoi anche i mezzi di trasporto – solitamente furgoni e
camion –, i mezzi di scarico (carrello elevatore) e di
movimentazione della merce in magazzino (traspallet manuali o
elettrici). I punti vendita sono dunque gestiti da
agenti/rappresentanti, il cui guadagno consiste in percentuali, varie
a seconda del gruppo merceologico, maturate sugli incassi (non sul
fatturato) e che quindi hanno tutto l'interesse ad occuparsi non solo
della vendita fine a sé stessa, ma anche della riscossione.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhw30wVUG-aY-qHawD1XRm3onKdrBwi3sAM8LSPrnIYgVLu-w1ZNlIr9_kVQOxRgQjWhBU27OynLCjUI7l2sQ0p5sji9CbD-NhqUqWQugyK7U_GJoxLePymD0i9uBe6ecGz76wlZxnePH0B/s1600/agente+sul+muletto.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="478" data-original-width="874" height="218" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhw30wVUG-aY-qHawD1XRm3onKdrBwi3sAM8LSPrnIYgVLu-w1ZNlIr9_kVQOxRgQjWhBU27OynLCjUI7l2sQ0p5sji9CbD-NhqUqWQugyK7U_GJoxLePymD0i9uBe6ecGz76wlZxnePH0B/s400/agente+sul+muletto.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: small;"><i><br />Il muletto è un mezzo vitale per gli agenti dei Consorzi Agrari</i></span></td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">La
prima differenza che intercorre però tra un agente di commercio come
siamo normalmente abituati a pensarlo ed uno dei Consorzi Agrari è
che quest'ultimo, salvo alcuni casi, è custode di un deposito merci.
Se per un normale rappresentate il pane quotidiano sono la macchina e
l'autostrada, per quello di un Consorzio Agrario è il magazzino o,
meglio, l'Agenzia. Questa è davvero la sua seconda casa, se non a
volte addirittura la prima (laddove i locali del consorzio dispongono
di un appartamento limitrofo o soprastante il magazzino, sono
frequenti i casi di agenti che li abitano). Da una parte abbiamo
quindi la continua mobilità; dall'altra un punto fisso, una base da
cui partire e a cui fare ritorno. L'agente/rappresentante di un
Consorzio Agrario promuove e conclude affari come ogni altro
rappresentante e deve quindi cercare i clienti nel suo ambito
territoriale, muoversi, essere dinamico; ma al contempo può anche
accoglierli, richiamarli in un punto di raccolta ed incontro.
L'agenzia è qualcosa di più che un semplice negozio: è un piccolo
microcosmo di uomini e merci, un terreno di battaglia, di liti, di
infinite discussioni, di amicizie vere e profonde. Sui loro piazzali,
dentro quelle stanze, tra l'odore dei mangimi e i bancali dei
fertilizzanti, sono state scritte alcune delle fondamentali pagine
della moderna agricoltura nazionale. Non dobbiamo dimenticare che
l'Unità d'Italia pose la Nazione di fronte ad una drammatica verità:
secoli e secoli di divisioni avevano creato non solo un divario
enorme tra le diverse realtà agricole della penisola, ma addirittura
una differenza abissale tra l'una e l'altra. Il quadro presentava
poche eccezioni positive e tanta arretratezza. In molte regioni
l'agricoltura si era fermata non dico al basso, ma all'alto medioevo,
dove i contadini conducevano una vita miserabile, denutriti,
analfabeti, vessati e sottomessi. Solo a partire dalla fine del XIX°
secolo, nello sforzo di superare e vincere la terribile crisi agraria
che attanagliò l'Europa intera, si prese a spingere verso un
progressivo ammodernamento dell'agricoltura italiana. Uno sforzo in
cui molto si deve all'opera di uomini lungimiranti, che nonostante le
enormi difficoltà dell'epoca ed uno Stato italiano ancora giovane,
alle prese con tante problematiche da risolvere e spesso restio ad
intervenire in campo economico, seppero prender spunto dalle
esperienze estere e tradurle in maniera originale in Patria. Questa
borghesia agraria, animata da spirito imprenditoriale, ma dotata
anche di una certa sensibilità verso le problematiche delle masse
rurali, diede vita ai primi progetti di associazionismo, di credito
agrario e soprattutto di propaganda tecnica nelle campagne. Se le
Accademia Agrarie – la più famosa quella dei Georgofili di Firenze
- furono per lo più cenacoli aristocratici di studio un po'
autoreferenziali, le Cattedre Ambulanti, che nacquero in seno a
questa borghesia attiva, invece fecero tanto per promulgare in campo
le nuove e scientifiche tecniche di coltivazione tra i ceti rurali.
Le Cattedre furono per lo più patrocinate dai Comizi Agrari, fondati
con decreto governativo nel 1866 allo scopo di individuare idonee
forme di sviluppo per le diverse realtà agricole italiane. Seppur
meno efficaci, i Comizi Agrari più intraprendenti e fattivi diedero
vita ai primi esperimenti di acquisti collettivi e sono definibili
come una sorta di progenitori dei Consorzi Agrari. Ma poco si sarebbe
potuto fare se questi ultimi, sempre più numerosi ed operativi sul
finire del secolo, grazie alla creazione della Federconsorzi –
avvenuta a Piacenza il 10 aprile del 1892 – e alla sua spinta
propulsiva, non si fossero espansi come una macchia d'olio a livello
nazionale, saldando in un unico corpo i tre capisaldi del progresso
agricolo nazionale: credito, commercio e tecnica. Come dicevamo, è
proprio all'interno dei Consorzi Agrari, così capillari e radicati
sul territorio, presenti fino ad una trentina d'anni fa anche nei più
sperduti comuni d'Italia, che i nostri agricoltori sono finalmente
usciti dal loro alto medioevo ed hanno intrapreso una nuova strada.
Sono gli agenti dei Consorzi Agrari ad averli cercati in campagna ed
accolti tra le mura dell'agenzia, radunandoli per riunioni tecniche -
come nella migliore tradizione delle mitiche cattedre ambulanti – o
per presentare nuovi e più efficaci mezzi di produzione. Sono sempre
gli agenti ad essersi fatti carico dei problemi degli agricoltori,
fungendo più di una volta da diaframma tra l'amministrazione e la
clientela, spesso e volentieri prendendo le difese di quest'ultima,
fosse per prolungare un credito o trovare un giusto prezzo alla
merce. Sempre loro, negli anni del boom economico, hanno introdotto
nelle case contadine i primi elettrodomestici – frigoriferi,
televisori, lavatrici –, portando così una ventata di modernità
in un universo per troppi secoli immoto ed isolato. I Consorzi Agrari
hanno rappresentato il fulcro attorno a cui è ruotato
l'ammodernamento agricolo italiano e gli agenti le figure mercuriali,
imprescindibili punti di comunicazione tra l'azienda e il territorio
fisico e umano in cui essa opera, attraverso le quali promuoverlo e
attuarlo.</span></span><br />
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span>
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEix4hKvBDxh-ET51uFqKjjnGOEv9YAfj9pKUfLAzmmBL0kpYTOs57XeeTxHlHm4ZsIhHnrPllWESoSSujwJZJXlRh80ufjDxf4Qi6Y_fKHSq5SiiZGqO0h7t8MUs-6noSy8A5xIhDj6Y7Vo/s1600/cattedre+ambulanti.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="421" data-original-width="600" height="280" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEix4hKvBDxh-ET51uFqKjjnGOEv9YAfj9pKUfLAzmmBL0kpYTOs57XeeTxHlHm4ZsIhHnrPllWESoSSujwJZJXlRh80ufjDxf4Qi6Y_fKHSq5SiiZGqO0h7t8MUs-6noSy8A5xIhDj6Y7Vo/s400/cattedre+ambulanti.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: small;"><i><br />Le cattedre ambulanti. <br />Il progresso agronomico incontra le masse contadine italiane</i></span></td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span>
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">L'attività
svolta dagli agenti è stata ed è tutt'oggi a dir poco intensa,
passando dalla gestione del magazzino, alla promozione e conclusione
dei contratti; dalla contabilità, alle consegne nelle aziende;
dall'assistenza ai clienti, al facchinaggio. Gli agenti sono il
motore sempre accesso e pulsante della struttura e vivono a 360 gradi
il mondo agricolo in cui operano. Spesso e volentieri sono essi
stessi agricoltori o figli di agricoltori e quindi sanno bene cosa
vuol dire sporcarsi le mani e lavorare duro, non mancando mai di
assistere i propri clienti anche negli orari più assurdi - la
domenica, nei giorni di festa - offrendo così un servizio
impagabile, ligi al più puro spirito che diede vita ai Consorzi
Agrari: la cooperazione attiva verso tutti i produttori agricoli. E
per questo venivano e vengono ascoltati, seguiti e ripagati con stima
e affetto dagli agricoltori. Sia chiaro: non mancano e non sono mai
mancati elementi smaliziati e furbi, sempre pronti a fare i giochi
sporchi, anche a discapito dei propri colleghi. Questo rientra
nell'animo del commercio e nell'indole, nel carattere di chi lo
esercita. Ma nella maggior parte dei casi gli agenti sanno di non
dover tirare troppo la corda, perché hanno a che fare con una
clientela tutta particolare - conservatrice, cocciuta e sospettosa -
con cui trattare è spesso e volentieri una vera e propria arte, in
cui è necessario sapere fin dove spingersi e dove arrestare il
passo. Fidelizzare gli agricoltori è molto difficile. Perderli,
invece, un baleno.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Questo
pezzo di Storia umana ed agricola d'Italia langue però oggi, come
tante altre realtà imprenditoriali, in una posizione scomoda. La
globalizzazione, la deregolamentazione dei mercati, l'asfissiante
burocrazia europea e nazionale, unita all'assoluta inconsistenza
politica dello Stato italiano, sono andati via via distruggendo quel
tessuto agricolo che per lunghi anni era stato la base economica e
civile della nostra Nazione. Di pari passo i Consorzi Agrari, prima
travolti da scandali politici, poi lenti e farraginosi nel
ricostruirsi, hanno perso spesso e volentieri terreno di fronte al
dinamismo di molti concorretti privati e di numerose cooperative.
Esistono ancora strutture propositive ed attive, ma per lo più il
sistema consortile stenta e soffre. Sopratutto nel meridione sono
andate via via scomparendo molte realtà consortili, segnando una
grave perdita di capillarità territoriale e un'importante quota di
mercato agricolo. Il crollo della Federconsorzi nel 1991 ha
rappresentato un trauma epocale per tutti. In molti, in troppi, hanno
continuato ad avere un atteggiamento sbagliato, burocratico,
clientelare e piatto, quasi non si fossero accorti dei cambiamenti in
atto. Si è inoltre continuato a concentrare troppo i propri sforzi
aziendali verso il mondo cerealico-zootecnico, tradizionale nocciolo
duro degli affari consortili, mentre questo sprofondava lentamente in
un vicolo cieco. Scarsa e disorganizzata - ovviamente con le dovute
eccezioni - l'attenzione verso i settori orto-frutticoli ed il
comparto amatoriale, ambito quest'ultimo da non sottovalutare vista
la sua continua espansione e la garanzia d'immediato denaro contante
per strutture che, in molti casi, ancora utilizzano strumenti di
pagamento quali le cambiali agrarie e sono in costante e fisiologica
penuria di liquidità. Si sono fatti al riguardo alcuni timidi
passi negli ultimi anni, anche se i Consorzi Agrari, invece
d'istituire un apposito settore interno di sviluppo e ricerca per il
settore amatoriale, hanno preferito affidarsi ad un <i>franchising</i>
esterno (<i>Tutto Giardino</i>) per la cura e la gestione dei propri
punti vendita impostati sul Garden. Scelta che ha sicuramente
sgravato i Consorzi da investimenti e spese, ma che condanna comunque
le strutture consortili e i suoi agenti a raccogliere poco più che
le briciole. Ennesima dimostrazione della sopravvivenza di uno
spirito apatico e privo d'intraprendenza costruttiva nei propri
reparti amministrativi e commerciali. Bisogna infatti ricordare che i
Consorzi Agrari sono stati, almeno dal dopo guerra in poi, feudi
della Coldiretti – i cui iscritti rappresentano ancora oggi la
maggior parte dei soci - e quindi posti sotto l'egida crociata della
Democrazia Cristiana, la quale li ha spesso usati come ultima
spiaggia dove piazzare figli o parenti di personalità del partito e
dell'associazione, con tutte le conseguenze negative del caso in
ordine d'efficienza e competenza professionale. Danni di questo
clientelismo vengono pagati ancora oggi. Senza tra l’altro
dimenticare che spesso le insolvenze più grosse per i Consorzi
Agrari derivano proprio dai suoi stessi soci, i quali creano così un
ulteriore circolo vizioso di cui paga le conseguenze non solo il
sistema aziendale, ma anche e soprattutto i produttori stessi, quelli
più onesti, che per le colpe di pochi si vedono ridurre gli
affidamenti e i crediti e magari aumentare i prezzi. Questi sono gli
amari frutti di una mentalità sbagliata che considera i diritti dei
privilegi e i doveri cose superflue; una mentalità durissima da
cambiare in tutto l’universo del associazionismo italiano. </span></span><br />
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span>
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhEGoDtVNU6wDQ7APpHVGMCb9RpFji-WFStoUeQCdzUJCkd0Bxh7nqFbi-_ajUlVLKixDTsUVGVB4ZQ12srfygKUUd0-bquIw1yo0hikdJ1r90JZJlPa99YKUp1-m48QzIpeqfXYZZ6pZwM/s1600/Federconsorzi.png" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="492" data-original-width="857" height="228" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhEGoDtVNU6wDQ7APpHVGMCb9RpFji-WFStoUeQCdzUJCkd0Bxh7nqFbi-_ajUlVLKixDTsUVGVB4ZQ12srfygKUUd0-bquIw1yo0hikdJ1r90JZJlPa99YKUp1-m48QzIpeqfXYZZ6pZwM/s400/Federconsorzi.png" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: small;"><i><br />Il palazzo della Federconsorzi a Roma, in piazza Indipendenza</i></span></td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span>
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span>
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Non è
quindi esagerato dire che i Consorzi Agrari, in molti casi, si
reggono ancora in piedi grazie al solerte impegno dei suoi agenti,
che si spendono per il proprio lavoro fino all'ultimo, ricavandone
spesso delusioni e magri guadagni. Perché quest'ultimo è un altro,
forse il fondamentale, dramma: essere agenti/rappresentati con
deposito di un Consorzio Agrario è un'attività, oggi, quanto mai
rischiosa a livello economico. Le provvigioni sono di media molto
basse, attestandosi attorno a percentuali lorde del 4-5%, mentre al
contempo le spese sono lievitate. Oltre ai mezzi di trasporto, di
scarico e movimentazione, bisogna ricordare ai nostri lettori che
quando si parla di conservazione e custodia delle merci, s'intende
inoltre che ogni eventuali ammanco, ogni sacco rotto, vengono
addebitati all'agente al termine dell'obbligatorio inventario
annuale. Ma ancor più delle spese di gestione sono le tasse ad esser
cresciute a dismisura, attestandosi oggi attorno al 50-60% sul
redditto, delineando così un quadro economico estremamente
difficoltoso. Per fare due conti e monetizzare le difficoltà di cui
stiamo parlando, prendiamo ad esempio un'agenzia con un fatturato
medio annuo di 1.000.000€. Secondo quanto abbiamo poc'anzi detto
soltanto di provvigioni restano in tasca all'agente tra i 20 e i
25.000€. Ma da qui dobbiamo togliere le varie spese annuali, gli
ammanchi di magazzino (che nelle agenzie più transitate, dove è
difficile avere un controllo capillare sul deposito, possono
raggiungere cifre ragguardevoli) e, se vogliamo, anche il costo di un
operaio, che seppure part-time può comportare una spesa, stando
molto bassi, intorno ai 15.000€ annui. Un'agenzia con un volume di
fatturato intorno al milione di euro è considerabile come
medio-piccola. Eppure di queste strutture ve ne sono ancora molte,
perché non tutti i comprensori agricoli italiani muovono volumi
importanti, anzi ne sussistono ancora di ben più piccole. Ora
capiamo bene entro quali spazi economici si ritrovano a lavorare gli
agenti dei Consorzi. Dunque se un tempo era più facile per essi
avere a proprio carico anche del personale dipendete, oggi ciò è
sempre più raro; aumentano anzi gli agenti senza deposito e si
dilatano a dismisura le zone di competenza. Il risultato, in un caso
o nell'altro, è quello di doversi sobbarcare sulle spalle
un'impressionante mole di lavoro in più, dal quale ottenere come
abbiamo visto una magra remunerazione. Se poi il proprio Consorzio
Agrario non solo non versa gli oneri contributivi ENASARCO, ma
addirittura le provvigioni stesse, allora il quadro si aggrava
ulteriormente, mettendo in seria difficoltà intere famiglie, giacché
sono tante le agenzie gestite a livello familiare. Non è raro
trovare madri che aiutano i figli nella cura e nella pulizia del
punto vendita; padri in pensione che per sopperire alle carenze
logistiche, corrono da un'agenzia a l'altra per recuperare merce da
consegnare ai clienti; mogli dedite a tenere ordinata la contabilità
per i mariti. Tutto un lavoro sommerso che ancora oggi è la spina
dorsale di molte, troppe agenzie. Ma non è finita qui. Vogliamo
parlare della facilità con cui vengono disattese le norme
contrattuali? D'altronde prendersi gioco di un agente è sempre più
facile che provare a giocar sporco con del personale dipendente. Guai
a non pagare un contributo INAIL ad un impiegato! Guai a ritardare la
busta paga anche soltanto di un paio di giorni! Mentre ci sono agenti
che lavorano, incassano e formano gli stipendi dei reparti
amministrativi e della direzione, ma devono aspettare dei mesi prima
di ricevere ciò che gli spetta. </span></span><br />
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjdNJxVtYmlCFzN_DSDQ1vNFdcS8xY35TAE17-IxCyP3QwFXh5GaddFI8P_EIeYAIdJHJxEtbzvD7QK4P7vdbJT8fkG5yKb9Oj_tSzXsuopwSSu_6NUjcFZQ_-1hbbxiUENeQl3ThQhQFlS/s1600/ANSACAP.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="75" data-original-width="600" height="50" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjdNJxVtYmlCFzN_DSDQ1vNFdcS8xY35TAE17-IxCyP3QwFXh5GaddFI8P_EIeYAIdJHJxEtbzvD7QK4P7vdbJT8fkG5yKb9Oj_tSzXsuopwSSu_6NUjcFZQ_-1hbbxiUENeQl3ThQhQFlS/s400/ANSACAP.jpg" width="400" /></a></div>
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span>
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span>
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Una situazione grave che passa sotto
silenzio, da pochi conosciuta ed in cui queste violazioni avvengono
nonostante gli agenti siano inquadrati all'interno di una struttura
sindacale e siano regolamentati da un contratto economico collettivo.
L'ANSACAP (Associazione Nazionale Agenti dei Consorzi Agrari
Provinciali) è una struttura nata nel 1965 in seno ai Consorzi
Agrari, con sede nazionale a Bologna, ma costituita territorialmente
dagli agenti stessi, volta a tutelare la loro attività, vigilando
sul rispetto delle norme contrattuali. Ogni tre anni si riunisce con
l'ASSOCAP (Associazione Consorzi Agrari Provinciali) per redigere e
rinnovare il contratto economico collettivo in comune accordo tra le
due parti. Ma nonostante il suo spirito battagliero e gli
innumerevoli miglioramenti contrattuali ottenuti nel tempo, è sempre
difficile per ANSACAP far rispettare gli accordi presi ed ottenere
anche soltanto piccole modifiche a favore degli agenti. Molti
Consorzi Agrari dimostrano verso di essi una colpevole
irriconoscenza, quand'anche una dichiarata sfiducia, arrivando a
sostenere che gli agenti rubano, imbrogliano il Consorzio e mirano
soltanto a fare i propri interessi. C'è sicuramente una piccola
verità in questo, ma è una posizione che non tiene però conto
delle difficili condizioni in cui spesso si trovano ad operare gli
agenti, costretti ad arrangiarsi alla bene e meglio per sopperire
alle carenze funzionali, logistiche e commerciali dei propri
Consorzi. Una posizione tesa soltanto a sminuire l'importanza del
loro operato all'interno della struttura consortile, in barba al
principio cooperativo che ne sta alla base. Tutto questo mentre
sarebbe invece tempo d'istituire nuovi tavoli di confronto al fine di
considerare soluzioni diverse per dare maggiori tutele e migliori
certezze agli agenti. Anche alla luce dei recenti accorpamenti e
della politica di fusione delle classiche realtà provinciali in
agglomerati interprovinciali e regionali che sta investendo la
maggior parte dei Consorzi in tutta Italia. I decenni a cavallo tra
il XX° e il XXI° secolo hanno visto crollare molte delle vecchie
certezze, ponendo tutto il tessuto economico e sociale italiano ed
europeo di fronte a nuove e complesse problematiche. Come negli anni
'70, quando le prime difficoltà aziendali spinsero i Consorzi Agrari
ad intraprendere una politica di fusione – ottenendone però scarsi
risultati -, oggi stiamo vivendo una nuova fase di concentrazione,
dove si punta alla nascita di grandi centri organizzati e
multifunzionali improntanti ad una maggiore efficienza. Modifiche e
cambiamenti su cui purtroppo aleggia il sospetto che siano l'ennesimo
rimpasto politico e non il frutto di una vera e propria strategia
commerciale di ampliamento e miglioramento. Modifiche su cui sarebbe
comunque utile tenere in maggior considerazione gli agenti stessi,
rendendoli partecipi dei cambiamenti e non, come spesso avviene,
tenerli all'oscuro fino all'ultimo minuto, quando si ritroveranno di
fronte al fatto compiuto senza aver potuto dire una parola. Lo stesso
dicasi delle provvigioni dove, presto o tardi che sia, sarà
necessario intavolare una discussione sulle diverse specificità
consortili. E' vero, fino ad oggi ogni realtà, ovviamente nel
rispetto dell'accordo economico collettivo, si è riservata di
pattuire proprie tabelle provvigionali ai suoi agenti; così che tra
il Consorzio dell'Emilia e quello del Lombardo-Veneto esistono
differenze, seppur minime, tra le percentuali delle provvigioni. Così
come differenti sono le quote che i vari Consorzi garantiscono per i
carichi e gli scarichi della merce in entrata ed uscita dai magazzini
(facchinaggi). Ma sarebbe giusto e doveroso impostare a grosse linee
una nuova direttiva nazionale in merito. Se è vero che aumentano le
grandi agenzie, a causa della politica di accorpamento in atto, è
altrettanto vero che stanno crescendo anche le agenzie medio-piccole,
incentrate principalmente sul settore amatoriale. Queste agenzie,
quando non inserite nel circuito di <i>Tutto Giardino</i>, sono
preziose per la buona marginalità che possono garantire all'intera
struttura aziendale, ma i ricavi degli agenti che vi lavorano spesso
non sono sufficienti a garantire una remunerazione dignitosa rispetto
all'impegno e alla costanza dedicatavi. Questo perché le tabelle
provvigionali sono identiche a quelle messe a punto per agenzie con
volumi d'affari maggiori. Anche per ovviare a tali situazioni sarà
utile riconsiderare gli apporti provvigionali in maniera diversa da
come fin qui fatto. Col tempo, sono andate inoltre crescendo anche le
competenze tecniche degli agenti stessi, spesso periti agrari o
periti agrari laureati che, laddove non esistono servizi tecnici –
e purtroppo vi sono Consorzi che non ne hanno –, suppliscono in
prima persona alle carenze dell'azienda preponente, sobbarcandosi
l'ennesimo compito in più senza ricevere nessun tipo di
riconoscimento o remunerazione. Andrebbero riviste anche le norme
contrattuali riguardanti gli ammanchi di magazzino, prevedere una
percentuale di tolleranza sulla merce rovinata, sui furti e molto,
molto altro ancora. E per far questo ci sarà bisogno che la
rappresentanza sindacale riesca a rinnovarsi per aumentare il suo
peso contrattuale e spingersi ulteriormente avanti. Non sarà facile
smarcasi da ricatti d'ogni sorta, ma diverrà necessario se vorrà
fungere da superiore collante tra gli agenti stessi, non di rado
restii ad iscriversi all'associazione e a farsi la guerra tra loro.
Serve una piattaforma forte e decisa per affrontare le nuove sfide e
le tante questioni, i tanti problemi che ANSACAP dovrà discutere con
ASSOCAP per la stipula del nuovo accordo economico collettivo, il
prossimo 31 dicembre. Una forza sindacale capace anche di ridiscutere
e porre di nuovo all'attenzione i principi base dei Consorzi Agrari,
richiedendo con decisione che vengano nuovamente ristabiliti i suoi
sani principi cooperativi, di contro al vecchio clientelismo che li
affossò e ad ogni sorta di possibile iper-aziendalismo futuro. Se
esistono ancora delle possibilità di rinascita per la nostra
agricoltura, queste passeranno attraverso tutte quelle strutture
capaci di traghettarla oltre questa difficile e confusa fase storica,
indicando una strategia e un'alternativa al predominio del libero
mercato, in assenza di uno Stato capace di farlo. E chi meglio dei
Consorzi Agrari, nati proprio con lo stesso intento sul finire del
XIX° secolo, eredi di una tradizione cooperativa e aziendale ultra
centenaria, potrà trovare nuove e valide soluzioni alle domande e
alle incognite del settore agricolo italiano? </span></span><br />
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span>
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjeJTp3gaHXt9xyp-5jnbGRun7HvNtQSI7UjUjPiGz3DDACprTdktyP-WgNkuQQ0yM96E7hV8eqxr-49SIwgA7ksVbH4dEHvnnhbXPdSehwIuC4DHrZ7f8QZ67kn4__qPj0O2YX4_4WMQEZ/s1600/agricoltura.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="348" data-original-width="524" height="265" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjeJTp3gaHXt9xyp-5jnbGRun7HvNtQSI7UjUjPiGz3DDACprTdktyP-WgNkuQQ0yM96E7hV8eqxr-49SIwgA7ksVbH4dEHvnnhbXPdSehwIuC4DHrZ7f8QZ67kn4__qPj0O2YX4_4WMQEZ/s400/agricoltura.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: small;"><i><br />Quali orizzonti per l'agricoltura italiana?</i></span></td></tr>
</tbody></table>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span>
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span>
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Ma ciò comporterà uno
sforzo ulteriore per l'intera struttura e un serrato dialogo tra
tutte le sue parti in causa, senza nascondimenti. La nascita nel 2009
di Consorzi Agrari d'Italia (CAI), una società formata da una
ventina di Consorzi Agrari, principalmente del nord, volta a creare
un nuovo organismo associativo efficiente e funzionale, è stata un
primo tentativo di cambiamento. Senza voler ripetere le vicissitudini
della Federconsorzi, c'è sicuramente necessità di un nuovo attore
forte sulla scena agricola italiana, che agisca da propulsore ed
indirizzi i vari Consorzi verso un obbiettivo comune, lavorando sulle
leve della razionalizzazione della rete commerciale, l'ampliamento
dei servizi, l'acquisizione di nuove fette di mercato, l'aggregazione
dell'offerta e la creazione di marchi a proprio nome – tanto nella
produzione di mezzi tecnici, quanto nell'agro-alimentare. Tutti
progetti ed intenti validi, ma che rischiano seriamente di essere
lettera morta o, peggio, belle parole da spendere per il politicante
di turno. Se non si finirà di considerare gli Agenti come figli di
un Dio minore, lasciandoli alle prese con le difficoltà quotidiane
del proprio lavoro, lontani ed alieni da ogni sfera decisionale o
anche soltanto consultiva, resterà aperta una ferita difficile da
rimarginare. Chi meglio degli agenti stessi conosce la realtà
agricola in cui opera? Chi meglio di loro sa quello che vogliono gli
agricoltori, intuisce le loro aspirazioni, i loro pregi e i loro
difetti? </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 14pt;">Privarsi
di un simile apporto non è soltanto una scelta folle a livello
aziendale, ma significa apportare un nuovo tassello a quel muro
d'incomprensione e incomunicabilità che da troppi anni separa agenti
e Consorzi</span><span style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 14pt;">. Una dura realtà da affrontare e che rischia seriamente, se
non verrà trovata una giusta soluzione, di compromettere nei
prossimi decenni una storia lunga più di un secolo. Una storia
imprenditoriale ed umana che nonostante tutto, vicissitudini,
scoramenti e problemi di ogni sorta, i protagonisti di questo nostro
breve racconto continuano imperterriti a vivere giorno dopo giorno,
macinando chilometri e chilometri su e giù per i magazzini e le
campagne, solerti e attivi verso i propri clienti, in fin dei conti
orgogliosi del proprio duro mestiere. E se anche non troverete mai i
loro nomi nei libri di storia, ogni qual volta varcherete la soglia
di un agenzia sarete di fronte ad un insostituibile attore della
storia dell'agricoltura italiana: l'Agente di un Consorzio Agrario.</span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<br />
<br /></div>
<div align="right" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>Sandro
Righini</i></span></span></div>
<div align="right" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<br />
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/06795754012146158496noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6910423129426372825.post-51345192667703172712017-08-01T10:26:00.000-07:002017-08-01T10:26:23.849-07:00Cesare Battisti a Viareggio <div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"> <table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiVidVxr8RsxmQKMEQ2ccy9lmnjrU_6MUw9CEKrwIkDz1OCeCVBZr2uIe0O-KKQ47Owtoo098aO2ekpb5omPG5zEdXdc1vgKel5ayGWf1YKRBsWIfSNg19As8zNP6jmm7jDRyu949WI3Pu1/s1600/Duilio-Cambellotti-Ritratto-di-Cesare-Battisti-Fondazione-Museo-Storico-del-Trentino.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1003" data-original-width="1000" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiVidVxr8RsxmQKMEQ2ccy9lmnjrU_6MUw9CEKrwIkDz1OCeCVBZr2uIe0O-KKQ47Owtoo098aO2ekpb5omPG5zEdXdc1vgKel5ayGWf1YKRBsWIfSNg19As8zNP6jmm7jDRyu949WI3Pu1/s400/Duilio-Cambellotti-Ritratto-di-Cesare-Battisti-Fondazione-Museo-Storico-del-Trentino.jpg" width="398" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><span style="font-size: small;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Ritratto di Cesare Battisti - Duilio Cambellotti</span></span></i></td></tr>
</tbody></table>
</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Immersi
come siamo nel mortifero torpore della nostra quotidianità, è assai
difficile anche soltanto immaginare quale clima si respirasse nel
lontano 1915. L'Italia intera era percorsa dal fremito di una parola
forte e terribile che agitava le coscienze degli italiani: guerra! Da
nord a sud si susseguivano comizi e conferenze; i giornali erano in
continuo fermento; nelle piazze gli scontri tra la fazione
neutralista e quella interventista erano all'ordine del giorno.
L'Italia di allora era una Nazione incandescente in preda ad un
turbinio di passioni e sull'orlo di esplodere da un momento
all'altro. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Una
delle più autorevoli voci del settore interventista fu senz'ombra di
dubbio quella di Cesare Battisti. Sinceramente convinto della
necessità della guerra all'impero austro-ungarico per riscattare il
suo Trentino e le altre provincie ancora schiacciate dal tallone
imperiale, fu determinante nel convincere molti italiani alla causa
interventista. Ma i comizi di Battisti non furono esenti da critiche
e contestazioni; il partito socialista italiano, a differenza della
maggioranza di quelli europei, esclusi alcuni suoi membri ed una
corrente minoritaria – capeggiata da Mussolini – che si scisse
dal partito, era per la maggioranza neutralista. Battisti aderì al
socialismo fin dalla sua giovinezza, ma a quel socialismo intriso
d'amor di Patria che vedeva una continuità con la miglior tradizione
risorgimentale, lontano dalle derive internazionaliste che
pervadevano invece larga parte del partito. Suoi numi ispiratori
furono Mazzini, Garibaldi e Pisacane più che Marx ed Engels. Nel suo
Trentino, dove l'oppressione assumeva i caratteri etnici della
contrapposizione fra italiani e tedeschi più che quelli di classe,
la lotta per la giustizia sociale e l'elevazione del popolo si
sposavano alla perfezione con la questione nazionale e quindi con
l'irredentismo. Per Battisti dunque la guerra contro l'Austria
significava al contempo il compimento delle battaglie risorgimentali
e la fine di un governo dispotico e reazionario solo attraverso la
quale si sarebbe potuta realizzare l'emancipazione del popolo
dall'ignoranza e dalla servitù. Mentre per la maggioranza dei
socialisti italiani la guerra rappresentava l'ennesimo strumento
borghese di sfruttamento delle masse proletarie. Fu così che in giro
per l'Italia Battisti vide molti di quelli che avrebbero dovuto
essere i suoi compagni di partito criticarlo aspramente ed arrivare,
in alcuni casi, addirittura allo scontro fisico pur di non farlo
parlare. Le due contestazioni più eclatanti e clamorose furono
indubbiamente quelle di Reggio Emilia e Viareggio. Nella prima città
il forte nucleo di neutralisti, nel tentativo d'impedire la
conferenza interventista, si scontrò con le forze dell'ordine ed uno
dei manifestanti rimase ucciso. Era il 25 febbraio del 1915. Il
comizio a Viareggio, il secondo per la precisione, si sarebbe svolto
pochi giorni dopo quei drammatici avvenimenti. Ma procediamo con
ordine, giacché proprio sulla conferenza nella città toscana
abbiamo deciso di concentrare la nostra attenzione, non solo perché
riguarda il territorio in cui viviamo, ma anche per la curiosità di
approfondire meglio quelle vicende storiche su cui solitamente si
scrivono giusto due righe. </span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEikCgLrbrLgHzcUkFAVObO1MpMD2LRvOMJlXpMuAyBeWot-ihqU1fC0cWc6QHOh2H8Ks6888QRHCYTv2wECNHPuFRl1JHTXjxMjCz-VVulvJ6Tpd5fQjA5wN4KZA0rlP0MYHLQcx9ATSvt7/s1600/viareggio-teatro-politeama.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1032" data-original-width="1600" height="257" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEikCgLrbrLgHzcUkFAVObO1MpMD2LRvOMJlXpMuAyBeWot-ihqU1fC0cWc6QHOh2H8Ks6888QRHCYTv2wECNHPuFRl1JHTXjxMjCz-VVulvJ6Tpd5fQjA5wN4KZA0rlP0MYHLQcx9ATSvt7/s400/viareggio-teatro-politeama.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: small;"><i>Teatro Politeama, luogo della prima conferenza di Battisti a Viareggio</i></span></td></tr>
</tbody></table>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"></span></span></div>
<br />
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">La nostra ricerca ha incontrato subito
un'incongruenza. La prima fonte consultata è stata quella di Leone
Sbrana, scrittore e deputato del partito comunista, con un articolo
sul n.9 del periodico <i>Viareggio Ieri</i> anno 1965 ed intitolato
“<i><span style="font-weight: normal;">Battisti riattizza il fuoco</span></i>”.
A cinquant'anni esatti da quella tumultuosa giornata del 1915, Sbrana
ricordava ai suoi concittadini quando Battisti scese a Viareggio,
indicando una data ben precisa: 7 marzo 1915. La seconda fonte
consultata è stata quella di Ernesta Battisti Bittanti, moglie
dell'Eroe, che descrisse l'opera di propaganda del marito in un
voluminoso testo intitolato “<i>Con Cesare Battisti attraverso
l'Italia. Agosto 1914 – Maggio 1915</i>” edizioni Fratelli Treves
1938. Nel libro, riguardo l'intervento a Viareggio, si parla di ben
due conferenze tenute dal socialista trentino e non di una sola. La
prima - 31 gennaio 1915 (anche se in un punto del libro si parla del
28, ma è sicuramente un errore o una svista) – è quella in cui
Battisti fu contestato e non riuscì a parlare; la seconda - 27
febbraio – si tenne al Regio Casino e si concluse invece in maniera
del tutto pacifica. È sorta immediatamente in noi una spontanea
domanda: possibile che Leone Sbrana non fosse a conoscenza dell'opera
di Ernesta Bittanti? Da quale fonte avrà tratto la data del 7 marzo?
Gli stessi giornali d'epoca da noi rintracciati presso la Biblioteca
Statale di Lucca, - trattasi di <i>Libeccio,</i> <i>Gazzetta della
Riviera </i><span style="font-style: normal;">e </span><i>La Gazzetta
di Lucca</i> – sono concordi nel riportare la data della prima
conferenza al 31 gennaio. Inoltre è d'uopo ricordare che il
consiglio dei ministri, in particolar modo dopo i fatti di Reggio
Emilia, decretò il divieto di riunioni e di qualsiasi altra
manifestazione pericolosa per l'ordine pubblico. Tant'è che la
seconda conferenza di Battisti, che doveva svolgersi al Teatro
Pacini, venne proibita dal prefetto di Lucca, costringendo gli
organizzatori a spostarsi nel Regio Casino proprio per evitare nuovi
disordini. Inoltre, come testimonia la Bittanti, nel mese di marzo le
conferenze del marito scemarono, un po' per il decreto ministeriale,
un po' perché Battisti era ormai convinto che le sue parole avessero
ottenuto il risultato sperato. L'interventismo stava infatti
riscuotendo sempre più consensi tra la popolazione e l'opinione
pubblica, tanto che la guerra appariva ormai ogni giorno più vicina.
Il 7 di marzo resta quindi un piccolo mistero irrisolto.
Probabilmente Sbrana avrà fatto confusione con la data del secondo
comizio, di cui però non parla, riducendo la venuta di Battisti a
Viareggio alla sola volta delle contestazioni. Ma torniamo ora a quel
31 gennaio del 1915. Seppur in due date differenti, tanto la Bittanti
quanto Sbrana, sono concordi nell'indicare il Teatro Politeama quale
luogo in cui avrebbe dovuto svolgersi l'intervento di Cesare
Battisti. Viareggio nel 1915 era una cittadina in forte crescita.
Aveva ottenuto lo status di città soltanto nel 1820 per concessione
di Maria Luisa di Borbone, Infanta di Spagna e Duchessa di Lucca,
sviluppandosi a vista d'occhio nel corso del XIX° secolo e passando
da poco più di 3.000 abitanti ad oltre 20.000 al principiare del
nuovo secolo. Era un centro moderno in continuo fermento, dove alla
vocazione turistica e balneare si univano le attività produttive
cantieristiche e marinare. Politicamente le città fu per lo più
retta da giunte democratico moderate o liberali<span style="font-family: "georgia" , serif;"><b>¹</b></span>,
ma in città erano forti tanto le componenti repubblicane, quanto
quelle anarchiche e socialiste (queste ultime sviluppatesi
soprattutto a cavallo dei due secoli). Bisogna ricordare che
Viareggio fu probabilmente il primo comune d'Italia ad adottare il
tricolore nel proprio stemma e lo fece nel 1848, quando ancora non
esisteva lo Stato unitario italiano, a dimostrazione del sincero
patriottismo che al tempo pervadeva la crescente cittadina, dove
trovarono rifugio e dimora molti patrioti d'ispirazione mazziniana
nel corso del Risorgimento.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgQk0HMnPFE5d8eHdnKjbrQK-pPjud-bMb-gpO0Bh2VBttdqdz-fnNND_HFjyc0eOj-uIhKBcNnc-SGjwDE6g9vEGCV4ibbQbjs9rDwB4gGdk3fcImkOfDVuHB8CWxVKsbOA7Lsp4owlgOk/s1600/Viareggio-Gonfalone.png" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="342" data-original-width="230" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgQk0HMnPFE5d8eHdnKjbrQK-pPjud-bMb-gpO0Bh2VBttdqdz-fnNND_HFjyc0eOj-uIhKBcNnc-SGjwDE6g9vEGCV4ibbQbjs9rDwB4gGdk3fcImkOfDVuHB8CWxVKsbOA7Lsp4owlgOk/s400/Viareggio-Gonfalone.png" width="268" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: small;"><i>Gonfalone cittadino</i></span></td></tr>
</tbody></table>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"></span></span></div>
<br />
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Furono infatti gli esponenti della
democrazia interventista ad invitare ufficialmente l'On. Battisti a
tenere una conferenza in città. Ma altrettanto forti erano le
compagine dei socialisti neutralisti, che per l'occasione
richiamarono a Viareggio molti iscritti e simpatizzanti dei comuni
limitrofi (soprattutto dalla Versilia storica, comprendente i comuni
di Seravezza, Forte dei Marmi, Stazzema e Pietrasanta). Anime che
verranno inevitabilmente a scontrarsi proprio in quei primi mesi del
1915. Il teatro politeama era gremito di gente. Da una parte i
repubblicani, i radicali e qualche nazionalista, uniti alla presenza
di alcuni anarchici interventisti tra i quali spiccava il poliedrico
artista Lorenzo Viani, convinto assertore dell'entrata in guerra
dell'Italia; dall'altra i moderati giolittiani e i neutralisti ad
oltranza, accaniti socialisti pronti a tutto pur d'impedire il
comizio di Battisti. Secondo la testimonianza della Bittanti, che
riferisce quanto raccontatogli dal marito, ad ingrossare le fila dei
neutralisti vennero mandati anche molti contadini coloni di Zita di
Borbone<span style="font-family: "georgia" , serif;"><b>²</b></span>, moglie di Carlo
d'Asburgo – futuro ultimo imperatore d'Austria – che nelle
campagne a ridosso di Viareggio aveva una grossa tenuta. Ma la
notizia è inesatta, giacché la Tenuta situata nel cuore della
pineta di levante non era un possedimento di Zita, ma di Bianca,
Infanta di Spagna e moglie dell'arciduca d'Austria Leopoldo Salvatore
d'Asburgo-Lorena. Inoltre al tempo la Tenuta arciducale, esclusa la
chiesetta, era occupata dalla Marina Militare di La Spezia. Ciò non
toglie che essendo ancora proprietà dei Borbone e degli Asburgo, due
famiglie storicamente avverse ai destini d'Italia, i contadini a loro
sottoposti furono in qualche modo “sollecitati” a dar manforte
alla corrente neutralista. Fatto non riportato però dai giornali
dell'epoca, se non velatamente accennato in un piccolo trafiletto de
<i>La Gazzetta della Riviera </i>in cui si definisce i socialisti
locali come “ <i>i tedeschi di Viareggio</i>”<span style="font-family: "georgia" , serif;"><b>³</b></span>.
Neppure Sbrana né fa menzione. Forse, vista la sua militanza nel
partito comunista, poteva risultare imbarazzante ricordare come i
predecessori del suo partito avessero stretto legame con i coloni dei
“signori”, soltanto per impedire ad un sincero socialista di
parlare. Non lo sapremo mai. Ad ogni modo potrebbe essere davvero
verosimile, tant’è che lo stesso Sbrana nella prima pagina del suo
articolo parla del “<i>sacro furore dei repubblicani viareggini</i>”
i quali, dopo la barbara uccisione di Battisti, avrebbero voluto
spingere la giunta comunale a chiedere il sequestro “<i>..della
pineta e Tenuta Borbone, oggi detenuta dall'arciduca </i><i>L</i><i>eopoldo
Salvatore, sedicente Duca di Toscana che combatte contro i nostri
eroi del Trentino, a solo spirito di malvagia brama d'austriaca
barbarie</i>”<span style="font-family: "georgia" , serif;"><b>⁴</b></span>. Segno
comunque inequivocabile di una presenza ostile all'Italia sul
territorio.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Ad
ogni modo, coloni o meno, quella domenica di gennaio la tensione era
palpabile nell'aria. La presenza di un nutrito gruppo di neutralisti
e la scarsissima vigilanza da parte delle autorità competenti,
furono lo scenario ideale per far esplodere la situazione. Il
racconto di Sbrana si concentra sui personaggi chiave, le figure
cardine delle due correnti: Viani e Salvatori. Il primo, come abbiamo
già accennato, era un artista il cui genio spaziava dalla pittura
alla scultura e dai romanzi alle poesie. Le sue opere pittoriche, dal
gusto e dal tratto espressionista, iniziavano a farsi strada nel
fecondo humus culturale dell'Italia del tempo. Nativo di Viareggio e
d'indole focosa e ribelle, sposò ben presto l'anarchismo che nel
1914, sull'onda delle parole infuocate dei sindacalisti De Ambris e
Corridoni, lo spinse ad abbracciare la causa interventista.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1kZoMnHfL0BAyLiZC6t6RG3uzWV4cQaHBJgSX2yeEzdgV0U0BDSe2t8cQoaQ1tsYOZd71Dq-6f7IEtYSVB6Ws_6JHNkqt_0HCkPLso4q_oDfgQGKQFH2vJGpwrX92f5XitI248VR7zBhD/s1600/Viani+-+Tristo+il+mietitor.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1358" data-original-width="1600" height="338" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1kZoMnHfL0BAyLiZC6t6RG3uzWV4cQaHBJgSX2yeEzdgV0U0BDSe2t8cQoaQ1tsYOZd71Dq-6f7IEtYSVB6Ws_6JHNkqt_0HCkPLso4q_oDfgQGKQFH2vJGpwrX92f5XitI248VR7zBhD/s400/Viani+-+Tristo+il+mietitor.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: small;"><i>Tristo (Il mietitore) - Lorenzo Viani</i></span></td></tr>
</tbody></table>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"></span></span></div>
<br />
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Il
secondo era sicuramente il più autorevole esponente socialista della
Versilia. Nativo di Querceta, frazione del comune di Seravezza e di professione avvocato, era una
figura sicuramente carismatica, stimato per il suo impegno politico e
civile anche da molti avversari. Esponente dell'ala massimalista del
partito, fu fino all'ultimo tra i più intransigenti assertori della
“<i>neutralità senza se e senza ma</i>”<span style="font-family: "georgia" , serif;"><b>⁵</b></span>.
Viani e Salvatori erano amici, si conoscevano da tempo e facevano
ambedue parte di quella “<i>Repubblica d'Apua</i>” che fu un
cenacolo di artisti e intellettuali animatori della scena culturale
versiliese, capitanati dal poeta ligure, ma apuano d'adozione,
Ceccaro Roccatagliata Ceccardi <b>6</b>. Ma quel 31 gennaio si videro
frontalmente contrapposti. Il titolo della conferenza di Battisti
avrebbe dovuto esser “<i>L'Italia e l'attuale momento storico</i>”<span style="font-family: "georgia" , serif;"><b>⁷</b></span>.
A quanto riportato da Sbrana, una volta introdotto l'oratore sul
palco da parte di un concittadino, il socialista trentino ebbe appena
il tempo di proferire poche parole che dalle platea un marinaio,
inserito tra le file socialiste “<i>ruttò con posa e voce tragica</i>”
così: “<i>perché non </i><i>vi siete ribellati</i><i> all’Austria
</i><i>trent'anni fa, </i><i>quando hanno ucciso Oberdan?</i>”<span style="font-family: "georgia" , serif;"><b>⁸</b></span>.
Si alzarono le voci tra le poltrone del politeama e iniziarono a
scaldarsi gli animi. Luigi Salvatori, sempre secondo quanto riferisce
Sbrana, cercò di calmare le acque ed invitò i compagni socialisti a
lasciar parlare Battisti, di modo che si potesse poi fare un
contraddittorio al termine della conferenza. Secondo invece sia la
Bittanti, che i due giornali - <i>Libeccio</i> e <i>La Gazzetta
della Riviera</i> – a tentare la pacificazione delle acque non fu
Salvatori - di cui nemmeno si parla - bensì lo stesso Battisti.
Infatti su espressa volontà del relatore la conferenza, che doveva
essere privata, venne aperta al pubblico allo scopo di suscitare un
dibattito; poi al crescere della tensione Battisti stesso cercò di
sedare gli animi in platea tanto che “<i>aveva dichiarato due volte
e ad alta voce di accettare qualunque contraddittorio</i>”<b> </b><b>9</b>.
Sbrana – fatto non confermato dalle altre fonti consultate –
scrive che allora intervenne direttamente Lorenzo Viani, ribattendo a
muso duro verso Salvatori e la sua schiera che non ci sarebbe stato
nessun contraddittorio e che Battisti avrebbe parlato senza essere
interrotto da nessuno. Sia come sia, la situazione iniziò a
degenerare velocemente e in men che non si dica fu tutto un
parapiglia, con cazzotti e sedie che volavano in platea tra le
diverse fazioni. Battisti, attonito, si vide costretto a lasciare il
palco, terminando così la sua conferenza mentre nel teatro divampava
la rissa che si protrasse per una buona mezz'ora e al termine della
quale si contarono diversi feriti, tra cui lo stesso Viani. La moglie
dell'Eroe trentino sostiene la tesi secondo cui venne fatto ben poco
per sedare l'incresciosa situazione e che le autorità governative,
forse ligie alla corrente neutralista, lasciarono sfogare ed
esplodere l'ala socialista più oltranzista. I socialisti dal canto
loro risposero sulle pagine del <i>Versilia</i><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-style: normal;"><b>¹º</b></span></span>,
settimanale diretto proprio da Salvatori, di aver fatto tutto il
possibile per lasciar parlare l'oratore e di non aver ordito niente a
discapito gli interventisti. Fatto sta che su <i>La Gazzetta della
Riviera</i> venne riportata un'esternazione di Battisti, che pare
abbia proferito tali parole all'uscita dal Teatro: “<i><span style="text-decoration: none;"><span style="font-weight: normal;">Se
un tedesco andasse a Parigi ad esporre il suo punto di vista non
sarebbe accolto così”</span></span></i><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="text-decoration: none;"><b>¹¹</b></span></span></span><i><span style="text-decoration: none;"><span style="font-weight: normal;">.</span></span></i>
Si concludeva così amaramente il primo soggiorno di Cesare Battisti
a Viareggio. Ma di lì a poco nuove proposte da parte di viareggini
indignati per il comportamento di “pochi sconsigliati” arrivarono
sul tavolo di Battisti. Il 16 febbraio, secondo la Bittanti<span style="font-family: "georgia" , serif;"><b>¹²</b></span>,
dopo una riunione privata da parte di quattordici cittadini
appartenenti a vari partirti, venne rinnovato l'invito a parlare in
città, onde fare ammenda della volta precedente. Fu stabilita la
data del 27 febbraio.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh-sIbGT_R2iRgQ-yZdoqe_0nmRhP5diB1980M7JnSf37BUZFqNeBrVLW-pkM7gIzap4E8aCDYybAQTYPmAs3yHZZSXfujfaDPhzVoR1ORMMY30V4h_lBIKUWxBmW0LJZuYf_sKBoK3vt7u/s1600/regio-teatro-giovanni-pacini.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="774" data-original-width="1100" height="281" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh-sIbGT_R2iRgQ-yZdoqe_0nmRhP5diB1980M7JnSf37BUZFqNeBrVLW-pkM7gIzap4E8aCDYybAQTYPmAs3yHZZSXfujfaDPhzVoR1ORMMY30V4h_lBIKUWxBmW0LJZuYf_sKBoK3vt7u/s400/regio-teatro-giovanni-pacini.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: small;"><i>Teatro Pacini, dove avrebbe dovuto svolgersi la seconda conferenza di Battisti</i></span></td></tr>
</tbody></table>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"></span></span></div>
<br />
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Soltanto due giorni prima di quella data
accaddero i fatti di Reggio Emilia ed il consiglio dei ministri, come
dicevamo, si pose sulle difensive. A Viareggio il clima fu nuovamente
teso. Nello stesso giorno degli scontri di Reggio, la città fu
teatro di una grossa manifestazione socialista al grido di “pane e
lavoro”! Dopo il concentramento ed il comizio nella piazza del
mercato, un folto corteo si diresse compatto al comune deciso ad
ottenere udienza. Dopo numerose sassaiole contro il municipio e
scontri con le forze dell'ordine il Sindaco, esasperato, decise di
ricevere una commissione guidata da Salvatori per discutere sul
prezzo del pane e cercare una soluzione contro la crescente
disoccupazione in città. I socialisti riuscirono a strappare un
accordo per calmierare il prezzo del pane e la promessa di nuovi
lavori pubblici tesi ad assorbire la manodopera disoccupata<span style="font-family: "georgia" , serif;"><b>¹³</b></span>.
Ottenuto questo successo tornarono a farsi sentire, seppur non
ufficialmente, anche il 27 febbraio, facendo girare tra il popolo un
volantino dai toni forti contro il nuovo comizio di Battisti. Nel
libro della Bittanti venne riportato per intero così come era stato
trascritto, con viva deplorazione, su <i>Il Popolo d'Italia</i> del 3
marzo del 1915. Lo riproduciamo anche noi, con l'intento di
dimostrare come siano passati gli anni, ma una certa linea di
pensiero, mutate forme e contenuti, nella sostanza non sia cambiata.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
“<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><i>Cittadini,
Lavoratori, Cesare Battisti in un comizio a Reggio Emilia ha
provocato un eccidio. Un morto e parecchi feriti sono stati il frutto
della sua conferenza. Stasera ad ore 9 parlerà al nostro Teatro
Pacini e chiederà nuovo sangue proletario a mezze de' suoi sicari, i
quali sono coloro che vogliono la guerra. Il popolo italiano è già
troppo affamato, colui che lavora e lotta per la rivendicazione
sociale non deve permettere che i capi di famiglia vengano tolti alle
proprie case e mandati al grande macello della guerra europea. Tutto
questo vuole Cesare Battisti e i pochi che lo seguono anche stasera
tenteranno di scagliqarci contro le baionette. Vi invitiamo dunque
per questa sera sabato, ad ore 8,30, in Piazza Grande, per
dimostrargli che Viareggio non ha bisogno di novelli assassini.
Vogliamo solo pane e lavoro. </i></span></span>
</div>
<div align="right" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><i><br /></i></span></span>
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><i>I
padri di famiglia”</i><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-style: normal;"><b>¹</b></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-style: normal;"><b>⁴</b></span></span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">La
firma è di un generico <i>padri di famiglia</i>, ma non è difficile
vedervi gli stessi elementi che provocarono l'annullamento della
precedente conferenza. Ed anche in questo caso ottennero un piccolo
successo, allarmando ulteriormente le autorità competenti che, come
dicevamo, proibirono lo svolgimento del comizio presso il Teatro
Pacini. Battisti giunse comunque in città e secondo quanto riportato
dalla cronaca de <i>Il Libeccio</i><span style="font-family: "georgia" , serif;"><b>¹</b></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><b>⁵</b></span><i>
</i>venne condotto all'hotel Royal, dove gli fu offerta una cena dal
comitato organizzatore. Qui venne pubblicamente elogiato dall'Ing.
Guarneri, che parlò a nome del comitato e a cui Battisti rispose
lusingato, ribadendo la speranza di vedere finalmente l'Italia
prendere una decisione risoluta e certa di fronte alla “<i>prepotenza
teutonica minacciante la pace mondiale</i>”. Al termine della cena
il deputato socialista fu accompagnato dai membri del comitato a
visitare il Regio Casino, situato nello stesso edificio del
Municipio, di cui la maggior parte dei presenti erano membri. </span></span></div>
<div align="justify" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTDMlWN1phvb4oG1XkW61t4-T9EKQq-nEEP_nnCf_fUV_9SmLB3iIJzH3x5V86PGRO_WCh0RNmcR5eLqtgwW-C5vGczmBiYX-DQl_28U5kIS2B0-m9GmBKSi6PGnmmLsPCChIpVaawrffN/s1600/regio-casino+viareggio.gif" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="401" data-original-width="600" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTDMlWN1phvb4oG1XkW61t4-T9EKQq-nEEP_nnCf_fUV_9SmLB3iIJzH3x5V86PGRO_WCh0RNmcR5eLqtgwW-C5vGczmBiYX-DQl_28U5kIS2B0-m9GmBKSi6PGnmmLsPCChIpVaawrffN/s400/regio-casino+viareggio.gif" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: small;"><i>Il vecchio Municipio di Viareggio</i></span></td></tr>
</tbody></table>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"></span></span></div>
<br />
<div align="justify" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Ivi, su
richiesta dei convitati e in forma strettamente privata, Battisti
venne esortato a proferire alcune parole sui territori irredenti. Di
buon grado accettò la richiesta, pronunciando un discorso breve e
misurato, ma vibrante e deciso, sulle condizioni delle terre italiane
sotto il dominio austriaco e sul dovere dell'Italia nel momento
attuale. Tanto la Bittanti quanto <i>Il libeccio </i>sono concordi
nel riportare il successo di quella piccola conferenza, intervallata
da sinceri applausi e da grida di “<i>Viva Trento e Trieste</i>”!
Poi, vista l'ora che incalzava e il diretto per Napoli che lo
attendeva (dove l'indomani avrebbe tenuto un'altra conferenza) venne
accompagnato “<i>da gran folla entusiasta</i>” e “<i>salutato e
acclamato dagli astanti</i>” fino alla stazione. Dei neutralisti
stavolta, a parte il volantino, neanche l'ombra. Probabilmente gli
sforzi e la soddisfazione per i risultati ottenuti con la protesta
del 25 febbraio, uniti al fatto che questa sarebbe stata una
conferenza strettamente privata, avevano un po' placato gli animi. Ma
siamo convinti che fu soprattutto l'onta di quel tumultuoso 31
gennaio ad incidere di più sulla loro assenza. Salvatori sapeva bene
in cuor che quella mancata conferenza di Battisti pesava come un
macigno sulla reputazione non solo del partito, ma di lui stesso che
era riconosciuto come uomo di grande liberalità sempre pronto a dare
ascolto e parola anche a chi la pensava diversamente (si ricordi il
numero del <i>Versilia </i>lasciato interamente redigere a Viani per
spiegare le motivazioni del suo interventismo<b> </b><b>16</b>).
Macchia che andrà via via allargandosi, rendendo sempre meno
efficace la sua linea di condotta soprattutto a livello nazionale,
tanto che quando la direzione del partito socialista si riunirà il
16 maggio a Bologna, sarà soltanto lui a votare per “<i>l'immediato
sciopero generale politico rivoluzionario</i>”.</span></span></div>
<div align="justify" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhE4TVNudLzDcWxXY9NTA-M-X8NTVabJX3RSnfkp630n5DymXocBNRLoG42MzNY5cJIvguA-SCYBuEURjE2cTgg4zIST8aBnFWBHb4czkGSPAUoz5dEEAekGgj0YfHMamu8SYikx_HIeB1-/s1600/luigi+salvatori.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="528" data-original-width="400" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhE4TVNudLzDcWxXY9NTA-M-X8NTVabJX3RSnfkp630n5DymXocBNRLoG42MzNY5cJIvguA-SCYBuEURjE2cTgg4zIST8aBnFWBHb4czkGSPAUoz5dEEAekGgj0YfHMamu8SYikx_HIeB1-/s400/luigi+salvatori.jpg" width="302" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: small;"><i>Luigi Salvatori, esponente di spicco del socialismo massimalista in Versilia</i></span></td></tr>
</tbody></table>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"></span></span></div>
<br />
<div align="justify" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Il dado oramai era
tratto. Battisti, fedele e coerente al suo dire, si arruolò
volontario pochi giorni dopo la dichiarazione di guerra negli Alpini,
combatté con valore e morì da Eroe. Le terribili immagine della sua
barbara esecuzione fecero il giro del mondo, suscitando lo sdegno e
la riprovazione di tutti. In molti ritengono che proprio a partire da
quelle ripugnanti fotografie del boia austriaco Lang, compiaciuto e
sorridente dietro al cadavere di Battisti, andò sempre più
cementandosi nel cuore degli italiani la convinzione della necessità
alla lotta implacabile contro l'acerrimo nemico d'oltralpe. In tutte
le città d'Italia s'intitolarono strade, piazze, palazzi, sorsero
targhe, monumenti, cippi, volti a ricordare il martirio di Cesare
Battisti. Non fece eccezione Viareggio dove, su iniziativa del
sindaco, di quattro assessori e del segretario comunale, venne fatto
pubblicare un manifesto in cui si annunciavano le pubbliche
commemorazioni dell'Eroe per il 20 settembre. Si scriveva che
<i><span style="font-weight: normal;">“Viareggio, al di sopra di
ogni competizione della vigilia, comprese ed amò il figlio di
Trento, invocante armi fraterne per la liberazione della sua Terra</span></i>”.
Vi si celebrava Battisti “<i>assurto alla gloria dei precursori,
tra i Martiri e gli Eroi del Risorgimento nazionale</i>” e morto
“<i>per la redenzione di tutti gli oppressi</i>”. Continuando
poi: “<i>In cuor gli splendeva l'invitta fede – animatrice di
ogni sua Virtù – in un'era di libertà e di giustizia, verso la
quale doveva segnar gran passo, per il suo Trentino, la restaurazione
del diritto nazionale e, per il mondo intero, la liberazione da ogni
giogo di prepotenti e incivili governi</i>”<span style="font-family: "georgia" , serif;"><b>¹</b></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><b>⁷</b></span>.
Alla manifestazione parteciparono varie associazioni cittadine,
esclusi socialisti (neppure invitati), la Croce Verde (per il suo
carattere eminentemente filantropico (sic! <i>n.d.a</i>) e apartitico), il
Partito Repubblicano (in segno di protesta per la mancata
intitolazione del viale che porta alla Tenuta degli odiati
Asburgo-Borbone al Martire triestino Guglielmo Oberdan) e il Circolo
Juventus (per non unire la propria bandiera di associazione cattolica
ad altre anticlericali e massoni)<span style="font-family: "georgia" , serif;"><b>¹</b></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><b>⁸</b></span>.
Al termine del corteo, partito dalla piazza del mercato, i
partecipanti si recarono a scoprire una targa dedicata a Battisti e
posta sulla terrazza del Municipio, dove il socialista trentino,
all'interno delle stanze del Regio Casino, tenne quel suo secondo
discorso. Gli venne anche intitolata una strada, la vecchia via degli
Uffizi, una delle arterie principali del centro cittadino che,
partendo dal canale Burlamacca, taglia da sud a nord Viareggio passando attraverso la piazza del mercato per concludersi di fronte
alla pineta di ponente. Il vecchio Municipio, il Regio Casino e con
loro quella targa, gravemente danneggiati dai numerosi bombardamenti
alleati che si susseguirono incessanti dal 12 maggio del 1944, sono
oggi scomparsi. Il Municipio in verità, era ancora recuperabile, ma
venne purtroppo demolito nell'ansia di rinnovamento che pervase il
primo dopoguerra, lasciando il posto ad un orribile palazzone senza
arte né parte. Alcune colonne costituenti la facciata del vecchio
edificio sono oggi esposte nel parco della piazza 16 settembre
all'interno del Monumento alla Resistenza, posto al centro del Largo
Risorgimento, mal custodite e inserite in un contesto urbano
improprio. Altre giacciono dimenticate all'aperto nei locali del
magazzino comunale. Via Battisti, un tempo viva e fiorente di
attività commerciali, è oggi un fantasma di sé stessa, con vetrine
chiuse, cartelli di affittasi o vendesi e pervasa da un opprimente
senso di desolazione. Da via Battisti si arriva in piazza Cavour –
o piazza del mercato – dai viareggini chiamata affettuosamente “<i>il
piazzone</i>”, perché un tempo ricoperta da un bel prato dove i
ragazzi erano soliti giocare. Di lì un tempo partivano cortei, si
radunavano folle e si arringava la piazza. Col tempo vennero
costruiti sulla piazza dei caratteristici padiglioni con loggiati
sotto i quali sorsero innumerevoli negozi, rinomati per la loro
qualità. Oggi qui pullulano venditori cinesi e teppaglia
nordafricana, dedita a ben altri commerci. </span></span></div>
<div align="justify" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiB8_cUhTnpiBA64S1WRi8VUga-fTxEcA9-1abRg8SP7-a2I-yO9Zywz1CCPI10T7Wd7oVEkvu_HT4aITLryXSv0ger6iyNyzKEkLYlF1yn-8vIkaMexR54WEwhvP8AfTV8N6dHOOOYQqrD/s1600/piazza-cavour-1-viareggio-ieri-anno-2-n-15-gen-1990.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="772" data-original-width="1353" height="227" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiB8_cUhTnpiBA64S1WRi8VUga-fTxEcA9-1abRg8SP7-a2I-yO9Zywz1CCPI10T7Wd7oVEkvu_HT4aITLryXSv0ger6iyNyzKEkLYlF1yn-8vIkaMexR54WEwhvP8AfTV8N6dHOOOYQqrD/s400/piazza-cavour-1-viareggio-ieri-anno-2-n-15-gen-1990.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: small;"><i>Il "piazzone" ieri..</i></span></td></tr>
</tbody></table>
<div align="justify" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjwyjENQ1_c4PzM3EoreglNem0rCrhDVnCf57gP5eKrUZOb4aOG1LQQLtaGshjZr6rujR4TeBnT0UmVxYMhBR8kpqpCMeFtTWl8831Hmt_IKNegFCRzi4Lo2UUg2-B7G2upMFbMlD2AIY34/s1600/mercato_viareggio+DEGRADO.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="372" data-original-width="558" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjwyjENQ1_c4PzM3EoreglNem0rCrhDVnCf57gP5eKrUZOb4aOG1LQQLtaGshjZr6rujR4TeBnT0UmVxYMhBR8kpqpCMeFtTWl8831Hmt_IKNegFCRzi4Lo2UUg2-B7G2upMFbMlD2AIY34/s400/mercato_viareggio+DEGRADO.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: small;"><i>Piazza Cavour oggi..</i></span></td></tr>
</tbody></table>
<div align="justify" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Della targa dedicata a
Cesare Battisti crediamo nessuno si sia mai interessato una volta
crollata sotto le bombe. Eppure sarebbe forse l'ora che qualcuno lo
facesse, proprio in occasione di questo centenario della Grande
Guerra. I problemi di Viareggio sono ben altri, certo, ma non
dobbiamo mai sottovalutare la forza del ricordo e della memoria, mai.
Dopo la lodevole iniziativa di restauro del monumento ai caduti di
Viani e Rambelli – probabilmente uno dei più belli ed originali di
tutta Italia – perché non pensare anche ad una nuova lapide in
memoria del grande Eroe trentino? Magari da apporre proprio al Teatro
Politeama o nella stessa via Battisti? C'è un estremo bisogno di
vivificare il grigiore contemporaneo con la luce di un fulgido
passato, in cui Viareggio era una fucina incandescente colma di
artisti ed intellettuali che alle parole e ai disegni univano
l’azione; una città giovane e animata da un popolo vivo, operoso
che – nel bene o nel male – sapeva esser battagliero. Per questa
città, ma così per l'Italia intera, è necessaria una salutare
scossa, una scarica capace di farci tornare a credere che niente è
ineluttabile e che non bisogna arrenderci all’inerzia e allo
squallore. Nel nostro piccolo abbiamo fatto un primo passo in tal
senso ponendo il 12 luglio, insieme ai fraterni amici di Magnitudo
Versilia, una corona d'alloro in via Battisti alla memoria del
Martire, distribuendo poi tra i passanti dei volantini sul cui fronte
si dava un resoconto sintetico delle sue tormentate visite a
Viareggio, mentre sul retro era riportata una breve biografia a
testimonianza della sua esemplare storia. </span></span></div>
<div align="justify" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjApUZNIMt5ZV2jgYFco7JatgQWNs2toGJioushEY-AFL5RLHkF-yFMhqv9r8S5lRm-Oohdn3nkn814pWCdXS_LLZfvXSVuQ6cxMpzyyYPf3fcurLMHU3Ge8EBr5JtkwJxDyhOV0UJ6PpuJ/s1600/CORONA+PER+BATTISTI.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="960" data-original-width="720" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjApUZNIMt5ZV2jgYFco7JatgQWNs2toGJioushEY-AFL5RLHkF-yFMhqv9r8S5lRm-Oohdn3nkn814pWCdXS_LLZfvXSVuQ6cxMpzyyYPf3fcurLMHU3Ge8EBr5JtkwJxDyhOV0UJ6PpuJ/s400/CORONA+PER+BATTISTI.jpg" width="300" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: small;"><i>La nostra corona d'alloro deposta in via Cesare Battisti</i></span></td></tr>
</tbody></table>
<div align="justify" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"> </span></span>
</div>
<div align="justify" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Sempre
nella storia dei popoli e delle nazioni sopraggiungono periodi cupi.
Non da meno degli odierni lo furono anche quelli vissuti da Battisti,
col suo Trentino strozzato dal cappio austriaco. Anche allora fu la
memoria la prima arma utilizzata dal giovane socialista per ridare
vigore e forza al suo popolo. Dopo l’ennesima legge sopraffattrice
degli italiani proposta dalla Dieta di Innsbruck, egli riuscì ad
indire un grande comizio di protesta unendo i socialisti e i liberali
trentini in una comune lotta. In quel 22 giugno del lontano 1900,
nella piazza del Duomo di Trento di fronte a 6.000 persone, Battisti
pronunciò un’orazione infuocata. L'attualità delle sue parole è
quanto mai inequivocabile e alla luce del suo supremo sacrificio
acquistano oggi un più alto significato. Riportiamo allora un
estratto di quel discorso a conclusione nel nostro lavoro, con
l’augurio che quei concetti, quei sentimenti ivi espressi, tornino
ad ispirare ed unire il nostro smarrito popolo.</span></span></div>
<div align="justify" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
“<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><i>A
scuotere i vivi dell’oggi, occorre lanciare su quest’aria morta
l’epico e fatidico verso della rivoluzione: Si scopran le tombe, si
levino i morti! Risorgano e passino dinnanzi a noi le figure belle
dei Martiri, dei Combattenti, dei Cavalieri dell’ideale. Passate,
passate o baldi eroi, che in schiera invitta aveste morte nelle
battaglie, mentre l’ultimo vostro sorriso, l’ultima parola erano
per la patria!”<span style="font-family: "georgia" , serif;"> </span></i><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-style: normal;"><b>19</b></span></span></span></span></div>
<div align="right" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="right" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><b>Gruppo
di Studio AVSER</b></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: small;">1
– <i>La Versilia dalla neutralità all'intervento – </i>Stefano
Bucciarelli, in <i>La Grande Guerra. Il contributo di Versilia, Massa
e Lunigiana, </i>a cura di A. De Gregorio, Pontedera 2015, pp.
125-126.</span></span></div>
<div align="justify" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: small;">2
– <i>Con Cesare Battisti attraverso l'Italia – </i>Ernesta
Battisti Bittanti, cap. <i>I discorso del gennaio 1915, </i>edizioni
Fratelli Treves Milano 1938, pp. 333.</span></span></div>
<div align="justify" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: small;">3
– <i>La Gazzetta della Riviera, </i>anno II n.6 del 7 febbraio
1915, art. <i>La conferenza dell'On. Battisti.</i></span></span></div>
<div align="justify" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: small;">4
– <i>Battisti riattizza il fuoco. Un episodio di cinquant'anni fa –
</i>Leone Sbrana, in <i>Viareggio Ieri</i> n.9 anno 1965, pp. 3.</span></span></div>
<div align="justify" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: small;">5
– <i>Un leader del Movimento operaio: Luigi Salvatori fra le due
guerre e al confino (1914 – 1946) – </i>Enrico Lorenzetti, in
<i>Studi Versiliesi</i><i> </i>n.XVIII (2012-2013), pp. 18.</span></span></div>
<div align="justify" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: small;">6
– Idem.</span></span></div>
<div align="justify" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: small;">7
- <i>La Gazzetta della Riviera, </i>anno II n.6 del 7 febbraio 1915,
art. <i>La conferenza dell'On. Battisti.</i></span></span></div>
<div align="justify" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: small;"><i>8
- La Gazzetta della Riviera, </i>anno II n.6 del 7 febbraio 1915,
art. <i>Conferenza al Politeama.</i></span></span></div>
<div align="justify" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: small;">9
– <i>Il Libeccio</i>, anno XII del 6 febbraio 1915, art. <i>Magre
giustificazioni.</i></span></span></div>
<div align="justify" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-size: small;">10</span>
- <span style="font-size: small;"> </span><span style="font-size: small;"><i>La
Versilia dalla neutralità all'intervento – </i></span><span style="font-size: small;">Stefano
Bucciarelli, </span><span style="font-size: small;">cap.
</span><span style="font-size: small;"><i>Ragioni della
democrazia </i></span><span style="font-size: small;"> e nota
n.</span><span style="font-size: small;"><i>55</i></span><span style="font-size: small;">.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-size: small;">1</span><span style="font-size: small;">1
- </span><span style="font-size: small;"><i>La Gazzetta della
Riviera, </i></span><span style="font-size: small;">anno II
n.6 del 7 febbraio 1915, art. </span><span style="font-size: small;"><i>Conferenza
al Politeama.</i></span></span></span></div>
<div align="justify" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-size: small;">1</span><span style="font-size: small;">2
- </span><span style="font-size: small;"><i>Con Cesare
Battisti attraverso l'Italia – </i></span><span style="font-size: small;">Ernesta
Battisti Bittanti, cap. </span><span style="font-size: small;"><i>Nel
febbraio 1915</i></span><span style="font-size: small;">, pp.
3</span><span style="font-size: small;">70</span><span style="font-size: small;">.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-size: small;">1</span><span style="font-size: small;">3
- </span><span style="font-size: small;"><i>La Versilia dalla
neutralità all'intervento – </i></span><span style="font-size: small;">Stefano
Bucciarelli, </span><span style="font-size: small;">cap.
</span><span style="font-size: small;"><i>Concreti problemi.</i></span></span></span></div>
<div align="justify" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-size: small;"><i>14
-</i></span><span style="font-size: small;"> </span><span style="font-size: small;"><i>Con
Cesare Battisti attraverso l'Italia – </i></span><span style="font-size: small;">Ernesta
Battisti Bittanti, cap. </span><span style="font-size: small;"><i>Nel
febbraio 1915</i></span><span style="font-size: small;">, pp.
3</span><span style="font-size: small;">7</span><span style="font-size: small;">1</span><span style="font-size: small;">.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-size: small;">1</span><span style="font-size: small;">5
– </span><span style="font-size: small;"><i>Il libeccio, </i></span><span style="font-size: small;">13
marzo 1915, art. </span><span style="font-size: small;"><i>Conferenza
Battisti.</i></span></span></span></div>
<div align="justify" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-size: small;">16
- </span><span style="font-size: small;"><i>La Versilia dalla
neutralità all'intervento – </i></span><span style="font-size: small;">Stefano
Bucciarelli, </span><span style="font-size: small;">cap.
</span><span style="font-size: small;"><i>Interventisti
estremisti </i></span><span style="font-size: small;">e nota
</span><span style="font-size: small;"><i>33</i></span><span style="font-size: small;"><i>.</i></span></span></span></div>
<div align="justify" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-size: small;">1</span><span style="font-size: small;">7
- </span><span style="font-size: small;"><i>Con Cesare
Battisti attraverso l'Italia – </i></span><span style="font-size: small;">Ernesta
Battisti Bittanti, cap. </span><span style="font-size: small;"><i>Nel
febbraio 1915</i></span><span style="font-size: small;">, </span><span style="font-size: small;">nota
n. 1</span><span style="font-size: small;"> pp. 3</span><span style="font-size: small;">7</span><span style="font-size: small;">1-</span><span style="font-size: small;">372</span><span style="font-size: small;">.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-size: small;">1</span><span style="font-size: small;">8
- </span><span style="font-size: small;"><i>Battisti
riattizza il fuoco. Un episodio di cinquant'anni fa – </i></span><span style="font-size: small;">Leone
Sbrana, in </span><span style="font-size: small;"><i>Viareggio
Ieri</i></span><span style="font-size: small;"> n.9 anno 1965,
pp. </span><span style="font-size: small;">5.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-size: small;">19
- </span><span style="font-size: small;"><i>Con Cesare
Battisti attraverso l'Italia – </i></span><span style="font-size: small;">Ernesta
Battisti Bittanti, cap. </span><span style="font-size: small;"><i>Linea
e figura dell'Irredentismo trentino</i></span><span style="font-size: small;">,
pp. 3</span><span style="font-size: small;">2.</span></span></span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/06795754012146158496noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6910423129426372825.post-18039206040731392732017-07-02T10:50:00.001-07:002017-07-02T10:50:27.826-07:00Chi ha paura del Risorgimento? - Maria Cipriano<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>In
quanti, tra istituzioni pubbliche, giornali, periodici e telegiornali
nazionali hanno ricordato la battaglia di San Martino e Solferino
combattutasi il 24 giugno del 1859? Anche sulla rete, solitamente più
aperta e attenta alle ricorrenze, la battaglia decisiva della II<span style="font-family: "georgia" , serif;">ª</span>
Guerra d'Indipendenza è stata scarsamente ricordata, subissata anche
dal ricordo della più eclatante “Battaglia del Solstizio” che
vide ribaltare le sorti della Grande Guerra. Sul nostro territorio –
la Versilia – il Comune di Pietrasanta si è invece distinto per
una meritevole iniziativa al riguardo. Domenica 25 giugno, insieme
all'Associazione Reduci delle Patrie Battaglie e Fratellanza
Militare, si è svolta nella cittadina una sfilata con deposizioni di
corone d'alloro presso vari monumenti, conclusasi con lo schieramento
intorno al Sacrario “Reduci Patrie Battaglie” presso il Cimitero
Urbano. Lì è avvenuta l'ultima deposizione, seguita dalla
benedizione del Sacrario e dal coreografico volo di tre deltaplani a
motore sopra il cimitero con rilascio di scie tricolori. Tutto
meritevole e degno di nota: una ventata patriottica tra l'asfittica
maggioranza delle manifestazioni patrocinate dalle nostre istituzioni
pubbliche. Eppure anche qui un neo dobbiamo segnalarlo. La
deposizione della corona al Sacrario è stata preceduta da un
alzabandiera. Insieme a quella italiana e francese - giacché le
truppe transalpine ci furono alleate in quella guerra - è stata
alzata anche la bandiera dell'Unione Europea. Non è per fare sterile
polemica, ma quella bandiera è un po' come un cazzotto in un occhio, una nota stonata, un'offesa ai numerosi volontari pietrasantini inquadrati
nell'Armata Sarda, che per l'occasione si volevano ricordare. Se nei pensieri dei
nostri Patrioti dell'800 risuonò il nome di Europa, non è certo a
questa costruzione tecno-finanziaria, strangolatrice dei popoli e
delle identità, che essi pensavano. Ben ce lo spiega con questo suo
nuovo articolo la nostra collaboratrice Maria </i></span></span><i style="font-family: Georgia, serif; font-size: 14pt;">Cipriano,
che per l'occasione traccia un profilo dettagliato dell'attuale
situazione servile in cui langue l'Italia all'interno di questa
Europa, satellite americano. Sottolineando, altresì, a quale Nazione
e a quale Europa guardavano le anime più fervide e lungimiranti del
Risorgimento, con l'intento di fare inoltre chiarezza su molti dei
luoghi comuni che purtroppo oggi predominano su quel momento storico.
Una lettura necessaria, quand'anche dura e severa, per ogni sincero
patriota che non voglia fermare lo sguardo alla superficie o
lasciarsi abbindolare dai luoghi comuni dei tanti storici da
strapazzo che vanno di moda oggi. Bisogna avere il coraggio di
guardare in faccia la realtà, ricordarsi da dove veniamo e chi
siamo, per poter trovare una via d'uscita dal vicolo cieco in cui
siamo finiti.</i></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="right" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>Gruppo
di Studio AUSER </i></span></span>
</div>
<div align="center" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 20pt;"><b><br /></b></span></span></div>
<div align="center" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 20pt;"><b>CHI
HA PAURA DEL RISORGIMENTO?</b></span></span></div>
<div align="center" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 20pt;"><b><br /></b></span></span></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_k1YhgintMhOTht9RLxpJ8wavzcwV4bWfWlOpcODGXC4RcPIC8nHjKgKKHKV5zMuN5KSHSPoxOJToOY1qodYv_zqu_FfQZtObmfIKKUlhk4il546NJzzDRpd9ztQGbfYJNTNPhL7FXMtD/s1600/Camice+rosse.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1343" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_k1YhgintMhOTht9RLxpJ8wavzcwV4bWfWlOpcODGXC4RcPIC8nHjKgKKHKV5zMuN5KSHSPoxOJToOY1qodYv_zqu_FfQZtObmfIKKUlhk4il546NJzzDRpd9ztQGbfYJNTNPhL7FXMtD/s400/Camice+rosse.jpg" width="335" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small;"><i>Umberto Coromaldi - Camicie rosse - 1898 - <br />Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea - Roma</i></span></td></tr>
</tbody></table>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span>
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">In
questi tempi sciagurati dove banchettano indisturbati i nemici della
Patria, ben si capisce che non si riesca a<b> celebrare degnamente il
Risorgimento con una data apposita ad esso dedicata, come sarebbe
doveroso e naturale</b>; anzi i soliti idioti che ormai infestano la
penisola hanno suggerito di fissare una data celebrativa opposta, il
che la dice lunga su come siamo ridotti. E che siamo ridotti alla
frutta e forse al liquorino è comprovato dal fatto che il tanto
festeggiato Trump -festeggiato da chi sperava fosse il contrario di
Obama-, è atterrato a Roma per la visita solerte al Santo Padre, cui
si è presentato raggiante, come noi fossimo ancora uno Stato
pre-unitario, o comunque a sovranità secondaria, limitata in qualche
modo da una sorta di Stato Pontificio redivivo cui tutti i capi
stranieri con tanto di consorti velate di nero (tranne la regina di
Spagna che può velarsi di bianco) sono anelanti di porgere omaggio.
La sindrome di Carlo Magno e della notte di Natale dell'anno 800 in
cui dal papa dell'epoca il Re dei Franchi fu incoronato </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 14pt;">imperatore
di un Sacro Romano Impero che di Romano aveva solo il nome, striscia
tuttora nel terzo millennio, unita ai più flaccidi cascami di un
buonismo con cui viene continuamente sbacchettato e messo a cuccia un
paese che non è più in grado neanche di abbaiare alla luna,
figuriamoci di reagire in modo concreto. Da qui la visita di Ivanka
Trump alla comunità di Sant'Egidio, l'ennesima accolita di anime
caritatevoli a senso unico in giro per il mondo (che però, ahimè,
rimane quello che è e delle due peggiora), del tipo “</span><i style="font-family: Georgia, serif; font-size: 14pt;">aiuto chi
mi pare e piace, decido io chi va in paradiso e chi no, chi è
cristiano e chi non lo è</i><span style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 14pt;">”. Non contenta, la </span><i style="font-family: Georgia, serif; font-size: 14pt;">first daughter</i><span style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 14pt;">,
con l'immancabile contorno delle solite smancerie italofile
culinarie, ha visitato, dopo il Pantheon, la sottosegretaria Boschi,
che con il superbo monumento degli antichi Padri non si capisce
proprio cosa ci abbia a che fare. Quel che ci sembra di capire è che
da parte degli americani si è registrato un allineamento perfetto al
potere nostrano catto-comunista da far invidia all'allineamento dei
pianeti. In tal modo, il messaggio al fido valvassore della penisola
di non uscire dal seminato e continuare nella macabra autodafè che
toccherà il culmine il 15 giugno con la discussione al Senato dello
</span><i style="font-family: Georgia, serif; font-size: 14pt;">ius soli</i><span style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 14pt;"> (ormai già bello che deciso in barba a noi poveri
fessi), è stato riconfermato in modo chiaro, nonostante speranze
iniziali di rivolgimenti con questo nuovo presidente d'oltreoceano,
speranze puntualmente andate in fumo. Mentre qualcuno s'illude che
l'America cessi di contare e le frecciate della Merkel sull'</span><i style="font-family: Georgia, serif; font-size: 14pt;">europa
che deve fare da s</i><i style="font-family: Georgia, serif; font-size: 14pt;">é</i><span style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 14pt;"> significhino qualcosa di diverso da
“</span><i style="font-family: Georgia, serif; font-size: 14pt;">l'Europa dev'essere comandata dalla germania</i><span style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 14pt;">”, il quadro
che se ne ricava è ben diverso, e cioè che l'europa comandata dalla
germania è ancora peggio di quella guidata dall'america che, almeno,
è una superpotenza, e le alzate di testa della cancelliera non
serviranno certo a depotenziare gli Usa sul piano internazionale. Il
fatto è che Trump, da buon magnate, vuole incamerare i vantaggi e
non le perdite, e dunque i gravi problemi del vecchio continente non
li sbroglierà certo lui, e li lascerà tutti a frau Merkel che sarà
capace solo di peggiorarli, com'è avvenuto per la povera Grecia.</span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Morale
della favola: l'europa da sola non combinerà un bel nulla perché
non esiste altro che sulla carta, è una creatura artificiale e
artificiosa che persiste nei suoi errori, sorda ai reclami dei
rispettivi popoli i quali rivogliono i propri paesi com'erano prima
dell'invasione e tanto meno vogliono i comuni centri sovranazionali
che fanno comodo a Berlino; intanto gongolano i Sauditi, nel cui
paese vige il reato di stregoneria, alleati in <i>pole position</i>
degli americani, cui fa da ostacolo solo l'Iran e quel che resta
della Siria di Assad, apparsi in forma smagliante felici e contenti,
stracarichi di armi e di soldi con cui potrebbero mantenere mezza
Africa, usciti dalla visita di Trump più ringalluzziti di prima,
mentre il nuovo Medio Evo oscurantista avanza nel cuore di un
continente rimbecillito che a suo tempo inventò gli aerei, il
cinema, gli antibiotici, il telescopio, il telefono, il computer,
l'automobile, il treno, ma a cui oggi ben si attaglia il celebre
detto italico “<i>chi è causa del suo mal pianga se stesso</i>.”
E dal G7 di Taormina s'è subito capito che le cose rimarranno tal
quali e anzi andranno di male in peggio: gli immigrati (<i>pardon</i>
migranti) continueranno a sbarcare a frotte, pasciuti e coi
telefonini in mano, curati, assistiti e incarcerati a spese nostre,
nonché beneficati della cittadinanza per la gioia e gloria dei
caduti del Piave e di Vittorio Veneto, di cui peraltro un esercito di
cornacchie pacifiste aveva già decretato l'inutilità e cancellato
la festa nazionale che li celebrava; i sospetti di estremismo
islamico e addirittura gli espulsi continueranno a girellare
indisturbati, i terroristi a colpire, le aziende a chiudere, i poveri
a moltiplicarsi, la sovranità nazionale a decrescere, la televisione
ad ammansire le folle, la sicurezza dei cittadini a fare acqua da
tutte le parti, i prodotti del made in Italy, soprattutto in campo
agroalimentare, ad essere seriamente danneggiati da trattati come il
CETA, che avvantaggiano smaccatamente le multinazionali
d'oltreoceano, dove peraltro i controlli sanitari sono piuttosto
larghi e si usano pesticidi proibiti qui in Italia. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">A
chi mi chiedesse come mai siamo finiti in questo modo -3000 anni di
Storia d'Italia franati sull'orlo di un buco nero-, risponderei che
quando si allentano </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 14pt;">e
addirittura si tagliano o, peggio, rinnegano i legami col passato,
quando non c'è più la trasmissione dei ricordi dai vecchi ai
giovani, quando i vecchi non sanno più raccontare, tramandare e
comunicare i grandi ideali a far da stimolo e sprone, incoraggiamento
e sostegno alle nuove generazioni, quando non c'è più nulla di cui
andare orgogliosi e fieri perché hanno fatto terra bruciata, quando
difendere l'Italia diventa quasi una colpa (e diventerà un reato se
andiamo avanti così), quando la Patria viene ridicolizzata e
considerata un anacronismo perché </span><i style="font-family: Georgia, serif; font-size: 14pt;">bisogna guardare oltre</i><span style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 14pt;">
(dove, all'europa della Merkel?), quello è il momento in cui il buco
nero si avvicina per inghiottire con la sua forza attrattiva anche la
luce. Allora non ricorderemo più, la nostra Storia sarà stata
uccisa, rimodellata secondo i nuovi parametri stabiliti dai nuovi
dispotici padroni di un'europa gradita solo a loro e alle pecore che
li seguono. Ai nostri figli, nipoti e pronipoti è questo che li
aspetta: il buco nero, il punto di non ritorno. Già si vedono
chiaramente gli effetti di questo risucchio nel nulla: mentre prima
c'era chi faceva argine e decisa opposizione alla denigrazione e
banalizzazione della nostra Storia, alla messa in ridicolo perfino
della Grande Guerra, in una parola ai tentativi di infangare e
cancellare l'Italia, nonché di recarle danni economici, ora queste
bertucce trovano sempre più spazio, sproloquiano indisturbate, hanno
invaso ambiti politici che si credevano immuni, creando uno zibaldone
confuso, un polverone di sciocchezze in cui sguazza una becera
plebaglia invasata dal “</span><i style="font-family: Georgia, serif; font-size: 14pt;">cupio dissolvi</i><span style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 14pt;">” della nazione.</span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">L'appena
scorsa riunione in pompa magna del G7, nella splendida vetrina del
golfo di Taormina, del Teatro Greco, degli storici hotel San Domenico
e Timeo, e della famosa piazza Duomo di Catania, gestita dalla
placida mansuetudine del presidente del Consiglio Gentiloni, non è
stata, appunto, che una bella vetrina, del tutto avulsa dal popolo
italiano che il governo dovrebbe rappresentare. Dietro di essa, si
agitano le ombre di una nazione che non comunica più coi suoi
governanti che cordialmente detesta, e vive rassegnata, fredda e
distante, nelle sue ambasce e nei suoi problemi irrisolti. </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 14pt;">E'
un popolo che ormai non ha quasi più reazioni, come fosse stato
addormentato, perché sennò non gli si sarebbe potuta sbattere in
faccia impunemente la marcia pro-migranti come uno schiaffo sulla
ferita, né il presidente della regione Lombardia Maroni potrebbe
indire, coi suoi comparucci veneti, un referendum sull'autonomia,
intorno a cui la furbetta truppaglia leghista rompe le scatole da
decenni. In questo caravanserraglio ognuno ormai può dire e fare ciò
che vuole contro l'Italia, tanto l'apatia degli italiani col suo
inconcludente silenzio pregno di rancore, non sfiora nemmeno i nostri
governanti i quali, come già Maria Antonietta e Luigi XVI di Francia
dentro le belle mura di Versailles, bellamente se ne infischiano del
malcontento generale e stanno procedendo a lunghi passi alla firma di
altri dannosi trattati, alla cessione di altra sovranità, alla
legalizzazione di milioni di stranieri, incuranti del fatto che gli
autori dei sanguinosi attentati spesso e volentieri avevano la
cittadinanza del paese d'accoglienza.</span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">In
tutto questo, il Risorgimento doveva servire a tenere in mano la
bussola, doveva svolgere il suo prezioso e insostituibile contributo
storico al mantenimento dell'identità nazionale, doveva essere una
bandiera perenne. Non è stato così, anzi gli hanno sputato addosso,
inventando accuse inesistenti, il che non è avvenuto certo per caso.
E se l'antirisorgimento apportatore di disgrazie rifulge anche
dall'anacronistica smania di baciare la pantofola vaticana, che
dovrebbe quantomeno seguire l'omaggio alle nostre istituzioni per
quanto disastrate esse siano, ma che invece le precede o sostituisce
addirittura, le scosse che si pensava Trump avrebbe assestato al
nuovo ordine mondiale vanno relegate nel mondo dell'elettrotecnica,
perché l'unica scossa che ha dato -perlomeno a noi- è stata quella
d'ingiungere al nostro Governo di raddoppiare i contributi finanziari
alla Nato, in quanto gli americani <i>non vogliono pagare per la
sicurezza degli altri</i>. Il che sarebbe anche giusto se noi, a dir
la verità, con 120 basi americane sul territorio (non ne bastavano
una dozzina?) -e altre venti super segrete di cui non si conosce
neanche l'ubicazione-, ci accolliamo un'enormità di spese all'anno
che </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 14pt;">gravano
sul già spremuto limone del contribuente italiano. Ma dovremo pagare
e zitti: altro che l'europa farà da sé!...</span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><b>Ma
torniamo al Risorgimento, i cui protagonisti, se vedessero come siamo
messi, farebbero finta di non conoscerci</b>. Infatti, anche per chi
pone l'accento sul presunto europeismo di Mazzini e Garibaldi, c'è
da precisare, a scanso di equivoci, che quest'europa scombinata e
combinaguai non ha assolutamente nulla a che vedere con quella
vaticinata dai due grandi del nostro Risorgimento, che auspicavano
un'Italia grande e forte, protagonista e artefice della politica
internazionale, entro un'Europa collaborativa, custode delle identità
nazionali, quelle sì una ricchezza e una risorsa da salvare, fatta
di cultura, tradizioni, usanze, costumi, lingue, popoli. Mai, dico
mai, Garibaldi e Mazzini avrebbero voluto un'europa come questa:
anzi, non l'avrebbero immaginata neanche nei loro incubi. Chiaro
dunque che l'attuale contesto ove, sotto il paravento dell'europa, si
stanno annullando popoli e nazioni, abbia generato la paura del
Risorgimento, gloria e vanto dell'Italia: una paura che si nutre di
un'ignoranza enormemente lievitata negli ultimi tempi, in cui è da
vedere addirittura un soprassalto d'invidia e disgusto per ciò che i
nostri avi riuscirono a fare in confronto a noi che non riusciamo a
combinare praticamente nulla, cresciuti come siamo nel senso di colpa
antifascista pubblicizzato da De Gasperi che andò a chiedere scusa a
destra e a manca per aver osato l'Italia dichiarar guerra a qualcuno
e affondare un po' di navi e aerei altrui. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Così,
le insultanti fanfaronaggini che assalgono puntualmente i
protagonisti del Risorgimento, screditando chi lo studia da anni su
migliaia di pagine di documenti e libri seri, provengono da persone
di tutte le risme, tutti i credi e tutti i ceti che si stenta a
credere possano esistere nel 3° millennio, eppure esistono, e mai
come ora servono a chi sta portando avanti la cancellazione
dell'identità nazionale per annegarla nell'europa. Serve questa
massa teledipendente, sostanzialmente incolta anche se in possesso di
ottimi titoli di studio, amante degli scoop giornalistici o
semplicemente dell'aria che tira, permeata di disprezzo verso la
Patria, di vanteria esterofila, mondialista, europeista,
cristianista, di vaneggiamenti internazionalisti, secessionisti,
nostalgici e rabbie personali, e che magari ha letto due o tre
libretti di tono scandalistico su Garibaldi e l'impresa dei Mille, ha
intravisto la fotografia dell'eroe dei due mondi in veste massonica
additata da tutti come uno scandalo, e dunque pretende d'aver capito
tutto e possedere le prove inconfutabili che il Risorgimento fu
generato da una perfida Massoneria internazionale che in realtà non
esisteva affatto. Insomma una babilonia di cialtroni che pretende
pontificare di Storia, e, se continua così, domani pontificherà
anche di Scienza, magari negando che viviamo in un universo di
galassie, e accusando gli astronomi di essere una congrega di
visionari nemici della religione e della tradizione. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Mi
è capitato perfino di leggere la tesi di qualcuno che fa risalire
nientemeno al 1789 (l'inizio della rivoluzione francese, per chi non
lo sapesse) il principio di tutti i nostri guai. Per fortuna non si
tratta di un medico sennò, a fronte di una simile diagnosi, ci
sarebbe da segnalarlo all'ordine. Poiché un ordine degli storici
purtroppo non esiste, bisogna subire gli strafalcioni di questi
personaggi nostalgici del Medio Evo e del rococò, della Santa
Alleanza e della manomorta, i quali sognano restaurazioni di mondi
incantati che il Risorgimento e, prima ancora, l'Illuminismo, la
rivoluzione francese e Napoleone (tre fenomeni collegati tra loro ma
molto diversi l'uno dall'altro e in molti casi opposti) avrebbero
brutalmente travolto, in tal travolgimento individuando i germi
causali delle nostre attuali disgrazie sociali e politiche, che
rappresentano casomai la negazione dell'Illuminismo e il processo
all'inverso di ciò che il papa chiamava sprezzantemente
“modernismo”, e che sono la negazione esatta del Risorgimento.
Non contenti, mentre rimpiangono Franz Josef e il duca di Modena,
Ferdinando II e il papa Re, si guardano bene dal raccontare le
meravigliose dolcezze dell'ancien regime, dove, tra l'altro, potevi
essere arrestato e torturato per un semplice sospetto, e le denunce e
segnalazioni anonime erano la regola. Un mondo meraviglioso, </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 14pt;">dove
il giovane Luigi Carlo Farini venne trascinato per i capelli in
galera e rovinata tutta la sua famiglia per aver gridato
all'università “viva l'Italia!”.</span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Non
vi è dunque da meravigliarsi se l'Italia si volse alla monarchia
Sabauda quando questa, unica fra tutte, dismise l'assolutismo,
concesse la Costituzione e la mantenne, osò sfidare l'Austria, osò
sfidare la Chiesa, buttando all'aria tutto un bagaglio
d'insopportabile vecchiume: dalla ghettizzazione degli ebrei al
monopolio del clero nell'istruzione dei giovani, dall'invasione di
ordini e conventi di tutte le fogge e dimensioni che inflazionavano
la penisola, all'endemica assenza dello Stato inteso nel senso
moderno del termine, cioè nell'unico senso possibile in cui si possa
parlare di Stato. Non è un caso che le forze che vogliono abbattere
lo Stato sono le forze anti-risorgimentali; e poco importa che alcuni
tirino fuori il Tricolore quando fa comodo per addolcire la pillola,
o rispolverino Mazzini e Garibaldi per darsi le credenziali che non
hanno o per senso di colpa o chissà quali altre ragioni. Il
Risorgimento va dimostrato coi fatti, e chi ha ridotto lo Stato a un
pallido simulacro destinato a sparire nella completa soggiacenza
all'Europa, è un nemico giurato del Risorgimento. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Contro
il quale la cricca dei guastatori e sabotatori d'avanspettacolo ha da
sventolare una mezza dozzina di ritornelli che ripete ossessivamente,
e contro i quali l'illuministica ragione non ha possibilità di
competere, trattandosi di tesi emotivo-irrazionali che non trovano
riscontro né nei documenti nè nei fatti, e tantomeno nella logica,
ma interessano la psicologia. Una di queste, la più sterile e
ricorrente, è <b>la teoria del “complotto massonico”</b> da cui
sarebbe stata originata l'Unità d'Italia: uno spauracchio agitato da
menti infantili che credono di orientarsi nella scura foresta della
Storia servendosi della guida maldestra di qualche libretto che
semina il panico contro il lupo cattivo rappresentato dalle società
segrete in generale di cui straripava il secolo XIX° e dalla
Massoneria in particolare, risalente al secolo precedente. Il fatto
che qualche centinaio di massoni o ex massoni sparsi per l'Italia e
scollegati tra loro prese parte al Risorgimento, significa per loro
che fu una </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 14pt;">perfida
Massoneria nascosta a originare il Risorgimento e non che codeste
persone, in via individuale, parteciparono al Risorgimento per i
fatti propri, indipendentemente dall'essere massoni e anzi spesso
uscendo dalla Massoneria la cui natura e struttura risultava
incompatibile con il Risorgimento. Uno dei principi cardine di questa
era infatti che le questioni politiche dovevano esser tenute
rigorosamente fuori dalla vita di loggia che è vita eminentemente
speculativa, e dunque rientravano nella sfera della libertà
individuale di ciascuno. Ci furono massoni che parteciparono al
Risorgimento, e massoni che non vi parteciparono e lo guardarono anzi
con sospetto o sussiego. Nè ciò desta meraviglia, in quanto la
Massoneria cosiddetta “moderna” nacque e prosperò durante
l'ancien regime, di cui rispecchia molti aspetti (anzitutto
l'esasperante formalismo e la deferenza verso l'autorità
costituita), tant'è che vi si affiliarono sovrani (lo stesso Luigi
XVI di Francia), principi, uomini di Stato e funzionari della Polizia
e della Magistratura, nonché rappresentanti della più alta cultura
del tempo. Insomma, l'affiliazione massonica fu una vera e propria
moda settecentesca coltivata nelle alte sfere della società, un
segno di distinzione che attestava il rango altolocato dell'adepto,
la sua levatura, la sua posizione nei ruoli del potere e
“dell'intellighenzia”. Fu piuttosto la crescente diffidenza della
Chiesa a creare problemi ai circoli massonici, ma non perchè
miravano ad azioni sovversive della società, bensì per questioni
eminentemente spirituali: nei “templi” massonici, infatti, si
portavano avanti discorsi che di fatto competevano e concorrevano con
la verità unica rivelata della religione ufficiale che non ammetteva
contraddittori, e la Chiesa non tollerava concorrenti nè poteva
ammettere associazioni ove s'inscenavano riti diversi da quelli suoi
propri. Conseguentemente, non poteva lasciar passare “cammini
interiori salvifici” differenti da quelli rigorosamente previsti da
lei medesima. In tal modo il “Tempio” massonico diventava
inevitabilmente un rivale della Chiesa, un suo nemico giurato,
passibile dell'Inquisizione. Anche se non ne avevano l'intenzione,
anche se si rifacevano a Dio e giuravano sulla </span><span style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 14pt;">Bibbia,
una sorta di presunta laicità e di affrancamento individuale si
poteva sospettare nelle riunioni dei framassoni, in verità
impregnate di un formalismo esasperante, di discorsi ricercati,
involuti e non di rado oziosi, e soverchiate da temibili gerarchie
che di fatto impedivano qualunque esercizio di libertà da parte dei
gradi inferiori, in pieno stile settecentesco. In questo senso,
basata com'era sull'obbedienza e l'adesione cieca dell'adepto, la
Massoneria, anche nelle sue architetture, scenografie e arredi
raffinati, nelle sue vestizioni eleganti, nel suo frasario fine e
nella gestualità sibillina e non di rado incomprensibile, atta a
impressionare i neofiti creando tutto un clima suggestivo di
solennità misteriosa e iniziatica, è stata lo specchio del suo
tempo, e nessun tipo di rivolgimento politico e sociale -</span><b style="font-family: Georgia, serif; font-size: 14pt;">e
tantomeno il liberalissimo, scamiciato, rivoluzionario, ardimentoso,
giovanilista, combattivo e passionale Risorgimento italiano</b><span style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 14pt;">-
potevano nascere da essa. Immaginare perciò la Massoneria
settecentesca come una congrega che andava controcorrente per
determinare i cambiamenti e rivolgimenti politici del mondo -la
stessa Rivoluzione francese!- è del tutto anti-storico e campato
per l'aria. Piuttosto è vero il contrario: e cioè che i
rivolgimenti storici che in via spontanea si producevano e si
producono nell'inquieta e imprevedibile società umana, furono
inevitabilmente veicolati in ogni tempo all'interno della Massoneria
dai più intelligenti e culturalmente più elevati dei suoi adepti. E
dunque, sotto questo profilo, </span><b style="font-family: Georgia, serif; font-size: 14pt;">la Massoneria è stata una società
permeabile al mondo di fuori</b><span style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 14pt;">, il quale ha inevitabilmente
influito su di essa, rendendola quell'aggregazione cangiante e un po'
camaleontica, oserei dire ondivaga e opportunistica, adattata e
adattabile all'ambiente in cui si trovava e al potere di turno verso
cui si è sempre allocata in posizione di contiguità. Per questo è
più giusto parlare di </span><b style="font-family: Georgia, serif; font-size: 14pt;">Massonerie, al plurale</b><span style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 14pt;">, differentemente
sparse nello spazio e nel tempo: perché, al di là di un generico
richiamo alla Casa Madre inglese, ognuna fu espressione dell'ambiente
in cui nacque, dei suoi fondatori e maestri, delle ambizioni e dei
fini specifici che intese darsi in un dato </span><span style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 14pt;">momento
storico.</span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Per
quel che riguarda l'Italia, <b>la frammentarietà e labilità
particolare delle sue logge massoniche</b> (alcune delle quali si
facevano e disfacevano nel giro di poche settimane) rifletteva la
divisione e instabilità della penisola: fino al 1861, anno della
proclamazione del Regno d'Italia, quando, per ovvie ragioni, si volle
costituire una Massoneria nazionale permeata di ideali
patriottico-risorgimentali e fedele a Casa Savoia, le logge
massoniche erano composte da pochi adepti e caddero in disgrazia con
la caduta di Napoleone, il quale, volendo fare dell'Italia uno stato
subordinato alla Francia, aveva creato una fitta rete di logge
totalmente acquiescienti alla sua politica imperialista, che si
segnalarono per le lodi sperticate e le piaggerie rivolte a lui
stesso, di cui si ritrova precisa eco nei documenti. Va da sé che
questa situazione di precarietà e mutevolezza delle massonerie
italiane non avrebbe consentito nessun tipo di pianificazione così
ambiziosa e impegnativa come quella dell'unificazione nazionale e
della lotta allo straniero (ivi inclusi i francesi), pretesa invece
dagli improvvisati della Storia. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Per
chiarificare ulteriormente questo tema, finito in mano a gente di
passaggio, sono proprio le differenze sostanziali intercorrenti tra
la Massoneria e la Carboneria, dalla quale ultima soltanto si
sviluppò il nostro Risorgimento, a dimostrare che i massoni
costituivano una cerchia aristocratica intellettuale piuttosto
distaccata dalla società e dai suoi reali e prosaici problemi, sui
quali si compiacevano di stendere una visione astratta e utopistica,
basata su costruzioni teoriche e ottimistiche, tipiche della
mentalità settecentesca, ancora legata alla tradizione
monarchico-assolutista, alla rigida divisione delle classi sociali,
all'ossequio della religione ufficiale. Niente di più lontano dalla
Carboneria, dove l'umile conviveva con l'altolocato, dove non solo
bisognava esser pronti alla morte per la Patria, ma anche a dare la
morte ai nemici della Patria, traditori, invasori, tiranni e spie.
Non a caso i “pugnali carbonari” sono ben in vista in alcuni
musei del Risorgimento, e non erano certo dei soprammobili. Anzi, il
pugnale era </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 14pt;">previsto
anche per le donne carbonare, le cosiddette “giardiniere”, che lo
nascondevano nel reggicalze. Quando, il 15 maggio 1822, lo studente
universitario Mordini accoltellò a morte il capo della Polizia di
Modena Giulio Besini, tristemente famoso per i suoi duri
interrogatori e grande protetto del dispotico duca di Modena
Francesco IV, </span><b style="font-family: Georgia, serif; font-size: 14pt;">realizzò un tipico atto carbonaro</b><span style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 14pt;">, distante
anni luce dalla pacifica Massoneria che aborriva azioni del genere.
Come s'è detto, però, la cedevolezza di quest'ultima agli influssi
del contesto storico circostante fece sì che essa entrasse prima o
poi in contatto con la Carboneria e dunque nel mirino della polizia,
ma l'esistenza stessa della Carboneria sta a dimostrare che per
unificare l'Italia e liberarla dallo straniero occorreva ben altro
che le innocue e sparute riunioni massoniche intorno all'architetto
dell'universo, un ben altro tipo di associazione clandestina
enormemente più numerosa, attiva sul territorio, operativa,
militante e armata, i cui proseliti venivano scelti e smistati in
base alla loro capacità di azione, non alle costruzioni
intellettuali. La Carboneria insegnò perciò agli Italiani </span><b style="font-family: Georgia, serif; font-size: 14pt;">l'azione
e il sacrificio per la Patria</b><span style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 14pt;">, due cose sconosciute alla
Massoneria, peraltro orientata all'universalismo, e dove, al
contrario, gli adepti, proteggendosi a vicenda, tendevano non già ad
affrontare i pericoli ma a garantirsi benefici, favori e conoscenze,
a ritrovarsi in simposi, feste, teatri e salotti ove l'affiliazione
massonica di Tizio e di Caio era di pubblico dominio: cosa
impensabile nella Carboneria, i cui adepti erano vincolati al più
rigido segreto e chiunque, anche il più insospettabile, poteva
essere un carbonaro, dal notaio al farmacista sotto casa, dal prete
al calzolaio all'angolo, il che dette un gran filo da torcere alle
polizie degli Stati pre-unitari.</span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Al
contrario della Massoneria che esorbitava in costruzioni teoretiche,
la Carboneria fu carente in quest'ambito, intorno a cui hanno
ragionato gli studiosi di varie epoche cercando enuclearne una
visione chiara e concludendo che non l'aveva. In verità questa
visione chiara doveva averla per forza sennò non si sarebbe
propagata così estesamente su tutto il territorio </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 14pt;">italiano:
viceversa, proprio il fatto che si sia diffusa ovunque -perfino nella
lontana Dalmazia- fa concludere che solo un verbo e un messaggio
ideale molto forte, univoco e chiaro, era in grado di valicare i
polizieschi confini dei vari Stati italiani così arcignamente
custoditi. E infatti questo messaggio c'era, ed era sorprendentemente
semplice: </span><b style="font-family: Georgia, serif; font-size: 14pt;">l'unità e l'indipendenza della nazione, basata
anzitutto sul sangue e sul suolo (concetti sconosciuti alla
Massoneria), rispetto a cui tutto il resto (Costituzione, riforme
varie, questione sociale, monarchia o repubblica) era collaterale</b><span style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 14pt;">.</span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Pur
tuttavia, la complessità delle vicende storiche e, soprattutto, la
difficoltà di agire contro nemici numerosi e potenti in un
territorio vasto e diviso come l'Italia, finì per creare un insieme
complicato di società segrete emule della Carboneria (<i>gli Adelfi,
i Sublimi Maestri Perfetti, i Raggi, etc.</i>) che a volte
ingenerarono confusione e dispersione, senza contare l'azione di spie
e infiltrati delle varie monarchie, e soprattutto il tentativo dei
francesi di appropriarsi della Carboneria italiana creando una
“Carboneria affiliata a Parigi”, millantando poi le origini
francesi della medesima. Sia che gli agenti francesi in Italia
fossero al servizio della famiglia Bonaparte e mirassero a mettere
sul trono d'Italia un Bonaparte, sia che fossero dei giacobini
anti-bonapartisti (come il filofrancese ed ex partigiano di
Robespierre Filippo Buonarroti) invasati di rivoluzione libertaria
repubblicana, essi cercarono di piegare e distorcere il progetto
carbonaro ad altri fini. Ma fortunatamente ciò non avvenne, perchè
la Carboneria fu più forte di tutte le trame che le si affollarono
intorno. Forti furono i suoi membri, votati alla morte e al martirio,
e il cui sacrificio non fu vano. Essi innalzarono il vessillo più
prezioso del Risorgimento -l'unità e l'indipendenza da ogni
straniero- trasmettendolo alle nuove generazioni che, pur cresciute
nella paura di ciò che vedevano (arresti, patiboli, retate,
intimidazioni, violenze) seppero trasformare quella paura in coraggio
e raccogliere il testimone da chi li aveva preceduti. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Oggi
che ci sarebbe bisogno come non mai di far garrire al vento questa
bandiera per riprendere ciò che è nostro, la nostra stessa dignità
di nazione, ecco che i truffatori e i traditori sono all'attacco,
fomentatori di caos, divisione e bizantinismi intellettuali, e
addirittura hanno sputato su quella bandiera, coi fatti e con le
parole.</span></span></div>
<div align="justify" style="break-after: avoid; line-height: 150%; margin-top: 0.42cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Ad
essi vada l'esecrazione degli antenati e la giusta punizione che
meritano dalla Storia.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><b><br /></b></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><b>Maria
Cipriano</b></span></span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/06795754012146158496noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6910423129426372825.post-84537186348046081432017-06-22T04:17:00.000-07:002017-06-22T04:17:22.324-07:00LA MISERICORDIA CHE NON C'E' - Maria Cipriano<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjd7z2y2nmT7RuXyEn4x42FZp8G7ysXYQ0bmtg2hatk6ZTWaXI6NfGnOIDwo84UTRQZcP-n5R6hiLpHZdEyT13CF3DspgRnmxDC1wuluayrHYJMJALbnv8lTAbTvYBLkNLpTnbWkzBljE9s/s1600/michele_amatore.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="561" data-original-width="367" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjd7z2y2nmT7RuXyEn4x42FZp8G7ysXYQ0bmtg2hatk6ZTWaXI6NfGnOIDwo84UTRQZcP-n5R6hiLpHZdEyT13CF3DspgRnmxDC1wuluayrHYJMJALbnv8lTAbTvYBLkNLpTnbWkzBljE9s/s400/michele_amatore.jpg" width="260" /></a></div>
<div align="center" style="line-height: 150%;">
<br /></div>
<div align="center" style="line-height: 150%;">
<br /></div>
<div align="center" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: small;"><i>Michele
Amatore (Sulayman al-Nubi 1826-1883)</i></span></span></div>
<div align="center" style="line-height: 150%;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: small;"><i>Pluridecorato,
promosso sul campo, insignito del cavalierato dell'Ordine della
Corona d'Italia e dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, nonché
della medaglia di benemerito della salute pubblica.</i></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
</div>
<div align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Una
volta, quando la Chiesa cattolica insegnava le cose che le
competevano, e certo non spargeva in giro melliflue perdonanze agli
anticristiani di professione né sollecitava le invasioni altrui dal
mare né faceva comunella con i comunisti (o ex comunisti che dir si
voglia), insegnava, tra l’altro, i 14 precetti della misericordia:
sette corporali (dar da mangiare agli affamati, da bere agli
assetati, vestire gli ignudi, alloggiare i pellegrini, visitare gli
infermi, visitare i carcerati, seppellire i morti) e sette spirituali
(consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i
peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare
pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i
morti), di cui forse i più maturi tra noi si ricorderanno non senza
una punta di nostalgia. Erano perlomeno tempi in cui 2+2 faceva
quattro e si ragionava secondo la buona vecchia logica aristotelica.
Erano. E infatti va da sé che di questi precetti, come di molti
altri inerenti il magistero cristiano-cattolico, i nostri giovani non
sanno un bel nulla, dal momento che la Chiesa ha da tempo rinunciato
a spiegare le cose dello Spirito, preferendo “navigare” nella
secolarizzazione, nel relativismo morale, nella confusione
post-moderna, nella bolgia materiale e materialista tra un gay-pride
e l'altro, e, anziché indicare la strada che porterebbe fuori da
questo guazzabuglio, ha contribuito a mescolare i sentieri in un
farraginoso ginepraio senza sbocco da cui spira odor di zolfo. E'
ormai abbastanza chiaro che, a parte eccezioni, gli ecclesiastici
sono schierati col Governo assieme agli altri vertici del residuo
Stato e delle forze mediatiche a questo collaterali, per continuare
ad allietarci con l'invasione dei migranti.</span></span></div>
<div align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Questo
preambolo serve, a me che sono laica e anticlericale, non tanto per
“rimpiangere i bei tempi andati”, quanto per fare una riflessione
sui precetti di cui sopra alla luce dei tempi attuali. Genericamente
parlando, la misericordia che con facile trasposizione si tenderebbe
a riferire ai poveri profughi che fuggono dalle guerre e dalla
miseria, in verità va girata agli italiani. Non solo: ma non la
riferirei ai migranti per una serie di ovvie ragioni. Va da sé,
infatti, che le misericordie corporali e spirituali, cioè quella
serie di provvidenze e conforti che la religione cristiana incita a
donare ai bisognosi, vanno elargite anzitutto a chi è vicino
(infatti il termine “prossimo” ha proprio questo significato), e
secondariamente (e non certo obbligatoriamente) a chi è lontano. Se
poi chi è lontano viene sospinto apposta laddove nessuno lo vuole e
lo desidera, cioè a casa degli altri, e ne viene sospinto a frotte
di migliaia al giorno, per secondi fini, cioè per obbedire a un
piano mondialista che ha tutto in testa fuorchè la misericordia, i
14 precetti vengono sonoramente a decadere e non hanno più senso,
non solo, ma vanno ritirati e negati. Non c’è bisogno di una vista
particolarmente lunga per vedere dov’è l’inganno
dell'accoglienza, e dove veramente s'intende arrivare con tutte le
smancerie sulla lieta convivenza multietnica. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">La
confusione babelica non evoca affatto ciò che Dio vorrebbe per
l’umanità, bensì l’esatto contrario. E girando per l'Italia
(per non parlare del resto d'Europa dove esistono vere e proprie
enclavi dove domina la sharia, che è contraria allo Stato di diritto
nato dall'Illuminismo), soprattutto in alcune città (Brescia, Parma,
Reggio Emilia, Prato, etc.) si assiste a una commistione di lingue,
usanze, tratti somatici e caratteriali, modi di vestire, regole, usi
e costumi, in poche parole a un sovvertimento che qualcuno ha inteso
propinarci, e che, più che rientrare nei piani divini, entra
piuttosto in quelli diabolici. Inutile che insistano gli
“accoglienti” di professione che credono al paradiso dopo la
morte come premio alla loro bontà, sul vero significato della stessa
che si sbracciano a elargire a tutti tranne che agli italiani.
Stendiamo un velo pietoso sulle stucchevoli tiritere che gli emigrati
sono una ricchezza, che i cristiani non devono erigere muri, etc.
etc. etc, come recentemente ripetuto, nella solita intervista di
propaganda, dal nuovo preposito della Compagnia di Gesù e grande
amico di papa Bergoglio, padre Arturo Sosa Abascal: anche lui
proveniente dall'America latina, anche lui smanioso di accogliere
milioni di migranti che potrebbero essere deviati assai meglio dalle
sue parti e vedere l'effetto che fa. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Una
falsa misericordia, diciamolo subito, che sottrae ai legittimi
abitanti miliardi e miliardi di euro (compresi i soldi inviati dagli
stranieri ai paesi d’origine e compreso l'altissimo numero di
delinquenti stranieri mantenuti a nostre spese nelle carceri), e sta
causando un grave disagio sociale, culturale e psicologico nella
popolazione già provata dalla crisi, a cui nessuno, in barba alla
democrazia ormai andata a farsi friggere, ha mai chiesto il permesso
di nulla. Poi, quando questi migranti ogni tanto, inevitabilmente,
muoiono in mare, l’insoffribile palcoscenico del buonismo raggiunge
la sua apoteosi, e anche l’imbecillità di chi si permette di
addossarne la colpa agli italiani. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Ma
la bontà c’entra assai poco col buonismo, anzi ne è all’antitesi.
Gli scritti della Patristica e della Scolastica, basi dottrinarie del
cristianesimo, ci dicono che il cristianesimo, comunque si voglia
interpretare il Vangelo e gli Atti degli apostoli, non è
l'equivalente del buonismo, ma qualcosa di molto diverso e ben più
elevato. Non mescoliamolo dunque alle dichiarazioni esaltate di
coloro che credono di fare la volontà del Signore. A tal proposito,
proprio il suddetto Abascal, in una recente intervista, ha ammesso
che non si sa con precisione cos'ha detto Gesù Cristo. Benissimo.
Avrà forse detto ai popoli d'europa di andarsi a suicidare? Nel
Vangelo vi è l'esempio del buon samaritano che soccorse
amorevolmente il viandante derubato, bastonato e abbandonato
sanguinante per strada dai briganti, ma non per questo si
presentarono tutti i derelitti bastonati e sanguinanti a casa sua
negli anni a venire, tantomeno traghettati in massa da lidi lontani,
e solo in Italia ne sono sbarcati già 50.000 dall'inizio dell'anno,
e, tra l'altro, non sono né sanguinanti né bastonati e tantomeno
denutriti. Lasciamo dunque la misericordia, che è una cosa seria, a
chi è misericordioso veramente, e diciamo le cose come stanno, e
cioè che si tratta di una una vera e propria invasione di allogeni,
organizzata e premeditata su vasta scala, la quale pertanto non
risponde a nessuno dei requisiti che la renderebbero destinataria
naturale della misericordia, proprio perché non è né spontanea né
casuale né temporanea come dovrebbe essere se si trattasse di
autentica emergenza, bensì è pilotata, incoraggiata, voluta,
strumentalizzata e finalizzata: infatti non finisce mai. Migliaia di
uomini delle nostre forze dell'ordine sono giornalmente distolti dai
loro normali compiti in difesa degli italiani per far fronte
all'immigrazione, la quale si sviluppa per la gran maggioranza dal
continente africano, ove le guerre tribali, la miseria, le malattie e
la schiavitù ci sono sempre state e non sono certo una novità di
questi tempi, cosicchè non c’è una vera causa intrinseca a
quest’invasione se non in un piano preordinato, deciso altrove per
secondi fini, e dunque estrinseco: inoltre, il 70% di questi migranti
non proviene affatto da zone di crisi e di guerra, ma dal Marocco,
dalla Tunisia, dal Senegal, dall'Egitto, dal Mali, dal Camerun e
dalla Nigeria del sud, ove si conduce una vita tra le più normali
dell’Africa. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Chiaro
che gli africani si acconciano a quest’arrembaggio perchè
l'evoluto occidente che a loro appare opulentissimo è sempre un
ambito traguardo. Ma essi non ci pensavano affatto a venire in Europa
e a salire sui barconi pagando fior di dollari, prima che il gioco
valesse la candela, e cioè che l'europa stessa li spingesse a
venire, dando il segnale di via libera e addirittura andandoli a
prendere. Adesso, sanno che non solo possono, ma devono venire. Che
più sono meglio è. Che troveranno accoglienza, pasti caldi, un
lavoro, la precedenza e preferenza rispetto agli italiani, e potranno
chiedere il ricongiungimento familiare. Sanno che potranno fare la
voce grossa, magari rovesciando cassonetti, spaccando vetrine e
lanciando bottiglie se la sistemazione logistica non è di loro
gradimento o qualcuno fa loro gli occhi storti. Sanno che potranno
delinquere senza che gli italiani si sentano autorizzati a reagire
per evitare guai seri con la giustizia che subito salterebbe loro
addosso. Le pubbliche autorità, infatti, proteggeranno sicuramente i
poveri migranti e accuseranno gli italiani, assieme a una schiera di
finti apostoli con cui San Pietro non vorrebbe aver nulla a che fare,
schegge della rottamazione di una sinistra, di un centro e di una
destra che più non esistono.</span></span></div>
<div align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Ma:
a chi giova tutto questo smanioso affaccendamento simil-francescano?
Cui prodest?</span></span></div>
<div align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Per
chi crede che il NWO (nuovo ordine mondiale) sia il prodotto della
fantasia dei complottisti, sarà d'uopo interrogarsi sulla sospetta
fregola altruista improvvisamente sorta nei capi politici di aiutare
e beneficare gente di tutt'altre lingue, etnie e culture a spese
degli autoctoni e dell’erario. E siccome noi non ci reputiamo
ingenui, intendiamo sfatare una volta per tutte quest’inganno.
Scartata la misericordia che non c’è, resta solo un calcolo
primario, cui se ne affiancano altri comprimari: il calcolo di
distruggere il concetto stesso di identità nazionale, considerata un
ingombro sulla strada della globalizzazione che sola potrà garantire
il potere mondiale a una ristretta cerchia di persone. Il neoeletto
presidente francese Macron ha affermato di trovarsi in piena sintonia
con il potente ministro delle finanze tedesco Schauble, secondo il
quale bisogna procedere speditamente alla “costruzione
dell'europa”, da intendersi come distruzione delle nazionalità per
sostituirvi definitivamente organi sovranazionali che esautorino una
volta per tutte ciò che rimane dei già pleonastici parlamenti e
governi nazionali. E va da sé che i paesi più deboli, non solo
economicamente, ma politicamente come l'Italia, dove un'allegra
brigata di elettori vota Renzi, la Raggi e simili, ciancia di cose
inutili e guarda gli spettacolini propinati dalla televisione, non
conteranno letteralmente più un fico secco e saranno servi e succubi
della elite economica-finanziaria e dei suoi lacchè che, dopo il
fuoco di paglia dell'elezione di Trump, si sono sfregati le mani alla
vittoria di Macron, preparandosi a dettar legge in Europa senza più
neanche quella copertura di facciata che avevano tenuto finora. Da
qui alla distruzione della democrazia parlamentare e dei diritti
sociali acquisiti, il tutto unito e cementato dalla compressione
della libertà sotto vari pretesti, il passo è breve e ineluttabile.
Ecco quel che ci aspetta se non interverranno fattori eccezionali
-che sovente nella Storia avvengono-, ma tra i quali escluderei
senz'altro il risveglio degli italiani, essendo più facile che
sbarchino gli Alieni. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Gli
altri calcoli di cui si parla sono tutti secondari e collaterali:
arricchire le organizzazioni che campano sulla cosiddetta
accoglienza, procacciare manovalanza non qualificata a basso costo,
lasciare in Africa le cose come stanno, abbattendo i pochi cenni di
risveglio autoctoni che cominciavano a spuntare qui e là, favorire i
Sauditi -alleati fissi degli Stati Uniti-, cioè i potentati arabi
wahabiti (vale a dire della corrente islamica più estremista)
smaniosi di espandere in Occidente la propria influenza economica e
religiosa, e di costruire, oltre alle moschee, un gasdotto passante
per la Siria che Assad aveva rifiutato; servirsi dei migranti come
provvidenziale “bacino d’utenza” della nostrana partitocrazia
in miserevole declino, far fronte al calo demografico della penisola,
anche se tutti vedono che la famiglia italiana non viene aiutata
dallo Stato il quale fa pagare tasse anche sull'aria che si respira,
il che porterà via via alla vanificazione della classe media,
cellula fondamentale di una società economicamente in buona salute.</span></span></div>
<div align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Nell'inevitabile
sconforto che ne deriva a qualunque lucido osservatore, sarà bene
precisare che la Storia cela trabocchetti e sorprese, in altre parole
è imprevedibile, il che costituisce l'unica speranza per i pochi che
vanamente si dibattono nel tentativo di salvare l'Italia
dall'inghiottitoio europeo. E infatti, tanto per cominciare,
nonostante le aggressioni cui è stata sottoposta negli ultimi anni,
gli innumerevoli suicidi di italiani che non ce l’hanno fatta, e
la svendita pressochè totale del patrimonio pubblico e privato
nazionale (di cui poco è rimasto), il nostro Paese si regge comunque
ancora in piedi, mentre forse era prevista la sua riduzione in
miseria più o meno come la Grecia, di cui i buonisti di professione
si guardano bene dal parlare, o comunque una sua sensibile e rovinosa
caduta economica e morale: poiché non è avvenuta né l’una cosa
né l’altra nonostante i ben noti governi pretesi dall'europa, ora
il timone si sta spostando verso altre formazioni politiche le quali
dovrebbero sostituire il PD in caduta libera di consensi, e che a
tutto si aggrappa pur di sopravvivere. Ma i 5 stelle in azione (o
inazione) li abbiamo già visti e ci basta. Per quanto riguarda
Salvini e la Meloni, che non fanno paura neanche a un pettirosso, più
che attaccarsi al decrepito carro di Berlusconi sembra non sappiano
fare. Anzi: con questi personaggi si rischia pure la divisione
territoriale. Si chiami autonomia, federalismo, autodeterminazione,
regionalismo, non ha importanza, perchè con le parole, si sa, si può
giocare, ma trattasi di una mira sempre attuale, tuttora rimasta nei
sogni di qualcuno. Non a caso il candidato mancato alla presidenza
austriaca Norbert Hofer aveva potuto bellamente affermare di
“rivolere” l'Alto Adige che lui chiama sudtirolo senza scatenate
particolari reazioni, e infatti, nelle condizioni di remissività
biologica in cui versa il popolo italiano, c'è d'aspettarsi che una
mandria di cretini gli dia pure ragione.</span></span></div>
<div align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Tempo
fa l’Egitto (l’unico paese militarmente organizzato del Nord
Africa in grado di condurre una guerra) aveva esortato l'Italia a un
intervento militare autonomo nel Mediterraneo contro l’Isis in
procinto di occupare Tripoli (prima che il provvidenziale Putin
intervenisse), vista la vicinanza con le nostre coste. Ma: abbiamo
noi una politica estera autonoma e indipendente come l'aveva il Regno
d'Italia? Giammai. E infatti, nel giro di poco, il presidente
egiziano venne “azzittito” dalle portaerei francesi e americane
che s'affrettarono a prendere posizione in quelle acque, non già per
schiacciare l’Isis, ma per non veder contrastato il loro
predominio: un predominio del nulla, in verità, sopra un mondo
sempre più allo sbando e ingovernabile da chi non lo sa governare,
appunto.</span></span></div>
<div align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Tornando
agli immigrati che spesso con poca creanza e gratitudine sgomitano
sul nostro suolo, magari parlando arrogantemente a voce alta nel loro
incomprensibile idioma, sappiamo che c'è qualcuno che scioccamente
li paragona ai nostri emigrati di un tempo. Non c'è bisogno di
essere degli storici per smentirlo categoricamente: i nostri emigrati
andavano nelle Americhe, cioè in luoghi vergini e sterminati dove
c'era bisogno di tutto. Invece dell'accoglienza, trovarono norme
severe, degrado e maltrattamenti. Andavano ove c'era fame di
popolamento e di manodopera, oppure forte richiesta di competenze
qualificate: si pensi alla costruzione della Transiberiana che fu
opera di italiani, alla costruzione della capitale svizzera, Berna,
ove espressamente le autorità elvetiche richiesero gli italiani per
le loro specifiche competenze in materia, o a quella di
S.Pietroburgo, ove la zarina volle assicurarsi la ben nota maestria
artistica italiana. Secondariamente, la nostra emigrazione in nessun
caso potè considerarsi un'invasione, in quanto contribuì
grandemente alla storia, alla costruzione e al miglioramento dei
paesi ospitanti (basti pensare all'Argentina e all'Uruguay), e senza
minimamente godere di alcuno dei proficui vantaggi che il nostro
governo elargisce invece a codesti nuovi arrivati caricandone le
ingenti spese sulle spalle dei contribuenti italiani ridotti al
“fesso che paga”; migranti che, salvo rari casi, non hanno
nessuna particolare competenza e non hanno contribuito in nessun modo
alla storia e alla costruzione della nazione italiana, la quale
rimane per essi un'entità estranea, un semplice luogo geografico ove
abitare, e di cui si mostrano sovente lontani dal voler imparare e
rispettare la millenaria splendida civiltà. Il fatto che vi sia una
minoranza che invece si integra e si vuole integrare, e noi ne siamo
lieti, non toglie il problema di base, e cioè che un paese piccolo
come l'Italia, privo di materie prime, politicamente debole,
impoverito dalla crisi, angustiato da ricorrenti calamità naturali e
da molti altri problemi, è costretto a soggiacere da anni a
un'intollerabile invasione imposta con tracotanza dal governo ai
legittimi abitanti, per “accogliere” la quale si ventila
addirittura una futura legge di requisizione forzata di edifici.</span></span></div>
<div align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">A
questo punto mi sovviene un bell'episodio del nostro glorioso
Risorgimento: la storia di un bambino sudanese di 5 anni, fatto
schiavo nella tragica tratta degli schiavi che in Africa era la
regola e in cui i musulmani d'Egitto avevano la loro parte. Dopo il
sanguinoso massacro della sua famiglia, l'incendio del villaggio e
una drammatica marcia forzata in catene, l'infelice bambino venne
“comprato”, per essere liberato, da un esule piemontese,
carbonaro, condannato all'ergastolo e rifugiato in Egitto con molti
altri patrioti italiani a seguito dei moti risorgimentali del 1821:
il dottor Luigi Castagnone, che sarà poi il suo padre adottivo.
Questi gli insegnò a leggere, a scrivere, a parlare italiano, e
quindi lo portò con sè in Italia nel 1837, a seguito della grazia
concessa da Re Carlo Alberto, salito al trono nel 1831. Qui, il
bambino fu educato in varie discipline e battezzato dal Vescovo di
Asti Michele Amatore, di cui assunse il nome, facendosi apprezzare
per le sue virtù, la sua intelligenza, la sua lealtà, la sua
modestia, e ottenendo subito la cittadinanza. Rientrato in Africa da
adulto per cercare di aiutare il paese natìo con leciti commerci,
poiché l'Italia aveva nondimeno bisogno di aiuto, si precipitò
immediatamente a combattere, entrando nei bersaglieri e partecipando
a tutte e tre le guerre d'indipendenza nazionale ove si meritò
medaglie ed encomi, tra cui la croce di bronzo prussiana. Distintosi
anche nella lotta contro i feroci briganti meridionali al soldo dei
Borboni, si prodigò dipoi nell'epidemia di colera che funestò la
Sicilia nel 1866, quando le autorità del Regno d'Italia coi
Carabinieri in testa, incuranti di ogni rischio, rimasero giorno e
notte al proprio posto tra i malati (disinfettando, curando,
assistendo i moribondi, seppellendo i morti, esortando la gente a
prendere le medicine, consolando i superstiti, etc.) mentre molti
scappavano presi dal panico e dalla disperazione. In quell'occasione
egli ottenne dal Re Vittorio Emanuele II la medaglia di benemerito
della salute pubblica. Perfettamente integrato nella Patria adottiva,
circondato dalla stima e dall'affetto unanimi, invitato nei salotti
per la sua brillante e acuta conversazione, richiesto di consigli,
sposò la milanese Rosetta Brambilla, volendo infine trascorrere la
pensione (anticipata per motivi di salute) a Rosignano Monferrato in
provincia di Alessandria, accanto al padre adottivo, vicino al quale
è tuttora sepolto. Il caso di Michele Amatore del resto non era
l'unico: altri ragazzi negri si trovavano in Italia a quei tempi,
perchè liberati dalla schiavitù che imperversava nel loro
continente.</span></span></div>
<div align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Però,
come ognuno può vedere, tutto ciò è l'antitesi di quel che oggi ci
stanno imponendo con malagrazia, arroganza e supponenza, perfino
accusandoci di essere “razzisti”. Il bambino sudanese del
Risorgimento rappresenta il rovescio di ciò a cui siamo costretti ad
assistere giornalmente, nell'imperversare di un'accoglienza
illimitata, insensata e incontrollata che costituisce una vera e
propria violenza contro gli italiani e anche una mancanza di rispetto
per i migranti, spinti in massa ad abbandonare la propria Patria. Nè
è difficile dedurre cosa penserebbe il nostro Michele Amatore di
tutto questo caos che di misericordioso non ha nulla, e dell'aumento
esponenziale della meningite in concomitanza con l'arrivo massiccio e
irresponsabile di africani dalla cintura subsahariana, che è
chiamata non a caso la “cintura della meningite”. Tutto questo
non è misericordia, bensì negazione del diritto, della democrazia e
del buon senso. Tutto ciò è negazione del Risorgimento.</span></span></div>
<div align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Ma
fino a quando dal basso si continuerà ad abboccare al
catto-comunismo in tutte le sue diramazioni riciclate, riscaldate e
riesumate, in tutte le sue tentacolari propaggini consumiste,
mondialiste, europeiste, buoniste, islamiste, “genderiste”,
papaliste e autoritarie che stanno causando danni incalcolabili,
finchè non si capirà che tutta una corona di finti antagonisti gira
attorno al tavolo delle spartizioni del potere, non si concluderà
assolutamente nulla. Se la nuova versione dei comunisti riesumati
dalla tomba del crollo del muro di Berlino è altrettanto odiosa e
insopportabile della prima, non meno odiosa è la complicità di
quella parte non trascurabile d'italiani che finge di non vedere, e
sembra anzi gioire della decadenza dell'Italia cui è ben lieta di
sostituire un'europa che esiste solo nell'immaginazione adulterata
indotta dai media, la stessa che ha bendato gli occhi mentre Renzi
regalava un intero tratto di mar Tirreno alla gongolante Francia,
provocando vive proteste puntualmente insabbiate.</span></span></div>
<div align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">In
questo bel clima, possiamo immaginare cosa significhi “l'educazione
alla democrazia” (una curiosa democrazia senza elezioni) introdotta
ultimamente nelle scuole dal MIUR (il Ministero dell’Istruzione,
dell’Università e della Ricerca, fondato a suo tempo da Cavour per
l’elevato fine dell'alfabetizzazione degli Italiani, e divenuto il
solito strumento politico in mano ai soliti): significa il pensiero
unico sovranazionale. Lo stesso che ha venduto l’Ilva agli indiani,
ha smanganellato gli operai delle leggendarie acciaierie di Terni
fondate dal Regno d'Italia, e portato agli stipendi più bassi e alle
tasse più alte d’Europa. Lo stesso che ha condannato un tale a non
mettere piede per 5 anni a Roma perché aveva osato esporre uno
striscione contro la Boldrini davanti a Montecitorio. Lo stesso che
permette al presidente della regione Lombardia Maroni, che non ha mai
mosso un dito contro l'immigrazione e si è seduto eccome alla tavola
imbandita del potere, d'indire un referendum del piffero
sull'autonomia della Lombardia assieme ai suoi esaltati comparucci
veneti, quelli che dicono che il referendum del 1866 era truccato,
quando il Veneto aveva votato per conto suo l'annessione al Piemonte,
senza che nessuno gliel'avesse chiesto, diciotto anni prima.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Costruire
il nuovo in queste condizioni sembra impossibile, anche se
dall’Italia, talvolta, è venuto l’impossibile. Ma gli italiani
dissidenti e protestanti, a differenza delle altre nazioni d'Europa,
non solidarizzano, non si organizzano, non si uniscono, non si
conoscono. Non ne hanno il tempo, non ne hanno la forza, non ne hanno
il coraggio, e, forse, le capacità. L'area della cosiddetta destra,
pur ricca di tante persone valide, è purtroppo ingombra di
personaggi ambigui, che anziché fare chiarezza, aggiungono
confusione e disorientamento a quello che già c'è, e dunque sono
fatalmente inconcludenti. Il risultato è che tutte le nazioni
d'europa hanno un partito nazionalista-sovranista tranne l'Italia.
Basta guardarsi in giro per concludere che non salterà fuori nessuna
rosa di personaggi eccezionali in grado di imporsi sull’apparato
pletorico e asfittico di coloro che ci comandano e sull'inconsistenza
di coloro che dovrebbero opporsi ma sono più evanescenti della fata
Morgana: non nascerà nessun Mazzini, nessun Garibaldi, nessun Cavour
e nessun Re che guida gli italiani in battaglia contro il colosso
austriaco. Il Risorgimento non si ripeterà in una nazione che l'ha
comunque infamato, fosse pure ad opera di pigmei che ostentano la
cultura storica che non hanno, e dovrebbero piuttosto parlare dei
loro hobbies preferiti nel circoletto di amici al bar dello sport.
Prefigurare in queste condizioni il ripetersi del miracolo del XIX°
secolo è illusionismo. Il futuro non lo conosce nessuno e si può
soltanto vaticinare, ma in definitiva ogni popolo ha il destino che
si merita, e però, anche se il popolo italiano attuale si
meriterebbe di essere estromesso dalla Storia nazionale per non
essersi dimostrato all'altezza degli illustri antenati che tanto
fecero per l'Italia, personalmente auspico che sopraggiunga un giorno
l'aurora della liberazione e del riscatto per tutti gli italiani di
buona volontà, che, almeno, in questa temperie, abbiano conservato
la lucerna della fede nei destini ultimi della Patria.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-top: 0.42cm; page-break-after: avoid;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><i>Maria
Cipriano</i></span></span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/06795754012146158496noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6910423129426372825.post-59879514742062814932017-05-13T05:50:00.000-07:002017-05-13T23:59:48.504-07:00OPZIONI 1939 - 1989<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br />
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">
</span></span>
<br />
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><i>Ritorniamo
a parlare dell'Alto Adige e lo facciamo approfondendo un argomento
poco conosciuto: le opzioni del 1939. </i></span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><i>A
seguito dell' Anschlu<span style="font-family: "georgia" , serif;">ß</span>
dell'Austria al Reich tedesco, il governo italiano si trovò di
fronte ad una situazione difficile da gestire nella provincia
atesina. La popolazione di lingua tedesca, fino al momento ben
inserita all'interno dello Stato italiano, cominciò a guardare con
interesse verso la Germania di Hitler.</i></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><i>L'Italia,
da poco alleata della Germania, per dirimere la questione offrì la
possibilità ai cittadini dell'Alto Adige di optare per l'uno o per
l'altro Stato. </i></span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><i>In
occasione del 50° anniversario delle opzioni uscì, nel 1989, un
libello a cura del Gruppo di Studio Isarcus, animato dal nostro
fondatore Ferruccio Bravi e interamente incentrato sulla questione. </i></span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><i>Lo
riproponiamo oggi con l'intento di riaccendere i riflettori su quella
pagina di storia. Pagina che mette in risalto il differente modo che
ebbe l'Italia nella gestione delle minoranze linguistiche e che
ridimensiona inoltre diversi luoghi comuni sull'interesse tedesco nei
riguardi dei territori alto-atesini. Questa è l'ennesima riprova di
come la storia sia ben più complicata di quanto si possa credere.
Per concludere vorremmo evidenziare che soltanto pochi anni dopo i
nostri connazionali istriani e giuliano-dalmati non ebbero a
disposizione alcuna possibilità di scelta: non ci furono opzioni, ma
solo la vendetta feroce delle bande titine.</i></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><i>Auguriamo
a tutti una proficua lettura</i></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="RIGHT" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">Gruppo
di Studio Avser</span></span></span></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgOZb6ztWpAZinqgehTzmL8vXXNxw7NYEppdrh0io7FUn28Yre-o2Zv841AcXO7URkc2r2IJ3D1O6OUye4lWyklBvKJ0GcJHbaKO301tQYku0z5TpW1khBfFN3sH67geLLVlg1be1B2kiPZ/s1600/Opzioni+1939+-+1989+Copertina.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgOZb6ztWpAZinqgehTzmL8vXXNxw7NYEppdrh0io7FUn28Yre-o2Zv841AcXO7URkc2r2IJ3D1O6OUye4lWyklBvKJ0GcJHbaKO301tQYku0z5TpW1khBfFN3sH67geLLVlg1be1B2kiPZ/s400/Opzioni+1939+-+1989+Copertina.JPG" width="286" /></a></div>
<br />
<br />
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">CINQUANT'ANNI
DOPO</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Finalmente,
a mezzo secolo di distanza, si può parlare in modo obiettivo e
pacato della tragedia che nel 1939 sconvolse l'Alto Adige. Il termine
«tragedia» non è spropositato se si considera l'esperienza
dolorosa d'una comunità che decide di abbandonare la terra alla
quale era tenacemente legata per andare a vivere, a soffrire e in
molti casi a morire in terra straniera. Tragedia, anche se l'esodo
dei Sudtirolesi non è da paragonarsi a quello ben più massiccio
degli Istriani e dei Dalmati o alla diaspora dei 14 milioni di
tedeschi orientali cacciati senza alcun indennizzo: infatti i
sudtirolesi che avevano abbandonato il loro paese vi ritornarono e,
anziché essere mortificati, ottennero anche speciali diritti e
privilegi che non sarebbero mai stati concessi dall'Italia di allora.
</span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Le
cosiddette «opzioni» furono conseguenza di un accordo, fra l'Italia
fascista e la Germania hitleriana. In base a tale accordo coloro che
con brutta e inesatta espressione eran detti «allogeni» (la
corretta definizione sarebbe «alloglotti»); potevano esercitare la
facoltà di optare fra la cittadinanza germanica e il mantenimento
della cittadinanza italiana. Nel primo caso l'optante sarebbe andato
a stabilirsi nel territorio del Reich, previo indennizzo, equo, delle
proprietà che non potevano essere trasferite; nel secondo poteva
rimanere nella sua terra con tutti i diritti e i doveri che
competevano ai cittadini italiani.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Tra
questi diritti non era contemplata, purtroppo, la facoltà di poter
usare la lingua tedesca nella scuola e nei pubblici uffici, poiché
in Italia - Stato unitario e non plurinazionale - mancava del tutto
una normativa a tutela delle minoranze linguistiche. Anche se il
governo fosse stato democratico, l'uso del tedesco nella nostra
provincia non sarebbe stato tollerato più di quanto non fosse sotto
il regime fascista che lo consentiva nella stampa di almanacchi e
giornali locali, oltre che nell'insegnamento religioso. In quel
periodo, che la rapidità dei mutamenti ci fa sembrare distante
anni-luce anziché cinque decenni, l'apertura ai problemi delle
minoranze era scarsissima, anche in paesi di reputata esemplare
democraticità. Ad esempio la Francia, paese tuttora rigidamente
monolinguistico. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Il
nostro Vico definisce acritica e antistorica la tendenza a giudicare
con il metro d' oggi gli avvenimenti di ieri. Parlare di «catacombe»
e di «diritti conculcati» nel Sudtirolo fra le due guerre è
comunque fuori di proposito; è quanto meno eccessivo, anzi suona
ridicolo solo che si pensi a certo «collaborazionismo» di vaste
fasce della popolazione, solo che si pensi alla professione di fede
fascista di importanti famiglie atesine, vuoi per convenienza, vuoi
per convinzione, vuoi per tutte e due le cose, come spesso avviene
nelle vicende umane. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">La
parziale adesione al fascismo può anche far sorridere, ma quella ben
più massiccia al nazismo lascia seriamente perplessi. Perché in fin
dei conti le «provvidenze di regime» (ONMI, colonie marine, etc.) e
la carica di podestà non eran cose proprio da buttar via e molti se
ne accontentavano al di qua come al di là della stretta di Salorno;
ma chi non se ne contentava e guardava ad Hitler come ad un
liberatore era del tutto fuori della realtà o fingeva di ignorare
ciò che sapeva benissimo.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Concediamo
che a quei tempi Hitler non appariva il diavolo oggi dipinto: però
il suo sovrano disprezzo per Sudtirolo e Sudtirolesi era più che
manifesto. Di certo non tutti gli atesini erano a conoscenza d'un
certo articolo in cui il F<span style="font-family: "georgia" , serif;">ü</span>hrer
assicurava che avrebbe prontamente fatto arrestare e riconsegnare
all'Italia un eventuale emulo di Andreas Hofer; ma molti di loro
avevano sullo scaffale della Stube il <i>Mein Kampf</i>, volume
allora diffusissimo, anche in edizione italiana di cui circolavano
più di centomila copie. Ebbene, in quel volume che molti leggevano
come la Bibbia, Hitler aveva espresso in chiare lettere che teneva
molto di più all'amicizia con l'Italia che non al riscatto del
Sudtirolo. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Diciamolo
pure: l'accordo sulle opzioni venne stipulato con una buona dose di
cinismo. Da parte fascista si calcolava che ad andarsene, dietro ai
diecimila stranieri indesiderati per i quali era sorto il problema,
sarebbero state solo poche migliaia di malcontenti e di antifascisti
irriducibili; da parte nazista si desiderava invece un'opzione
pressoché totale, in vista del recupero delle terre tedesche
dell'est dove gli oppressi sudtirolesi sarebbero stati utilizzati ad
opprimere a loro volta altre minoranze. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Ufficialmente
l'opzione doveva essere libera, con divieto d'ogni forma di
propaganda pro o contro. La parte italiana si attenne rigorosamente
ai patti, almeno in primo tempo; ma quella tedesca si adoperò fin
dal principio per indurre i sudtirolesi a optare in massa per il
Reich. Allo scopo servì ogni mezzo, dal terrorismo alla persuasione
occulta. I gerarchi nazisti non si vergognarono di esercitare essi
stessi quei ricatti psicologici e quei subdoli espedienti
elettoralistici che il loro Führer aveva bollato a fuoco nel <i>Mein
Kampf</i> come «degenerazione democratica». </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">I
cosiddetti <i>Dableiber</i>, cioè quelli che avevano scelto di
restare in Italia, dovevano subire il disprezzo e l'isolamento da
parte di parenti e compaesani che avevano optato per il Reich
nazista; eran messi alla berlina con epigrammi e canzonette oscene e
non di rado si ritrovavano con il fienile incendiato.
All'intimidazione si aggiungeva la menzogna spicciola. Fra l'altro si
faceva circolare insistente la voce che il regime era intenzionato a
deportare nel Meridione e in A.O.I. i sudtirolesi che non fossero
espatriati. La diceria correva di bocca in bocca, amplificata da
agenti del Reich e anche di paesi terzi interessati a creare motivi
di frizione fra i due regimi. A ben poco valsero le smentite a mezzo
stampa contro l'arrogante propaganda nazista che imperversava in
tutto il territorio. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Quando
una delegazione di <i>Dableiber</i> si risolse a chiedere una udienza
chiarificatrice a Mussolini, il capo della polizia del Reich,
Himmler, protestò con una vibrata lettera presso il collega italiano
Bocchini, dicendosi indignato per la violazione dell'accordo sulla
propaganda. A tanto si può spingere certa improntitudine. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">L'incontro,
rinviato all'ultimo minuto, ebbe luogo ad opzioni ormai concluse,
quando tutto il latte era già stato versato. Le smentite ebbero
scarsa efficacia, almeno fino a quando nella Prefettura di Bolzano,
nel febbraio 1940 vi fu un importante avvicendamento: al Prefetto
Giuseppe Mastromattei, destinato ad altro incarico, subentrava
Agostino Podestà. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Il
nuovo Prefetto, giovanissimo, era ben convinto dell'italianità della
nostra provincia e la volle, anzi, documentata nei tre poderosi
volumi <i>Alto Adige - Alcuni documenti del passato</i>: ma era anche
rispettoso delle tradizioni locali e seppe creare dal nulla i
presupposti d'un dialogo e di una convivenza senza sospetti. Restaurò
di fatto l'autorità dello Stato, togliendo l'iniziativa ai nazisti e
smentendo le voci tendenziose della loro propaganda; andò di valle
in valle, soffermandosi nei paesi, avvicinando con umanità la gente
comune e i notabili, dando loro animo e fugando il dubbio; e protesse
i <i>Dableiber</i> dalle violenze degli «Auswanderer», noncurante
dei nazisti che lo accusavano di violare i patti. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">S.E.
Podestà aveva svolto un'opera meritoria, ma purtroppo tardiva e di
limitata efficacia, avendo soltanto impedito un ulteriore
assottigliarsi del già esiguo numero dei sudtirolesi che volevano
restare italiani. I suoi meriti sono riconosciuti anche da autorevoli
<i>Dableiber</i> come Friedl Volgger - nelle sue memorie dal titolo
<i>Sudtirolo al bivio -</i> e, ora, dagli organizzatori della
stupenda mostra «Option-Heimat-Opzioni» che una volta tanto hanno
saputo affrontare il difficile tema con raro equilibrio. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">La
Mostra, aperta dal 18 novembre '89 al 24 febbraio 1990 nei locali del
Museo d'Arte Moderna di Bolzano (vecchio Ospedale, in via Sernesi)
mette a nudo una realtà che non si può sbrigativamente liquidare
attribuendo tutte le colpe ad una sola delle due parti, dimenticando
che «la ragione o il torto - come ammonisce il Manzoni - non si
dividono mai con taglio cosi netto che ogni parte abbia soltanto
dell'uno o dell'altro». Il maggior merito di questa obiettiva
rassegna storica è la manifesta volontà di porre finalmente una
pietra sopra gli antichi risentimenti. Non si può protrarre
all'infinito il conto delle colpe e degli errori del passato, né si
può continuare a frugare fra le pieghe della storia per giustificare
le colpe e gli errori del presente. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Se
proprio si dovrà cercare nel passato, non sarà per trovare alibi -
ché per ogni azione, anche la più vergognosa, una giustificazione
si potrà sempre allegare - ma per giovarci dell'insegnamento della
storia, per penetrare nella logica delle marche di confine di cui
bisogna conoscere la problematica, eternamente oscillante da un
opposto all'altro: dai moti irredentistici spesso strumentalizzati,
alla volontà di assorbire una minoranza allogena o - paradossalmente
- non allogena rassegnata a perdere la sua identità; dalla legittima
difesa dell'integrità territoriale al cedimento che tende a creare
le premesse d'un distacco «indolore» o magari ad una soluzione
«europea» che cancellando le identità nazionali dia spazio alle
«realtà regionali». Da questo altalenare nasce una instabilità
con scelte obbligate per cui spesso la minoranza deve decidersi fra
l'esser pecora o lupo e lo Stato fra l'essere «golpe e lione»,
ovvero non essere né questo, né quello, e quindi non essere
affatto. Cosi è accaduto e continua ad accadere in Italia e anche
fuori. Son cose che succedono anche nelle migliori famiglie. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">C'è
chi si straccia le vesti o adduce necessità contingenti e
motivazioni remote, a seconda di dove si trovi il tartassato. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Non
serve arrampicarsi sui vetri o nascondersi dietro la propria ombra,
per amor di tesi. Occorre mettersi nei panni del tartassato, non
importa quale, quando e dove: non importa la nazionalità o
l'ideologia. Che il tartassato sia il tedesco di Bolzano ieri o
quello di K<span style="font-family: "georgia" , serif;">ö</span>nigsberg oggi, sia
l'italiano del Ticino ieri o quello di Bolzano, di Fiume, di Zara
oggi, noi ci sentiamo dalla sua parte. E se per disgrazia ci fossimo
trovati dalla parte dell'oppressore, ne saremmo pentiti, onestamente,
o ne avremmo almeno vergogna. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Per
questo apprezziamo la pellicola <i>Verkaufte Heimat</i> («Patria
venduta») con cui Karin Brandauer ha voluto celebrare la ricorrenza
cinquantenaria. Ci piace la regia ci piacciono gli interpreti, e
soprattutto ci piace la splendida Christina Mayr a fianco del
simpatico Paolo Magagna perché convincenti nel mostrare come con un
po' di comprensione e d'affetto reciproco si può costruire la
convivenza fra i due gruppi linguistici.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">DI
CHI LA COLPA</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">L'Italia
avrebbe potuto risolvere la questione atesina con un colpo di spugna,
semplicemente «cacciando in blocco gli alto-atesini e confiscando le
loro proprietà come aveva già fatto la Polonia nei confronti di
centomila tedeschi». Lo disse Hitler nel '32 a un fuoriuscito
sudtirolese per richiamarlo alla realtà (Corsini-Lill, 295). </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Una
soluzione del genere non fu mai progettata nel nostro paese. L'idea
di trasferire in massa le minoranze tedesche e slave nelle rispettive
nazioni di appartenenza non fu mai seriamente considerata. L'Italia
ha sempre respinto rimedi estremi come quelli praticati da altri
paesi - la Grecia, la Turchia, la Russia, la Polonia - che
eliminarono con l'esodo totale il problema degli allogeni; ha
preferito piuttosto seguire l'esempio della Francia che non
estromette le minoranze, ma le assimila. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">L'assimilazione
era la via suggerita da Ettore Tolomei, il quale la intendeva non
proprio come la si intende oggi (quando, ad es. un gardenese o un
trentino si fa tedesco e taglia le proprie radici), bensì come
«viaggio di ritorno»: cioè, come «restituzione» di una identità
che le genti latine dell'Alto Adige avevano perduto sotto la lunga
dominazione austriaca. Il principio è discutibile, ma non
condannabile. Al Tolomei, si deve rimproverare non tanto l'aver
accanitamente perseguito questo obiettivo, quanto invece l'essersi
acconciato alla soluzione dell'esodo completo quando, nel 1939, i
suoi disegni furono scavalcati dai fatti. E attirò su di sé tanto
odio, da essere deportato nel campo di Dachau e dannato in memoria.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Nessuno
aveva mai pensato seriamente all'esodo prima dell'<i>Anschlu</i><span style="font-family: "georgia" , serif;"><i>ß</i></span>
del 1938; ma appena il Regno d'Italia venne a trovarsi a confine con
il Reich di Hitler la possibilità d'un trasferimento degli
«allogeni» fu più volte ventilata. Le prime avvisaglie risalgono
infatti alla primavera di quell'anno: le troviamo in un Memorandum
del 24 marzo sottoscritto dal Console generale del Reich Max Lorenz
(Corsini-Lill, 275) e in un appunto di poco posteriore (3 aprile)
conservatoci nel Diario di Ciano. Il conte Ciano, allora Ministro
degli Affari Esteri, non escludeva l'eventualità di «restituire»
gli atesini di lingua tedesca alla Germania: a suo vedere, essendo
l'Alto Adige terra geograficamente italiana e non potendosi spostare
le montagne e il corso dei fiumi, conveniva traslocare gli uomini
(<i>Diario</i>, p. Corsini-Lill, 301). </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Fra
il dire e il fare c'era una buona distesa di mare. Ma qualcuno trovo
modo di campare arditi ponti sulla malferma dichiarazione di Ciano. E
di campata in campata un autore arriva ad affermare che «il
proposito di allontanare la minoranza tedesca è stato tenacemente
perseguito da parte italiana e la possibilità di realizzarlo si
offerse al governo fascista come contropartita alla sua acquiescenza
all' <i>Anschlu</i><span style="font-family: "georgia" , serif;"><i>ß </i></span>(
(Schmitz-Esser, 1, 101) : un mercato tutto da provare e quanto al
proposito «tenacemente perseguito» bene obietta altro autore che un
progetto del genere, posto che vi fosse, «non ebbe a tradursi mai in
una prospettiva concreta d'azione» e «non dette luogo nemmeno ad
una tendenza diffusa in seno alle sfere dirigenti italiane, né in
quel momento, né durante lo stesso periodo fascista» (Toscano,
199). </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">E
se di necessità l'Italia avesse dovuto adottare un provvedimento
d'espulsione, esso non avrebbe comunque colpito una intera comunità,
ma solo un limitato numero di individui, al più diecimila cittadini
stranieri indesiderati e qualche migliaio di «allogeni»
irriducibilmente ostili. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Su
questo punto l'Italia, fascista o no, deve essere assolta. E non
sembra nemmeno che si possa rimproverare allo Stato italiano di avere
abbandonato alla loro sorte coloro che per istigazione nazista gli
voltavano le spalle. Osserva il Battisti che, quando una minoranza
allevata col veleno del <i>S</i><span style="font-family: "georgia" , serif;"><i>ü</i></span><i>dtiroler
Volksbund</i> fa per un ventennio una vera e propria guerra fredda ad
un popolo di 45 milioni essa non può pretendere, in periodo di
fascismo e di nazismo, che lo Stato se ne preoccupi più di tanto.
«Chi ha messo in crisi l'Alto Adige ed è responsabile delle opzioni
è in ultima analisi il <i>S</i><span style="font-family: "georgia" , serif;"><i>ü</i></span><i>dtiroler
Volksbund</i>». Parole decisamente severe, quelle del Battisti, ma
aderenti alla dura realtà di allora. Una realtà che in parte
sopravvive ancor oggi, ma con soddisfazione di tutti va sfumando per
manifesti segni di schiarita.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjH45HB7zeZi_rn1NdKfFSmyqHBtGz2YOWBYM4i7Z56yTyyDLg3DpSfaYPHxOGk0kL6A5y_-Wf7S4UTRjxn3_6C7RXAKZ5-f8s_aY4JNQ_9RcPMJ4yuAHbJVISGr4YbzUEGHGsgVzYzmS85/s1600/20170501_093432.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjH45HB7zeZi_rn1NdKfFSmyqHBtGz2YOWBYM4i7Z56yTyyDLg3DpSfaYPHxOGk0kL6A5y_-Wf7S4UTRjxn3_6C7RXAKZ5-f8s_aY4JNQ_9RcPMJ4yuAHbJVISGr4YbzUEGHGsgVzYzmS85/s640/20170501_093432.jpg" width="480" /></a></span></span></div>
<br />
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">LA
CONDOTTA DELL'ITALIA</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Roma
e Bolzano non erano in sintonia neanche al tempo del fascismo. Cosi,
nel '39, a Roma si auspicava una larga opzione per l'Italia che
smentisse l'asserita disaffezione di gran parte della comunità di
lingua tedesca, mentre a Bolzano si sperava in un esodo massiccio che
liquidasse in modo risolutivo il problema d'una convivenza
impossibile. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Vivere
accanto non è lo stesso che vivere insieme ed è umano che ciascuno
desideri che l'altro tolga l'incomodo. Non si può negare che molti
di noi intendessero le opzioni come l'occasione d'oro per chiudere il
problema una volta per tutte e deplorassero poi la revisione
degasperiana come una iattura che avrebbe riaperto la piaga. È una
mentalità parallela a quella dell'alloglotto irriducibile che
intende l'autonomia come il mezzo più spiccio per cacciare dal
«sacro suolo sudtirolese» chiunque vi parli ancora italiano, non
importa se vi sia nato o stabilito da tanti anni. Possiamo
rallegrarci comunque che certo oltranzismo, dalla nostra come dalla
loro parte, sia in fase di superamento. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Tornando
alle opzioni va detto che malgrado la diversità di vedute la
condotta italiana fu lineare, nella capitale come nel capoluogo
atesino, almeno a livello d'autorità. Se un peccato vi fu, esso fu
il peccato di sempre: una ingenuità a volte imperdonabile, per non
dire colpevole, alla quale faceva riscontro la malizia
dell'interlocutore. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Autorità
e stampa fecero il possibile per rassicurare quanti intendevano
restare tranquilli a lavorare nella loro terra, smentendo decisamente
la voce di un trasferimento in altre province o nell'A.O.I. Ad una
«chiarificazione» in tal senso pubblicata dal Prefetto Mastromattei
nel periodico «Atesia Augusta» (5 agosto '39) seguì, parecchi mesi
dopo, la nota «allocuzione» del Capo del governo. Era questa
l'attesa risposta all'indirizzo che l'avvocato Max Markart aveva
rivolto a Mussolini durante l'udienza concessa ad una delegazione di
optanti per l'Italia (Option, 265).</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: small;">Il
dott. Max Markart fu l'ultimo sindaco di Merano democraticamente
eletto nel 1922. Nominato Commissario straordinario per
l'amministrazione del comune, fu poi podestà fino al 1935. Come
altri alloglotti era stato inserito nella vita pubblica come elemento
idoneo e maturo, secondo l'intendimento di Mussolini (<span style="font-family: "georgia" , serif;">«Istruzioni
di M. al Prefetto Ricci», 15 gennaio 1927. - R. De Felice,
</span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><i>Mussolini, il fascista, </i></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-style: normal;">500).</span></span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Il
Battisti definisce la dichiarazione di Mussolini «franca e univoca,
ma tardiva» (<b>2</b>, 35): in effetti fu espressa quando i nazisti,
che la sapevan lunga, avevano già tratto ogni possibile vantaggio
dalla scarsa informazione di Roma. «Il lupo sa i fatti dell'agnello
meglio dell'agnello» soleva dire il Tolomei, a sottolineare la
cronica incompetenza romana sulle faccende alto-atesine. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">L'indirizzo
del Markart e la risposta di Mussolini ci persuadono che da parte
italiana l'esodo in massa non era affatto desiderato e nemmeno
previsto. Fin verso la chiusura delle opzioni l'ascendente delle
sirene naziste su gran parte dei sudtirolesi fu decisamente
sottovalutato: a richiamare i nostri alla realtà non servi neanche
l'eloquenza delle cifre che sul finire del '39 assegnavano una
schiacciante maggioranza agli optanti per il Reich. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Chi
scorre il testo dei due documenti - qui riprodotti in appendice -
coglie appena un'eco di quella realtà, un'eco fievole, sommersa dal
martellare della retorica del tempo. Si respira, nelle parole
dell'uno e dell'altro, un clima di normalità e di sicurezza pur
giustificato da una solida economia e da grandi opere pubbliche; vi
si sente soprattutto una sconfinata fiducia nel futuro. Chi non
credeva, allora, nel promesso avvenire di «tranquillità, ordine,
benessere»?</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Eravamo
al 21 marzo 1940 e nessuno sentiva ancora l'appressarsi del principio
della fine: ancora poche settimane e tutto, opere e progetti, ideali
e speranze, tutto sarebbe stato travolto dalla guerra.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgImHEmAiW-xzi0gTSyoQ0iRh_aEzMjAH77cs4a3xjdCnEweuIghn9VX4EcFm20d8ELcJmZ-L22Pk80naK2UwjEIozH3hT6tToH9UAFDlPKqNuZKFHkHsfC7Owr8auAjTUYbOcxDhoUaucr/s1600/20170501_093454.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgImHEmAiW-xzi0gTSyoQ0iRh_aEzMjAH77cs4a3xjdCnEweuIghn9VX4EcFm20d8ELcJmZ-L22Pk80naK2UwjEIozH3hT6tToH9UAFDlPKqNuZKFHkHsfC7Owr8auAjTUYbOcxDhoUaucr/s640/20170501_093454.jpg" width="480" /></a></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">IL
CONTEGNO DEI NAZISTI</span></span><br />
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Voci
di un'annessione dell'Alto Adige alla Germania nazista furono diffuse
nei mesi che seguirono l'«Anschlu<span style="font-family: "georgia" , serif;">ß</span>»,
ossia l'annessione dell'Austria al Grande Reich, proclamata il 13
marzo 1938. Incidenti si verificarono nella nostra provincia fra
cittadini germanici ed esponenti del partito fascista, stando ad un
rapporto del Federale di Bolzano in data A ottobre 1938
(Corsini-Lill, 272). Fra l'altro il capostazione di Corces e suo
figlio furono aggrediti e feriti da elementi nazisti, a loro volta
affrontati da fascisti provenienti da Merano e dintorni: nello
scontro furono sparati anche colpi d'arma da fuoco e dalla parte
germanica ci scappò il morto. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Le
voci, sparse a scopo provocatorio, erano manifestamente infondate, e
a smentirle poteva bastare la solenne dichiarazione di Hitler: «È
mia incrollabile volontà ed è anche mio testamento politico al
popolo tedesco, che consideri intangibile per sempre la frontiera
delle Alpi eretta fra noi dalla Natura». La dichiarazione era stata
resa pubblica a Palazzo Venezia il 7 maggio 1938 e i due dittatori,
notoriamente astemi, l'avevan resa solenne levando il calice
(Corsini-Lill, 268). L'inviolabilità del confine rappresentava la
premessa al «Patto d'Acciaio» stretto di lì ad un anno a Berlino,
a coronare quell'alleanza con l'Italia che da tempo era nei progetti
di Hitler. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">La
dichiarazione fugava ogni sospetto, ma lasciava insoluto il problema
sostanziale, quello d'una comunità in parte ostile all'Italia e
istigata di continuo. Occorreva allontanare dall'Alto Adige gli
agenti provocatori e su questo punto anche Hitler era d' accordo: si
sarebbe ripresi i diecimila cittadini germanici residenti nella
nostra provincia e con loro anche qualche migliaio di <i>Querulanten.</i>
Cosi G<span style="font-family: "georgia" , serif;">ö</span>ring chiamava i
sudtirolesi che scalpitavano più degli altri. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Sarebbe
stata una epurazione da poco, senza lacerazioni né drammi. Ma gli
stessi agenti provocatori ne trassero lo spunto per dare corpo a una
presunta volontà nostra di cacciare tutta la minoranza alloglotta.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Nella
storia non mancano esempi di popoli sradicati dalle loro sedi e ve ne
furono di recente soprattutto nei paesi slavi, da Stalin in poi.
Altre deportazioni erano state pianificate e portate addirittura
davanti alla Società delle Nazioni: fra esse, nel 1927, la balorda
proposta di trapiantare gli altoatesini nel Ticino e i ticinesi in
Alto Adige allo scopo di italianizzare questo e intedescare quello
(L. Lichtenst<span style="font-family: "georgia" , serif;">ä</span>dter, <i>S</i><span style="font-family: "georgia" , serif;"><i>ü</i></span><i>dtirol
und Tersiv</i>, Monaco 1927) E non fu l'unico progetto di barattare
il Ticino: si veda A. Garobbio, Gabriele D' Annunzio e i «Giovani
Ticinesi», edizione nostra, Bolzano 1989, 88-89. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Un
disegno altrettanto bizzarro e crudele fu il ventilato insediamento
degli optanti per il Reich nella Borgogna, occupata dai tedeschi nel
1940: le città di Besançon, Chalon, D<span style="font-family: "georgia" , serif;">ô</span>le,
Pontarlier e Auxonne avrebbero preso il nome di <i>Bozen, Meran,
Brixen, Bruneck </i><span style="font-style: normal;">e</span><i>
Sterzing</i>, la popolazione francese sarebbe stata cacciata e le
spese di trasferimento sarebbero state sostenute dalla Francia
sconfitta. Era la proposta di Hitler ad un Memorandum 18 giugno 1940,
inoltrato da certi sudtirolesi che proponevano invece il baratto del
Sudtirolo con Nizza e Savoia da assegnare all'Italia (<i>Option</i>,
270).</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Lo
sradicamento dei popoli è una barbarie altrui, inconsueta nel nostro
album di famiglia. Un raro episodio di casa nostra è la deportazione
degli Apuani che risale a oltre duemila anni fa. Gli Apuani erano
predoni sanguinari, guerriglieri irriducibili, «gens semper victa
semperque rebellans<span style="font-family: "georgia" , serif;">»:</span> Roma fu
riluttante nel decidere, il Senato discusse a lungo finché si
risolse ad accogliere la proposta del proconsole Bebio Tanfilo, un
oriundo etrusco che andava per le spicce e si assunse l'incarico di
trasferirli tutti nel Sannio. Fu una dura necessità imposta da una
situazione senza sbocco. Ne parla diffusamente il Pais nella sua
<i>Storia di Roma</i>.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">La
vicenda degli Apuani deportati nel Mezzogiorno doveva esser presente
nella mente di Mussolini quando affermò, ancor prima che si parlasse
di opzioni, che il problema dei sudtirolesi «si risolverebbe molto
più facilmente se essi abitassero in Puglia». Era una battuta
innocente legata alla ovvia «constatazione che i problemi della
minoranza sudtirolese erano resi più gravi dalla sua contiguità
fisica con gli Stati di omogenea nazionalità» (Corsini-Lill, 298) ;
ma qualcuno la ingigantì e cosi nacque la diceria, che i nazisti
fecero circolare insistente, d'un trasferimento oltre il Po di tutti
i sudtirolesi che non avessero optato per la Germania (Option, 155).
Si parlò anche di una «lista nera», fatta compilare dal prefetto
Mastromattei, nella quale erano elencati ventimila nomi, un primo
scaglione destinato al trasferimento giù per l'Italia o addirittura
in Etiopia (Toscano, 68). </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Queste
e altre voci correvano di bocca in bocca e gli agenti nazisti le
indirizzavano ai loro fini lasciando intendere che una opzione
totalitaria per il Reich avrebbe dimostrato la volontà dei
sudtirolesi di restare «buoni tedeschi» ; di conseguenza essi non
sarebbero dovuti nemmeno partire, perché la Germania stessa sarebbe
venuta da loro. Questo gioco subdolo coglieva l'alleato italiano del
tutto impreparato, trasformando cosi quella che poteva essere una
ritirata in una vittoria della diplomazia del Reich (Battisti, <b>2</b>,
31-32). </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Per
non essere intralciati nell'opera di propaganda, i nazisti volevano
ridurre al silenzio le ultime voci d'espressione tedesca ancora
libere nella provincia, i due fogli cattolici «Volksbote» e
«Dolomiten». Ci riuscirono solo ad opzioni concluse: il «Volksbote»
sospese infatti le pubblicazioni il 18 ottobre 1941 (Volgger, 79) e
il «Dolomiten» dopo l'armistizio badogliano, con l'occupazione
germanica. Fu introdotto un organo d'obbedienza nazista, il
«Landeszeitung» (poi «Bozner Tagblatt» che usci fino al '45
(Brunner, Cavini).</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Va
detto che in ogni circostanza, e non solo in Alto Adige, il contegno
dei germanici nei nostri riguardi fu scorretto, per non dire
ignobile. I tedeschi, e anche certi italiani, mettono quel contegno
sul conto del tradimento badogliano. Concediamo che il voltafaccia
dell'8 settembre – non per l'armistizio in sé, ma per il modo come
fu chiesto e per il rovesciamento di fronte che ne seguì -
giustifichi una reazione anche brutale; ma non è ammissibile che
debba giustificare tutto, anche la condotta arrogante e sleale tenuta
dai nazisti prima di quel tradimento. Per tale condotta, secondo
alcuni, avremmo avuto diritto di uscire al più presto da quella
funesta alleanza; altri convengono che ci si dovesse togliere quella
camicia di Nesso l'8 settembre, in obbedienza al Re; altri ancora
sostengono, e sono nel giusto, che ogni obbligo morale nei riguardi
dell'alleato è venuto meno alla fine d'aprile del '45, allorché la
parte d'Italia che non aveva tradito fu tradita nel modo più infame
dal generale nazista Wolff. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">È
storia, questa, ancor oggi incandescente e dovrebbe essere appresa
innanzitutto da certi nazistelli di casa nostra che, lontani nel
tempo e nello spazio, proclamano permanente e indissolubile la
«fedeltà al camerata germanico» e rinfacciano a noi, e solo a noi,
di non essere stati ai patti.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">La
slealtà e la tracotanza dei nazisti non sono finite con la
catastrofe del '45. Chiusa la parentesi dell'occupazione militare era
sperabile un mutamento di condotta nei riguardi dell'Italia,
soprattutto dopo che l'Italia aveva riaperto le porte, generosamente,
a coloro che se n'erano andati bestemmiandola. E invece no: altri
tedeschi, raccogliendo l'eredità nazista, e armati della stessa
malafede, hanno rimesso a nuovo gli stessi argomenti, le stesse
imposture. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Cosi
nel lontano 1946, la delegazione austriaca alla Conferenza della pace
non trovò di meglio che motivare la richiesta di «restituzione del
Sudtirolo» con gli stessi argomenti e le stesse menzogne di marca
nazista: dal «plebiscito» alla favola della minacciata deportazione
oltre Po. E ancora per anni, ricalcando la mistificazione nazista, si
continuò a gabellare per plebiscito l'adesione massiccia dei
sudtirolesi al Reich di Hitler. Ora la saggezza si fa strada e anche
la storiografia sembra orientata ad una onesta revisione, al disopra
dei condizionamenti politici e delle passioni di parte.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">INCERTEZZE
NELLA CHIESA</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Fra
la scarsa informazione del Governo italiano e la disinvolta
intraprendenza nazista si colloca la condotta incerta e non proprio
coerente delle autorità religiose in tutto il periodo delle opzioni.
</span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Non
c'era identità di vedute fra il Vaticano e le Curie di Trento e
Bressanone, né fra queste e il clero che conosceva un po' meglio la
realtà, essendo in assiduo contatto con i fedeli fortemente
condizionati in senso politico. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Hitler
non era ancora satanizzato, ma la Chiesa di Roma aveva già preso le
debite distanze da lui, ben sapendo che nei riguardi del
Cattolicesimo il dittatore tedesco era assai meno tenero del
dittatore italiano, noto a quei tempi - per definizione pontificia -
come «Uomo della Provvidenza». </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Mons.
Geisler, vescovo di Bressanone, assunse invece una posizione di
equidistanza che in fondo privilegiava il nazismo. Giudicava che nel
Reich, per il quale moltissimi si accingevano ad optare, il pericolo
per la Fede sarebbe stato «non cosi grande (...) e non più grande
che in Italia» (Corsini-Lill 324). Il contegno di Monsignore fu
loiolesco: egli seppe dissimulare il suo pensiero fino all'ultimo,
fino a quando gli toccò di optare, ed optò per il Reich di Hitler.
Prima di firmare si tolse l'anello pastorale dichiarando che come
tedesco sceglieva il Reich e come pastore andava col proprio gregge.
Questo avvenne il 25 giugno 1940, cinque giorni prima della
definitiva chiusura delle opzioni il cui termine, per il clero, era
stato prorogato al 30 giugno di quell'anno (ivi, 325). </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Meno
tortuoso, il vicario generale mons. Pompanin non nascondeva un certo
trasporto per il nazismo e «chiudeva le sue lettere con un sonante
«<i>Heil Hitler</i>» 26 (ivi, 390).</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Esplicito
e lineare fu invece il vescovo di Trento, mons. Celestino Endrici,
che andava rinfrancando contro ogni timore di trasferimento al sud
quanti intendevano restare cittadini italiani. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Parroci
e cooperatori non avevano fondati risentimenti contro l'autorità
civile italiana, la quale, instaurando il regime concordatario, aveva
dato, si una limatina agli emolumenti del clero locale: ma aveva però
portato la pace religiosa anche in Alto Adige, ed è quel che conta,
o dovrebbe contare. <b>E aveva consentito l'uso del tedesco nella
liturgia della parola e nell'insegnamento del Catechismo</b>, con
grave disappunto del Tolomei. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Il
teorico dell'assimilazione avrebbe voluto che l'uso dell'italiano non
si arrestasse alla soglia della chiesa, ma penetrasse dappertutto,
come si conveniva in uno Stato unitario; e continuava a rivangare
l'ormai nota cronistoria delle lotte sostenute dai ladini sotto
l'Austria, la quale, pur essendo uno stato plurinazionale, aveva
tentato con ogni mezzo di toglier loro l'insegnamento religioso in
lingua italiana per imporre la lingua tedesca. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Con
esemplare coerenza, i curatori d'anime atesini optavano per l'Italia
in altissima percentuale: circa l'80% nei decanati brissinesi, più
del 90% nei decanati atesini della Diocesi di Trento fra i quali
Bolzano e Merano (ibidem). Quel 10% in meno fu determinato dalla
posizione ambigua di mons. Geisler (Unterkircher). </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Nel
complesso il comportamento della Chiesa era stato responsabile e
l'Italia, per allora, poteva accontentarsi. Nondimeno, la scarsa
conoscenza dei fatti soprattutto in determinati ambienti del P.N.F.
portò a deplorevoli malintesi che sfociarono in un'aspra polemica
fra «L'Osservatore Romano» e «Il Regime Fascista», organo del
partito diretto da Farinacci. Un articolo da questi pubblicato il 24
gennaio 1940 dà la misura della disinformazione di allora: si
elogiava mons. Geisler per la sua moderazione e si rimprovaravano i
preti, specie i più giovani, accusati di essere i più scalmanati
optanti per il Reich. <span style="font-family: "georgia" , serif;">« a nulla è valsa
– concludeva l'articolista – l'opera autorevole ed ardua del
vescovo di Bressanone: i parroci dai pulpiti, dai confessionali,
dalle sacrestie hanno svolto un'opera completamente opposta».
Testuale. La verità sarebbe affiorata di lì a cinque mesi, con
sorpresa degli ambienti politici nostri e dello stesso Vaticano.</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">IL
PREFETTO CHE CAPIVA L'ALTO ADIGE</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Di
Agostino Podestà, Prefetto di Bolzano durante i due primi anni di
guerra, possiamo parlare come di un amico. Fu lui ad incoraggiare,
negli anni '60 i nostri primi tentativi di recuperare l'italianità
atesina sul piano della cultura.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Con
l'avvento del regime autonomistico i difensori dell'Italianità
culturale si erano rifugiati negli spazi, sempre più ristretti,
concessi dalla stampa locale. Ne furono estromessi negli Anni 50,
quando Taulero Zulberti fu allontanato dal quotidiano «Alto Adige»
e furono soppressi i periodici «Bolzano Nuova» e «Der Standpunkt».
Il nuovo corso non fu indolore, ebbe anzi risvolti drammatici (Maria
Leveghi, direttrice amministrativa del «Der Standpunkt», fu
stroncata da un ictus). Se da un lato il potere e la stampa da esso
controllata privilegiavano la cultura tedesca, dall'altro
l'opposizione si concentrò attorno ad un periodico italiano di
raccolta, «La Vetta d'Italia» (* 19 marzo 1960), nel quale
confluirono collaboratori di estrazione politica diversa, ma di segno
nazionale, ed anche elementi politicamente non impegnati (fra i
primi: Andrea e Pietro Mitolo, Maurizio Lorandi, Flora Leveghi,
Delfino Ardizzone, Waldimaro Fiorentino, Carlo Casali, Luigi Montali;
fra i secondi; Ferruccio Bravi, Italo Manfrini, Ida Zucchelli e
altri). La «Vetta» usci dapprima quindicinale, ma in seguito, per
crescenti difficoltà economiche, diradò sempre più l'uscita
(attualmente è trimestrale) senza peraltro lesinare lo spazio alla
documentazione dell'italianità atesina nel passato. Otto anni dopo,
ampliandosi l'attività culturale, sorse il nostro «Centro di
documentazione storica per l'Alto Adige» (* 12 ottobre 1967), rifuso
nell'attuale «Centro di Studi Atesini», con sede in Bolzano.
Riuscimmo a raccogliere adesioni fra gli studiosi, della vecchia
generazione, quali Carlo Battisti, Nicolò Rasmo, Giorgio del
Vecchio, Aurelio Garobbio, Guido Canali, Paolo Drigo, Carmelo
Trasselli, tutti più o meno conosciuti per importanti lavori
sull'Alto Adige e sui problemi dell'Arco alpino. S.E. Podestà
incoraggiò la nuova iniziativa culturale sostenendola moralmente e
materialmente. Era l'anima del Centro, l'uomo che infondeva coraggio
e speranza negli inizi difficili. La sua prematura scomparsa, sul
finire del 1969, fu evento tristissimo per tutti.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj1IRqOWgZX19nS60bu5WIvUyu1ZUknfDVRzRjUCSwdA99OO_NSavOkRzdtfhcINbK2GRFJXVbJWbaFZK1Dp5mdl6ZI1IfDWsn6ihGHE49YhnF0WeHR5d1Jjo1I4quOTTs5Rb0YUDz_ZDVc/s1600/20170501_093606.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj1IRqOWgZX19nS60bu5WIvUyu1ZUknfDVRzRjUCSwdA99OO_NSavOkRzdtfhcINbK2GRFJXVbJWbaFZK1Dp5mdl6ZI1IfDWsn6ihGHE49YhnF0WeHR5d1Jjo1I4quOTTs5Rb0YUDz_ZDVc/s640/20170501_093606.jpg" width="480" /></a></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Il
Prefetto Podestà fu un italiano alquanto atipico per i tempi dei
quali parliamo e più vicino alla mentalità dei tempi nostri. Oggi i
prefetti sono avviliti ed esautorati; ma se Bolzano avesse un Podestà
(intendo: un Prefetto con i poteri di allora) la pacifica convivenza
sarebbe una realtà invece che una tela tessuta di giorno dalla buona
volontà di alcuni e disfatta di notte dall'insipienza d'altri. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Un
italiano atipico, era Agostino Podestà, e fatto apposta per smentire
i luoghi comuni del razzismo fisiologico e ideologico: alto, occhi e
carnagione chiara, misurato nel gesto, sobrio nella parola. Come Alto
Commissario per le opzioni frequentava il console germanico piccolo e
bruno, e a vederli insieme chiunque avrebbe detto che era lui,
Podestà, il rappresentante della «razza eletta», il tedesco
sognato da Hitler. Dopo l'8 settembre una pattuglia della Wehrmacht
in rastrellamento lo colse nei pressi di Verona. L'ufficiale che lo
interrogava non voleva credere che fosse italiano. Era certo che quel
bell'esemplare «ariano» fosse una spia inglese; ma poi, chiarito
l'equivoco per una provvidenziale testimonianza, lo lasciò andare
con tante scuse. E fece malissimo, perché il prigioniero era un
pesce grosso, da giorni braccato dai nazisti, e il suo nome spiccava
in cima alla lista nera diramata a tutti i comandi del settore.
L'incauto ufficiale se ne sarà accorto quando ormai l'eccellente
ricercato era lontano e al sicuro. Son cose che succedono quando gli
eventi incalzano e la piccola burocrazia militare non riesce a tenere
il passo. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Agostino
Podestà era colto, signorile e umano. Si può essere tutto questo e
anche fascista? Era stato volontario delle CC.NN. in Africa Orientale
ed era il fiore all'occhiello per il regime di allora che dopo breve
«rodaggio» l'aveva mandato a Bolzano. Era il più giovane prefetto
d'Italia. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Quando
assunse l'incarico la sede della Prefettura era al terzo piano del
Palazzo del Governo, presso la stazione ferroviaria. Quel severo
edificio neorinascimentale sarebbe poi diventato il primo dei tanti
palazzi della Provincia Autonoma sorti come funghi nei dintorni e un
po' in tutta la città. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">I
poteri di Sua Eccellenza erano ampi e discrezionali. La burocrazia
non era elefantiaca e impastoiata come ora, per ipertrofia di organi
e clientele politiche; pertanto le questioni si risolvevano sul
tamburo, con procedura estremamente semplice. Il discorso vale,
ovviamente, per le questioni «d'ordinaria amministrazione», perché
i problemi cronici, connessi a situazioni sclerotizzate dal tempo,
sottintendono tutt'altro discorso. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Il
più grave di questi problemi riguardava i rapporti fra i due gruppi
linguistici. A quei tempi ci si guardava in cagnesco, peggio di oggi.
Ed era molto difficile trattare con <i>l'allogeno </i><span style="font-style: normal;">plagiato
dai nazisti</span><i> </i>e incattivito, se non da altro, dalla
prospettiva di dover lasciare la sua terra. Eppure S.E. Podestà, con
le sue qualità umane, fece breccia nell'animo degli atesini di
lingua tedesca, li tranquillizzò sulla loro sorte e riusci a
convincere molti di loro che avevano ben scelto restando cittadini
italiani. In qualche sudtirolese diffidente la sua cordialità
insospettiva. Il Volgger vedeva in lui una sorta di flautista di
Hameln (pag. 73), ma ha dovuto poi riconoscere che «ha risparmiato
molte sofferenze. Per questo dobbiamo essergli grati fino alla morte
ed oltre». (pag. 75). </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Podestà
era l'uomo giusto al posto giusto; ma arrivò tardi, quando ormai il
dramma delle opzioni era prossimo a consumarsi, e la sua opera fu
breve, Breve, ma non per questo dimenticata dagli atesini, alcuni dei
quali, ormai vecchi, ricordano ancora con affettuosa riconoscenza il
giovane prefetto venuto «di lontano». </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">La
sua sollecitudine verso il gruppo di lingua tedesca non lo distolse
dall'incoraggiare il nostro gruppo. A dare agli atesini di lingua
italiana la consapevolezza di vivere non in terra altrui, ma nella
propria patria, pro-mosse la monumentale opera <i>Alto Adige - Alcuni
documenti del passato</i> che attesta la presenza italiana in
territorio atesino nei secoli scorsi.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Quest'opera
fu stampata in tre volumi, a tempo di primato, nel 1942. Vi
lavorarono studiosi giovani ma preparati, quali Nicolò Rasmo,
Antonio Zieger, Guido Canali, Carmelo Trasselli, Guglielmo Barblan e
vari collaboratori di lingua tedesca fra i quali il conte Teodorico
Wolkenstein, della insigne famiglia cui appartiene Osvaldo - il più
grande poeta atesino - e varie personalità politiche ed
ecclesiastiche di grande rilievo. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">La
pubblicazione ebbe successo, malgrado il boicottaggio nazista. Non è
esatto, come riferisce una pur autorevole fonte, che «l'opera non fu
mai pubblicata ed è assolutamente introvabile» (Battisti). Ne
furono invece dotati a suo tempo i principali istituti di cultura,
dagli Archivi di Stato alle biblioteche di Bolzano e di Trento. Molti
privati ne sono in possesso e alcuni esemplari, messi a disposizione
da S.E. Podestà, furono diffusi dal nostro Centro una ventina d'anni
fa assieme a parecchie copie del Sofisti e dello Zallinger (edizione
italiana e tedesca) due pubblicazioni, queste, che furono
effettivamente tolte di circolazione, ma per volontà di Degasperi e
della Volkspartei.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">L'OMBRA
DI HITLER</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Non
soltanto le opzioni, ma ogni evento verificatosi nella nostra
provincia fra il 1938 e il 1945 è spesso interpretato in modo
unilaterale e distorto e quindi utilizzato a fini politici. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Così,
con estremo semplicismo, si vuoi far credere che Hitler volesse
annettersi l'Alto Adige abbandonato ai tedeschi l'8 settembre. Lo
sostengono molti altoatesini per dare colore di «patriottismo» alla
loro entusiastica adesione al nazismo e lo si sostiene anche da parte
degli autonomisti italiani, da Degasperi in poi, per accreditare una
versione addomesticata dei fatti che è stancamente ripetuta ad ogni
tornata elettorale, ed è questa: i fascisti avrebbero consegnato
l'Alto Adige ai nazisti, e gli alleati Liberatori l'avrebbero ceduto
alla ricostituita Austria se, a salvare la situazione, non fosse
intervenuto il progetto autonomistico. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Per
la verità nessuno consegnò ai nazisti l'Alto Adige: perché quando
esso fu occupato militarmente dai tedeschi i fascisti non c'erano più
e non c'erano più nemmeno le autorità badogliane, fuggite di gran
carriera all'indomani dell'8 settembre. Non occorreva farselo
consegnare, l'Alto Adige: bastava prenderselo. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Quanto
ai Liberatori, essi eran si propensi a liberarci anche dell'Alto
Adige, ma preferirono lasciarcelo perché cosi esigeva la logica di
Yalta: non si poteva aprire una breccia al Brennero nell'evenienza,
probabilissima, che l'Austria dovesse cadere sotto la Russia di
Stalin. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Questo
è ammesso anche da storiografi politicamente condizionati
(Corsini-Lill, 418). </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Si
è detto e ripetuto a suo tempo che Degasperi salvò l'Alto Adige;
non è esatto, è esatto invece che egli trasse vantaggio dalla
situazione per attuare quel progetto autonomistico che era nei suoi
voti già prima del 1919. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">E
purtroppo quell'autonomia che doveva essere una panacea, un rimedio a
tutti i nostri «mali di frontiera», ha mortificato i sentimenti
nostri senza premiare in termini di libertà i concittadini di lingua
tedesca. È noto come questi siano strettamente controllati da quella
Volkspartei che fino a qualche tempo fa è stata il partito unico per
eccellenza. Ed è pure noto, per quanto ci riguarda, che le
concessioni al gruppo di lingua tedesca vanno ben oltre gli obblighi
previsti nell'Accordo di Parigi. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">La
gestione dell'autonomia è nelle mani di partiti che si dicono
«democratici», ma l'ombra di Hitler continua ad aggirarsi inquieta
fra noi. Hitler: «l'uomo pieno di qualità e di buona volontà,
votato al risorgimento tedesco». L'ha scritto Acherer, un nazista di
Bressanone che a suo tempo optò per il Reich. L'ha scritto in una
«confessione giovanile» pubblicata tre anni fa con i soldi nostri
amministrati dalla Provincia autonoma di Bolzano. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Certe
simpatie striscianti o palesi per il nazismo e certi luoghi comuni
trovano appoggi e finanziamenti pubblici, ma nessuno si cura di far
conoscere ai residui nostalgici optanti per il Reich cosa pensasse il
dittatore tedesco del Sudtirolo e della «redenzione» di esso.
Colmiamo questa lacuna riproducendo in appendice il più importante
passo del Mein Kampf in argomento. Il passo è riprodotto in
ristretto, per ragioni di opportunità oltre che di spazio; ma chi ne
ha voglia può andare a leggersi il testo integrale ne <i>La mia
battaglia</i> che dovrebbe pur trovarsi in qualche biblioteca, stante
che il solo Bompiani, a suo tempo, ne diffuse una ventina di edizioni
e nel dopoguerra è stato ristampato in tre edizioni dall'editrice
«Sentinella d'Italia» di Monfalcone. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Altre
dichiarazioni del F<span style="font-family: "georgia" , serif;">ü</span>hrer, pure
qui riportate, non si discostano sostanzialmente da quelle del <i>Mein
Kampf</i> e son tutte coerenti con l'ultima, la più solenne, resa a
Palazzo Venezia il 7 maggio '38 sulla intangibilità del confine al
Brennero. Si potrà obiettare che alla dichiarazione del '38 non ne
seguirono altre ugualmente risolute e che, consumato il tradimento
dell'8 settembre, il F<span style="font-family: "georgia" , serif;">ü</span>hrer
annesse di fatto l'Alto Adige al Reich facendolo governare da Franz
Hofer, suo uomo di fiducia, al quale aveva conferito poteri sovrani.
Certo, ma non si può negare che l'occupazione fu essenzialmente
militare; e che nell'Alto Adige ebbe corso la moneta italiana, mentre
nell'Italia «liberata» erano imposte le <i>Am-lire</i>; e che la
sovranità italiana in Alto Adige, nel '43-45, è ribadita da una
importante sentenza (Cassazione Civile, Sezioni Unite, sentenza 18
giugno 1953, n° 1829, in causa Augustin contro Cassa di Risparmio di
Bolzano). Tale è il tenore della sentenza: benché il controllo
germanico sulla Zona militare delle Prealpi fosse «più esteso e più
penetrante che altrove, <b>i tedeschi non vollero escludere, né
esclusero di fatto nella Zona» i poteri civili della RSI</b> «da
essi formalmente e senza riserve riconosciuta». </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Anche
dalla nostra parte c'è chi ha interesse a dar corpo a inconsistenti
<i>Decisioni annessionistiche</i> di Hitler: il corsivo è il titolo
d'una pur seria e documentata opera del Toscano in cui quelle
«decisioni» non sono confermate in modo persuasivo. Nessuno può
affermare che Hitler volesse annettere l'Alto Adige al Reich, o
piuttosto - dopo l'infedeltà dell'alleato - tenerlo in pegno, perché
chi ha questioni non tratta mai a mani vuote. Nessuno può dire quali
fossero le intenzioni del F<span style="font-family: "georgia" , serif;">ü</span>hrer,
ma più d'uno pretende di conoscerle e trae conclusioni su misura per
le proprie tesi. E pone la domanda retorica: «Ma se la Germania
nazista avesse vinto la guerra?» Già, però la storia non si può
scrivere con i se. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><b>La
storia bisogna scriverla con rigorosa aderenza alla realtà dei
fatti, fatti accaduti e non ipotizzati. E va scritta anche nel
rispetto delle buone regole e del contenuto dei documenti</b><span style="font-weight: normal;">.</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Non
scrive storia colui che, pur di far prevalere il suo punto di vista,
altera la verità e si comporta da pirata: tipico esempio il Ritschel
che utilizza contro l'Italia documenti a noi inaccessibili e non
controllabili, pescandoli fra le carte del trafugato archivio Tolomei
e nei verbali d'incontri diplomatici che per gli altri restano
segreti. Il volume del Ritschel è del '66 ed è in argomento
l'ultima delle opere tendenziose di qualche rilievo. Ora però, a
cinquant'anni dalle opzioni, tira un'altra aria: gli animi vanno
placandosi, i condizionamenti politici vengono meno, la competenza e
l'obiettività tendono a prevalere sulle passioni di parte. (<i>sic!</i>
ndr)</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiprBVkbRDu8YeEthWRYdTDCIzCoBg8Vd2dyHC6-_kxRL97A4RUIhc_mNN76G9kNlNutg6cJzKLRyQz0Jghtl5qa0yshRyKVNh4LDg29EdtLnFD5GDYQG-0iv9xCz03_khu7hjJxYMLQPRS/s1600/20170501_093717.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiprBVkbRDu8YeEthWRYdTDCIzCoBg8Vd2dyHC6-_kxRL97A4RUIhc_mNN76G9kNlNutg6cJzKLRyQz0Jghtl5qa0yshRyKVNh4LDg29EdtLnFD5GDYQG-0iv9xCz03_khu7hjJxYMLQPRS/s640/20170501_093717.jpg" width="480" /></a></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhHLr309c8C0hQKoZDVwAsxBubOv0RhSRcwiMRu4PeDLmSmLaNSvpLf6E_9AzlplyRjgCgc50ugfK5EsZPphUtraAiNcjEFxL5Kl-pUSgdRZJsRIjveG1_fK3Y3I1G-Fqz6ShpsHFxBW0Wc/s1600/20170501_093725.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhHLr309c8C0hQKoZDVwAsxBubOv0RhSRcwiMRu4PeDLmSmLaNSvpLf6E_9AzlplyRjgCgc50ugfK5EsZPphUtraAiNcjEFxL5Kl-pUSgdRZJsRIjveG1_fK3Y3I1G-Fqz6ShpsHFxBW0Wc/s640/20170501_093725.jpg" width="480" /></a></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">LE
NORME</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Il
trasferimento obbligatorio nel Reich per i cittadini germanici ed ex
austriaci residenti in Alto Adige e la possibilità di opzione per i
c.d. «allogeni» delle province di Bolzano, Trento, Belluno e Udine
erano previsti dall'Accordo di Berlino del23 giugno 1939. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Per
gli «allogeni» in particolare, la Legge 21 agosto 1939, n° 1241,
prevedeva la libera scelta fra la conservazione della cittadinanza
italiana, col diritto di restare nelle sedi storiche d'appartenenza,
e l'acquisizione della cittadinanza germanica, con l'obbligo di
stabilirsi nel Reich, previo equo indennizzo dei beni non
traslocabili. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Le
Norme d'attuazione per il rimpatrio dei cittadini germanici e per
l'emigrazione degli «allogeni» furono firmate a Roma il 21 ottobre
1939 dal Prefetto di Bolzano, Giuseppe Mastromattei, e dal Console
generale del Reich in Milano, Otto Bene. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">La
dichiarazione di volontaria rinuncia alla cittadinanza italiana era
resa, accertati i requisiti, nelle mani del Prefetto (art. 2 della
Legge), ovvero nelle mani del Ministro dell'Interno se la
cittadinanza era stata acquistata per Decreto Reale (art. 3).
L'opzione per il Reich comportava l'esenzione dal servizio militare
nel Regio Esercito (art. 4) e l'estensione della perdita di
cittadinanza a tutto il nucleo famigliare (art. 5).</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">LE
OPZIONI IN CIFRE</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Secondo
il comunicato ufficiale del 31 XII 1939 il diritto di opzione sarebbe
stato esercitato da 266.985 abitanti dei territori interessati, vale
a dire: la Provincia di Bolzano nei confini amministrativi di allora,
i distretti di Egna (TN), Ampezzo (BL) e Tarvisio (UD). Risultato
ufficiale: 185.985 optanti per il Reich, 81.000 per l'Italia. Le
cifre di parte tedesca sono alquanto diverse, specie per il numero
degli optanti per il Reich che sarebbero stati più di duecentomila
(211.799, secondo Franz Huter, interessato a far passare per
plebiscito una scelta tutt'altro che serena e libera). Unico dato
abbastanza attendibile per buona approssimazione è il numero degli
optanti per il Reich che raggiunsero le nuove sedi entro il termine
fissato per il trasferimento (31 XII 1942): 78.000 secondo fonte
italiana, 74.500 secondo fonte tedesca. Le cifre e includono circa
10.000 stranieri di lingua tedesca, circa 7.000 ladini e un numero
imprecisato, ma notevole, di trentini intedescati.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">L'INDIRIZZO
DI MAX MARKART</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">«Duce!
</span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">I
cittadini italiani di tutte le vallate dell'Alto Adige porgono a voi
il più devoto saluto di quella parte della popolazione che a norma
della convenzione italo-germanica conserva la cittadinanza italiana
e, pieni di fiducia, pongono di bel nuovo il loro destino nelle
vostre mani paterne. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Noi
sappiamo, Duce, come vi stia a cuore la nostra provincia di confine,
nella quale la natura ha creato il più imponente baluardo, il vallo
alpino del Littorio. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Il
ritmo fascista dei lavori ha trasformato la nostra provincia. Le
numerose e poderose forze idrauliche sono state sfruttate. Sono stati
eretti grandiosi stabilimenti industriali; i frutteti della zona di
Merano e Bolzano hanno raggiunto la più elevata coltura e forniscono
frutta di qualità inarrivabile in tutto il mondo; in mezzo alle
bellezze dei nostri monti e delle nostre valli, l'industria
alberghiera ha creato impianti modello di prim'ordine per il turismo,
fonte principale della nostra vita economica. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Al
nostro più profondo ringraziamento per le provvide cure di voi,
Duce, nell'interesse della nostra provincia, uniamo oggi la preghiera
che voi, Duce, vogliate anche in futuro dare la nostra piena e
paterna cura e il vostro aiuto alla nostra laboriosa popolazione. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Noi
siamo fermamente convinti che le difficoltà del momento verranno
superate e vi promettiamo di servire fedelmente la terra da cui
deriviamo, di essere fedeli e leali verso la Patria che protegge e
promuove il nostro lavoro, grati di essere cittadini di uno Stato a
cui la provvidenza nelle ore storiche della Patria ha dato il nostro
amato Duce».</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">LA
RISPOSTA DI MUSSOLINI</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">«Camerati!
Signori! </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">L'udienza
che oggi ho il piacere di accordarvi avrebbe dovuto aver luogo molto
tempo fa. Ma io decisi di rinviarla a dopo il 31 dicembre 1939, cioè
a dopo l'ultimo giorno fissato per le opzioni, perché non volevo in
alcun modo influire sulle vostre decisioni e su quelle degli altri
vostri comprovinciali. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Sono
passati tre mesi, durante i quali gli accordi del 23 giugno 1939 e i
successivi hanno cominciato a trovare leale e pratica applicazione. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">È
forse superfluo ricordarvi che gli accordi del 23 giugno 1939
rappresentano la conseguenza logica di eventi storici, come il
viaggio del cancelliere germanico a Roma e delle definitive parole da
lui in quella memorabile circostanza pronunciate. Parole che ebbero
un suggello ulteriore nel Trattato di alleanza fra Germania e Italia.
</span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Le
frontiere alpine, che ben prima degli uomini furono segnate da Dio
per delimitare il corpo fisico dell'Italia, non dovranno mai più
essere ragione di possibile controversia, ma costituire invece la
linea di congiungimento di due Stati, dei due popoli, delle loro
grandi civiltà e delle loro affini, moderne Rivoluzioni. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">In
seguito a tali accordi gli abitanti dell'Alto Adige di lingua tedesca
e desiderosi di farlo, avrebbero potuto trasferirsi oltre frontiera.
Cosi è avvenuto e tutto procederà in ordine sino all'esaurimento
della questione. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">La
vostra coscienza vi ha dettato la decisione di rimanere cittadini
italiani, decisione che mi è naturalmente molto gradita.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Ora
accade che qualche voce si faccia ancora clandestinamente circolare
sulla sorte che attenderebbe coloro i quali hanno deciso di
conservare la loro cittadinanza italiana. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Ho
voluto convocarvi qui per farvi nella maniera più esplicita e
solenne questa dichiarazione. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Voi
rimarrete tranquillamente nelle vostre residenze abituali,
continuando nelle vostre occupazioni consuete; e nessuno ha mai
pensato o penserà di allontanarvi dalle vostre case per mandarvi in
altre parti del Regno o dell'Impero. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Queste
mie dichiarazioni sono dirette alla vostra intelligenza e al vostro
cuore. Ad esse sarà data la necessaria diffusione nella vostra
terra, perché rappresentano una categorica affermazione, la quale,
come sempre accade nella politica del governo fascista, i fatti
pienamente confermeranno. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Il
Governo fascista continuerà a fare tutto il possibile per assicurare
alla fedele e leale popolazione dell'Alto Adige tranquillità, ordine
e benessere».</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="RIGHT" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Mussolini</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Roma,
Palazzo Venezia 21 marzo XVIII</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">IL
DISPREZZO DEL FUHRER</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">1922.
- «Noi non dobbiamo per un sentimento sia pure umano di fratellanza
verso 200.000 tedeschi trattati bene, dimenticare che altrove vi sono
milioni di tedeschi veramente oppressi (...) <b>Noi dobbiamo
dichiarare apertamente e sinceramente all'Italia che per noi la
questione dell'Alto Adige non esiste e non esisterà mai più</b>. E
tali dichiarazioni lealmente mantenere e dimostrare veraci coi
fatti».</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">(Da
un discorso del 17 novembre 1922 pronunciato a Bad Ems e riferito in
una relazione del delegato italiano della Commissione Interalleata
per la Renania Tedaldi, per cui v. anche Ingram Beikircher. -
Dichiarazioni del genere alienarono ad Hitler le simpatie della
destra conservatrice, inasprita anche dal fatto che, almeno allora,
il NSDAP - Partito Nazional-Socialista Operaio cercava proseliti di
preferenza nei settori della sinistra tradizionale)</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">1923.
- «I nostri occhi devono essere rivolti al Reno: <b>Strasburgo è
per il sentimento tedesco una città sacra assai più che Bolzano e
Merano</b>».</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">(Obiezione
ad una lettera di Kurt G.W. Ludecke, pubblicata dal «Corriere
Italiano» il 16 ottobre 1923. Tali sentimenti furono confermati
dieci giorni più tardi a Leo Negrelli giornalista di detto foglio
che si pubblicò a Roma nel 1923-24).</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">1925.
- «Si, Alto Adige. Se qui mi occupo di questo problema è anche per
chiamare alla resa dei conti quella svergognata canaglia che,
contando sulla stupidità e sulla smemorataggine di nostri larghi
strati, osa simulare un'indignazione nazionale che ai nostri
imbroglioni parlamentari è più estranea di quanto sia estraneo ad
una gazza il concetto di proprietà.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Faccio
notare che io sono uno di coloro che dall'agosto 1914 al novembre
1918 presero posto là dove si difendeva anche questo territorio:
cioè nell'esercito. In quegli anni combattei anch'io, non perché il
Tirolo del Sud andasse perduto, ma perché esso fosse, come ogni
altro paese tedesco, conservato alla patria. Quelli che allora non
combatterono furono i predoni parlamentari, tutta la canaglia
politicante dei partiti (...) Chi oggi crede di poter risolvere il
problema dell'Alto Adige con proteste, dichiarazioni, cortei ecc. o è
un briccone, o è un piccolo borghese tedesco. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">È
più facile chiacchierare oggi per il recupero del Tirolo del Sud di
quanto non lo fosse un giorno combattere per la sua conservazione.
<b>Ognuno fa quello che può allora noi versammo il nostro sangue:
oggi costoro fanno andare il becco</b> (...). </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Se
un giorno dovremo versare il sangue tedesco, sarebbe delittuoso
versarlo per duecentomila tedeschi quando sette milioni di tedeschi
languono sotto il dominio straniero».</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">(<i>Mein
Kampf</i>, Capitolo XIII, Ed. Bompiani, 311 - Nel Capitolo VI,
(Bompiani 120), col suo abituale piglio aggressivo, H. aveva definito
la questione atesina una montatura ebraica tesa «ad appoggiare la
lotta contro un sistema che appunto a noi Tedeschi deve apparire,
nella situazione presente, come l'unico raggio di luce in un mondo
che tramonta». </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">E
per finire; al termine di un comizio sul tema dei territori tedeschi
irredenti, come riferiscono Ingram Beikircher e Valther il futuro
F<span style="font-family: "georgia" , serif;">ü</span>hrer avrebbe esclamato,
volgarmente ma efficacemente, «l'Alto Adige va a fare nel ....»</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/06795754012146158496noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6910423129426372825.post-6276306330724386032017-04-22T10:35:00.000-07:002017-04-22T10:35:47.377-07:00L'ordine nella Storia - Maria Cipriano<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>Esistono
temi molto controversi, per non dire spinosi, lungo il percorso della
Storia. Per poterli analizzare a dovere è necessario avere una
visuale, la più ampia possibile, su questi accadimenti. Sarà
necessario conoscere bene le fonti, il periodo storico, valutare i
diversi risvolti e le diverse versioni dei fatti, collocandosi sempre
al di sopra delle parti. Tutto l'opposto di ciò che accade oggi,
dove una “morale umorale” detta le linee guida della storiografia
a suon di luoghi comuni, dicerie e partiti presi.</i></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>Sicuramente
uno di questi temi spinosi, se non il più spinoso, è quello delle
leggi razziali emanate dal Fascismo nel 1938. Basta avere
l'intenzione di parlarne che si chiudono tutte le discussioni o le si
fanno scadere in sterili risse verbali.</i></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>Abbiamo
così deciso di proporre su tale, difficile argomento, una lettura il
più possibile scevra da condizionamenti ideologici, in poche parole
equilibrata, a cura della nostra collaboratrice Maria Cipriano. Un
articolo divulgativo teso a dimostrare come la storia non sia
costituita da comparti stagni da cui attingere per costruire tesi
distorte, piegate alle correnti del momento, ma sia una materia ben
più complessa e sfaccettata.</i></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>Ci
auguriamo in questo modo di gettare uno spiraglio di luce </i></span></span><i style="font-family: Georgia, serif; font-size: 14pt;">intorno
ad un argomento così delicato e doloroso</i><i style="font-family: georgia, serif; font-size: 14pt;"> .</i></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="center" style="line-height: 150%;">
</div>
<div align="right" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Gruppo
di Studio AVSER</span></span></div>
<div align="center" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 20pt;"><b><br /></b></span></span></div>
<div align="center" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 20pt;"><b><br /></b></span></span>
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 20pt;"><b><br /></b></span></span>
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 20pt;"><b>L'ORDINE
NELLA STORIA</b></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj0vBHKDgSyVkVqOSYLpyK9HAE8FYIH9xyYnjIArXSXrAaYuO3bBqSGvUeoyl76IhujqqhHgkgIPOsIOirDf7GCp-jLqZRIlmliCxhm7mS2dE-Tq2PGU6t306vKTJGUm967ZYFamp2JmKSc/s1600/Foto+ordine+nella+storia+leggi+razziali.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="156" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj0vBHKDgSyVkVqOSYLpyK9HAE8FYIH9xyYnjIArXSXrAaYuO3bBqSGvUeoyl76IhujqqhHgkgIPOsIOirDf7GCp-jLqZRIlmliCxhm7mS2dE-Tq2PGU6t306vKTJGUm967ZYFamp2JmKSc/s400/Foto+ordine+nella+storia+leggi+razziali.jpg" width="400" /></a></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<br />
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">Se
partiamo dal presupposto che la Storia è una scienza, dobbiamo
dedurne che il disordine e la confusione non le si addicono di certo.
</span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">Fra
le tante caratteristiche della Scienza, infatti, spicca quella che la
rende una rappresentazione il più possibile ordinata della realtà,
cioè rispondente a quei requisiti di razionalità, logica e
chiarezza che servano a far capire il più possibile la realtà
oggettiva a cui ci si riferisce, avvicinandosi il più possibile alla
verità di questa: sia che si tratti di atomi, di vita animale, di
galassie o di qualsiasi altra realtà obiettiva, il compito di
qualsiasi studioso è quello di scandagliare, analizzare e valutare
la complessità che ha davanti con quella onestà, diligenza e
capacità che ciascuno può augurarsi di avere, o quantomeno di
ricevere da chi ne sa di più. <b>Se in un consesso di astronomi
nessuno oserebbe aprir bocca in mancanza di cognizioni adeguate, non
si capisce perch</b><b>é</b><b> nella Storia invece lo si possa
fare, e qualunque incompetente possa svegliarsi una mattina e dire,
per esempio, che il Risorgimento fu una farsa o un complotto
massonico</b>. L'errore di credere che la Storia, al contrario della
Scienza propriamente detta, sia una disciplina di serie b nella quale
tutti più o meno possano cimentarsi, ha portato a conclusioni
aberranti e completamente sballate. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">Contrariamente
a quel che si può pensare, è tutt'altro che facile leggere
correttamente gli eventi storici. E' difficile afferrarne gli
intrecci, discoprirne i percorsi, talvolta tortuosi, nascosti o
addirittura segreti, chiarirne i collegamenti, enucleare le cause dei
vari accadimenti, descrivere i fatti e i personaggi in maniera
esauriente e veritiera o quantomeno verosimile, ma il compito dello
storico, come dello scienziato, è proprio questo: una sfida costante
a capire sempre di più e sempre meglio, affinché l'umanità ne
riceva impulso a migliorare se stessa e correggersi, perché nella
comprensione del passato è la chiave anche per affrontare il
presente e apparecchiarsi al futuro. Tuttavia, soprattutto quando
siamo coinvolti emotivamente, politicamente, o cointeressati
personalmente, ecco che la lettura e interpretazione dei fatti
subisce una distorsione. L'obiettività assoluta ovviamente è
impossibile e una dose di personalizzazione è inevitabile, ma essa
deve mantenersi entro limiti accettabili. Non è chi non veda a quali
conclusioni errate ha portato una lettura di parte della Storia,
completamente sbilanciata a favore o contro qualcuno. Ne è un
esempio eclatante la demonizzazione del fascismo attuata dalla
storiografia antifascista, che per decenni ha rifiutato una qualsiasi
lettura obiettiva del fenomeno, agitando costantemente lo spauracchio
del Duce, benché morto e sepolto, mescolando il Fascismo al nazismo
al punto da farne un tutt'uno quando invece si trattava di due entità
comunque diverse, il tutto per scopi e motivazioni politiche, o
spinte emotive date dall'odio.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">E'
ovvio che nessuno pretenderà da un povero ebreo che ha salutato per
l'ultima volta la mamma sul binario di Auschwitz e non l'ha mai più
rivista, di dare una lettura obiettiva del fascismo (e tanto meno del
nazismo). Nessuno pretenderà dal parente di una qualsiasi vittima
degli eccidi nazisti o fascisti, una pacata lettura degli eventi.
Chiaramente queste persone, profondamente coinvolte e travolte da
quei fatti, non potranno avere la capacità storica di analizzarli e
studiarli scientificamente, e si porranno piuttosto drammatiche
domande metafisiche, esistenziali, morali, e, se si porranno
interrogativi storici, saranno spontaneamente portate a vedere il
male assoluto dalla parte di chi le ha colpite, e il bene assoluto
dalla parte di chi le ha salvate. Tutto ciò è perfettamente umano e
anche logico. Chi di noi, trovandosi dalla parte degli ebrei
perseguitati, non odierebbe il nazismo, e, unitamente a questo, il
suo principale alleato, il fascismo italiano? Chi, trovandosi fra
quei milioni di ebrei catturati e portati via come sacchi di patate,
trattati come merce senza valore, non avrebbe fatto in fretta e furia
le valigie a guerra finita per trasferirsi in Israele o in America?
Io certamente l'avrei fatto e il mio odio avverso i persecutori e i
loro alleati -compresi gli italiani- sarebbe stato implacabile.
Ricordo di aver letto il libro di una deportata italiana a
Ravensbruck la quale raccontava di una signora danese dentro il campo
che la riguardava con odio e non riusciva a trattarla come compagna
di sventura perché italiana, e dunque ai suoi occhi corresponsabile
(anche se era finita lì pure lei) dei crimini del nazismo. Tutto
ciò, ripeto, è umano e comprensibile. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">Ma
lo storico non può permetterselo: a costo di sembrare freddo e
insensibile, deve salire le scale e guardare le cose dall'alto, a una
distanza sufficientemente giusta da non perdere di vista e veder
sfumare i contorni di molteplici dettagli importanti, anzi
fondamentali. A questo proposito, <b>non si possono storicamente non
riconoscere le differenze tra nazismo e Fascismo</b> che tanto
infastidiscono la lettura partigiana di quest'ultimo che lo vorrebbe
una succursale passiva del medesimo, anche perché il Fascismo nacque
molti anni prima del nazismo, e il fatto che nella seconda metà
degli anni trenta si alleò con esso, non autorizza a suggellarne il
reciproco livellamento. Così come non si può stabilire
un'equiparazione con l'imperialismo giapponese, anche se il patto
Tripartito del 1940 li comprendeva insieme. L'ambiente totalmente
diverso in cui nacquero tre ideologie apparentemente uguali, rende
assai diversi tra loro il Fascismo, il nazismo e l'imperialismo
nipponico incentrato sulla figura sacra dell'imperatore. <b>N</b><b>é</b><b>
bisogna confondere le alleanze di cui è costellata la Storia</b> -
alleanze che continuamente si fanno e si disfano per i più svariati
motivi, e sono tutte temporanee, labili e opportuniste -, <b>con
l'identità ideale e politica, e con la effettiva reale
corrispondenza di sentimenti, vedute, opinioni, fini e moventi di
governati e governanti</b>. Anzi in molti casi questa corrispondenza
con gli alleati di turno non esiste affatto, e l'alleanza è solo uno
strumento utile in un dato momento o frangente storico, si pensi a
quella tra i paesi anglo-sassoni e la Russia di Stalin all'unico
scopo di combattere Hitler. Si trattava di nazioni che non avevano
assolutamente nulla in comune, ma per circostanze contingenti
combatterono insieme, né, per questo, alcuno storico si sognerebbe
di colpevolizzare gli Stati Uniti o l'Inghilterra per i milioni di
morti causati da Stalin. Peggio, prima dell'invasione della Russia da
parte di Hitler, Stalin era alleato con questo, i due dittatori si
erano spartiti tranquillamente la Polonia, e i russi avevano
consegnato gli ebrei polacchi della zona da loro occupata ai nazisti.
Per inciso, va detto che nel suo libro “Stalin against the Jews”
(Stalin contro gli ebrei), lo storico russo Arkadi Vaksberg ha
affermato che il regime comunista ha eliminato 5 milioni di ebrei nei
gulag o in altre maniere. E il regime zarista non li trattava tanto
meglio.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">E'
pertanto molto discutibile l'atteggiamento di quegli studiosi i quali
agitano continuamente <b>questioni morali nella Storia</b>, facendone
una palestra dove esibire i propri sentimenti, pulsioni e opinioni
personali, oppure giudizi e proclami altamente etici - e dunque
rispettabilissimi e anche doverosi-, ma che esulano dal campo
propriamente storico e sono fondati per lo più su ragionamenti a
posteriori, fatti col senno del poi, maturati in contesti del tutto
mutati rispetto a quelli in cui si produssero i fatti. Tornando con
l'esempio alla persecuzione nazista degli ebrei, il fatto che essa
non scatenò quella corale reazione umana e morale che tutti noi oggi
ci aspetteremmo, è la riprova che anche la morale subisce
oscillazioni e cambiamenti, che ciò che è valido in un'epoca può
non esser valido in un'altra, o comunque percepito in modo
differente, e che, se anche la religione e la morale forniscono
alcuni fondamentali imperativi kantianamente categorici che
dovrebbero valere sempre, la Storia s'incarica inevitabilmente di
relativizzarli nel tempo, sottoponendoli a modifiche, variazioni e,
perfino, stravolgimenti. Ciò spiega perché non si concretò a
favore degli ebrei quella mobilitazione umana che sarebbe stata
necessaria: non si concretò perché verso di essi una buon parte
della gente non avvertiva una sufficiente empatia, anzi nutriva il
contrario, considerandoli intrusi e invadenti. Ciò spiega dal punto
di vista storico - anche se non giustifica certo dal punto di vista
morale -, perché essi poterono essere portati via e massacrati in
così gran numero nel cuore dell'Europa del XX° secolo. La
persecuzione degli ebrei non pioveva dal cielo, non era percepita
come un'astrusaggine incomprensibile, ma, per quanto violenta e su
larga scala fosse quella attuata dai nazisti, appariva come
l'ennesimo manifestarsi di un secolare atteggiamento di ripulsa, odio
e pregiudizio nei confronti del popolo ebraico, condiviso,
direttamente o indirettamente, da molta più gente di quel che oggi
si possa pensare. Ciò non impedì che molte persone aiutassero gli
ebrei in quei tragici frangenti, ma lo fecero a titolo e rischio
personale, e raramente si segnalarono prese di posizione estese a
gruppi collettivi significativi o a un'intera nazione. Non solo, ma
<b>fra coloro che aiutarono gli ebrei in quelle terribili
circostanze, vi furono gli individui più disparati, compresi molti
fascisti, anche di alto livello</b>, il che è la riprova che i
rigidi giudizi morali applicati al campo concreto della Storia
portano a conclusioni false e contraddittorie, non attendibili, e
confutate dai fatti. Poiché la morale - e in particolare la morale
cristiana - si basa sui fatti concreti molto più che sulla
proclamazione astratta di un principio, il trovarsi di fronte a
salvataggi di ebrei attuati da fascisti, pone gli osservatori
inavveduti che agitano vessilli morali o politicamente allineati, in
una posizione piuttosto difficile da districare; né può servire
alzare le spalle e obiettare che gli aiuti prestati dai fascisti non
valgono niente perchè essi combattevano “dalla parte sbagliata”.
La Spagna di Franco aiutò molto gli ebrei ed esecrò apertamente
la politica antisemita di Hitler, così la Bulgaria che pur faceva
parte, come la Spagna, del blocco filo-tedesco. Non risulta che il
Vangelo si ponesse domande su come la pensasse il buon samaritano:
egli aiutò il viandante derubato, bastonato e abbandonato
sanguinante per strada dai briganti, e ciò basta. Anzi, se vogliamo
esser pignoli, la buona azione risplende di più trattandosi di un
qualcuno che combatte “dalla parte sbagliata”, così come appare
più riprovevole la cattiva azione compiuta da qualcuno che è
schierato “dalla parte giusta”. Proprio su questo versante, gli
storici arroccati nelle piazzeforti della morale, si trovano per le
mani non poche gatte da pelare e nodi da sbrogliare, per esempio di
fronte a partigiani sanguinari e violenti che a tutto pensavano
fuorchè alla libertà e alla democrazia, a “liberatori” che
radevano al suolo città intere senza far caso a donne e bambini, e a
2.000 morti causati in Italia solo a seguito di guida spericolata,
spavalda e negligente di veicoli da parte dei “liberatori” che
spesso nemmeno si fermavano a prestar soccorso. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">Il
mio discorso, ben s'intende, non vuole togliere alla morale il
diritto e il dovere di dire la sua sui fatti della Storia, e la
<b>condanna della persecuzione nazista degli ebrei e delle leggi
razziali fasciste che formalmente l'avallarono</b>, va affermata e
ribadita in modo chiaro, è superfluo dirlo: ma distinguendo il piano
prettamente morale da quello storico. In altre parole, lo storico non
deve fare il censore morale, ma analizzare la realtà dei fatti in
connessione tra loro, evitando di ergersi a giudice etico sopra una
piazzaforte eburnea dalla quale dispensare patenti di buona o cattiva
condotta. Se così non fosse, e pretendesse di trovare la morale
nella Storia, meglio farebbe ad appendere gli “arnesi del mestiere”
al chiodo, perché <b>la morale nella Storia è merce piuttosto rara</b>.
Ciò non toglie che i giudizi storici possono all'occorrenza essere
altrettanto severi di quelli morali, ma, a differenza di questi, sono
calati nella realtà concreta cui si riferiscono, sono partecipanti
del contesto specifico, parte viva di questo. A differenza della
morale che prescinde dalla realtà, il giudizio storico tiene conto
della realtà dei fatti: e non è una differenza da poco. Ciò rende
quel giudizio più ponderato, più ragionato, più articolato, più
esauriente e sfaccettato. In definitiva, la morale emette il suo
verdetto “a prescindere da”, mentre la Storia emette il suo
verdetto “in dipendenza da“, insomma attenendosi ai fatti
concreti e al loro complesso svolgimento, il che rende quel giudizio
molto più completo e soddisfacente proprio perché aderente alla
realtà, dipendente da questa. La sentenza di condanna sarà magari
uguale, ma ben diversa la prospettiva da cui si diparte. Di
conseguenza, sarà inaccettabile asserire che gli aiuti prestati dai
fascisti agli ebrei non contano niente perché i fascisti
combattevano dalla parte sbagliata, così come sarà antistorico dire
che il Fascismo e il nazismo erano la stessa cosa, o che solo i
nazisti e i fascisti commisero crimini mentre gli altri erano
apportatori di pace e di bene. Ma ripeto: per un povero ebreo
deportato ad Auschwitz sarà vera solo una faccia della medaglia,
perché inevitabilmente la Storia di fronte ai sentimenti personali
si sbilancia e per così dire deforma a favore di questi. Così come
la madre di uno dei bimbi che andavano sulla giostra a Grosseto e
vennero mitragliati di proposito a bassa quota dagli aerei
angloamericani, ben difficilmente potrà festeggiare la liberazione
del 25 aprile. <b>Compito dello storico è pertanto quello di
raddrizzare le molteplici “</b><i><b>deviazioni personali</b></i><b>”</b>,
quali che siano, <b>restituendo una panoramica obiettiva complessiva,
pur nell'inalterabilità dei giudizi morali visti però in una
prospettiva rigorosamente contestualizzata ai fatti</b>. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">In
questo senso sono senz'altro da censurare gli atteggiamenti di quegli
studiosi che danno in escandescenze quando si nominano i fascisti,
quasi fossero il diavolo, non vogliono riconoscere lo status di
combattenti ai militi della RSI, e pontificano costantemente di
principi morali, parti giuste e parti sbagliate, prescindendo
completamente dai dati concreti e dall'analisi attenta di questi, non
considerando il fatto imprescindibile che un milite della RSI era
inserito in un particolare contesto, esattamente come il partigiano,
e assai difficilmente l'uno e l'altro si saranno posti ponderosi
interrogativi morali, men che meno relativi alla persecuzione degli
ebrei di cui peraltro era ignota la sorte e si sapeva ben poco. La
voce diffusa era che venivano semplicemente trasferiti a est, anche
se, a giudicare dal modo in cui venivano trattati, ciò appariva una
mera copertura. Più facilmente, sia il milite della RSI che il
partigiano, più che la morale, avranno seguito la “voce del
cuore”, l'istinto, ciò che a loro sembrava giusto al momento,
magari influenzati da qualcuno (un amico, una persona autorevole, un
insegnante, un superiore), convinti entrambi di far bene, quando
ovviamente fossero in buona fede. Come giustamente disse Edmo
Fenoglio: “bastava poco per schierarsi dall'una o dall'altra
parte.” Non a caso vi furono militi della RSI che poi divennero
partigiani e partigiani che poi divennero militi della RSI o che
cessarono di fare la Resistenza attiva dopo le due amnistie concesse
del Duce nel 1944. Ciò si evince anche dall'esame delle lettere
lasciatici dagli uni e degli altri, in molti casi sorprendentemente
simili. Tracciare perciò un arcigno solco morale netto fra le due
parti è antistorico, un arbitrio ideologico e una mistificazione.
Sussistono già dubbi e interrogativi sul perché Mussolini - che
comunque, in quanto capo del Fascismo e dittatore, era il primo
responsabile delle sue decisioni - si sia alleato strettamente con
Hitler nel 1939 con quel malaugurato Patto d'acciaio, e l'anno prima
abbia voluto assecondarlo con le leggi razziali, non essendo affatto
scontato che fosse rimasto affascinato dal dittatore tedesco, come
detto da molti. Piuttosto, l'alleanza del Fascismo col nazismo avrà
seguito gli stessi criteri di tutte le alleanze della Storia: criteri
di utilità, opportunismo, calcolo. Che poi questo calcolo si sia
rivelato sbagliato e tragico, deleterio per l'Italia, lo giudichiamo
a posteriori, da una visuale diversa, da un punto di osservazione
ottimale in cui lucidamente possiamo renderci conto, tra l'altro,
quanto pericoloso fosse stringere alleanze troppo strette con un
individuo come Hitler, affetto da turbe psicologiche, da patologie
isteriche e da un odio morboso verso gli ebrei, nonché da
un'ossessiva invadenza nei confronti del duce e del Fascismo col
quale si era intestardito a voler stringere un'alleanza anche contro
il parere dei suoi collaboratori, Goebbels in primis.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">I
nostri giudizi a distanza di spazio e di tempo hanno perciò un
valore relativo, e ancor più relativi saranno i giudizi “altamente
morali” di quei politici opportunisti che, accortisi solo dopo
svariati decenni che negli anni quaranta ci fu un genocidio degli
ebrei, si esibiscono oggi in roboanti dichiarazioni di scandalo,
condanna e riprovazioni antifasciste e filoebraiche, e magari
filosioniste. Personalmente, poiché m'interessavo all'argomento
quando nessuno ne parlava, moltissimi anni fa, provo un senso di
nausea nei confronti di queste scenografie parlate dei nostri giorni.
Il contesto degli anni trenta, quando tutti più o meno volevano
allearsi con Hitler, ci mostra che nessuno -a parte l'Ebraismo
internazionale- gli dichiarò guerra per le leggi di Norimberga
contro gli ebrei, e le olimpiadi di Berlino del 1936 si rivelarono un
grande successo d'immagine per la Germania nazista che si presentò
al mondo in forma smagliante, risorta dalla prostrazione economica
della sconfitta del 1918. I rapporti con la Francia, l'Inghilterra e
gli Stati Uniti si guastarono in un secondo tempo, e non certo a
causa degli ebrei perseguitati, in difesa dei quali si levarono
tiepide voci a livello internazionale. Non si può negare che papa
Pio XI fu una di queste voci, e tra le più nette (durante la visita
di Hitler in Italia nel maggio 1938 si ritirò a Castel Gandolfo per
non incontrarlo), ma già il suo successore Pio XII, salito al soglio
pontificio nel 1939, preferì una linea più morbida e diplomatica,
pur aprendo tutte le porte dei conventi agli ebrei. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">Alla
luce di queste considerazioni, <b>la Storia appare come un prisma,
cioè una figura geometrica complessa</b>, al cospetto della quale le
inappellabili sentenze morali che tanto piacciono all'antifascismo
militante sono destinate fatalmente ad andare incontro a brutte
sorprese ed errori. Nulla osta a che si debba fare la morale al di
fuori della Storia. Ma chi vuole rimanere in ambito storico deve
agire da storico, e riservare le sue condanne, i suoi anatemi e i
suoi odi di parte altrove, o comunque esprimere un giudizio
rigorosamente attinente ai fatti, e quindi ben più preciso e
articolato. Coloro che si comportano diversamente, sono costretti a
imbrogliare le carte della realtà, imponendo la propria visione
politica e ideologica su di essa, distorcendo i fatti, raccontando
solo ciò che si armonizza con la propria posizione personale e le
proprie convinzioni. E' ciò che molta parte della storiografia
ufficiale precisamente ha fatto: <b>la criminalizzazione del
Fascismo, che ha raggiunto estremi ridicoli, parossistici e
addirittura risultati controproducenti</b>, cui per reazione taluni
hanno reagito con la santificazione di Mussolini e l'idealizzazione
della Repubblica Sociale, atteggiamenti sbagliati anch'essi, perché
né Mussolini fu infallibile - anzi sbagliò più volte - né la
Repubblica Sociale fu quello Stato modello verso cui qualcuno
nostalgicamente propende. E però, nel costante rifiuto da parte
della storiografia ufficiale di svolgere un discorso storico
obiettivo, vanno ricercate le cause della deformazione della Storia
da ambo le parti.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">Un'eccezione
in questo panorama fu rappresentata dall'eminente storico reatino
Renzo De Felice, il quale ebbe il coraggio, fra minacce e ostracismi,
di opporsi gradatamente alla lettura ideologica del Fascismo, negli
ormai lontanissimi anni sessanta-settanta, proponendo uno studio del
tutto diverso, basato sull'esame rigoroso dei documenti. Pur
proseguita tiepidamente da altri, questa opposizione all'uso politico
e strumentale della Storia, tacciata sprezzantemente come
“revisionismo”, ha lasciato però inalterato lo zoccolo duro
della <b>condanna morale e senz'appello del fascismo</b>, accusato di
aver commesso errori imperdonabili e mostruosità indicibili, di
esser stato una terribile dittatura che si alleò col nazismo
condividendo con esso la persecuzione contro gli ebrei, la guerra
d'aggressione, lo schiacciamento dei popoli conquistati e
l'annullamento di tulle le libertà. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">Ogni
storico serio sa che ciò è vero in parte o non è vero affatto, e,
anche per quel riguarda la questione più spinosa - le leggi razziali
del 1938 -, esse rientrano in quella talvolta criptica <i>realpolitik</i>
Mussoliniana intorno alla quale non si possiede una documentazione
sufficiente a sviscerarla nelle sue vere cause. Il che non toglie
nulla alla condanna morale, sia chiaro. Ma non senza tener conto di
tutti i dati a disposizione, in primo luogo delle <b>contraddizioni
del regime Fascista</b>, che, <b>mentre approvava le leggi razziali
da una parte, dall'altra metteva in campo una serie di atti i quali
sostanzialmente le contraddicevano</b>: basti pensare a quanti ebrei
polacchi il regime fascista salvò e cercò di salvare in faccia ai
tedeschi all'indomani dell'occupazione della Polonia, al punto che i
funzionari governativi italiani furono costretti ad andarsene in
fretta da Varsavia se non volevano essere arrestati anche loro. Un
numero elevato di ebrei dell'europa occupata dai nazisti trovò
scampo nel paese del principale alleato della Germania che apriva le
sue frontiere a quella che, allora, fu una vera accoglienza. Quasi
15.000 ne giunsero solo dall'Austria e dalla Germania. Senza dire di
quelli che si trovavano già in Italia per varie ragioni e che la
Germania reclamò invano dalle autorità fasciste. Anche nei
territori occupati dal Regio Esercito italiano, furono nell'ordine di
molte migliaia gli ebrei salvati dalla furia nazista. L'ebreo croato
di Zagabria Ivo Herzer, trasferitosi dopo la guerra negli Stati
Uniti, ha valutato in non meno di 6.ooo. i soli ebrei croati che
trovarono scampo sotto le ali protettrici del nostro esercito, tra i
quali lui stesso. Con dovizia di particolari Herzer ha raccontato
l'umano accoglimento ricevuto dagli italiani nel pieno infuriare del
conflitto e sotto il naso dei tedeschi, accoglimento che certamente
non poteva avvenire senza il beneplacito del Governo di Roma (e senza
esborso di danaro), tanto più che gli ebrei rifugiati beneficiavano
di un vitto normale, scuole, giornali, libri, cure mediche, e, nei
casi di salute più gravi, venivano trasferiti altrove. Almeno mille
di loro vennero portati in Italia. Lo storico israeliano Menachem
Shelah, nel suo libro “<b>un debito di riconoscenza</b>”,
essendosi anche lui salvato grazie al nostro esercito, ha scritto tra
l'altro: “I<i>n Jugoslavia il sangue scorreva a fiumi, migliaia di
donne venivano violentate, i bambini fatti a pezzi, i campi, i
villaggi, le città dati alle fiamme. Il comportamento degli italiani
in confronto a tutti gli altri fu il meno pesante, e si sforzarono
di salvare gli innocenti.</i>” A questo proposito, giustamente lo
storico ebreo Leon Poliakov ha osservato che gli italiani non avevano
nessun obbligo di salvare gli ebrei stranieri, né tantomeno di farli
entrare in Italia. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">Il
politologo ebreo americano Edward Luttwak (anche lui tra i salvati)
ha precisato: “<i>L'esercito italiano in Jugoslavia non si limitò
a proteggere gli ebrei, ma agì come forza d'interposizione fra le
parti in conflitto. Fu uno slancio umanitario che accomunò tutti,
dai comandanti fino all'ultimo caporale.</i>” </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">Tutto
ciò, unito a molto altro che non starò a elencare (per esempio il
progettato trasferimento degli ebrei europei in Etiopia, pensato dal
Duce e dai suoi collaboratori che avevano già scelto una zona
appropriata e addirittura iniziato i lavori di costruzione, poi
bruscamente interrotti), contribuisce a riequilibrare almeno un po' i
due piatti della bilancia: così, <b>il peso morale delle leggi
razziali</b>, vieppiù odiosamente attuate verso una minoranza
fortemente integrata che aveva partecipato attivamente al
Risorgimento e poteva vantare meriti di fronte all'Italia, se non è
annullato, <b>è in parte mitigato</b>. Ma chi non poté salvarsi e
malauguratamente si trovò fra quei 7000-8000 ebrei catturati e
portati via dai tedeschi dopo l'8 settembre 1943, di cui ben pochi
fecero ritorno, non potrà avvertire in nessun modo questa
mitigazione e noi lo comprendiamo e ci sentiamo psicologicamente
solidali con lui, anche se la Storia non può non tenere conto di
tutti i dati e metterli in comparazione, ricavandone un quadro il più
possibile logico e chiaro. In questo quadro, non si può non
riscontrare una evidente ambiguità del regime Fascista, sia
nell'alleanza con Hitler sia nella persecuzione degli ebrei fatta
chiaramente per compiacerlo, per quanto presentata come una generica
e peraltro contraddittoria “difesa della razza”. <b>La legge del
“</b><i><b>do ut des</b></i><b>”</b>, piuttosto, che presiede a
tutte le vicende umane, sarà stata più probabilmente <b>il vero
movente delle leggi razziali</b> in cui gli ebrei italiani vennero
sacrificati alla ragion di Stato per ottenere da Hitler una
contropartita. Quale fosse questa contropartita forse non lo sapremo
mai, e certamente la storiografia antifascista non ha contribuito a
farlo sapere, tutta impegnata a demonizzare il mortale nemico. Ma è
ragionevole ritenere che un passo così forte come le leggi razziali
anti-ebraiche, che contraddicevano tutta la politica fascista
precedente nei confronti degli ebrei d'Italia, culminata nella l<b>egge
Falco del 30 ottobre 1930 che sviluppava ulteriormente la
legislazione del Regno di Sardegna in favore delle comunità
ebraiche</b>, non potevano non avere un movente. Esse non a caso
furono emanate a poca distanza dalla visita di Hitler in Italia,
avvenuta nel maggio del 1938. Sappiamo che quest'individuo, per
motivi mai chiariti, odiava gli ebrei di un odio spropositato e
patologico che non ha uguali nella pur lunga storia delle
persecuzioni anti-ebraiche, e pretendeva che il Duce lo seguisse su
questa strada. Pur tuttavia, <b>la tesi avanzata dallo storico De
Felice</b>, secondo la quale il Duce non poteva non seguire il fuhrer
in quanto suo alleato e dunque si trovò costretto a cedere per
“attrazione” ideologica col nazismo, risulta un pò troppo
blanda. Anche <b>la tesi enunciata da Giorgio Pisanò</b>, secondo
cui le leggi razziali furono la conseguenza della frattura venutasi a
creare con l'Ebraismo internazionale che aveva dichiarato guerra al
nazismo, non convince. <b>L'Ebraismo internazionale, infatti,
dichiarò guerra alla Germania nazista, specificandolo espressamente,
non già all'Italia fascista</b>, che era in ottimi rapporti
addirittura coi sionisti e con il capo di questi, Chaim Weizmann. Non
meno di 80.000 ebrei dall'europa occupata dai nazisti non a caso
vennero fatti transitare a Trieste per la Palestina col pieno
appoggio dell'autorità fascista. <b>Non era un mistero per nessuno
che il Duce spingeva per la fondazione di un focolare ebraico
nell'antica terra di Davide</b>, e figuriamoci se l'ebraismo
internazionale poteva dichiarargli guerra. Cadute dunque queste due
tesi che non reggono, resta quella, tanto cara all'antifascismo,
secondo la quale il fascismo fu sempre razzista, fu sempre
antisemita, e dunque le leggi razziali non furono che il logico
sbocco di questa sua anima viziata all'origine. Ma ciò è smentito
da troppi fatti e documenti contrari, oramai di dominio pubblico. Non
restano dunque che altre due ipotesi. Una è quella accreditata
ufficialmente dal regime stesso, secondo cui, con la conquista
dell'Impero, si rendeva necessario un cambiamento di rotta,
presentandosi il problema di tutelare la razza italiana dalla
presunta contaminazione con le altre razze che s'affacciavano dagli
altri luoghi dell'Impero. E questo fu ciò che il Duce precisamente
cercò di far credere onde giustificare e spiegare in qualche modo le
leggi del 1938. Ma quanto ciò fosse falso, è evidenziato da una
serie di fatti: anzitutto che le razze che si affacciavano dagli
altri luoghi dell'Impero (greci, sloveni, albanesi, africani, etc.),
lungi dall'essere estromesse o emarginate, al contrario erano avviate
sulla via dell'integrazione, com'è dimostrato dalle organizzazioni
fasciste che colà s'insediarono coinvolgendo a pieno titolo i
nativi. Anzi proprio il Duce aveva reso pubblico <b>l'indirizzo
politico del regime in tutti i paesi occupati, che doveva essere
ispirato a Roma e a Venezia, famose proprio per l'integrazione e
armonizzazione delle razze</b>. In secondo luogo, anche volendo
accreditare questa tesi, non si vede cosa c'entrassero gli ebrei
italiani, presenti da secoli entro la compagine nazionale, con queste
“nuove razze” che s'affacciavano dai vari luoghi dell'Impero. Il
bisticcio logico insito nella frettolosa legislazione razziale del
regime, è perciò evidente, com'è evidente il suo sforzo invero
piuttosto grossolano di far digerire questa legislazione agli
italiani perplessi e stupiti, usando la solita vetusta
rappresentazione maligna e vignettistica degli ebrei. Non a caso il
giornale “la difesa della razza”, diretto da Telesio Interlandi
(che era sempre stato razzista per conto suo), uscì nell'agosto del
1938, vale a dire con ben 16 anni di ritardo rispetto alla data della
presa del potere del Fascismo, il quale stranamente solo dopo la
visita di Hitler s'accorse che gli ebrei contaminavano gli italiani;
e meglio non trovò da fare che escluderli perfino dalle scuole,
facendo così lievitare stoltamente in seno ad essi un rancore
micidiale che poteva trasformarli in acerrimi antifascisti. <b>Un
regime che nel 1931 aveva ricevuto con tutti gli onori Gandhi</b>
vestito con un khadi e con l'arcolaio al seguito perché a una
cert'ora doveva filare il cotone (<b>il Papa non l'aveva voluto
ricevere in quanto “</b><i><b>indecente</b></i><b>”</b>), <b>chiesto
agli Eritrei de l'Asmara se preferivano le case all'occidentale o i
tukul moderni</b> (preferivano i tukul moderni), <b>disseminato
l'Africa orientale di ambulatori gratuiti e costruito un sanatorio di
prim'ordine in Etiopia per combattere e debellare la lebbra</b>,
aveva dunque paura delle razze, e in primis, della più famigerata di
tutte: quella degli ebrei italiani!</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">Non
resta dunque che l'ultima spiegazione, l'unica plausibile, quella
secondo me più logica, che però il Duce e i suoi si guardarono bene
dal far trapelare. E cioè che vi fosse una congrua contropartita da
ricevere dal fuhrer in cambio delle famigerate leggi a lui tanto
gradite, la quale doveva essere così importante e, forse, urgente,
da giustificare <b>un passo simile, che necessitava anche della firma
del Re, cioè del coinvolgimento del buon nome della Casa Reale,
</b>comportando una rottura plateale con il Risorgimento che aveva
emancipato gli ebrei liberandoli dalla ghettizzazione. Mazzini,
l'uomo del Risorgimento più amato dai fascisti, era morto in casa di
amici ebrei che l'avevano amorevolmente ospitato quando la bigotta
sorella cattolica, su consiglio di un prete fanatico, si era
rifiutata di accogliere in casa sua il fratello ormai prossimo alla
fine. Dietro le leggi antiebraiche camuffate da leggi per la difesa
della razza italiana, c'era dunque verosimilmente un preciso e
pressante interesse del regime che era andato maturandosi in quegli
anni, e finì per incontrarsi con la notoria ossessione del F<span style="font-family: Georgia, serif;">ü</span>hrer
contro gli ebrei. Forse c'era in ballo un'enorme somma di danaro
necessaria a qualcosa, che solo l'affezionato F<span style="font-family: Georgia, serif;">ü</span>hrer,
sempre allegro e sorridente accanto al Duce, poteva permettersi di
elargire. Possiamo ipotizzare che qualche ebreo, tra quelli più
amici coi fascisti -per esempio il podestà di Ferrara, amico
fraterno di Italo Balbo-, sia stato messo al corrente in tutto o in
parte della verità. Proprio all'indomani della venuta di Hitler in
Italia, infatti, Italo Balbo si recò a Ferrara dal caro amico Renzo
Ravenna per avvertirlo che stava per scattare la politica
anti-ebraica: una doccia gelata su tutta la comunità israelitica
d'Italia, sempre fiera della sua partecipazione al Risorgimento e
alla Grande Guerra. Non gli avrà spiegato null'altro? Nella
costernazione di tutti, Ravenna fu costretto a dimettersi dalla
carica di podestà che tanto egregiamente ricopriva da ben dodici
anni, circondato peraltro dalla solidarietà dei tanti (fascisti e
non fascisti) che lo stimavano, compreso l'arcivescovo. Pur dovendo
affrontare traversìe e lutti (la morte ad Auschwitz di due sorelle e
un fratello), nonché la comprensibile ribellione della figlia che
dopo la guerra scelse risolutamente Israele, egli non rinnegò mai il
suo passato. Dopo le leggi razziali, fu ospitato dall'amico in Libia
-ove le leggi razziali erano quasi disattese-, e poi visse
indisturbato a Ferrara fino all'8 settembre, quando, entrati i
tedeschi a gamba tesa nella questione ebraica, la situazione si fece
drammatica per tutti gli ebrei italiani, in molti dei quali tuttavia
sopravvisse una sorta di fiduciosa e candida speranza nel regime, che
li portò a evitare di nascondersi, confidando che li avrebbe
protetti dai nazisti. Purtroppo il regime poté proteggerli ben poco
o niente affatto, e gli stessi fascisti rischiavano l'arresto e la
deportazione, mentre l'ira funesta di Hitler poteva rovesciarsi sui
capi della RSI quando l'avessero contraddetto. Il Duce stesso era
sorvegliato 24 ore su 24, coi telefoni sotto controllo, e perfino
Claretta Petacci, condotta sul lago di Garda dai tedeschi, era
piantonata dalle SS. La vicenda del generale Amilcare Farina,
comandante della divisione San Marco (una delle più importanti
formazioni militari della RSI), è del resto emblematica della
situazione: egli si trovò addosso le SS urlanti, accortesi che
dentro la divisione era nascosto un ebreo (e chissà quant'altri in
giro nelle varie formazioni fasciste), il quale venne subito
imprigionato, e non si sa con quali salti mortali solo per intervento
del Duce si riuscì a evitare sia l'arresto del generale sia la
deportazione di quel poveraccio.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">Si
creò dunque in Italia, dopo l'8 settembre, una situazione davvero
incresciosa, in molti casi scandalosa, come a Trieste, dove la retata
di oltre 700 ebrei da parte dei tedeschi, avvenuta ancor prima di
quella del ghetto di Roma, portò all'arresto di noti irredentisti,
patrioti e reduci della Grande Guerra. L'ingombrante presenza dei
nazisti e il loro spadroneggiare sulla Repubblica Sociale, oltre a
imprimere un marchio sul fascismo repubblicano che molti fanno finta
di non vedere, costituì il più formidabile degli ostacoli anche al
più volonteroso dei piani di salvataggio, come dimostra l'arresto e
la deportazione a Dachau del capo della Polizia della RSI Tullio
Tamburini e del suo vice Eugenio Apollonio, da tempo sorvegliati
dalla Gestapo, avvenuta il 21 febbraio 1945, unita alle contemporanee
dimissioni del ministro degli Interni della RSI Buffarini Guidi, al
corrente dei loro maneggi. Tamburini tornò vivo, ma il questore di
Fiume Palatucci ci rimise la pelle a Dachau per le stesse ragioni.
Più fortunato fu il podestà di Milano Piero Parini, fascista della
prima ora come Tamburini: i tedeschi mai si accorsero che nascondeva
dentro Palazzo Marino (sede dell'attuale Comune di Milano) un folto
numero di ebrei milanesi. Ciò basta a dimostrare quanto estese
fossero le omertose complicità fasciste. Altrettanto fortunato -più
abile che fortunato per la verità- fu il gerarca fascista Roberto
Farinacci. Con la sua abilità oratoria e i suoi abbaiamenti
antisemiti, buttò fumo in faccia ai tedeschi che gli avevano chiesto
la lista degli ebrei di Cremona. Prima avvertì gli ebrei cremonesi
di nascondersi e alcuni li nascose lui stesso. Poi consegnò la
lista.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">Come
dimostra l'arresto di Tamburini, al di là dell'asprezza estrema
della guerra che assorbiva le parti, si tentò di trovare un
temporaneo fronte comune con gli anglo-americani per salvare gli
ebrei dalla grave emergenza umanitaria che si era creata a loro
danno, di cui le più alte autorità fasciste, come quelle
anglo-americane, erano in tutto o in parte al corrente dal 1942.
Purtroppo questo non fu fatto perché gli anglo-americani si
fossilizzarono nella conduzione della guerra affermando trattarsi
della questione assolutamente prioritaria. Si potevano fare entrambe
le cose, forse, senza toglier nulla alla conduzione prioritaria della
guerra perseguita da ambo le parti. Non fu fatto. E altro tempo
doveva passare, d'inaudite sofferenze per tutti, in cui l'Italia non
solo si ritrovò invischiata fino al collo in una guerra da cui, di
fatto, non riuscì più a uscire, ma coinvolta in una persecuzione
odiosa, disgustosa e immotivata avverso i propri connazionali ebrei
che vivevano in Italia da secoli, il che<b> costituisce una macchia
incollata addosso al Fascismo</b> di cui non si è rinvenuta nessuna
plausibile spiegazione, non risultando convincenti le superficiali
dichiarazioni di facciata del Duce e dei suoi sodali. Infatti, come
s'è detto, la pretesa politica razziale fascista preannunciata da un
Manifesto della razza frettolosamente scritto e firmato nel luglio
del 1938, definita dal Duce improvvisamente <i>urgente e
improcrastinabile</i>, era in realtà un pastrocchio, in cui, mentre
si cacciavano insensatamente <b>gli ebrei italiani</b> - ripeto,
<b>italiani da secoli</b> - dalle scuole, dall'esercito e dai
pubblici uffici, di fatto trasformandoli in cittadini di
second'ordine dell' “Impero del Littorio”, si ammettevano gli
albanesi, gli slavi, i libici, gli africani e i greci dell'Egeo nello
stesso Impero, tutti inseriti nelle tradizionali organizzazioni
fasciste. <b>Un albanese poteva entrare in un'accademia militare, e
un ebreo di Firenze e di Roma no</b>. Si trattava dunque, dietro la
risibile <i>difesa della razza italiana che in realtà si difendeva
benissimo da sola</i>, di un'inconcepibile nonché pasticciata
emarginazione degli ebrei italiani dagli italiani stessi. E questo,
oltretutto, mentre si aprivano le porte agli ebrei stranieri di
qualunque nazionalità. I quali, anche dopo l'emanazione delle leggi
razziali che ne decretavano l'espulsione immediata a parole, in
realtà rimasero in larga parte in Italia, raccolti per lo più nel
campo di Ferramonti in Calabria, dove, per loro espressa
testimonianza, “<i>facevano quello che volevano</i>”, ricevendo
anche una somma di danaro giornaliera. Dopo la guerra, alle
commemorazioni degli ex internati di Ferramonti, erano invitati anche
gli ex militi fascisti che li avevano trattati con tanta umanità.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">Una
conclusione purtroppo amara possiamo trarre da tutto ciò: e cioè
che l'aver negato ai gerarchi fascisti un regolare processo alla fine
della guerra, preferendo la loro liquidazione spiccia e brutale, ha
fatto giustamente sorgere negli storici più esigenti il sospetto che
si preferì seppellire, piuttosto che far emergere, alcune
presumibili scomode verità, di cui peraltro nessuno può estesamente
provare nulla, potendo tutt'al più vagamente ipotizzarle. Se c'erano
dei segreti, va da sé che i capi del Fascismo li hanno portati con
sé nella tomba. Invece di fare un'inutile mattanza in piazza Loreto
con la popolazione esasperata e inferocita chiamata a raccolta, si
poteva chiedere razionalmente conto al Duce dei suoi errori veri e
presunti (compresi quelli strategico-militari) e delle sue decisioni
che tanto peso hanno avuto sul destino successivo dell'Italia,
vanificando in un colpo solo le vittorie del Risorgimento e della
Grande Guerra. Al posto di centinaia di arruffati processi sommari
davanti alle Corti d'Assise straordinarie contro qualunque fascista
capitasse a tiro, senza discernimento e non di rado con prove false o
montate, era meglio cercare di capire e far capire come andarono le
cose, colpendo veramente quei fascisti o presunti tali che davvero
collaborarono coi tedeschi, disobbedendo perfino al Duce. Forse tutto
ciò fu impedito dallo stato d'animo sovraeccitato della popolazione,
fatto sta che non fu fatto, e se c'era una possibilità di placare
gli animi, gli antifascisti fecero invece di tutto per esasperarli
ulteriormente. </span></span>
</div>
<br />
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">Perciò,
a noi posteri che vogliamo leggere le intricate pagine della Storia
per trovare il bandolo, resta il dovere di mettere ordine, e,
soprattutto in un periodo confuso come questo, dove, con la scusa di
mettere ordine si fa il contrario, di non farci tirare per la manica
da nessuno, ma di giudicare con obiettività, e, nel caso, con
severità, non perché ce lo impone qualcuno, magari con leggi, veti
o minacce, ma perché ce lo impone la nostra coscienza, morale,
storica e civile.</span></span></div>
</div>
<div align="right" style="break-after: avoid; line-height: 150%; margin-bottom: 0.21cm; margin-top: 0.42cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>Maria
Cipriano</i></span></span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/06795754012146158496noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6910423129426372825.post-17450154903782661342017-04-08T10:43:00.000-07:002017-04-08T10:44:50.074-07:00Intervista a Ferruccio Bravi sulla Toponomastica alto atesina<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhNM_44weVHpRwnjKuAr3HF7dfk_DV-W-1XsTybj7aQqL-MqnZfM47dPPuEK7Px8C0sg9E9NJmL4CTEtM_I6bwVLz1FZhUnvKhCpapcIDB9KzN-knsRihpUOVZ7IHiZ72V6x9c1Neqkn9PB/s1600/archivio+alto+adige.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhNM_44weVHpRwnjKuAr3HF7dfk_DV-W-1XsTybj7aQqL-MqnZfM47dPPuEK7Px8C0sg9E9NJmL4CTEtM_I6bwVLz1FZhUnvKhCpapcIDB9KzN-knsRihpUOVZ7IHiZ72V6x9c1Neqkn9PB/s400/archivio+alto+adige.jpeg" width="270" /></a></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><span lang="it"><b><br /></b></span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><span lang="it"><b><br /></b></span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><span lang="it"><b>1)</b></span><span lang="it"><i> I recenti attacchi alla toponomastica italiana in Alto Adige –
passati quasi sotto silenzio nell'opinione pubblica, salvo rare e
circoscritte eccezioni – hanno risollevato la spinosa questione
linguistica della regione. Dal punto di vista glottologico, le
pretese e le rivendicazioni degli autonomisti hanno qualche
fondamento scientifico? </i></span></span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><span lang="it">Premetto
che la verità assoluta non appartiene all'uomo: la verità umana è
figlia del suo tempo, è confezionata spesso ad uso e consumo della
ragion di Stato e della demagogia delle fazioni. La gente crede ai
surrogati di verità, o al limite finge di crederci. La paura di
restare isolati rende docili come le pecore dietro il campano, fa
accettare tutto: guai all'incauto portatore d'una verità diversa da
quella proclamata dal partito, dalle consorterie politiche, dai
banditori al loro servizio. </span></span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><span lang="it">Ho
i miei limiti, riconosco, malgrado una certa esperienza maturata in
indagini toponomastiche apprezzate dal prof. Carlo Battisti,
glottologo principe, luminare assai noto per la sua profonda umanità
anche al ceto comune del secolo scorso come interprete del capolavoro
cinematografico “</span><span lang="it"><i>Umberto D</i></span><span lang="it">”
(regia di De Sica).</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><span lang="it">Innanzitutto
preciso che parecchi toponimi di formazione latina furono
germanizzati e imposti di recente. Ne tratto in studi pubblicati nel
secolo scorso qui sotto citati:</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><span lang="it"><br /></span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 10pt;"><i><span lang="it">-
"Inchiesta" sui nomi di luogo atesini, I: Sintesi
introduttiva, "Clessidra" 18, Bolzano (Centro Studi
Atesini) 1982.</span></i></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 10pt;"><i><span lang="it">-
50 nomi in libera uscita, "Spunti e note" 3, Bolzano (CSA)
1986. </span></i></span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 10pt;"><i><span lang="it">-
L'evolversi dei toponimi atesini di origine preromana:
latinizzazione, germanizzazione, italianizzazione, Società
Geografica Italiana, 39-55 (testo della relaz. 25 X 1983 alla Tavola
Rotonda). </span></i></span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 10pt;"><i><span lang="it">-
Toponomastica italiana nella provincia di Bolzano, Bolzano (CSA)
1990,</span></i></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 10pt;"><i><span lang="it">-
Forse che sì, forse che no (anzi, per niente) </span></i></span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 10pt;"><i><span lang="it">-
Mito e realtà nei nomi di luogo atesini, Bolzano (CSA) 1986 (sotto
eteronimo Silvano Valenti, in polemica con K</span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span lang="it">ü</span></span><span lang="it">hebacher
1986, Deutsch im Spiegel der Namen, in specie sugli pseudo-prediali).</span></i></span></span></div>
<div align="justify" lang="it" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><b><span lang="it">2)</span></b><span lang="it"><i> Ogni qual volta si affrontano certe tematiche salta fuori il nome di
Ettore Tolomei, accusato di aver italianizzato i nomi di luogo
dell'attuale provincia autonoma. E il suo nome viene accostato al
Fascismo. Evidentemente si fa un po' di confusione in merito. </i></span><span lang="it"><i>P</i></span><span lang="it"><i>uoi
chiarirci meglio le idee sul suo operato? </i></span></span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><span lang="it">I
denigratori del </span><span lang="it"><b>Tolomei</b></span><span lang="it">
– </span><span lang="it"><b>trentino italianissimo, ma in verità
fascista assai tiepido</b></span><span lang="it"> – rifiutano di
accettare a scatola chiusa la «verità convenuta» circa i nomi di
luogo atesini di forma italiana che, sostengono, erano sì e no una
trentina prima che il Tolomei li moltiplicasse per mille inventando a
tavolino una toponomastica su misura per i fascisti che la imposero.
Molti trovano questa «verità» prête à porter, assai più comoda
e sbrigativa delle complicate verità contenute nelle pergamene
tarlate e negli indigesti volumi dei professoroni.</span></span></span></div>
<div align="justify" lang="it" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><b><span lang="it">3)</span></b><span lang="it"><i> Riguardo al periodo fascista invece, cosa si può dire sulla
convivenza tra i vari gruppi linguistici? Ci fu realmente, come
sostengono in molti, un esacerbarsi degli atteggiamenti anti-tedeschi
da parte italiana, con conseguente forzata italianizzazione? </i></span></span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><span lang="it">Per
la verità, la convivenza fra i due gruppi linguistici dopo
l’annessione fu relativa </span><span lang="it"><b>al tempo del
fascismo in cui non vi fu alcuna discriminazione etnica</b></span><span lang="it">:
</span><span lang="it"><b>l’uno e l’altro gruppo avevano gli
stessi diritti e doveri ma nessun privilegio</b></span><span lang="it">.
Questa situazione fu netta e norale prima dell’Anschluß, allorché
l’Austria ottenne con voto plebiscitario l’annessione al Reich
hitleriano: furono i nazisti austriaci (più fanatici e compatti di
quelli germanici) a fomentare la discordia etnica che a sua volta
sfociò nelle opzioni naziste da parte di alto-atesini di lingua
tedesca non pochi dei quali avevano il cognome italiano essendo
trentini intedescati di recente. A questo si opporrà la diceria
della forzata italianizzazione dei cognomi di forma tedesca.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><span lang="it"><b>La
discordia fra i due gruppi era comunque insignificante rispetto a
quella attuale impregnata di livore razzista e fomentata anche da
politicanti italioti e da trentini degeneri</b></span><span lang="it">.
Comunque non ci fu allora un reale esacerbarsi degli atteggiamenti
anti-tedeschi da parte italiana. Tirate le somme, </span><span lang="it"><b>la
forzata italianizzazione dei tedescofoni fu solo occasionale e
trascurabile rispetto all’attuale intedescamento degli italofoni</b></span><span lang="it">.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhe3Ji89vCynhgdKXsBOZU2fC4T99bivBDAJtI2cEYG7tAbuevK3L21AA2vvzsKtOjMOAZLxl1T9Qj3MRsL9fMoNDuGmHGiZwEST2hIY8-HGRj6pZj09dFODiUKFbSrVJzsbnVW_Txd8Bz-/s1600/bolzano+monumento+alla+vittoria.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="247" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhe3Ji89vCynhgdKXsBOZU2fC4T99bivBDAJtI2cEYG7tAbuevK3L21AA2vvzsKtOjMOAZLxl1T9Qj3MRsL9fMoNDuGmHGiZwEST2hIY8-HGRj6pZj09dFODiUKFbSrVJzsbnVW_Txd8Bz-/s400/bolzano+monumento+alla+vittoria.jpg" width="400" /></a></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><span lang="it"><b>4)</b></span><span lang="it"><i> Qual era al tempo dell’Asse lo
stato della toponomastica atesina?</i></span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><span lang="it">Giova
precisare che essa fu croce e delizia: croce, per il regime che, con
grinta, difese dal tedesco zuccoduro il nostro diritto di chiamare
nella nostra lingua e come ci pare i luoghi dove siamo nati o viviamo
per lavorare e produrre; delizia, perché il Tolomei, sia pure in
modo incauto e stiracchiato ha resti-tuito ai toponimi una forma
italiana. A dirla tutta </span><span lang="it"><b>in qualche caso il
patriota di Gleno ha fatto autogol ravvisando matrici tedesche in
toponimi di radice inequivocabilmente nostrana</b></span><span lang="it">
attestata nei documenti più antichi. Per altra via si dà la stura
alla fantasia e si fanno figuracce come appunto nel caso del Tolomei
che spropositò nell’attribuire matrice tedesca a certi toponimi
ladini e pusteresi. </span></span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><span lang="it">Valga
un solo esempio di manifesta evidenza: documenti atesini di antica
data attestano che gli attuali villaggi di Elle e di Rina si
chiamavano Elina, forma riconducibile a </span><span lang="it"><i>*helina</i></span><span lang="it">
‘centro sinecistico’ da prelatino </span><span lang="it"><i>*eli</i></span><span lang="it">
+ suffisso aggettivale </span><span lang="it"><i>–ina</i></span><span lang="it">.
</span><span lang="it"><i>*Heli</i></span><span lang="it"> ha
riscontro nel lat. Villa e ad esso sono riconducibili Velia (Eléa in
greco) nel Cilento, alquanto a sud di Paestum. Velia si chiamava
anche uno dei tre villaggi sopra il colle Palatino prima della
nascita di Roma sul colle stesso. Velletri si chiamava Velitrae,
Volterra Velathri, la prima in forma latina, la seconda è prelatina
in forma etrusca.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><span lang="it">A
questo punto mi concedo una digressione sul termine prelatino che non
è in relazione con il prete modernista azzimato che si scalda al
calore di una società deviata e in peccato mortale.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><span lang="it"><b>Prelatino
significa vagamente ‘anteriore al latino’.</b></span><span lang="it">
Nel caso specifico dei Reti prelatini ho coniato il termine
</span><span lang="it"><i>‘velianico’</i></span><span lang="it">,
con esplicito riferimento ad </span><span lang="it"><i>*heli-/*veli</i></span><span lang="it">.
</span></span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><span lang="it">I
miei Veliani, per quanto di intuisce, erano un popolo errante vissuto
per secoli nello stato primitivo. Vien fatto di pensare che essi
parlassero un linguaggio più urlato che articolato. </span></span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><span lang="it">E
invece, no. Il loro idioma era compiuto e armonioso: era una lingua
singolare, basata su combinazioni sillabiche disciplinate e costanti
che si direbbero uscite da un elaboratore elettronico anziché dalla
mente umana.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><span lang="it">Una
sola parola velianica può esprimere un intero concetto: ad es.
</span><span lang="it"><i>calma</i></span><span lang="it">, che
significa </span><span lang="it"><i>'culmine pianeggiante, arido e
calvo'</i></span><span lang="it">, rende in due sillabe quanto una
istantanea a colori.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><span lang="it">Le
voci velianiche richiamano, per struttura, il rigore della lingua
arabica classica che – a differenza delle derivate varietà
volgari, urlate dai beneficiari dell’accoglienza – compete per
armonia fonetica aggraziata ed impeccabile con la buona lingua
italiana. La ricchezza lessicale del velianico, specie nella
nomenclatura alpestre, denota una fine sensibilità e una assidua
esperienza di frequentazione montana.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><span lang="it">Tornando
alla toponimia atesina, da Velathri a Velturno alto-atesino il passo
è breve. Su Velturno bisognerà intenderci. </span><span lang="it"><b>La
forma tedesca Feldthurns è una manipolazione. Nei documenti si
legge: Velturnes</b></span><span lang="it">. Anzi in un manoscritto
di Bressanone, datato 1666, si legge "Velturno", che è la
forma storica italiana. Sempre da documenti sappiamo che otto secoli
fa il villaggio di Fiè si chiamava Vels (da </span><span lang="it"><i>*feles</i></span><span lang="it">)
e l'altura di Fia a Tesero –paese natìo di mia Madre – Fella.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><span lang="it">Le
rivendicazioni tedesche partono da lontano, ma credo di non sbagliare
se affermo che si fecero sempre più pressanti in loco a partire dal
XIX secolo in opposizione ai moti d'indipendenza nazionale nella
nostra penisola. </span></span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><span lang="it"><b>5)</b></span><span lang="it"> </span><span lang="it"><i>Il vento risorgimentale spirò anche
nelle città e nelle valli atesine?</i></span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><span lang="it">L’adesione
alla riscossa risorgimentale non lasciò indifferenti i sudditi di
lingua italiana, soprattutto nella Bassa atesina popolata da
trentini. Cito per tutti il garibaldino</span><span lang="it"><b>
Camillo Zancani</b></span><span lang="it"> da Egna (1820-1888) di cui
Achille Ragazzoni, ‘penna d’oro’ del nostro Centro di Studi di
Bolzano, ha tracciato una encomiabile biografia.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><span lang="it"><br /></span></span></span></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj2-i3zlE-erw9JDuZ-8Yxt6wEQg2pQy2iXqiLwKTAXJue1qTBCURNREogvhA1lCQlF3-bgD52Io173WaN1apwuTvgcu8XFUJtU3IqBaGRFntbbMM0ZekU4XmaJnuti1V5gFS_fyiZENSUg/s1600/zancani.png" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj2-i3zlE-erw9JDuZ-8Yxt6wEQg2pQy2iXqiLwKTAXJue1qTBCURNREogvhA1lCQlF3-bgD52Io173WaN1apwuTvgcu8XFUJtU3IqBaGRFntbbMM0ZekU4XmaJnuti1V5gFS_fyiZENSUg/s400/zancani.png" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small;">Il garibaldino Camillo Zancani</span></td></tr>
</tbody></table>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><span lang="it"><br /></span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><span lang="it"><b>6)</b></span><span lang="it"> </span><span lang="it"><i>Che ruolo svolsero le associazione
patriottiche in quelle che all'epoca erano le province meridionali
dell'Impero asburgico?</i></span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><span lang="it">La
loro attività era quasi esclusivamente culturale, ai fini di </span><span lang="it"><b>tener
viva la coscienza nazionale in una marca di confine italiana
brutalmente intedescata dagli Asburgo con la benedizione dei
principi-vescovi di Trento e Bressanone</b></span><span lang="it">.
Doveroso precisare che nell’età della controriforma tali principi
vescovi furono prevalentemente italiani di lingua e anche di
sentimenti. </span><span lang="it"><b>Non certo il pentimento per la
brutale germanizzazione linguistica, bensì il timore d’una
adesione dei sudditi al luteranesimo indusse gli Asburgo a non
contrastare la residua presenza italiana nella Contea tirolese</b></span><span lang="it">
dove, cessato l’intedescamento, l’italianità ebbe una
sorprendente seppure effimera rinascita.</span></span></span></div>
<div align="justify" lang="it" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><span lang="it"><b>7)</b></span><span lang="it"> </span><span lang="it"><i>Facciamo un
passo indietro. Nel tuo libro Le Fiere di Bolzano – che abbiamo da
poco riprodotto parzialmente, sul nostro sito – tratteggi un quadro
del capoluogo atesino, dal medioevo all'età dei lumi, in cui
italiani e tedeschi hanno una consistenza quasi pari </i></span><span lang="it"><i>su</i></span><span lang="it"><i>l
territorio. A quando possiamo datare le più massicce migrazioni da
nord nella regione? E come si distribuiscono tra città e campagna?</i></span></span></span></div>
<div align="justify" lang="it" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><span lang="it">La
migrazione allogena più massiccia risale all’alto medioevo: in
massima parte il “tedesco invasore” apparteneva al ceto rurale e
gli italiani erano immigrati dal Trentino, dal Veneto e poi dalla
Toscana dilaniata dalle fazioni nell’età di Dante. </span></span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><span lang="it"><b>8)</b></span><span lang="it"> </span><span lang="it"><i>Sbaglio nel dire che la componente
latina, impronta lasciata da Roma antica, sia comunque forte e
radicata in Alto Adige più di quanto possa oggi apparire?</i></span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><span lang="it">Dell’originaria
componente latina sopravvissero, compatti e tuttavia molto
differenziati linguisticamente gli alto-atesini delle valli ‘ladine’
che oggi si atteggiano a razza speciale a sé. Nondimeno,
tedescheggiano per redditizio opportunismo. Molti di loro sono
‘tri</span><span lang="it">l</span><span lang="it">ingui’ e non
pochi si intedescano per godere i privilegi della razza eletta
‘sud-tirolese’ privilegiata dalla discriminazione razziale
imposta dal trattato Gruber-De Gasperi. Ma se qualcuno di loro emigra
a sud di Salorno diventa linguisticamente italiano come noi.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhz_shKhG8lSOsSREf32g_DAq7BrEr_nON7ZuaB1DTymqRScNQUodYWFRDBbn-uF2oLyQhs18ZAhnbS8yvkQnoqU6s2R19CRodX7xDKphGNHi8oFf57UWpFzJqCSSy57RmJYD359IYfn6EE/s1600/Druso.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhz_shKhG8lSOsSREf32g_DAq7BrEr_nON7ZuaB1DTymqRScNQUodYWFRDBbn-uF2oLyQhs18ZAhnbS8yvkQnoqU6s2R19CRodX7xDKphGNHi8oFf57UWpFzJqCSSy57RmJYD359IYfn6EE/s400/Druso.jpg" width="345" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small;">Statua loricata attribuita a Druso, condottiero romano<br />conquistatore della Rezia</span></td></tr>
</tbody></table>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><span lang="it"><b>9)</b> </span><span lang="it"><i>A proposito dell'accordo Degasperi -
Gruber, in molti oggi si richiamano esplicitamente ad esso per
dirimere l'attuale questione linguistica e toponomastica della
provincia atesina. Mi pare invece che tu esprima un giudizio negativo
su di esso. Puoi spiegarci meglio il tuo punto di vista in merito?</i></span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><span lang="it">A
qualificare la scelleratezza dell’accordo è proprio il De Gasperi
ex parlamentare austriaco servo soave dell’impiccatore Francesco
Giuseppe. Egli stesso si qualificò ‘</span><span lang="it"><i>trentino
prestato all’Italia</i></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span lang="it"><i>’</i></span></span><span lang="it">
per me, apprezzarlo sarebbe un’ingiuria</span><span lang="it"><b>
al martire Cesare Battisti che per l’Italia ha affrontato il
patibolo</b></span><span lang="it">; e anche </span><span lang="it"><b>una
offesa alla memoria di mia Madre, irredentista della Lega Nazionale
trentina profuga a Roma dove morì prematuramente, minata nella
salute dalle sue traversie affrontare per amore della Nazione
nostra</b></span><span lang="it">. </span></span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><span lang="it">A
qualificarlo sono comunque le condizioni dei miei connazionali di
lingua italiana che, di conseguenza, sono diventati </span><span lang="it"><b>stranieri
in Patria</b></span><span lang="it">, peggio che metechi. Basti
pensare alla scellerata ‘proporzionale etnica’ che riduce al
minimo la presenza del cittadino di lingua italiana nel pubblico
impiego a favore di quello di lingua tedesca che può farne a meno
essendo ricco di suo come facoltoso proprietario terriero.</span></span></span></div>
<div align="justify" lang="it" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><span lang="it"><b>10)</b> </span><span lang="it"><i>Mi
piacerebbe capire meglio l'origine dei Ladini. Puoi dirci qualcosa in
più su di loro e sulla loro parlata?</i></span></span></span></div>
<div align="justify" lang="it" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><span lang="it">I
ladini non si differenziano sostanzialmente dagli altri italofoni e
neanche fra loro di valle in valle. Paradossalmente nella valle di
Fassa, spaccata in due per secoli da una gigantesca frana, i fassani
del sud intendono la parlata veneto-trentina dell’attigua val di
Fiemme assai meglio che il dialetto dei fassani del nord. Questo
perché in ognuno dei due spezzoni vallivi il dialetto per secoli si
è evoluto per conto suo. </span></span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><span lang="it">Notare
infine che il fondo lessicale del ladino atesino si differenzia assai
poco da quello veneto-trentino (friulano, fassano e ampezzano) e non
molto dalle varietà veneto-tridentine (fiammazzo, anaune,
valsuganotto). Anzi, il plurale sigmatico latino ereditato dalle tre
citate varietà ladine fuori del territorio atesi-no sopravvive solo
nel gardenese. Tutto qui.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><span lang="it"><br /></span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><span lang="it"><b>11)</b></span><span lang="it"> </span><span lang="it"><i>Nei tuoi studi ti sei per forza di cose
imbattuto anche nelle popolazioni retiche – cui dedicasti, fra
l'altro, due corposi volumi intitolati “La lingua dei Reti”.
Quanto la loro arcaica lingua ha inciso sulla toponomastica del
territorio?</i></span></span></span></div>
<div align="justify" lang="it" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><span lang="it">Stranamente
la lingua dei Reti - che ha vaghe affinità con l’etrusco - per
quanto mi risulta da una indagine molto sommaria, non ha riscontri
sicuri nella toponomastica e nemmeno negli attuali dialetti dell’area
retica. </span></span></span>
</div>
<div align="justify" lang="it" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjB6WvC-FzDJa1wZv1tIgmTClrGxQ4vCn09ZfutnGTVtwBcVY9si0xWc4HlB4cN7NIX_GVDD0CgzrHafDBR-psNKwpeGcF2vc9ikYHNbHe1TfECJLg7sDpTGe5EeZAS90taqwp0anRT2Ay0/s1600/Reti.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjB6WvC-FzDJa1wZv1tIgmTClrGxQ4vCn09ZfutnGTVtwBcVY9si0xWc4HlB4cN7NIX_GVDD0CgzrHafDBR-psNKwpeGcF2vc9ikYHNbHe1TfECJLg7sDpTGe5EeZAS90taqwp0anRT2Ay0/s400/Reti.jpg" width="380" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small;">Statuina retica, dal Museo di Sanzeno</span></td></tr>
</tbody></table>
<div align="justify" lang="it" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" lang="it" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><span lang="it"><b>12)</b></span><span lang="it"> </span><span lang="it"><i>In conclusione, come pensi possa esser
sanata la difficile situazione venutasi a creare in Alto Adige nel
corso degli anni?</i></span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-family: georgia, serif; font-size: 14pt;">Semplicemente
con un nuovo Statuto che non discrimini il gruppo linguistico
minoritario che, secondo la morale di chi ha imposto il vecchio, ha
l’imperdonabile torto di essere italiano in Italia. </span>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/06795754012146158496noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6910423129426372825.post-91584690152364715742017-04-07T05:16:00.000-07:002017-04-07T05:16:04.184-07:00IL CASO DEL POMODORO DA INDUSTRIA<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhexc5NqMGm6cgXQfQAdYnPpTwtq-90ZDX5mmxcLtJlAqnHoFCugeR1xYQjjvwOGJTOV9tgiM3HBqQJvV-dMEsoIk4d-OOMroM1K8pFlQwuAkmPOEg8eRTT4ObN4Zd1fyhRImPwQgH_e2Wz/s1600/RIO+GRANDE.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhexc5NqMGm6cgXQfQAdYnPpTwtq-90ZDX5mmxcLtJlAqnHoFCugeR1xYQjjvwOGJTOV9tgiM3HBqQJvV-dMEsoIk4d-OOMroM1K8pFlQwuAkmPOEg8eRTT4ObN4Zd1fyhRImPwQgH_e2Wz/s400/RIO+GRANDE.jpg" width="400" /></a></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Mentre
l'opinione pubblica nazionale era impegnata a disquisire sulle
dinamiche interne al Partito Democratico o a discutere per ore ed ore
su sterili scandali scaturiti all'interno degli sciatti programmi
della “televisione pubblica”, il 7 marzo veniva stilato, nel
silenzio dei più, l'accordo sul prezzo del pomodoro da industria del
Nord Italia per l'anno corrente. Un prezzo che, nell'arco di un anno,
è <b>calato del 15% </b>passando dai 92,00 € a tonnellata agli odierni
<b>79,75 €/ton</b>. Alla stipula dell'accordo hanno provveduto le
Organizzazioni dei Produttori (una nuova forma di aggregazione di
aziende agricole in forma cooperativa o associativa) e i
rappresentanti delle Industrie conserviere. Un accordo che però,
visti i forti risentimenti dei coltivatori, non deve esser maturato a
parità di peso tra le due parti in causa. O le Organizzazioni dei
Produttori non sono state capaci di fare gli interesse dei propri
soci oppure, e sarebbe cosa ben peggiore, dietro tutto c'è qualche
giochino sporco. Non a caso nel Resto del Carlino (
leggi <a href="http://www.ow7.rassegnestampa.it/RassegnStampaCia/PDF/2017/2017-03-09/2017030935550753.pdf">QUI</a>, parte finale) si è evidenziato come ai vertici
amministrativi delle OP, spesso e volentieri, siano piazzati uomini
graditi alle cosiddette associazioni di categoria (Cia, Coldiretti,
Confagricoltura), le quali sono sempre pronte a fare le barricate - si
ma di parole - mentre nei fatti cucinano queste magnifiche frittate,
facendo poi rumore per ripulirsi la coscienza. Ci azzardiamo allora a
pensare che questi vertici non solo siano graditi ai sindacati
agricoli, ma forse anche alla controparte industriale. Sono nostre
personali riflessioni, ma il sospetto c'è. Inoltre, guarda caso, le
OP risultano molto gradite all'Unione Europea, la quale definisce
queste organizzazioni “strutture di democrazia economia”,
puntando molto sul loro incremento non solo nel comparto
orto-frutticolo, ma anche negli altri settori agricoli. Lo scopo
sarebbe quello di permettere al mondo della produzione di affrontare
il mercato con maggiore forza contrattuale, non solo nei confronti
della grande distribuzione e dell'industria di trasformazione, ma
anche nell'ottica di creare ed aprire nuovi canali di distribuzione e
vendita (filiera corta, punti vendita diretti etc etc). E per
incentivare la loro creazione e il loro sviluppo l'UE garantisce
finanziamenti. Per le OP orto-frutticole, come nel caso del
pomodoro da industria, sono previsti contributi a fondo perduto pari
al 4,1% del fatturato, a cui è possibile sommare un ulteriore
contributo dello 0,5% sullo stesso fatturato in caso di situazioni
critiche del mercato. Queste percentuali, però, devono essere pari
al 50% delle spese sostenute. Ovvero sia, una OP che fattura
3.000.000 di euro ha diritto a 123.000 € di contributi a fondo
perduto, ma solo a fronte di una spesa superiore di almeno il doppio
del contributo stesso, quindi 246.000 €. Tante belle parole, tanti
bei propositi, ma nei fatti dov'è questa forza contrattuale? Dov'è
questa capacità di permettere un evolversi ed un espandersi delle
aziende agricole? Dov'è la reale partecipazione alle scelte
gestionali e strategiche delle OP da parte dei soci-agricoltori? A
noi sembra invece uno degli ennesimi sistemi tesi a drogare il
mercato e ad attirare profittatori d'ogni risma, che all'interno di
queste strutture crescono e proliferano sulle spalle dei produttori.
Un sistema che strangola, ma al contempo blandisce, rendendo le
vittime complici della propria stessa lenta ed inesorabile fine.
Certamente, ritornando sul prezzo del pomodoro, bisogna tener conto
del fatto che l'eccessiva produzione dell'anno precedente e una
considerevole rimanenza di prodotto nei magazzini, uniti agli
andamenti dei mercati internazionali, hanno sicuramente influito
sulla determinazione di questo prezzo al ribasso. Ma resta il fatto
che ancora una volta gli agricoltori siano costretti a tirare la
cinghia e a pagare le conseguenze peggiori. E qui stiamo parlando di
un comparto produttivo che investe, soltanto in Italia, tra pianura
padana, maremma toscana e laziale e vaste aree del meridione, una
cifra che si aggira attorno ai <b>60-70.000 ettari</b> all'anno e vale alcuni miliardi di euro di fatturato. Stiamo
parlando di aziende agricole altamente specializzate e
tecnologizzate, che nel corso del tempo hanno investito molto su
innovazione e ricerca, rappresentando oggi un fiore all'occhiello
della nostra agricoltura. Stiamo parlando di una coltivazione a cui è legato un comparto industriale di trasformazione <b>capace da solo, di produrre più del 50% delle passate, dei pelati, dei concentrati di tutta Europa</b> e di garantire lavoro a migliaia e migliaia di addetti. Senza considerare che di pomodoro da industria,
udite udite, siamo <b>i secondi produttori mondiali</b>, superati soltanto
dagli Stati Uniti che in California ne producono più di 11 milioni di
tonnellate di contro ai nostri <b>5,2 milioni</b>, e <b>superiori</b>,<b>
</b>seppur di poco,<b> all'immensa Cina</b>, dalla quale però continuiamo ad
importare circa 70 milioni di chili di concentrato per l'industria
conserviera. L'ennesima assurdità del sistema italiano che, anche
quando è ai massimi livelli produttivi su scala mondiale, continua
ad importare un prodotto di scarsa qualità e di scarsa sicurezza
(ricordiamo a tutti che il gigante asiatico detiene il primato
mondiale per numero di notifiche su prodotti alimentari irregolari),
con la scusa di lavorarlo ed esportarlo all'estero – principalmente
sul mercato africano, incapace di sostenere i prezzi dell'alta
eccellenza italiana. Ma forse lor signori non si rendono conto di
recare così un inestimabile danno alla nostra produzione? Forse sono
ignari che questi giochetti commerciali alla lunga andranno a
discapito anche di loro stessi e che tirando ognuno l'acqua al
proprio mulino, finisce sempre che a qualcuno poi questa mancherà?
Inceppatasi una macina, a catena ne seguiranno altre ed altre ancora.
E le prime a seguire i coltivatori saranno proprio quelle industrie
conserviere che sono nate, cresciute e si sono fatte grandi sui
nostri territori, attorno ai nostri campi, a fianco dei nostri
contadini. Anche se, ad onor del vero, l'industria può sempre
trovare la scappatoia della delocalizzazione, mentre l'agricoltore
no. Tutto questo mentre non solo viene fissato un prezzo a dir poco
ridicolo, ma si determina pure un tetto produttivo – per il Nord
Italia non superiore a 1,7 milioni di tonnellate – superato il
quale scatteranno multe di 20 € per tonnellata in più prodotta.
Invece d'imporre dazi sulle importazioni, si confezionano multe per
chi produce. Lo stesso destino che è toccato anche al nostro riso,
surclassato dalle importazioni asiatiche, le quali, grazie alle agevolazioni sui
dazi doganali, hanno distrutto il mercato nazionale costringendo i
risicoltori italiani ad adeguarsi a prezzi insostenibili. Altro
comparto agricolo in cui siamo i primi produttori a livello europeo e
che stiamo lasciando scivolare nel baratro, senza un grido, senza
nemmeno un fioco lamento.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Ma
ci chiediamo noi oggi, di tutta questa eccellenza, di tutti questi
primati, che ai politicanti di professione fa tanto comodo
sbandierare a destra e a manca, cosa ne vogliamo fare? Mentre noi
lasciamo che l'Europa, prona ai diktat delle grandi multinazionali
dell'alimentare e degli importatori, assopisca la nostra agricoltura
e la fagociti un boccone per volta, ci sono stati come Israele in cui
agricoltura fa veramente rima con ricerca ed innovazione; dove
nascono centri agricoli nel bel mezzo del deserto i quali, con il
supporto di Università e tecnici specializzati, coltivano ortaggi
laddove, fino a vent'anni fa, sarebbe stato impensabile farlo. E
sapete dove esportano la loro produzione? Proprio in quella Russia a
cui abbiamo imposto le nostre ipocrite, meschine e sottomesse
sanzioni “umanitarie”. Non serve aggiungere altro. Solo ribadire
una volta di più come la costante ricerca di una <b>via sovrana</b> e
<b>nazionale</b> sia l'ultima speranza, l'ultimo spiraglio aperto per
riprendere un cammino malamente interrotto.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: right;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><b>Gruppo di Studio AVSER</b></span></span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/06795754012146158496noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6910423129426372825.post-65186444286234379252017-03-11T09:55:00.000-08:002017-03-11T09:55:51.590-08:00Intervista rurale. La voce di un agricoltore<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>Dopo
il nostro primo articolo riguardante l'agricoltura nazionale (<a href="http://gsavser.blogspot.it/2017/03/lultima-ruota-del-carro-lagricoltura.html">L'ultima ruota del carro: l'Agricoltura italiana</a>), in cui
abbiamo esaminato le varie problematiche che la riguardano,
proseguiamo il nostro “percorso agrario” pubblicando
un'intervista ad un giovane agricoltore locale, con l'obbiettivo non
solo di approfondire il discorso intrapreso, ma anche di dar voce ad
un vivo protagonista del settore. Un'intervista importante, dove si
racconta e si mostra il volto reale del nostro comparto agricolo
attraverso gli occhi di un suo protagonista, la cui attività spazia
dalla coltivazione orto-frutticola, all'allevamento di bestiame da
carne, toccando quasi a 360 gradi le varie branche del settore
primario. Non, come ci è recentemente capitato di leggere, di un
filologo-contadino (<a href="https://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=1&cad=rja&uact=8&ved=0ahUKEwjb5L-czM7SAhVFshQKHe19DTUQFggcMAA&url=http%3A%2F%2Fwww.corriere.it%2Fcronache%2F17_marzo_06%2Fniccolo-contadino-filologo-pavese-virgilio-plutarco-c05b5ce6-01e8-11e7-a0e6-2c98b97af02a.shtml&usg=AFQjCNHW3SgVHZ-47gcSLICReLmMsgnzGg&sig2=MbB2CpqQ7fkSzUh7Z07_Vw">Niccolò, contadino e filologo</a>) che porta avanti l'azienda ereditata dal padre tra
una lezione universitaria e l'altra, leggendo passi di Virgilio e
beandosi del solerte aiuto di manodopera sub-sahariana. Qui non si
parla di agriturismi, di agricoltura sociale per anime belle, né di
particolarità gastronomiche, ma della dura realtà dei coltivatori
diretti. E lo si fa con parole semplici, ma che pesano e incidono,
costringendo tutti quanti ad un amara, ma necessaria, riflessione su
di un mondo sommerso che non vuole, non deve, scomparire.</i></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="right" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>Gruppo
di Studio AVSER</i></span></span><br />
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i><br /></i></span></span>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; font-size: large;"><b><br /></b></span></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; font-size: x-large;"><b>INTERVISTA RURALE</b></span></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; font-size: x-large;"><b><br /></b></span></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; font-size: x-large;"><b>LA VOCE DI UN AGRICOLTORE</b></span></span></div>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><b>1)
Per prima cosa vorremmo chiederti di presentarci brevemente la vostra
azienda?</b></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Siamo
un piccola azienda agricola. Gestiamo 13 ettari, di cui 2 ettari di
proprietà e gli altri in affitto. Nei terreni di proprietà
coltiviamo ortaggi, sia in pieno campo che in serre/tunnel, abbiamo
un piccolo frutteto, alcune arnie da cui ricaviamo una piccola
produzione di miele e la nuova stalla dove vengono allevati vitelli
da ingrasso e maiali. Alleviamo anche animali di bassa corte come
polli e conigli. Negli ettari in affitto coltiviamo invece foraggi e
cereali per l'alimentazione del bestiame. Titolare dell'azienda
agricola è mio padre, come coltivatore diretto, mentre io e mio
fratello siamo coadiuvanti familiari.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><b>2)
Attraverso quali canali vendete i prodotti dell'azienda?</b></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Abbiamo
un piccolo spaccio aziendale in cui effettuiamo la vendita diretta
dei nostri prodotti orto-frutticoli, della carne e degli insaccati.
Diciamo che è il nostro principale canale di distribuzione, su cui
abbiamo puntato molto perché ci garantisce un miglior margine di
guadagno. Serviamo anche il vicino mercato orto-frutticolo di Lido di
Camaiore (prov. di Lucca) ed un grossista che lavora per la grande
distribuzione organizzata. Due canali che ci servono per evitare
rimanenze o smistare eccedenze di produzione e di cui usufruiamo
soltanto per il reparto orto-frutticolo. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><b>3)
Sappiamo che avete fatto alcuni ampliamenti interni, tra cui
l'edificazione della nuova stalla per bovini e suini di cui ci
parlavi poco prima. Quali e quante sono state le difficoltà
incontrate per intraprendere i lavori?</b></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">L'idea
della nuova stalla è nata a dicembre 2015. Più che altro per
rinnovare i ricoveri degli animali, oramai vecchi e scomodi. Le
difficoltà sono iniziate subito. Dopo la prima visita in comune per
richiedere cosa fosse necessario secondo il piano regolatore per
l'avviamento del progetto, sono passati più di due mesi di totale
silenzio da parte delle amministrazioni. Allora il nostro geometra si
è informato autonomamente presso il P.R.G.C. ed ha poi presentato in
via informale un disegno del progetto. Ancora un altro mese di
silenzio e a marzo il geometra ha inviato agli uffici preposti il
progetto ufficiale. Altri due mesi di silenzio. E siamo già a maggio
inoltrato. Quindi passati i sessanta giorni dalle presentazione del
progetto questo viene approvato per tacito assenso. Il geometra va
così a colloquio con i tecnici del comune, ma dopo poco tempo
riceviamo una lettera che c'informa che il progetto non è
realizzabile. Il motivo del rifiuto dipendeva dal parere del
responsabile dell'ufficio tecnico, secondo cui il piano regolatore
nella parte generale prevedeva che la realizzazione dei fabbricati
rurali dovesse seguire alcune norme che non erano riportate nella
parte specifica del piano per le sotto zone, in cui il territorio
comunale è suddiviso. Per i tecnici e il nostro geometra invece il
problema non c'era. Per risolvere la questione è stato necessario
chiedere il parere di chi aveva scritto il piano regolatore. Dopo
circa un mese arriva finalmente il parere positivo. Ma non è ancora
possibile dare avvio ai lavori. Ci siamo ritrovati costretti a
sollecitare conoscenze all'interno del comune per arrivare ad una
conclusione che, tra il caldo e le ferie, è arrivata ad agosto
inoltrato. Passati più di otto mesi abbiamo potuto finalmente dare
avvio ai lavori di costruzione. Ma per trovare un giusto
coordinamento tra muratori, ingeneri, fabbri etc etc il lavoro si è
dilungato oltre. Soltanto poco prima del natale 2016 siamo riusciti a
concludere la stalla. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><b>4)
Per quale motivo avete usufruito degli incentivi messi
a disposizione dal piano di sviluppo rurale (P.S.R.)?</b></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Abbiamo
scelto di non usufruire di piani di miglioramento aziendali o
contributi vari per alcuni motivi. Per prima cosa i bovini avrebbero
dovuto occupare almeno il 30% del reddito aziendale. Ma essendo la
nostra un'azienda agricola multifunzionale, in cui le colture
orticole prevalgono, questo non sarebbe stato possibile. Il sindacato
ci consigliò allora di dividere l'azienda: una esclusivamente
zootecnica, l'altra orto-frutticola. Questo ci avrebbe permesso di
usufruire dei contributi, creando però altri notevoli problemi. Per
esempio lo spaccio aziendale avrebbe dovuto esser intestato ad una
delle due aziende. L'altra azienda sarebbe stata così obbligata a
fatturare i suoi prodotti a quella con lo spaccio per poterli vendere
al pubblico. Questo avrebbe generato un'enorme complicazione interna,
senza contare che avremmo dovuto tenere una doppia amministrazione
contabile e altro ancora. Ma quello che ci ha frenato di più è
il fatto di essere troppo vincolati. Avremmo dovuto mantenere gli
standard richiesti per almeno 5 anni; non solo allevare bovini senza
poter cambiare produzione ma anche aumentarne il numero. Sarebbe
stato un rischio troppo grande per una piccola azienda. Avremmo
inoltre dovuto rispettare una tabella di marcia per la realizzazione
dei miglioramenti fondiari, ma anche qui il rischio era alto vista la
velocità di rilascio di permessi e autorizzazioni. Rischiavamo di
vederci sospendere il finanziamento alla prima infrazione e di
metterci nei guai con le banche visto che sono loro che li erogano. È
il solito modo di far lavorare le banche e la finanza sulle nostre
spalle e di metterti nella condizione in cui, in sostanza, non sei
più il direttore della tua azienda.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><b>5)
A vostro parere, quali sono i fattori che rallentano e rendono più
difficoltoso lo svolgimento della vostra attività?</b></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Sicuramente
l'incompetenza. E parlo sia di chi fa le leggi che di chi controlla
che vengano rispettate. Le norme sono troppo interpretabili. Gli
organi di controllo da una provincia all'altra fanno applicare in
modo diverso le stesse leggi e addirittura all'interno degli organi
stessi vi sono persone che le interpretano, tante volte, in modo
soggettivo. Senza contare che la tendenza è quella di obbligare il
cittadino a farsi carico di compiti che prima erano di competenza
degli enti pubblici. E questa non è responsabilizzazione, ma un
altro carico sulle nostre spalle. Un peso che porta via tempo e
concentrazione a discapito del nostro lavoro. Per un'azienda come la
nostra i piani di autocontrollo, i quaderni di campagna, i registri
di carico e scarico, i moduli del bestiame e del macello... ci
caricano di responsabilità senza poi ottenere nessun vantaggio. Alla
fine ci ritroviamo a compilare una marea di fogli, a cercare di far
quadrare il tutto a tavolino per evitare sanzioni e per accontentare
chi ci controlla, invece di curare le coltivazioni o il bestiame.
Perché purtroppo la realtà è che se vuoi rispettare tutte le
regole imposte, finisci per non lavorare, tanto in agricoltura quanto
nelle altre realtà lavorative. Secondo me l'incompetenza,
l'eccessiva burocrazia e gli eccessivi oneri a carico di chi lavora
sono il cancro del nostro sistema produttivo. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><b>6)
Si parla tanto dei giovani in agricoltura. Tu che fai parte di questa
categoria consiglieresti ad un tuo coetaneo d'intraprendere la vita
dell'agricoltore?</b></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Partendo
dal niente no. Se non hai una solida base economica o un'attività
già strutturata è veramente difficile intraprendere la vita
dell'agricoltore, visti anche e soprattutto i risicati margini di
guadagno. Senza contare, come dicevo, di tutte le responsabilità che
ricadono su di noi e specialmente per chi lavora nel settore
dell'alimentazione umana. Poi bisogna tener conto che se non hai una
innata passione e non sei disposto a lavorare dalla mattina alla
sera, senza domeniche, senza straordinari, senza ferie, è difficile
riuscire ad ottenere qualche risultato. L'agricoltura non è per
tutti e richiede una certa capacità imprenditoriale, attenzione
nelle spese, negli investimenti, soprattutto oggi con il mercato che
cambia così velocemente e una dedizione ed uno spirito di sacrificio
non comuni.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><b>7)
Secondo il tuo punto di vista cosa andrebbe cambiato per ridare
slancio all'agricoltura italiana?</b></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Per
prima cosa lasciarci lavorare. Il nostro lavoro richiede tempo e
cure. Non possiamo perderci troppo dietro valanghe di scartoffie. È
giusto che il consumatore sia tutelato, ma a questo dovrebbero
pensare lo stato e gli enti preposti. Questo carico non può gravare
troppo sull'agricoltore. Poi non è solo un fatto di tempo ma anche
di costi: analisi, controlli, consulenze, precauzioni incidono sulle
spese. Senza contare che il mercato comunitario ci ha letteralmente
ammazzato: è un'assurdità che all'interno della stessa comunità
europea ci si faccia una simile concorrenza sleale. Com'è possibile
che bovini da ingrasso comprati in Francia, allevati in Spagna e
macellati in Italia costino meno di quelli nati, allevati e macellati
in Italia? Sarebbe necessaria una migliore regolamentazione del
mercato comunitario e una più forte presa di posizione da parte del
nostro governo per tutelare gli interessi italiani. In Francia,
viaggiando, ho visto una realtà agricola molto simile a quella
italiana di qualche decennio fa, fatta di piccole aziende che
allevano anche pochi capi di bestiame, quasi a livello amatoriale e
che tuttavia riescono ad ottenere pur sempre dei margini di guadagno.
Ed è ancora possibile incontrare le figure dei mediatori che hanno a
cuore la tutela del mercato interno, i quali si guardano bene
dall'abbassare troppo i prezzi, non solo per non rovinare così la
propria clientela, ma un intero indotto economico. </span></span>
</div>
<br />
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/06795754012146158496noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6910423129426372825.post-27978184278379448362017-03-01T04:13:00.000-08:002017-03-01T04:13:16.294-08:00L'ultima ruota del carro: l'Agricoltura italiana.<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhyv_dA48LiqEUrgQrWf292xvHuWUynJsgg_jX1skzBlVxzDwbTBi9Q2GuP42uNatDO7HfXVD_ZvxKstIUotmHPDv9QYSoK511FRqDnnsj2JhFWlsPRArkx7IIk-2VdEaQ8iCljpOX79D9P/s1600/cerere.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhyv_dA48LiqEUrgQrWf292xvHuWUynJsgg_jX1skzBlVxzDwbTBi9Q2GuP42uNatDO7HfXVD_ZvxKstIUotmHPDv9QYSoK511FRqDnnsj2JhFWlsPRArkx7IIk-2VdEaQ8iCljpOX79D9P/s400/cerere.jpg" width="387" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small;"><i>Demetra/Cerere, divinità della terra coltivata.</i></span></td></tr>
</tbody></table>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.28cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.28cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Recentemente
stiamo assistendo ad una inversione di tendenza rispetto a quanto
accadeva nei decenni passati: molti giovani stanno pensando di
ritornare all’agricoltura. Sicuramente uno dei validi motivi è
quello ambientale: l’aria aperta, la natura e i suoi prodotti, il
susseguirsi delle stagioni appaiono senz’altro una buona
alternativa a molti lavori al chiuso, ripetitivi, spesso
esclusivamente intellettuali.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.28cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Inoltre,
complice la difficoltà a trovare lavoro in altri settori,
l'agricoltura risulta, di primo
acchito,<b> </b>una valida alternativa a impieghi temporanei o
insicuri.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.28cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Al
tutto si aggiungono i mezzi di informazione, i quali forniscono
visioni dell’agricoltura quasi “idilliache”, tutte rose e
fiori, ma che purtroppo non
corrispondono alla realtà. Trasmissioni tipo “Linea Verde”
costruiscono l'immagine di un’agricoltura di élite fatta di
eccellenze IGP, DOP, DOC, eco-sostenibile, biologica, biodinamica,
giovane, attiva e tante altre belle parole. Un racconto attraente, ma
a dir poco fuorviante. Queste trasmissioni, infatti, non ci
raccontano tutta quella parte di agricoltura tradizionale, che è poi
la maggioranza, immersa in una legislatura concepita a Bruxelles e
presa e messa lì dallo stato italiano, il quale poi scarica sulle
regioni il compito di dirimere l'intricata matassa burocratica, con
il risultato di creare la più totale confusione tra enti ed
agricoltori; non ci parlano di un'agricoltura dove i costi delle
materie prime e dei combustibili sono esorbitanti e la concorrenza da
parte di paesi esteri è a dir poco spietata; e men che meno
testimoniano l'inerzia del governo di fronte alle reali difficoltà
del comparto agricolo. Di contro a questa “favola imbellettata”
dell'agricoltura italiana, si pone tutt'altra storia.</span></span></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjjdCEKGeJDIXLAFa0UqRO2lzcb5jZw1_zHoTlWf2GBn_z8o5Xd7z3tOn5dO8ihcKYEkr5sWZZUHYptAEswGcMQlFdvwAy9BkfbxytU7iuNIw40etPw3ztA_6EElhN1OpP9JdvjOQe0UvCI/s1600/olivi+divelti.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjjdCEKGeJDIXLAFa0UqRO2lzcb5jZw1_zHoTlWf2GBn_z8o5Xd7z3tOn5dO8ihcKYEkr5sWZZUHYptAEswGcMQlFdvwAy9BkfbxytU7iuNIw40etPw3ztA_6EElhN1OpP9JdvjOQe0UvCI/s400/olivi+divelti.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small;"><i>Olivi abbattuti, a causa della Xylella, per ordine di Bruxelles.</i></span></td></tr>
</tbody></table>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.28cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.28cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 14pt;">Più
che in altri settori, l'agricoltura risente dell'ingombrante presenza
dell'Unione Europea, madre di una legislazione puramente teorica, ai
limiti dell'assurdo, creata spesso con l'intento di dar vita ad un
mostro burocratico che costringe gli agricoltori ad un continuo
adeguamento spesso impossibile, poiché molto costoso, contrastante
con altre norme o addirittura materialmente impraticabile (ma
assolutamente sanzionabile!). </span><span lang="it-IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 14pt;">Inoltre, l'eccessiva
burocrazia toglie tempo materiale e risorse ai lavori agricoli
costringendo gli agricoltori stessi ad impegnarsi in prima persona in
mansioni che non gli competono. Siamo abituati a vedere il lavoro
compreso nelle canoniche 8 ore, ma spesso si dimentica che in
agricoltura non ci sono orari, ferie, domeniche o festività: i
lavori agricoli assorbono per intero la giornata, specialmente nei
casi dei piccoli coltivatori, nella maggior parte impossibilitati a
garantirsi manodopera salariata e perciò </span><span lang="it-IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 14pt;">costretti
a fare salti mortali per adempiere a tutte le prassi richieste</span><span lang="it-IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 14pt;">.</span><span style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 14pt;">
Come dicevamo, i</span><span lang="it-IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 14pt;">n contrapposizione alla
preponderanza delle politiche comunitarie c'è l'inconsistenza del
nostro ministero, dal 1993 sempre più declassato e svuotato di
competenze, rinominato cento e più volte, retto quasi sempre da
avvocati o politologi e ridotto ad occuparsi più di “marketing”
che di agricoltura.</span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.28cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Un
quadro che va a peggiorare ulteriormente le già difficili condizioni
in cui sono costretti ad operare gli agricoltori.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.28cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Infatti,
si tende troppe volte a dimenticare che, rispetto ad altri settori,
l’agricoltura è soggetta ad un rischio d'impresa molto alto,
poiché il buon risultato di una coltura dipende, oltre alle capacità
dell’agricoltore, anche dall'imprevedibilità del tempo
meteorologico, dall’andamento stagionale, da attacchi di patogeni
ecc. Basta una semplice grandinata o l'arrivo un nuovo insetto per
mettere in ginocchio un'azienda.</span></span></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgDNZ0iTtbo4YU90v0x4q71zq7HU8gJiQGg0988LHdElISM5klCUsK2DuYIisvVeLRZYp8vB7YOdUGRt9R7h_OPKKZMkll5VGhJDsHwpwWGj3wGZPnVDNAihewe1Pt4x2f5BRdzB6ZRtyRP/s1600/cimice+asiatica.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="263" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgDNZ0iTtbo4YU90v0x4q71zq7HU8gJiQGg0988LHdElISM5klCUsK2DuYIisvVeLRZYp8vB7YOdUGRt9R7h_OPKKZMkll5VGhJDsHwpwWGj3wGZPnVDNAihewe1Pt4x2f5BRdzB6ZRtyRP/s400/cimice+asiatica.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small;"><i>Esemplare di Cimice Asiatica, insetto che sta mettendo <br />in seria difficoltà la frutticoltura italiana. </i></span></td></tr>
</tbody></table>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.28cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.28cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Chi
in Italia volesse cimentarsi nell’apertura di una azienda
agricola, con lo scopo di dare sussistenza a sé ed alla propria
famiglia, spesso non ha la benché minima idea di quello a cui sta
andando incontro.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.28cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Come
già detto l’impresa agricola è prima di tutto un’azienda che ha
oneri, vincoli, adempimenti fiscali e burocratici come ogni altra
azienda di qualsiasi altro settore. È inutile fantasticare su
un'agricoltura di auto-sussistenza, dove si produce ciò che è
necessario per il proprio fabbisogno, svincolati dal mercato. La
realtà è diversa: oggi si produce per vendere e per ottenere un
reddito. Tutto il resto sono chiacchiere! Anche ipotizzando un
eventuale cambiamento di rotta rispetto all'andamento attuale, le
dinamiche produttive e commerciali sono comunque mutate nel comparto
agricolo, che non è rimasto ancorato a sistemi alto medioevali, ma
è anch'esso figlio della rivoluzione industriale. Per questo è
inutile che le associazioni di categoria, in linea con i dettami
ministeriali, si spendano nella tutela delle nostre eccellenze
agro-alimentari – spesso e volentieri prodotte con materie prime
estere - ma restino sostanzialmente mute riguardo alle vere battaglie
da combattere. A che serve difendere il salamino di una sperduta
valle alpina senza che esista una strategia di tutela di tutta
l'agricoltura a livello nazionale? Praticamente a niente! È un po'
come lamentava a suo tempo il nostro Ferruccio Bravi riguardo i
dialetti e la lingua nazionale: non si salvano quelli se non ci si
prende adeguatamente cura dell'altra. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.28cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Perché
non si punta piuttosto ad ottenere un'adeguata politica di
regolamentazione dei prezzi di mercato? </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.28cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Perché
non viene valorizzata la domanda interna della nostra produzione
agricola e si permette invece l'arrivo di enormi quantità di
prodotti esteri che hanno la capacità di abbassare ulteriormente i
prezzi delle materie prime?</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.28cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Perché
si eliminano i dazi doganali con alcuni paesi ma si accettano
embarghi verso altri, storicamente nostri partner commerciali,
rimanendo due volte fregati?</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.28cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Evidentemente
le politiche commerciali sono volte a “favorire” il settore
secondario e terziario a discapito del primario, costretto a calarsi
le braghe di fronte all'imposizione di prezzi dettate da industrie di
trasformazione e grande distribuzione organizzata che con l'apertura
dei mercati internazionali hanno trovato la strada spianata per il
loro gioco a ribasso. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.28cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">A
quanto pare, ma ormai dovrebbe esser evidente, non siamo padroni a
casa nostra. È anzi precipuo dovere assecondare il volere di altre
nazioni, anche a nostro discapito (vedi le sanzioni alla Russia,
dettate all'Unione Europea dal nostro storico “alleato” d'oltre
oceano, rivelatesi un'ingente perdita di miliardi ricaduta sulla
pelle dei nostri coltivatori).</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.28cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><span lang="it-IT">È
necessario allora far capire ai più quanto sia difficile per
un'azienda agricola, al giorno d'oggi, ottenere non solo un reddito
non solo sufficiente al sostentamento della propria famiglia, ma
anche capace di garantire previsioni di sviluppo e miglioramento.
Perciò abbiamo deciso di stilare un bilancio aziendale, prendendo a
riferimento il caso di un'azienda agricola di piccole-medie
dimensioni (30 ettari), dotata di casa colonica e fabbricato rurale
(ricovero macchine) che produce, per semplicità, soltanto mais.
Trattasi di un bilancio esemplificativo (è difficile trovare oggi
un'azienda di 30 ettari che produce solo e soltanto mais), ma che
rispecchia abbastanza fedelmente la realtà del mercato agricolo
odierno.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.28cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Analizzeremo
dapprima i ricavi che si possono ottenere dalla coltura. Da questi
sottrarremo tutti i costi di produzione necessari a completare il
ciclo colturale per ottenere il reddito netto della coltura (quindi
la nuova ricchezza prodotta attraverso il lavoro).</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.28cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhMaa9NcMV0OdV1XcYB-VZMJeyr-PNElUUuQKrFnPLA33uLuxR-jSUaJVIvczUVcjD6CcIDUcpQgaNGI7yhrf9ieCvHoaB_ubAcghrNNkjOWEsOlxfyqnhsn5sBjxVyknAtwAilfFXxeqDc/s1600/mais+e+silos.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="260" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhMaa9NcMV0OdV1XcYB-VZMJeyr-PNElUUuQKrFnPLA33uLuxR-jSUaJVIvczUVcjD6CcIDUcpQgaNGI7yhrf9ieCvHoaB_ubAcghrNNkjOWEsOlxfyqnhsn5sBjxVyknAtwAilfFXxeqDc/s400/mais+e+silos.jpg" width="400" /></a></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.28cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span></div>
<div align="center" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">RICAVI</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Un
ettaro irriguo produce mediamente 12000 Kg di granella di mais.
Considerando il prezzo medio per Kg di granella essiccata di 0,15 €
si ottengono:</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">12000
Kg * 30 ha * 0,15 €/Kg = 54000,00 €</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">a
questi vanno sommati i contributi elargiti dall'Unione Europea a
sostegno del settore agricolo:</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Contributi
PAC = 250 €/ha * 30 ha = 7500,00 €</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Totale
ricavi = 54000+7500 = 61500 €</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="center" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">COSTI</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Le
spese riguardano l'acquisto di tutti i fattori produttivi necessari
alla coltivazione ed alla gestione del fondo per l'intero ciclo
colturale: le quote di ammortamento (spese da accantonare annualmente
per poter riacquistare mezzi meccanici e fabbricati) e le spese varie
(spesa per l'acquisto dei prodotti necessari alla coltivazione del
mais).</span></span></div>
<ol>
<li>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Quote
di ammortamento:</span></span></div>
</li>
</ol>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Si
calcola dividendo il valore a nuovo del macchinario per la sua durata
stimata:</span></span></div>
<table cellpadding="4" cellspacing="0" style="width: 100%px;">
<colgroup><col width="76*"></col>
<col width="52*"></col>
<col width="57*"></col>
<col width="71*"></col>
</colgroup><tbody>
<tr valign="top">
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: 1px solid #000000; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0.1cm;" width="30%"><div align="justify">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Macchinario</span></span></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: 1px solid #000000; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0.1cm;" width="20%"><div align="justify">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Valore
€</span></span></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: 1px solid #000000; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0.1cm;" width="22%"><div align="center">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Durata
stimata anni</span></span></div>
</td>
<td style="border: 1px solid #000000; padding: 0.1cm;" width="28%"><div align="justify">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Quota
ammortamento </span></span>
</div>
</td>
</tr>
<tr valign="top">
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="30%"><div align="justify">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Trattore
120 CV</span></span></div>
</td>
<td sdnum="1040;0;[$€-410] #.##0,00;[RED]-[$€-410] #.##0,00" sdval="50000" style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="20%"><div align="justify">
€ <span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">50.000,00</span></span></div>
</td>
<td sdnum="1040;" sdval="15" style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="22%"><div align="center">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">15</span></span></div>
</td>
<td sdnum="1040;0;[$€-410] #.##0,00;[RED]-[$€-410] #.##0,00" sdval="3333" style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: 1px solid #000000; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0.1cm; padding-top: 0cm;" width="28%"><div align="justify">
€ <span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">3.333,00</span></span></div>
</td>
</tr>
<tr valign="top">
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="30%"><div align="justify">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Erpice
a dischi</span></span></div>
</td>
<td sdnum="1040;0;[$€-410] #.##0,00;[RED]-[$€-410] #.##0,00" sdval="7000" style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="20%"><div align="justify">
€ <span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">7.000,00</span></span></div>
</td>
<td sdnum="1040;" sdval="15" style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="22%"><div align="center">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">15</span></span></div>
</td>
<td sdnum="1040;0;[$€-410] #.##0,00;[RED]-[$€-410] #.##0,00" sdval="467" style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: 1px solid #000000; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0.1cm; padding-top: 0cm;" width="28%"><div align="justify">
€ <span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">467,00</span></span></div>
</td>
</tr>
<tr valign="top">
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="30%"><div align="justify">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Aratro
4 vomeri voltaorecchi</span></span></div>
</td>
<td sdnum="1040;0;[$€-410] #.##0,00;[RED]-[$€-410] #.##0,00" sdval="22000" style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="20%"><div align="justify">
€ <span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">22.000,00</span></span></div>
</td>
<td sdnum="1040;" sdval="15" style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="22%"><div align="center">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">15</span></span></div>
</td>
<td sdnum="1040;0;[$€-410] #.##0,00;[RED]-[$€-410] #.##0,00" sdval="1467" style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: 1px solid #000000; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0.1cm; padding-top: 0cm;" width="28%"><div align="justify">
€ <span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">1.467,00</span></span></div>
</td>
</tr>
<tr valign="top">
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="30%"><div align="justify">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Seminatrice
di precisione</span></span></div>
</td>
<td sdnum="1040;0;[$€-410] #.##0,00;[RED]-[$€-410] #.##0,00" sdval="18000" style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="20%"><div align="justify">
€ <span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">18.000,00</span></span></div>
</td>
<td sdnum="1040;" sdval="10" style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="22%"><div align="center">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">10</span></span></div>
</td>
<td sdnum="1040;0;[$€-410] #.##0,00;[RED]-[$€-410] #.##0,00" sdval="1800" style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: 1px solid #000000; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0.1cm; padding-top: 0cm;" width="28%"><div align="justify">
€ <span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">1.800,00</span></span></div>
</td>
</tr>
<tr valign="top">
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="30%"><div align="justify">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Botte
per trattamenti</span></span></div>
</td>
<td sdnum="1040;0;[$€-410] #.##0,00;[RED]-[$€-410] #.##0,00" sdval="7500" style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="20%"><div align="justify">
€ <span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">7.500,00</span></span></div>
</td>
<td sdnum="1040;" sdval="10" style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="22%"><div align="center">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">10</span></span></div>
</td>
<td sdnum="1040;0;[$€-410] #.##0,00;[RED]-[$€-410] #.##0,00" sdval="750" style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: 1px solid #000000; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0.1cm; padding-top: 0cm;" width="28%"><div align="justify">
€ <span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">750,00</span></span></div>
</td>
</tr>
<tr valign="top">
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="30%"><div align="justify">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">sarchiatrice</span></span></div>
</td>
<td sdnum="1040;0;[$€-410] #.##0,00;[RED]-[$€-410] #.##0,00" sdval="6000" style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="20%"><div align="justify">
€ <span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">6.000,00</span></span></div>
</td>
<td sdnum="1040;" sdval="10" style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="22%"><div align="center">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">10</span></span></div>
</td>
<td sdnum="1040;0;[$€-410] #.##0,00;[RED]-[$€-410] #.##0,00" sdval="600" style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: 1px solid #000000; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0.1cm; padding-top: 0cm;" width="28%"><div align="justify">
€ <span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">600,00</span></span></div>
</td>
</tr>
<tr valign="top">
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="30%"><div align="justify">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Spandiconcime</span></span></div>
</td>
<td sdnum="1040;0;[$€-410] #.##0,00;[RED]-[$€-410] #.##0,00" sdval="6000" style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="20%"><div align="justify">
€ <span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">6.000,00</span></span></div>
</td>
<td sdnum="1040;" sdval="10" style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="22%"><div align="center">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">10</span></span></div>
</td>
<td sdnum="1040;0;[$€-410] #.##0,00;[RED]-[$€-410] #.##0,00" sdval="600" style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: 1px solid #000000; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0.1cm; padding-top: 0cm;" width="28%"><div align="justify">
€ <span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">600,00</span></span></div>
</td>
</tr>
<tr valign="top">
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="30%"><div align="justify">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Estirpatore</span></span></div>
</td>
<td sdnum="1040;0;[$€-410] #.##0,00;[RED]-[$€-410] #.##0,00" sdval="3000" style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="20%"><div align="justify">
€ <span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">3.000,00</span></span></div>
</td>
<td sdnum="1040;" sdval="15" style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="22%"><div align="center">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">15</span></span></div>
</td>
<td sdnum="1040;0;[$€-410] #.##0,00;[RED]-[$€-410] #.##0,00" sdval="200" style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: 1px solid #000000; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0.1cm; padding-top: 0cm;" width="28%"><div align="justify">
€ <span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">200,00</span></span></div>
</td>
</tr>
<tr valign="top">
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="30%"><div align="justify">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Botte
gasolio</span></span></div>
</td>
<td sdnum="1040;0;[$€-410] #.##0,00;[RED]-[$€-410] #.##0,00" sdval="1000" style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="20%"><div align="justify">
€ <span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">1.000,00</span></span></div>
</td>
<td sdnum="1040;" sdval="15" style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="22%"><div align="center">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">15</span></span></div>
</td>
<td sdnum="1040;0;[$€-410] #.##0,00;[RED]-[$€-410] #.##0,00" sdval="67" style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: 1px solid #000000; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0.1cm; padding-top: 0cm;" width="28%"><div align="justify">
€ <span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">67,00</span></span></div>
</td>
</tr>
<tr valign="top">
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="30%"><div align="justify">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Rotolone
e impianto di irrigazione</span></span></div>
</td>
<td sdnum="1040;0;[$€-410] #.##0,00;[RED]-[$€-410] #.##0,00" sdval="20000" style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="20%"><div align="justify">
€ <span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">20.000,00</span></span></div>
</td>
<td sdnum="1040;" sdval="10" style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="22%"><div align="center">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">10</span></span></div>
</td>
<td sdnum="1040;0;[$€-410] #.##0,00;[RED]-[$€-410] #.##0,00" sdval="2000" style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: 1px solid #000000; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0.1cm; padding-top: 0cm;" width="28%"><div align="justify">
€ <span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">2.000,00</span></span></div>
</td>
</tr>
<tr valign="top">
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="30%"><div align="justify">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Mezzo
aziendale</span></span></div>
</td>
<td sdnum="1040;0;[$€-410] #.##0,00;[RED]-[$€-410] #.##0,00" sdval="20000" style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="20%"><div align="justify">
€ <span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">20.000,00</span></span></div>
</td>
<td sdnum="1040;" sdval="15" style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="22%"><div align="center">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">15</span></span></div>
</td>
<td sdnum="1040;0;[$€-410] #.##0,00;[RED]-[$€-410] #.##0,00" sdval="1333" style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: 1px solid #000000; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0.1cm; padding-top: 0cm;" width="28%"><div align="justify">
€ <span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">1.333,00</span></span></div>
</td>
</tr>
<tr valign="top">
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="30%"><div align="justify">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Attr.
varia</span></span></div>
</td>
<td sdnum="1040;0;[$€-410] #.##0,00;[RED]-[$€-410] #.##0,00" sdval="5000" style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="20%"><div align="justify">
€ <span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">5.000,00</span></span></div>
</td>
<td sdnum="1040;" sdval="10" style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="22%"><div align="center">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">10</span></span></div>
</td>
<td sdnum="1040;0;[$€-410] #.##0,00;[RED]-[$€-410] #.##0,00" sdval="500" style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: 1px solid #000000; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0.1cm; padding-top: 0cm;" width="28%"><div align="justify">
€ <span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">500,00</span></span></div>
</td>
</tr>
<tr valign="top">
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="30%"><div align="justify">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Totale
valore €</span></span></div>
</td>
<td sdnum="1040;0;[$€-410] #.##0,00;[RED]-[$€-410] #.##0,00" sdval="175500" style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="20%"><div align="justify">
€ <span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">175.500,00</span></span></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="22%"><div align="justify">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Totale
quote €</span></span></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: 1px solid #000000; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0.1cm; padding-top: 0cm;" width="28%"><div align="justify">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">13117
€/anno</span></span></div>
</td>
</tr>
<tr valign="top">
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="30%"><div align="justify">
<br /></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="20%"><div align="justify">
<br /></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="22%"><div align="justify">
<br /></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: 1px solid #000000; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0.1cm; padding-top: 0cm;" width="28%"><div align="justify">
<br /></div>
</td>
</tr>
</tbody></table>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">A
queste si devono aggiungere le spese di manutenzione ordinaria che
incidono circa il 4,5 % del valore a nuovo:</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">175500
* 4,5% = 7898€/anno,</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">e
le quote di ammortamento e manutenzione dei fabbricati:</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">per
il calcolo si considera un valore a nuovo di 100000 € per la casa
colonica e 50000 € per il fabbricato rurale : le quote di
ammortamento e manutenzione incidono per circa l' 1 % all'anno:</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">150000
* 1% = 1500 €/anno</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">TOTALE
QUOTE : 13117+ 7898 + 1500 = 22515 €/anno.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">SPESE
VARIE : riguardano l'acquisto di tutti i fattori produttivi, dalla
semina alla raccolta, necessari a realizzare la produzione.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span></div>
<table cellpadding="4" cellspacing="0" style="width: 100%px;">
<colgroup><col width="74*"></col>
<col width="46*"></col>
<col width="33*"></col>
<col width="51*"></col>
<col width="51*"></col>
</colgroup><tbody>
<tr valign="top">
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: 1px solid #000000; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0.1cm;" width="29%"><div align="justify">
<br /></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: 1px solid #000000; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0.1cm;" width="18%"><div align="justify">
<br /></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: 1px solid #000000; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0.1cm;" width="13%"><div align="justify">
<br /></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: 1px solid #000000; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0.1cm;" width="20%"><div align="justify">
<br /></div>
</td>
<td style="border: 1px solid #000000; padding: 0.1cm;" width="20%"><div align="justify">
<br /></div>
</td>
</tr>
<tr valign="top">
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="29%"><div align="justify">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Concimi</span></span></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="18%"><div align="justify">
<br /></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="13%"><div align="justify">
<br /></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="20%"><div align="justify">
<br /></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: 1px solid #000000; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0.1cm; padding-top: 0cm;" width="20%"><div align="justify">
<br /></div>
</td>
</tr>
<tr valign="top">
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="29%"><div align="justify">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">18-46</span></span></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="18%"><div align="justify">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">200
Kg/ha</span></span></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="13%"><div align="justify">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">30
ha</span></span></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="20%"><div align="justify">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">0,45
€/Kg</span></span></div>
</td>
<td sdnum="1040;0;[$€-410] #.##0,00;[RED]-[$€-410] #.##0,00" sdval="2700" style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: 1px solid #000000; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0.1cm; padding-top: 0cm;" width="20%"><div align="justify">
€ <span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">2.700,00</span></span></div>
</td>
</tr>
<tr valign="top">
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="29%"><div align="justify">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Urea</span></span></div>
</td>
<td sdnum="1040;" sdval="150" style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="18%"><div align="justify">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">150</span></span></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="13%"><div align="justify">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">30
ha</span></span></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="20%"><div align="justify">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">0,35
€/Kg</span></span></div>
</td>
<td sdnum="1040;0;[$€-410] #.##0,00;[RED]-[$€-410] #.##0,00" sdval="1575" style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: 1px solid #000000; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0.1cm; padding-top: 0cm;" width="20%"><div align="justify">
€ <span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">1.575,00</span></span></div>
</td>
</tr>
<tr valign="top">
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="29%"><div align="justify">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Semente</span></span></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="18%"><div align="justify">
<br /></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="13%"><div align="justify">
<br /></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="20%"><div align="justify">
<br /></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: 1px solid #000000; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0.1cm; padding-top: 0cm;" width="20%"><div align="justify">
<br /></div>
</td>
</tr>
<tr valign="top">
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="29%"><div align="justify">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Seme
mais</span></span></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="18%"><div align="justify">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">3
conf/ ha</span></span></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="13%"><div align="justify">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">30
ha</span></span></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="20%"><div align="justify">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">60
€/conf.</span></span></div>
</td>
<td sdnum="1040;0;[$€-410] #.##0,00;[RED]-[$€-410] #.##0,00" sdval="5400" style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: 1px solid #000000; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0.1cm; padding-top: 0cm;" width="20%"><div align="justify">
€ <span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">5.400,00</span></span></div>
</td>
</tr>
<tr valign="top">
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="29%"><div align="justify">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Fitofarmaci</span></span></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="18%"><div align="justify">
<br /></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="13%"><div align="justify">
<br /></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="20%"><div align="justify">
<br /></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: 1px solid #000000; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0.1cm; padding-top: 0cm;" width="20%"><div align="justify">
<br /></div>
</td>
</tr>
<tr valign="top">
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="29%"><div align="justify">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Diserbante
in preemergenza</span></span></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="18%"><div align="justify">
<br /></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="13%"><div align="justify">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">30
ha</span></span></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="20%"><div align="justify">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">50
€/ha</span></span></div>
</td>
<td sdnum="1040;0;[$€-410] #.##0,00;[RED]-[$€-410] #.##0,00" sdval="1500" style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: 1px solid #000000; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0.1cm; padding-top: 0cm;" width="20%"><div align="justify">
€ <span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">1.500,00</span></span></div>
</td>
</tr>
<tr valign="top">
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="29%"><div align="justify">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Diserbante
in postemergenza</span></span></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="18%"><div align="justify">
<br /></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="13%"><div align="justify">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">30
ha</span></span></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="20%"><div align="justify">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">40
€/ha</span></span></div>
</td>
<td sdnum="1040;0;[$€-410] #.##0,00;[RED]-[$€-410] #.##0,00" sdval="1200" style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: 1px solid #000000; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0.1cm; padding-top: 0cm;" width="20%"><div align="justify">
€ <span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">1.200,00</span></span></div>
</td>
</tr>
<tr valign="top">
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="29%"><div align="justify">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Insetticidi</span></span></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="18%"><div align="justify">
<br /></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="13%"><div align="justify">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">30
ha</span></span></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="20%"><div align="justify">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">25
€/ha</span></span></div>
</td>
<td sdnum="1040;0;[$€-410] #.##0,00;[RED]-[$€-410] #.##0,00" sdval="750" style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: 1px solid #000000; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0.1cm; padding-top: 0cm;" width="20%"><div align="justify">
€ <span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">750,00</span></span></div>
</td>
</tr>
<tr valign="top">
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="29%"><div align="justify">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Operazioni
meccaniche</span></span></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="18%"><div align="justify">
<br /></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="13%"><div align="justify">
<br /></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="20%"><div align="justify">
<br /></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: 1px solid #000000; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0.1cm; padding-top: 0cm;" width="20%"><div align="justify">
<br /></div>
</td>
</tr>
<tr valign="top">
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="29%"><div align="justify">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Mietitrebbia</span></span></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="18%"><div align="justify">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">0,02
€/Kg</span></span></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="13%"><div align="justify">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">30
ha</span></span></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="20%"><div align="justify">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">12000
Kg</span></span></div>
</td>
<td sdnum="1040;0;[$€-410] #.##0,00;[RED]-[$€-410] #.##0,00" sdval="7200" style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: 1px solid #000000; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0.1cm; padding-top: 0cm;" width="20%"><div align="justify">
€ <span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">7.200,00</span></span></div>
</td>
</tr>
<tr valign="top">
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="29%"><div align="justify">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Essiccazione</span></span></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="18%"><div align="justify">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">0,025
€/Kg</span></span></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="13%"><div align="justify">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">30
ha</span></span></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="20%"><div align="justify">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">12000
Kg</span></span></div>
</td>
<td sdnum="1040;0;[$€-410] #.##0,00;[RED]-[$€-410] #.##0,00" sdval="9000" style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: 1px solid #000000; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0.1cm; padding-top: 0cm;" width="20%"><div align="justify">
€ <span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">9.000,00</span></span></div>
</td>
</tr>
<tr valign="top">
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="29%"><div align="justify">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Varie</span></span></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="18%"><div align="justify">
<br /></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="13%"><div align="justify">
<br /></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="20%"><div align="justify">
<br /></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: 1px solid #000000; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0.1cm; padding-top: 0cm;" width="20%"><div align="justify">
<br /></div>
</td>
</tr>
<tr valign="top">
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="29%"><div align="justify">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Gasolio</span></span></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="18%"><div align="justify">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">40
€/ha</span></span></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="13%"><div align="justify">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">30
ha</span></span></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="20%"><div align="justify">
<br /></div>
</td>
<td sdnum="1040;0;[$€-410] #.##0,00;[RED]-[$€-410] #.##0,00" sdval="1200" style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: 1px solid #000000; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0.1cm; padding-top: 0cm;" width="20%"><div align="justify">
€ <span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">1.200,00</span></span></div>
</td>
</tr>
<tr valign="top">
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="29%"><div align="justify">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Contributi
previdenziali</span></span></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="18%"><div align="justify">
<br /></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="13%"><div align="justify">
<br /></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="20%"><div align="justify">
<br /></div>
</td>
<td sdnum="1040;0;[$€-410] #.##0,00;[RED]-[$€-410] #.##0,00" sdval="3000" style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: 1px solid #000000; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0.1cm; padding-top: 0cm;" width="20%"><div align="justify">
€ <span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">3.000,00</span></span></div>
</td>
</tr>
<tr valign="top">
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="29%"><div align="justify">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">consulenze</span></span></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="18%"><div align="justify">
<br /></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="13%"><div align="justify">
<br /></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="20%"><div align="justify">
<br /></div>
</td>
<td sdnum="1040;0;[$€-410] #.##0,00;[RED]-[$€-410] #.##0,00" sdval="4000" style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: 1px solid #000000; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0.1cm; padding-top: 0cm;" width="20%"><div align="justify">
€ <span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">4.000,00</span></span></div>
</td>
</tr>
<tr valign="top">
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="29%"><div align="justify">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">TOTALE</span></span></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="18%"><div align="justify">
<br /></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="13%"><div align="justify">
<br /></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="20%"><div align="justify">
<br /></div>
</td>
<td sdnum="1040;0;[$€-410] #.##0,00;[RED]-[$€-410] #.##0,00" sdval="37525" style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: 1px solid #000000; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0.1cm; padding-top: 0cm;" width="20%"><div align="justify">
€ <span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">37.525,00</span></span></div>
</td>
</tr>
<tr valign="top">
<td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="29%"><div align="justify">
</div>
</td><td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="18%"><br /></td><td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="13%"><br /></td><td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="20%"><br /></td><td style="border-bottom: 1px solid #000000; border-left: 1px solid #000000; border-right: 1px solid #000000; border-top: none; padding-bottom: 0.1cm; padding-left: 0.1cm; padding-right: 0.1cm; padding-top: 0cm;" width="20%"><br /></td></tr>
</tbody></table>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">REDDITO
= 61500 - (22515+ 37525) = 1.460 €</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Nonostante
il bilancio risulti positivo, la cifra è a dir poco irrisoria per il
sostentamento annuo di una famiglia o per fare eventuali investimenti
aziendali. Si può notare che i margini di guadagno sono molto bassi
e lo sono perché originati da una discrepanza strutturale per
cui le aziende agricole utilizzano mezzi di produzione
industriali, ad alto costo, per ottenere prodotti agricoli, a
bassissimo prezzo. Ed è per tale motivo che se qualcuno volesse
cimentarsi a modificare il bilancio noterà la maggiore incidenza, in
senso positivo, di qualche centesimo in più sul prezzo del mais
rispetto ad un qualsiasi calo della pressione fiscale – di per sé
già bassa per le aziende agricole. Ma non sia mai! Si preferisce
piuttosto erogare alle aziende pseudo-contributi o – è notizia
fresca fresca – spingerle a stilare polizze assicurative agevolate
sui ricavi del grano (se il reddito di un ettaro è troppo basso,
l'assicurazione compensa la perdita del cliente in base a delle medie
triennali). Tutti sistemi tesi a far lavorare banche e assicurazioni,
col beneplacito dello Stato, a discapito dei produttori, oramai
“drogati” di assistenzialismo ed incapaci di reggersi in piedi da
soli. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Di
questo passo, però, non c'è via di scampo. L'agricoltura italiana
verrà lentamente spazzata via. Resisteranno forse alcuni comparti di
essa – oleario ed enologico – gestiti da grosse società e tesi
ad una produzione di nicchia, volta a soddisfare raffinati palati
esteri dai portafogli gonfi e pronti a spender fior di quattrini per
soddisfare le proprie “biologiche” voglie. Il settore
orto-frutticolo stenta più che mai; per non parlare dei cereali e
dell'allevamento. Sembra destinata ad un miserrimo tramonto l'era dei
Coltivatori Diretti quando, sull'onda scaturita dal Fascismo (le
bonifiche dell'agro pontino, l'assalto al latifondo, il forte
incentivo alla ricerca etc etc), la Democrazia Cristiana cavalcò
l'epopea della piccola proprietà coltivatrice. Ricordi del passato.
Domina oggi un permanente stato di solitudine e abbandono tra gli
agricoltori, relegati ad ultima ruota di un carro destinato allo
sfacelo.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhDILAi56OYsoSwGa1gGcC2qVUuUvdpi43XMvM1wYrkFVJfVvNViv0CiFP8YG7xvRoonWesMSAA2RVmvI03V9xzAs0eyF3-WU4cO_OMdYAGe2-Veb79p2Jttzpio2z51-kwyfkt-K9PWycO/s1600/trattore.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="352" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhDILAi56OYsoSwGa1gGcC2qVUuUvdpi43XMvM1wYrkFVJfVvNViv0CiFP8YG7xvRoonWesMSAA2RVmvI03V9xzAs0eyF3-WU4cO_OMdYAGe2-Veb79p2Jttzpio2z51-kwyfkt-K9PWycO/s400/trattore.jpg" width="400" /></a></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Questa
assenza di un sentimento comune e condiviso è presente in tutta
l'economia italiana, ma tanto più forte si fa sentire tra i
contadini. Lo Stato ha rinunciato al suo ruolo di pastore e si è
fatto cane. Non guida, non indica la strada, ma esegue comandi, morde
e tiene nei ranghi. Manca totalmente una strategia condivisa, uno
sguardo volto al futuro ed è quanto di più grave si possa
immaginare. Soprattutto oggi in cui il mondo si evolve e cambia con
una rapidità impressionante. La ricerca scientifica e la tecnologia
fanno passi da gigante ed aprono scenari fino a qualche decennio fa
impensabili. Uno Stato serio, uno stato con la S maiuscola, dovrebbe
capire queste cose e avere gli strumenti adatti a leggere l'evolversi
dell'economia su scala internazionale ed operare di conseguenza delle
scelte, prendendo decisioni in materia. Dovrebbe esser capace di fare
leva sulle Università incentivando ricerca, studio e sviluppo,
invece di lasciare che siano le multinazionali del settore agricolo
ad incentivare e poi usufruire dei risultati ottenuti dai nostri pur
sempre validi atenei. Prendiamo ad esempio gli OGM. Senza entrare nei
particolari e nei tecnicismi, se ne è fatto un gran parlare, con
orde di giornali e giornalisti a farsi in quattro per difenderli o
condannarli a spada tratta. Ma non avremmo dovuto forse soffermarci
con più serietà e rigore scientifico al riguardo, analizzando
l'andamento internazionale in materia e fare saggi, prove,
sperimentazioni, prima di metterli definitivamente al bando? Perché
è inutile negare ai nostri coltivatori la possibilità di seminare
mais geneticamente modificato, se poi non si difende la nostra
specificità, non la si fa pesare adeguatamente sui mercati e non la
s'incentiva. S'importano bensì tonnellate e tonnellate di mais OGM,
brevettato all'estero, ottenendo il semplice risultato di distruggere
il nostro mercato interno. Che senso ha tutto questo? La Russia, per
esempio, si è opposta alla coltivazione di varietà OGM, ma ha posto
dazi sulle importazioni, ha coscientemente difeso i propri
produttori, non li ha lasciati in balia di una concorrenza spietata.
Si è posta un obbiettivo, ha messo in atto una strategia.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">È
necessario quindi che lo Stato torni a considerare l'agricoltura come
un settore da rivitalizzare e non un malato da mantenere in vita,
non tanto per una semplice convenienza economica, tenuto conto che
rappresenta un settore minoritario rispetto al passato, ma anche
guardando al beneficio che il territorio e le genti che vi lavorano
ne conseguono. L'agricoltura è uno dei punti di partenza , così
come gli altri settori primari, di tutta quella trafila commerciale e
produttiva che permette la sussistenza degli altri settori. E non
solo: essa rimane pur sempre la radice, l'origine della nostra
Civiltà. Il suo valore, alla fine, esula dalle semplice produzione,
ma nasconde al suo interno una radice spirituale. Quando un terreno
viene abbandonato perché lo Stato fa in modo che non sia più
conveniente coltivarlo, non si perde solamente un po' di produzione
agricola, ma se ne va anche una sapienza avita, il rispetto e la
salvaguardia del territorio, uno stile di vita che ci appartiene più
di ogni altra cosa, forse il vero legame tra uomo e natura, poiché è
solo dando alla terra con rispetto che essa frutta.</span></span></div>
<br />
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">D'altronde
non dimentichiamo che il verbo latino <i>colere</i>, compreso nella parola
agricoltura, significa non solo coltivare, ma anche abitare,
frequentare, trattare con riguardo, onorare, venerare, osservare e
sottende a qualcosa di più profondo ed amplio del semplice lavoro.
Per il latino coltivare i campi e venerare gli Déi erano racchiusi
nello stesso verbo. Ed ancora oggi, in questo mondo profondamente
materialista, l'agricoltura rappresenta uno degli ultimi baluardi
spirituali all'interno del mondo del lavoro. Perché l'agricoltore
sonda una materia viva, plasma la terra, custodisce e al contempo
innova, coniugando in sé l'origine e l'avanguardia, novello e
fecondo pioniere di una risorgente Civiltà del Lavoro.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: right;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><b>Gruppo di Studio AVSER</b></span></span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/06795754012146158496noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6910423129426372825.post-72218538249745704112017-02-10T10:33:00.000-08:002017-02-10T10:36:54.521-08:00IL LUME DEI RICORDI - Maria Cipriano<div align="center" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgMMCSh9oUYaS04pZA5pnunkhxqyKgPkxH2UkFYlS9_Cx3VJkXXa7cPzxu1B2JHJUPczet6nB13p1KI93e3JDXTf5-x-HeFUhraxmU-UFf6wmGCLafWoHzTMH2wlJC6CIPkUozLLweMNfCk/s1600/foibe-1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgMMCSh9oUYaS04pZA5pnunkhxqyKgPkxH2UkFYlS9_Cx3VJkXXa7cPzxu1B2JHJUPczet6nB13p1KI93e3JDXTf5-x-HeFUhraxmU-UFf6wmGCLafWoHzTMH2wlJC6CIPkUozLLweMNfCk/s400/foibe-1.jpg" width="400" /></a></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Nel
caos di questi tempi tristi e decadenti, caos creato ad arte, perché
nella confusione e nella zizzania è molto più facile comandare e
raggiungere certi fini, fra le mete niente affatto secondarie
perseguite dalla regia o dalle regie che da decenni sovrintendono
all'andamento della politica e dell'economia, c'è anche quella di
dividere l'Italia. <b>Dividere, come capisce anche un bambino,
significa indebolire, significa sostanzialmente togliere di mezzo una
compagine che fino a pochi anni fa era la quinta potenza mondiale del
pianeta, e la cui vitalità economica, anche dopo la sconfitta del
'45, sbalordì lo stesso Kissinger</b> - segretario di stato
americano durante le presidenze Nixon e Ford -, <b>il quale
testualmente dichiarò che mai avrebbe immaginato l'Italia si sarebbe
rialzata in tal modo da una disfatta come quella subita nel secondo
conflitto mondiale</b>. <b>Allo stesso modo si espresse l'imperatore
Francesco Giuseppe</b> <b>all'indomani della conclusione del
Risorgimento</b>, quando, quasi preconizzando la sconfitta austriaca
del 1918, <b>definì l'Italia una nazione risorta a impensata
floridezza, una nascente potenza che costituiva per l'Austria una
spina nel fianco e una minaccia permanente. </b></span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Per
chi conosce a fondo la storia della nostra nazione, ciò non
costituisce una novità: <b>noi ci siamo sempre rialzati</b>,
infatti, da ogni tipo di sciagura, anche se hanno sempre cercato di
tarparci le ali, conquistarci, invaderci, sgraffignare la roba
nostra, impadronirsi delle nostre ricchezze, impedirci di emergere,
avanzare diritti inesistenti sui nostri territori, etc., e spesso ci
sono riusciti, ma senza mai arrivare alla definitiva conclusione,
come dimostra il fatto che siamo ancora qui “<b>vivi e
implacabili</b>”, per usare un'espressione Dannunziana. Che questa
smania di umiliarci e schiacciarci sia dovuta al fatto di essere noi
teoricamente i discendenti dei Romani, è molto probabile, anzi è
provato da numerosi fatti che non starò a elencare, e attorno a cui
perfino Shakespeare scrisse una notevole tragedia, significativa
anche se poco conosciuta: il Tito Andronìco. La tragedia che parla
di Roma e dei suoi discendenti. La “tragedia della vendetta”,
come fu chiamata, per la terribile vendetta di sangue che il Padre
Romano, a sorpresa, segretamente ha congegnato contro i nemici
esterni e interni della nazione che lo credono uscito di scena e non
più in grado di nuocere, e ne vengono invece malamente travolti e
annientati alla fine dei tempi, dalle cui rovine rinasce l'Impero.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Pur
riconoscendo l'ammirazione e l'amicizia sincera manifestata nei
secoli da tanti stranieri che si sono dimostrati amanti e cultori
dell'Italia e della sua civiltà e hanno fatto del bene al nostro
Paese, purtroppo la realtà generale è questa: <b>l'Italia ha sempre
costituito un bersaglio, una mira, una spina nel fianco e comunque un
pericolo per la geopolitica</b>. E' questa la ragione sostanziale del
notevole ritardo con cui si compì il suo Risorgimento: nonché
dell'immensa fatica e del sangue che costò. Purtroppo oggi siamo
costretti a convivere nostro malgrado con una truppa di persone che
crede e vuol credere che il Risorgimento sia stato opera di pochi, e
questi pochi l'abbiano realizzato male, peggio, commettendo delitti e
massacri indicibili nel mezzogiorno d'Italia, refrattario e anzi
avverso all'Unità della nazione. Faccio solo due piccoli esempi. Uno
dei menestrelli attuali delle bellezze del Regno delle due Sicilie,
destinatario pure di un premio giornalistico, dichiarò in
un'intervista che il meridione diede alla causa italiana 44 volontari
(sic!!). Facendo un balzo di centinaia di chilometri, tra lo sparuto
gruppuscolo di triestini indipendentisti, nostalgici dell'Austria e
filoslavi che attualmente galleggia a pelo delle acque anti-italiane,
è ormai una regola dire che l'irredentismo Triestino riguardò solo
poche migliaia di persone, la restante parte della città (240.000
persone) essendone completamente estranea. Ciò è smentito da una
serie di fatti eclatanti (primo fra tutti le oceaniche accoglienze
all'esercito italiano nel 1918), fatti tra i quali basterebbe
annoverare questo: in occasione della tragica morte dell'imperatrice
Elisabetta (la celebre Sissi) nel 1898, la notizia fu accolta nella
città di Trieste nella pressoché totale indifferenza, suscitando le
ire delle autorità austriache. Viceversa, quando morì il Re
Vittorio Emanuele II vent'anni prima, nel 1878, la città si vestì a
lutto, i negozi chiusero, una gran folla partecipò alla Messa di
suffragio, seguendo poi il console d'Italia commendator Bruno fin
davanti alla sede del consolato ove inscenò una manifestazione
patriottica che finì col solito intervento della Polizia (uno dei
tanti) . </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Dunque:
<b>Risorgimento è una parola solenne e sacra finita in bocca a gente
dozzinale che si autodefinisce storica e di storico non ha nulla, a
meno di non voler degradare la Storia, che è una Scienza, a livello
di gossip, di passaparola, di letture superficiali e inconsistenti,
e, addirittura, di plateali bugie</b>. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Poiché
la divisione dell'Italia non è andata a segno quando si pensava che
la Lega Nord ci sarebbe riuscita nei lontani anni ottanta, ecco che
le basse forze della discordia sono tornate all'attacco, stavolta
armate di nostalgie neoborboniche, asburgiche e papaline,
sbandierando assurdi primati, genocidi inesistenti, spoliazioni mai
avvenute, e <b>non importa se mentono sapendo di mentire poiché il
loro scopo non è quello di cercare la presunta verità storica, ma
semplicemente di spargere inimicizia, sospetto, avversione e malumore
in una nazione che, pur riemersa materialmente dalla sconfitta del
'45, dal punto di vista spirituale è da allora priva di una vera
guida, lasciata a sé stessa e ai suoi instabili umori</b>, che
sappiamo quali sono attualmente, alle prese con una crisi economica
che non ha mai fine e con disgrazie che si succedono una dopo
l'altra, magari richiamate dalle stupidaggini, dagli spropositi e
dalle follie cui assistiamo ogni giorno, muti e impotenti spettatori
di fronte agli argini infranti dell'intelligenza e del buon senso.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Le
calunnie sul Risorgimento costituiscono uno dei punti, e il più
cruciale, ove si addensano e si arruffano le aggressioni contro
l'identità nazionale. Mettendo in forse l'unità della nazione,
mettendo in dubbio la sua stessa legittimità, irridendo e gettando
fango sul processo che ha portato a quel traguardo, sminuendolo e
inquinandolo di bugie, dicendo che Garibaldi era un sanguinario e
Cialdini un macellaio, ecco che i satrapi furbi dell'antiRisorgimento
eccitano un certo popolino, ansioso di sentirsi assolvere dalle colpe
del presente scaricando sul passato le frustrazioni, le delusioni, le
rabbie e le insoddisfazioni la cui causa non ha niente a che vedere
con coloro che fecero il Risorgimento. Tra l'altro, se Cialdini fosse
stato un macellaio, non avrebbe certo impedito che il fanatico
generale borbonico Fergola che aveva resistito otto mesi nella
cittadella di Messina con i suoi, fosse linciato dalla folla dei
messinesi infuriati. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Volendo
stilare la squallida classifica dei venditori di fumo
antirisorgimentale, ve ne sono alcuni che hanno raggiunto
un'impensata notorietà, non certo per meriti storici, ma perché i
media ne hanno creato un caso, e si sa che il parco buoi è ciò che
consente di prosperare a tutto il meccanismo
propagandistico-pubblicitario che fa capo alla televisione e ai
principali quotidiani, dove, dietro la facciata ufficiale dell'Unità
d'Italia, celebrata più a parole che a fatti, alligna indisturbata
una ben più corposa congrega di detrattori, infangatori e mentitori.
<b>Di più, in quest'epoca infelice, l'ignoranza è il valore
maggiormente condiviso, assieme alla volgarità, alla finzione, alla
superficialità e al sensazionalismo, e di conseguenza le pindariche
bordate dell'artiglieria antirisorgimentale vanno a segno con
sorprendente facilità</b>.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Costituisce
dunque un fenomeno sociologico - altro non saprei come definirlo - il
fatto che un tal numero di gente creda alle balle del primo venuto,
eppure è così: nel terzo millennio, nell'era dei telescopi orbitali
a infrarossi che indagano le profondità dello spazio, una miriade di
gente in Italia ha creduto a bocca aperta (senza discutere, senza
svolgere indagini, senza documentarsi, senza leggere, senza chiedere
a qualcuno che magari ne sa di più, senza nemmeno porsi un
interrogativo e un dubbio personale), ha creduto semplicemente,
sull'onda dell'emotività e quindi dell'irrazionalità, a cose a cui
evidentemente voleva credere e aveva bisogno di credere per
autoassolversi, consolarsi e dar sfogo alle proprie personali
frustrazioni. Così abbiamo appreso da una sorta di
negromante-indovino, il quale è certamente dotato di poteri
paranormali e chiaroveggenti che gli consentono di scandagliare la
complessa trama del Risorgimento, e invece mancano a professori,
storici e ricercatori che vi hanno dedicato anni e anni di studio,
abbiamo appreso che i “piemontesi”, nazisti ante-litteram, tanto
per cominciare invasero il meridione contro la sua volontà, e,
volendo a tutti i costi unire l'Italia onde appropriarsi dei soldi e
dell'oro meridionale, massacrarono, deportarono, rapinarono,
stuprarono, facendo digerire a forza, a furia di schioppettate e
cannonate, la loro brutale conquista a un popolo tranquillo e
pacifico che non voleva saperne, e che dunque si ritrovò qual
vittima sacrificale di una tale mastodontica violenza, che cagionò
nientepopodimeno un milione di vittime (poco più poco meno, fate
voi....). </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Ma
non si pensi che io, in quest'articolo, intenda confutare una per una
codeste balordaggini, perché l'ho fatto già in tanti altri miei
articoli e continuerò a farlo, di volta in volta affrontando con la
dovuta razionalità i punti ai quali i vari infangatori si
aggrappano, anche perché ho la presunzione di credere che chi mi
legge sia a un livello culturale e intellettuale ben diverso. No, io
voglio richiamare ancora una volta l'attenzione e la vigilanza su
questi oracoli dell'antiRisorgimento - in specie quelli aureolati
dalla fama, ridenti sotto i riflettori -, quelli che dicono che sanno
e hanno scoperto cose indicibili nascoste dai perfidi piemontesi,
invitando a osservare la loro fisiognomica e, soprattutto, il
preoccupante fenomeno di abbacinamento delle folle (una volta si
chiamava abuso della credulità popolare e costituiva un reato) di
cui sono causa volontaria e premeditata: un fenomeno che genera
sgomento e soprattutto induce al pessimismo circa l'avvenire della
nostra nazione. <b>Un pessimismo giustificato, che spiega, tra
l'altro, come mai in Italia, invece di un partito
nazionalista-sovranista come in tutti gli altri paesi d'Europa, vi
sia solo una montagna di chiacchiere inconcludenti e di personaggi
che non sarebbero in grado di guidare una squadra di pallavolo,
figuriamoci una nazione</b>.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">In
questo quadro desolante, il paragone con coloro che fecero il
Risorgimento e combatterono la Grande Guerra mette purtroppo in luce
un esercito d'incapaci, d'incompetenti e d'indolenti, non
sufficientemente controbilanciati da coloro che invece sanno fare il
proprio lavoro e hanno voglia di fare, cioè gli italiani grazie ai
quali la nazione va avanti. <b>Ma per fare andare avanti una nazione
non basta la materia, ci vuole anche lo spirito</b>. <b>Il giorno del
ricordo</b> - fissato dalla legge n. 92 del 30 marzo 2004, al 10
febbraio di ogni anno - <b>dovrebbe essere una delle occasioni in cui
viene fuori l'anima concorde di una nazione</b>. <b>Il giorno del
ricordo dovrebbe essere</b>, appunto, <b>il giorno dello spirito</b>,
in cui ci si sofferma a pensare e si porge grato omaggio ai
connazionali che hanno dato la vita per questa nazione o comunque
hanno <b>pagato a caro prezzo il proprio essere italiani</b>. <b>Il
giorno del ricordo dovrebbe essere insomma un giorno dedicato alla
Patria</b>, assieme al 4 novembre, data della Vittoria nella Grande
Guerra contro l'impero asburgico, che da molti anni ormai non si
festeggia più e comunque è stata mascherata da una diversa
espressione che nasconde il vero significato di quella solenne
ricorrenza, e al 17 marzo, data della proclamazione del Regno
d'Italia, che si è festeggiato - chissà perché - una sola volta.
Cose da matti, verrebbe da dire, in una nazione normale. Ma l'Italia
non è un paese normale: è un paese malato, abitato in una certa
percentuale da gente che pesca nel torbido, che rema contro, che
irride alla propria stessa identità, una sorta di canzonatori
disfattisti, di maniaci della sconfitta, di sciacalli che si
compiacciono delle disfatte e ci girano costantemente attorno, di
individui obliqui che prediligono sempre qualche altro paese e
popolo, o, peggio, rimpiangono la trista epoca pre-unitaria, o,
peggio ancora, sono tarlati dal sordido proposito di dividere in
qualche modo la nazione, non importa se a Trieste o in Alto Adige o
in Sicilia o dovunque fosse. Questi seminatori di zizzania che
allignano e prosperano nei vari sottoboschi, spuntano come i funghi
ora qui ora là, e starci dietro è quasi impossibile, perché, pur
accomunati da un medesimo sciagurato velleitarismo distruttivo,
mescolato a pulsioni psicologiche fatte di rancore, invidia e
ignoranza, prendono direzioni e assumono colorazioni diverse. E
proprio il giorno del ricordo offre lo spunto per riflettere su
questa realtà con cui dobbiamo fare i conti e alla quale bisogna
tener testa, perché, nella debolezza e nel lassismo del governo che
pensa ad altro, da essa sorge un grave pericolo: quello di ribaltare
i fatti, di ammorzare il lume dei ricordi, non solo il ricordo degli
Istriani, Fiumani e Dalmati, ma tutto l'incalcolabile patrimonio di
ricordi che costituisce il bagaglio storico insostituibile
dell'Italia. Esso non è stato tramandato nella giusta maniera, non è
stato conservato con quella gelosia e quella cura che sarebbero state
necessarie, non è stato protetto e difeso abbastanza, non è stato
abbastanza studiato e spiegato, se oggi assistiamo a simili
aggressioni. O forse l'Italia del dopoguerra, con il suo complesso di
colpa antifascista, è la principale responsabile di questa grave
lacuna. Proprio riguardo al giorno del ricordo e alle contestazioni a
cui è fatto segno (il che lo accomuna al Risorgimento e alla Grande
Guerra, del pari bersagli fissi dei contestatori di professione), le
responsabilità di questa repubblica non sono piccole. <b>Il
colpevole silenzio steso sulle drammatiche vicende dei connazionali
dell'Adriatico orientale</b> di cui molti italiani ignoravano perfino
l'esistenza, <b>è stato troppo lungo e troppo pesante perch</b><b>é</b><b>
basti una commemorazione annuale a diradarlo</b>. In altre parole il
giorno del ricordo, di per sé giustissimo, non basta a colmare la
grande lacuna, non basta a tener acceso il lume dei ricordi, non
basta a compensare moralmente tante sofferenze. Inoltre, la storia di
quelle regioni che a noi appaiono lontane e ormai perse
irrimediabilmente, non è chiara nemmeno oggi, anzi risulta
ulteriormente intricata e confusa da tesi contrapposte che si urtano
tra loro, e, non di rado, invece di chiarire, complicano ancor più
la questione, cosicché, <b>accanto ai “negazionisti” e
“riduzionisti”, si è affermata una posizione mediana ufficiale,
sostenuta dal Governo, secondo cui, pur riconoscendo pieno valore
storico al dramma degli Istriani, Fiumani e Dalmati, si tende a
controbilanciare questo dramma con i gravi torti di cui l'Italia si
sarebbe resa responsabile verso gli slavi</b>: <b>i quali gravi torti
commessi dagli italiani</b>, in particolare dai fascisti durante
l'occupazione della Jugoslavia, uniti a quelli commessi dal Regno
d'Italia quando, dopo la Vittoria del 1918, occupò territori abitati
anche da gente slava, <b>autorizzerebbero a dedurne una specie di
“patta”, cioè una situazione di parità in cui i torti commessi
da una parte e dall'altra, messi sul piatto della bilancia, infine si
equivarrebbero</b>. <b>Da qui le iniziative conciliatrici dell'ex
Presidente Napolitano, le celebrazioni di una ritrovata amicizia con
sloveni e croati, la deposizione di corone da ambo le parti</b>,
l'istituzione di una commissione bilaterale di storici che, con animo
sereno, ristabilisca la verità delle due parti in conflitto, la
concessione delle doppie scritte nelle pressoché inesistenti
provincie di Trieste e Gorizia che possano fare il paio con quelle di
Slovenia e Croazia, al fine d'inaugurare finalmente una nuova era di
collaborazione e di pace nel quadro di questa meravigliosa Europa. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Può
darsi. Può darsi che sia giusto e che sia vero. Oppure no. P<b>otrebbe
trattarsi semplicemente di una soluzione di comodo, comoda
soprattutto per la Slovenia e la Croazia odierne, le quali hanno
ricevuto i maggiori vantaggi, anche in termini d'immagine, da questa
facile parificazione delle colpe e pacificazione più apparente che
reale</b>. Le doppie scritte nelle esili provincie di Trieste e
Gorizia costituiscono infatti un indubbio colpo messo a segno da una
minoranza slovena d'importazione, agguerrita, tracotante e fagocitata
dalle formazioni di sinistra che gli italiani allegramente continuano
a mandare nelle amministrazioni locali, dando così la stura alle
esaltate forme di esterofilìa che le contraddistinguono, di cui
quella a favore degli slavi è una delle più eccitate ed eccitabili,
smaniosi come sono, questi comunisti falliti, di prendere le parti
dello straniero di turno, in tal caso dei poveri slavi perseguitati e
vessati dal Fascismo e, perfino, dal Regno d'Italia uscito vincitore
dalla Guerra nel 1918 e quindi nel suo pieno diritto di dar seguito a
quella Vittoria annettendo i territori ex austriaci, i quali poi
altro non erano che i territori appartenuti stabilmente alla
Serenissima fin dal XV° secolo, ragion per cui potremmo dire che
l'Italia si riprese semplicemente il maltolto, e anzi non lo riprese
neanche tutto. E <b>anche i territori che non appartenevano alla
Serenissima come Trieste, Gorizia e Fiume, e perfino Ragusa di
Dalmazia, avevano comunque conservato l'italianità, il che è la
riprova che essa era forte e radicata indipendentemente dalla
Serenissima e dal suo pur potente influsso: era presente a
prescindere da Venezia, e dunque preesistente</b>. Non solo, ma<b>
permeata di forti elementi di Romanità</b>, i quali risultavano del
tutto estranei e anzi invisi agli slavi immessi in terre che non
erano loro e a cui non potevano sentirsi tradizionalmente legati dal
legame con Roma che invece riguardava tutti i legittimi abitanti
dell'Adriatico Orientale, passati poi sotto Bisanzio, la seconda
Roma. Fra le innumerevoli aggressioni subite dagli italiani per mano
slava, infatti, non di rado si annoverano vandalismi nei confronti
dei reperti Romani, veri e propri segnacoli identitari dei legittimi
abitanti di quelle terre, come accadde quando <b>il prete sloveno don
Urban Golmajer distrusse tutte le lapidi Romane degli scavi antichi
di Rozzo (un paesino nel centro dell'Istria)</b>, destando
l'indignazione di Theodor Mommsen, lo storico tedesco autore della
famosa Storia di Roma in cinque volumi.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><b>Fu
pertanto durante il periodo della dominazione austriaca, iniziato nel
1797</b>, a parte la breve parentesi francese, <b>che gli slavi</b>
di cui si parla, cioè quelli reclamanti a gran voce il possesso
delle terre italiane, <b>furono immessi nei confini delle terre
irredente</b>, e il fatto che originariamente fossero giunti in
quelle contrade a seguito delle ultime invasioni barbariche del VII°
e VIII° secolo, non significa assolutamente nulla, perché
altrimenti l'Italia non sarebbe più Italia e non esisterebbero più
italiani, bensì solo Goti, Eruli, Unni, Longobardi, etc. <b>Gli
slavi giunsero sì in antica data in quelle contrade, ma non
riuscirono a conquistarle affatto</b>, tanto più che non possedevano
neanche la decima parte della forza militare dei Goti e dei Franchi
né la loro levatura e le loro ambizioni di diventare Romani o,
meglio, di sostituirsi ai Romani. In ogni modo, si tratta di <b>vicende
sepolte nella notte dei tempi che non possono fare da piedistallo per
alcuna rivendicazione in tempi moderni, anche perch</b><b>é</b><b>
non sono collegate tra loro con continuità</b>. In altre parole, <b>gli
slavi reclamanti il possesso dell'Istria e della Dalmazia nel XIX°
secolo non hanno niente a che vedere con gli slavi che giunsero
dodici secoli prima</b>, sennò tutto l'Adriatico orientale, a
partire addirittura dalla Carniola, sarebbe stato da un bel pezzo
compattamente slavo e il problema delle “terre irredente italiane”
non si sarebbe mai posto, così come non si pose per le terre che,
dal V° secolo in poi, furono effettivamente conquistate dai barbari
che vi fondarono un loro stabile e duraturo Regno (come i Franchi
nella Gallia, per esempio). Ci fu un regno di Croazia nel Basso Medio
Evo che arrivò a lambire Zara, ma esso era così irrisorio, effimero
e territorialmente esiguo che le cronache storiche relative alle
lunghe e importanti guerre combattute da Venezia nei secoli, non lo
citano neanche come comprimario, figuriamoci come protagonista,
cosicché non è possibile attribuirgli a posteriori l'importanza che
non aveva, praticamente pari a zero. Molte delle sue importanti
guerre, Venezia le combatté invece contro l'Austria, che facilmente
sottomise il Regno di Croazia già sottomesso all'Ungheria, ma
giammai riuscì a sottomettere Venezia, con cui dovette scendere a
patti e compromessi, non di rado umilianti, fissando confini e
rispettive zone d'influenza che i Veneziani puntigliosamente
fissavano con lunghe ed estenuanti trattative. Al contrario, gli
slavi come Stato non costituivano nessun problema per la Serenissima
(tantomeno un problema militare) semplicemente perché non c'erano,
ed essa poté dedicarsi alla propria espansione in terraferma e sul
mare senza che nessun “esercito slavo inesistente” venisse a
contrastarla (l'inarrestabile espansione di Venezia fu fermata solo
da una potente coalizione europea capeggiata dal Papa ai primi del
'500), espansione che contemplava il possesso di tutto il confine
nord-orientale dall'Isonzo fino a Cattaro, sottomettendovi le
popolazioni, quali che fossero, slave o non slave.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">A
questo proposito, alcuni storici, per non parlare della gente comune
che identifica Venezia con le commedie di Goldoni e le maschere del
Carnevale, sembrano dimenticare che l<b>a leggendaria città lagunare
non fu soltanto una grande potenza commerciale, ma anche una potenza
militare di primaria grandezza</b> che nel combattere le guerre non
andava per il sottile e picchiava sodo quando si trattava di
acquisire territori e sottomettere popolazioni che poi regolarmente
integrava, alla maniera Romana. <b>Non a caso gli slavi nati e
cresciuti sotto Venezia divennero fedelissimi sudditi del Doge,
divennero gli slavi-veneti che parlavano il veneto da mar, volevano
morire per la Serenissima e sognavano il suo ritorno quando questa
decadde sotto la spinta delle nuove idee portate dai francesi</b>.
Dunque, non potevano certo esser loro a reclamare, solo pochi anni
dopo, l'unione dell'Istria e della Dalmazia a Zagabria, scacciandone
gli italiani, ossia i Veneti stessi. Di conseguenza costituisce un
mito della storiografia jugoslava la continuità della presenza slava
in quei territori passati a Bisanzio dopo la caduta di Roma,
territori nei quali subentrò la potenza di Venezia che li contese
all'Austria, al Regno d'Ungheria, ai pirati slavi (i narentani prima,
e gli uscocchi poi) che furono annientati, ai Saraceni e ai Turchi
che furono respinti, non certo al Regno di Croazia, il quale non vi
ebbe che una parte irrilevante. Al contrario, l'illustre funzione di
guardiana, protettrice e benefattrice, fu l'aureola che circondò
Venezia in tutte quelle terre adriatiche che richiesero spesso il suo
aiuto e vissero felicemente per secoli sotto la sua egida. Nei testi
scolastici jugoslavi, invece, Venezia viene presentata come
l'occupante illegittimo delle terre adriatiche abitate
continuativamente dagli slavi fin dal VII° secolo! Un occupante che
portò in quelle terre gli italiani che non c'erano, inserendoli
arbitrariamente tra gli slavi a far loro da padroni. Ebbene tutto ciò
è completamente falso, ma il bello è che in molti ci credono, anche
al di fuori della Jugoslavia e delle sue leggende, e allora
dovrebbero spiegare dov'erano questi slavi che abitavano quelle terre
fin dal VII° secolo, prima che ci arrivassero i Veneziani invasori,
i quali rappresentavano il continuum con Bisanzio e non certo un
punto di rottura con la Storia precedente, e comunque<b> non
trovarono nessun regno degli slavi, bensì invece trovarono gli
abitanti autoctoni (mescolati alle etnìe più varie) i quali non si
reputavano affatto slavi e tantomeno croati</b>, e designavano se
stessi semplicemente con riferimento alle rispettive città di
appartenenza (Zara, Spalato, Sebenico, etc.), esattamente come
avveniva nell'Italia Comunale. Perfino i Ragusei, che si mantennero
indipendenti da Venezia (anche se sempre in contatto con essa), non
si reputavano slavi, pur conoscendo la lingua dei vicini serbi. <b>Le
zone dalmate dell'interno</b>, ben poco popolate, <b>erano abitate
dai morlacchi e dai cici, che non si reputavano affatto slavi, ma
addirittura discendenti degli antichi Illiri</b>. Non dico che non vi
fosse neanche uno slavo, ma certo non in misura sufficiente da poter
dire che quelle terre erano slave. Anche nel ripopolamento delle
contrade svuotate dalla peste o da altre calamità, Venezia fece
affluire etnìe miste (anche dall'Italia), e non solo slave, e non
certo a casaccio: si trattava in genere di famiglie selezionate tra
gente la più varia, che aveva voglia di lavorare, integrarsi,
obbedire alla legge e seguire la santa religione, cattolica o
ortodossa. Ciò avvenne per esempio a Parenzo, una cittadina costiera
dell'Istria occidentale, ripopolata fra il '500 e il '600. Ma non
risulta che Parenzo si sia mai proclamata slava. Anzi: addirittura
adesso c'è il 12% di italiani. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><b>A
riprova che quelle terre furono italiane, esse vissero l'età
Comunale e il Rinascimento, con intensissimi rapporti e scambi con la
madrepatria. Vissero e condivisero poi il Risorgimento fin dai suoi
albori, cioè dalla Carboneria e società segrete minori affini a
questa</b>. Dov'erano dunque i fantomatici slavi e croati che
avrebbero abitato senza interruzione quei luoghi fin dai remoti tempi
delle invasioni barbariche? Semplicemente non c'erano.<b> D'altra
parte la stessa architettura lo attesta senza ombra di dubbio: essa è
un'architettura chiaramente italiana</b>. E infatti col termine
“croati”, usato pochissimo in tutto l'Adriatico orientale,
s'intendevano i croati dell'interno, sottomessi all'Ungheria e poi
all'Austria, i quali avevano una lingua, molto simile al serbo, che
non veniva usata nella vita pubblica. Il primo discorso in croato
davanti al Parlamento risale al 1843. Dunque non si capisce che ruolo
i croati potessero avere in Istria, Fiume e Dalmazia. Il loro ruolo
venne costruito artificiosamente nel XIX° secolo, sorgendo dal
panslavismo e dalle proprie stesse mire fagocitate dall'Austria, a
cui tornò di estremo giovamento suscitare la croatizzazione (e in
misura minore la slovenizzazione) per togliere di mezzo gli
ingombranti italiani da tutta la fascia territoriale che dall'Isonzo
scendeva fino a Cattaro, estremo lembo meridionale della Dalmazia. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><b>Dalla
caduta della Serenissima (1797) alla proclamazione del Regno d'Italia
(1861) trascorsero alcuni decenni che furono sufficienti all'Austria
per causare all'odiata nazione italiana rinascente</b>, che
costituiva una minaccia al suo dominio, <b>quei danni irreparabili
che vanno sotto il nome di sostituzione etnica, cui qualcuno ha
aggiunto il termine terrorismo di Stato, con riferimento alle
aggressioni continue, violente e non violente (si può dire
giornaliere), comprensive anche di brogli elettorali, falsificazioni
di censimenti e cambio forzato dei nomi e dei cognomi, cui gli
italiani del confine orientale furono sottoposti per spingerli ad
andarsene o slavizzarsi</b>. All'ombra della sua potenza politica e
militare, l'Austria poté agire del tutto indisturbata, e toglierla
definitivamente di mezzo è stata un'impresa titanica e l'atto più
salutare e meritorio di tutto il Risorgimento italiano. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Come
sappiamo, prima che l'Italia in lotta per la sua riunificazione
potesse tornare a riaffacciarsi in quelle desiate contrade Romane,
Bizantine e Veneziane, ci vollero guerre e insurrezioni (<i>le 101
battaglie che hanno fatto l'Unità d'Italia </i>di cui parla lo
storico Andrea Frediani nel suo libro omonimo), fino al finale e più
terribile confronto con l'impero asburgico: la guerra '15-'18. Fu
grazie a quella Vittoria che il Regno d'Italia entrò nell'Adriatico
orientale per riprendersi ciò che era suo e vendicare Venezia, punto
di riferimento nevralgico di tutto il Risorgimento. Dopo decenni di
persecuzioni, processi, cannoneggiamenti di città, arresti,
interrogatori, torture, rapine, saccheggi, confische di beni,
deportazioni, fughe ed espatri volontari e coatti di decine e decine
di migliaia di italiani nei “felici” territori occupati dagli
austriaci coadiuvati dai loro vassalli croati, sloveni e anche serbi,
la Vittoria gloriosa del 4 novembre 1918 spalancò finalmente ai
connazionali di Trieste, di Gorizia, dell'Istria, di Fiume e di
Dalmazia le porte dell'agognata riunione alla madrepatria. Ma non era
ancora finita. Altro sangue, altre sofferenze, altri soprusi e altre
infamie si preparavano. Gli alleati stessi con cui l'Italia aveva
combattuto la Grande Guerra, entrandovi in un momento in cui le sorti
dell'Intesa erano tutt'altro che favorevoli, si misero contro di noi
e presero le parti degli jugoslavi al fine di escluderci
dall'Adriatico orientale e dai Balcani. Mille altre violenze,
angherie, vessazioni si compirono, fino alla tragedia finale delle
foibe e dell'esodo. E ancora continuano, perché ci sono voluti ben
60 anni di lotte (!) per aprire, nel 2012, un piccolo asilo italiano
a Zara, e una truppaglia di esagitati tuttora nega, ridimensiona e
irride alle foibe e all'esodo degli Istriani, Fiumani e Dalmati,
chiamando in causa il solito Fascismo e addirittura il Regno
d'Italia, accusati di aver compiuto una “bonifica etnica” a danno
degli slavi abitanti nei territori annessi all'Italia dopo il 1918,
con l'impedire loro l'uso della lingua e cambiar loro forzatamente i
cognomi. A queste facili accuse continuamente proferite dagli
slavofili di casa nostra e dai loro amici d'oltre confine, potremmo
rispondere semplicemente col detto “chi la fa l'aspetti”, ma
ancor meglio entrando nel merito di quei provvedimenti, il che
nuocerebbe proprio agli accusatori, le cui urla contro l'imperialismo
italiano-fascista non hanno scatenato quell'ambaradan che si
proponevano. Infatti, <b>la legge n. 114 del 28 marzo 1991 per la
restituzione dei cognomi italianizzati dal fascismo ha destato
tiepide reazioni da parte dei pretesi danneggiati, e dunque si è
risolta in una bolla di sapone</b>. Nè poteva essere altrimenti, <b>dal
momento che spesso si trattò di un'italianizzazione volontaria più
che forzata, e in molti casi non si realizzò affatto, com'è stato
più volte spiegato anche dal defunto professor Tomaz, esule
istriano, animatore di tanti dibattiti e conferenze storiche
sull'Istria e la Dalmazia. Il quale conservò tranquillamente il suo
cognome “straniero”</b>.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">E
concludiamo appellandoci perlomeno alla logica: cosa c'entra comunque
il Fascismo con tutto ciò che abbiamo narrato fin qui? Dov'era il
Fascismo su cui si riversano le colpe e le responsabilità delle
violenze slave che per decenni impunemente si consumarono contro di
noi decenni prima che il Fascismo nascesse? Esso è assunto
disonestamente come alibi perché oggi torna comodo parificare,
conciliare e pacificare le due parti in conflitto con “animo equo e
sereno”, secondo i ben noti intendimenti dei nostri governanti
attuali. Ma la verità, come abbiamo spiegato, è un'altra. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><b>Non
lasciamoci dunque fuorviare e intimidire da questi spaventapasseri
che agitano il Fascismo come colpevole quando migliaia di croati e
sloveni fuggirono anch'essi assieme agli esodati italiani e
altrettanti cercarono di farlo ma non riuscirono perch</b><b>é</b><b>
furono sterminati prima dai titini</b>. E pronunciamo i limpidi nomi
italiani di <b>Istria, Fiume e Dalmazia</b> più spesso che possiamo.
Impariamo i nomi italiani delle centinaia di paesi e città di quei
luoghi così cari che devono vivere e rivivere per sempre nei nostri
cuori, e ripetiamoli come in una preghiera, graziandoli di una
fantastica resurrezione. Ciò ci consola e ci fa sognare, è di buon
auspicio, e par quasi che faccia risorgere i cari fratelli dalle cupe
voragini in cui è stata inghiottita la loro vita sacrificata alla
Patria. Non lasciamo che i buchi neri della Storia la rapiscano, <b>non
lasciamo che nelle foibe sia inghiottito anche lo spirito oltre al
corpo dei nostri sfortunati connazionali</b>.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Il
Risorgimento non finì con la presa di Roma, ma continuò ancora per
molto tempo nelle terre irredente, nel cuore fedele e appassionato di
quelle genti che per anni sperarono in uno sbarco di Garibaldi. Egli
era sbarcato in Sicilia: perchè non poteva sbarcare anche in Istria
e Dalmazia? Dai cupi antri delle foibe, perciò, e da mille altri
luoghi di sofferenza ingiusta e inumana, esce il grido dei nostri
morti che ci dicono che <b>il Risorgimento continua ancora</b>.
</span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><i>Maria
Cipriano</i></span></span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/06795754012146158496noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6910423129426372825.post-67686769739217309392017-01-29T00:42:00.000-08:002017-01-29T00:53:24.705-08:00L'ALTO ADIGE E' ITALIA III° - L'Alto Adige oggi. Intervista ad Eriprando della Torre.<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7c1DV7PBTOS6Bb7_5yHCksXbSJkMeon19i_JLWnka7KPuJALyG5P1JIGwQbGHqhe8q2KCnPi_LEPhMb-DQuZTvhA_qAGOhUnWE0M9UC-HpXiDogGjQD3sZF4QhOBaFateLcgdxBu28iwI/s1600/La+Vetta+d%2527Italia.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="265" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7c1DV7PBTOS6Bb7_5yHCksXbSJkMeon19i_JLWnka7KPuJALyG5P1JIGwQbGHqhe8q2KCnPi_LEPhMb-DQuZTvhA_qAGOhUnWE0M9UC-HpXiDogGjQD3sZF4QhOBaFateLcgdxBu28iwI/s400/La+Vetta+d%2527Italia.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><br /><span style="font-size: small;"><i>La Vetta d'Italia, estremo confine a nord della nostra Nazione</i></span></td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><b><br /></b></span></span>
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><b><br /></b></span></span>
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><b>1)
Prima di tutto vorrei chiederle - visto che alcuni lettori potrebbero
non aver idea di cosa stiamo parlando - di ricapitolare i recenti
avvenimenti verificatisi in Alto Adige nei confronti degli italiani?</b></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Di
importante negli ultimi anni si è accelerato l’attacco alla
memoria storica degli italiani altoatesini e il tentativo di, in
pratica, eliminare la toponomastica italiana.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Nel
primo caso si tratta del percorso inaugurato dalla Svp, con la
complicità del Pd, finalizzato al depotenziamento dei cosiddetti
“relitti fascisti” – Monumento alla Vittoria e Bassorilievo di
piazza del Tribunale in primis – con l’obiettivo di togliere ogni
valenza simbolica a tali opere.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Per
quanto riguarda la toponomastica, è in corso un attacco gravissimo
contro quella italiana. Attacco che tenta di stravolgere persino
quanto sancito dallo Statuto di autonomia. Recita infatti l’articolo
101 del Nuovo Statuto d’Autonomia che: «<i>Nella provincia di
Bolzano le amministrazioni pubbliche devono usare, nei riguardi dei
cittadini di lingua tedesca, anche la toponomastica tedesca, se la
legge provinciale ne abbia accertata l’esistenza ed approvata la
dizione</i>». Per cui la toponomastica tedesca deve affiancare
quella italiana già esistente, che non può essere toccata. Se
vogliamo essere pignoli, fino ad oggi, in base al succitato articolo,
l’uso ufficiale dei nomi di luogo tedeschi è arbitrario.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Il
16 settembre 2012, il consiglio provinciale altoatesino approvò una
Legge, che, introducendo il bislacco criterio dell’“uso” dei
nomi di luogo all’interno delle varie comunità comprensoriali,
avrebbe, in pratica, cancellato l’obbligo del bilinguismo. Il
Governo contestò, per palese incostituzionalità, tale Legge,
depositando, il 4 dicembre 2012, presso la cancelleria della
Consulta, un’impugnazione doviziosamente motivata, poi pubblicata
sulla Gazzetta ufficiale del 16 gennaio 2013.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">La
Corte Costituzionale fissò l’udienza relativa al ricorso
governativo per l’8 ottobre del 2013. Il 31 agosto dello stesso
2013, fu siglato un accordo tra il presidente della Giunta
provinciale altoatesina, Durnwalder, ed il Ministro per gli Affari
regionali, Delrio; anch’esso con chiara impronta
anticostituzionale, poiché vi era contemplata l’eliminazione di
132 toponimi italiani. In seguito a questa intesa, il 26 settembre,
il Governo chiese alla Consulta di rinviare la discussione inerente
alla propria oppugnazione, in attesa di una modifica della Legge
provinciale.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Prima
della eventuale modifica, la commissione dei sei iniziò una
discussione per elaborare una norma di attuazione sulla
toponomastica. Quindi ci fu un nuovo rinvio della decisione della
Corte Costituzionale. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">L’Accademia
della Crusca e 48 docenti universitari lanciarono un appello al
Presidente della Repubblica, Mattarella, e al Governo. In questo
appello viene manifestata la preoccupazione dei cattedratici per una
norma di attuazione, e relativa legge provinciale: «<i>che prefigura
la messa in discussione del pieno diritto dei cittadini italiani di
riconoscersi, utilizzare e tramandare il proprio ricco e vasto
patrimonio di migliaia di nomi di luogo in lingua italiana in Alto
Adige, così come hanno fatto finora e per decenni. Tale norma di
attuazione violerebbe gravemente i principi della Costituzione e
l'obbligo del bilinguismo italiano-tedesco sancito da leggi
costituzionali, da sentenze della Corte costituzionale e dall’Accordo
De Gasperi-Gruber del 1946. Un Accordo che è alla fonte
dell'autonomia speciale in Alto Adige, basata sul principio di
assoluta e inderogabile parità linguistica fra i gruppi conviventi</i>».
Il testo prosegue ricordando che «<i>lo Statuto di autonomia
altoatesino definisce con chiarezza il quadro normativo entro cui
riconoscere la potestà legislativa provinciale sulla toponomastica,
ossia “fermo restando l’obbligo della bilinguità nel territorio
della Provincia di Bolzano”</i>».</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Il
Quirinale è intervenuto affermando che: «<i>Vuole chiarezza</i>» e
quindi il lavoro della commissione dei sei è stato sospeso in vista
del referendum costituzionale del 4 dicembre scorso. La crisi di
Governo procrastinerà ulteriormente la fine dei lavori della
commissione dei sei. Staremo a vedere.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiNd9psK3c9YDRdn1KmFAScEv1PBdhGVurIQ4OeA-2KPPfowKt9zITDUA02seBNViBUZmvm7cuCULmexCKp6OEJjsSfqy4ews7-XLjY30gV7N8ua2yW9xWEJCksClGaRr1seGhY7ShIP-7N/s1600/S%25C3%25BCdtirol+ist+nicht+Italien+con+Eva+Klotz.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiNd9psK3c9YDRdn1KmFAScEv1PBdhGVurIQ4OeA-2KPPfowKt9zITDUA02seBNViBUZmvm7cuCULmexCKp6OEJjsSfqy4ews7-XLjY30gV7N8ua2yW9xWEJCksClGaRr1seGhY7ShIP-7N/s400/S%25C3%25BCdtirol+ist+nicht+Italien+con+Eva+Klotz.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><br />
<span style="font-size: small;"><i>L'attivista Eva Klotz, insieme ad altri militanti "sudtirolesi", </i></span><br />
<span style="font-size: small;"><i>con alle spalle un cartello</i></span><span style="font-size: small;"><i> </i></span><i style="font-size: medium;">recitante in tedesco: </i><br />
<i style="font-size: medium;">"</i><i style="font-size: medium;">Sud-Tirolo non è Italia".</i><br />
<span style="font-size: small;"><i>Cartelli identici - ma scritti in italiano - </i></span><br />
<span style="font-size: small;"><i>sono stati recentemente affissi a Roma.</i></span></td></tr>
</tbody></table>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><b>2)
Perché un tale inasprirsi dei toni e, soprattutto, quale ritiene sia
l'origine di una tale accelerazione da parte dei partiti autonomisti?</b></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">A
parte le sparate di qualche esaltato, non vedo un inasprirsi di toni
e pretese, ma, da parte della Svp, il coerente e tenace perseguimento
del proprio progetto che si rifà a quanto approvato dal “<i>Deutscher
Verband</i>” nella riunione di Vipiteno della Dieta tirolese del
1918; ribadito da una delegazione di altoatesini di lingua tedesca
ricevuta dal Governo italiano nel 1920; ripreso </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">dei
rappresentanti volksparteisti a Parigi durante i colloqui che
portarono all’ “Accordo Degasperi-Gruber”; riproposto con il
progetto di legge d’autonomia esclusiva regionale presentato dalla
SVP nel 1958 al Senato e nel 1959 alla Camera (con cui la Svp
chiedeva la competenza assoluta nel campo della scuola, dell’edilizia
popolare, degli organi per l’assegnazione dei lavori e degli
impieghi, della pubblica sicurezza, delle strutture di risparmio e di
credito e dei segretari comunali. Inoltre reclamava che i
provvedimenti legislativi regionali non avrebbero dovuto essere
sottoposti ad approvazione governativa. Fu tra l’altro richiesto
per il Presidente della Giunta regionale la prerogativa della
responsabilità sull’ordine pubblico, da attuare con l’aiuto dei
reparti della Polizia statale «<i>che dipendono disciplinatamente da
lui per quanto riguarda l’impiego</i>», e con l’ausilio di una
polizia locale da costituire) e così via via fino ad oggi.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><b>3)
Qual è oggi la situazione politica della provincia autonoma di
Bolzano? Quali sono i partiti che riscuotono maggior consenso fra la
popolazione, tanto dalla parte tedesca quanto da quella italiana?</b></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">A
livello provinciale, il partito che fa la parte del leone è
naturalmente la Svp, che alle ultime elezioni, nel 2013, ha ottenuto
il 45% dei suffragi e 17 consiglieri su 35. Sino a qualche anno fa la
Svp aveva la maggioranza assoluta dei seggi in consiglio provinciale,
ma ultimamente parte del suo elettorato è stato eroso dai
Freiheitlichen che hanno conquistato 6 consiglieri con quasi il 18%
dei voti. I Freiheitlichen propugnano lo stato libero del “Sudtirolo”
con parità di diritti tra italiani e tedeschi.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Nel
campo tirolese vi è anche il Süd-Tiroler Freiheit, il partito
secessionista di Eva Klotz, figlia del terrorista Georg, che nel 2013
ha ottenuto tre rappresentanti con il 7,2% dei voti.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Seguono
i partiti italiani: il PD con 2 rappresentanti e circa il 6% dei voti
e tutta una serie di micopartitini di destra di centro e di sinistra
che non hanno ottenuto alcun rappresentante; fatta eccezione per
“Alto Adige nel cuore” che ha conquistato un seggio in consiglio
provinciale. Se pensiamo che nel 1993 il Movimento Sociale Italiano
era il secondo partito della provincia con oltre l’11% dei voti,
vediamo come la dirigenza degli ultimi anni abbia distrutto un
patrimonio che i fratelli Mitolo erano faticosamente riusciti a
costruire in oltre quarant’anni di attività.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Oggi
la giunta provinciale è formata dalla Svp e dal Pd, che ha
sostituito la Democrazia Cristiana nel fare da sgabellino al partito
tirolese.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Per
quanto riguarda la situazione nel capoluogo, Bolzano, città a
maggioranza italiana, alle ultime elezioni, nel 2016, il Pd con il
20% dei voti e 9 consiglieri comunali è il primo partito e governa
assieme alla Svp che ha ottenuto il 17% dei voti e 8 consiglieri.
Seguono il Movimento 5 Stelle con 6 consiglieri, la Lega Nord con 5,
Uniti per Bolzano (centrodestra) 4, Alleanza per Bolzano (destra) 2,
due liste civiche con due rappresentanti ciascuna. È da sottolineare
infine l’exploit di Casapound che ha ottenuto quasi il 7% dei
suffragi e tre consiglieri. Anche in questo caso il paragone con il
Movimento Sociale, o la prima Alleanza Nazionale guidata ancora da
Pietro Mitolo, che viaggiava con percentuali attorno al 30%, è
impietoso per chi ha preso in mano il partito negli anni a seguire.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg9PPo9UaIrn6mq3zkqb6E9kU1ubVierL8QF3XSQ4x3YCk2P8gZcDjyNfkdrkbDzD35JT3R3Bpm-UXjnIPYueqPxQItycUQCR4-7d7tX295Fg8NdkM2xTTkQvyr5-o1doQbl7IBIu3fbolS/s1600/Fratelli+Mitolo.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg9PPo9UaIrn6mq3zkqb6E9kU1ubVierL8QF3XSQ4x3YCk2P8gZcDjyNfkdrkbDzD35JT3R3Bpm-UXjnIPYueqPxQItycUQCR4-7d7tX295Fg8NdkM2xTTkQvyr5-o1doQbl7IBIu3fbolS/s320/Fratelli+Mitolo.jpg" width="314" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><br />
<span style="font-size: small;"><i>I fratelli Andrea e Pietro Mitolo durante un comizio.</i></span></td></tr>
</tbody></table>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><b>4)
Vorrei porle anche una domanda sulla comunità Ladina, di cui un
tempo si sentiva parlare più spesso e che oggi sembra quasi
scomparsa dalla scena. Come si pone di fronte ai recenti avvenimenti?
Quali sono i rapporti con la comunità italiana?</b></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">La
comunità ladina in Alto Adige, con i suoi 20.000 componenti,
rappresenta il 4,53% della popolazione totale altoatesina (censimento
2011). I ladini dell’Alto Adige sono concentrati in Val Gardena e
in Val Badia.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Nei
confronti dei ladini si è sempre operata una politica assimilatrice
che dura ancor oggi, soprattutto attraverso le scuole e i mezzi di
comunicazione. Quello che la Svp ha sempre ritenuto un diritto
essenziale per i “sudtirolesi”, cioè la scuola in madrelingua
come fondamentale per la sua stessa esistenza, la stessa Svp ha
negato ai ladini, a cui ha pure negato la richiesta di una scuola
mistilingue. Lo Statuto autonomistico prevede che nelle scuole ladine
metà materie siano insegnate in tedesco e metà in italiano. Il
ladino è insegnato per due ore settimanali nella scuola dell’obbligo
ed una nella scuola superiore. Nel 1999 la Giunta provinciale
altoatesina si è opposta all’elevazione da una a due ore di ladino
nella scuola superiore. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Gli
stessi insegnati ladini, che in pratica non hanno potuto studiare la
loro lingua, non conoscono il ladino.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgC7rkx6x4Hqqv0t-v6b0vofEJgPbltDE9J4n7fjBj8zDc7we-Ti21ZEt8j_HfyPmXfEKKQ23uctitOKXXUR0fQQ0ogcfO7KPibi1fhANBBcvGpOtNEufo4qPwJ8947xAreFtFgcZGjSH9E/s1600/donne+ladine+in+costume.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="248" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgC7rkx6x4Hqqv0t-v6b0vofEJgPbltDE9J4n7fjBj8zDc7we-Ti21ZEt8j_HfyPmXfEKKQ23uctitOKXXUR0fQQ0ogcfO7KPibi1fhANBBcvGpOtNEufo4qPwJ8947xAreFtFgcZGjSH9E/s400/donne+ladine+in+costume.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><br />
<span style="font-size: small;"><i>Donne Ladine posano con i loro costumi tipici</i></span></td></tr>
</tbody></table>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><b>5)
Secondo il suo punto di vista esiste attualmente un soggetto politico
o un movimento capace di catalizzare il malcontento dei nostri
connazionali al fine di rispondere allo strapotere tedesco?</b></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Purtroppo
no.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><b>6)
E lo Stato, in questa grave situazione, come si sta comportando?</b></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Secondo
me si sta barcamenando tra il solito contrattare i tre voti
volksparteisti in Parlamento e la necessità di difendere, per lo
meno in materia di toponomastica, quanto sancito dallo Statuto e cioè
il totale bilinguismo.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Si
sente la mancanza di un esperto della situazione altoatesina che
possa consigliare il Governo. Ultimamente La Svp ha iniziato a
dialogare direttamente con Roma bypassando la comunità italiana
altoatesina.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Almeno
ai tempi della DC le impetrazioni della Svp venivano mediate dai
dirigenti democristiani locali.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><b>7)
Credo si possa individuare l'origine degli attuali problemi con la
fine del secondo conflitto mondiale. Può spiegarci la situazione
geopolitica dell'Alto Adige dopo il 1945?</b></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Dobbiamo
ricordare che, al termine del secondo conflitto mondiale, l’Austria
mirava a riannettersi l’Alto Adige. Questa speranza inizialmente
non era campata in aria, poiché l’Austria godeva delle simpatie di
molte Potenze che la volevano leale, indipendente e anche rilevante
da un punto di vista territoriale in un’Europa che avrebbe dovuto
vedere la Germania smembrata e innocua. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">L’Urss,
che aveva occupato la capitale austriaca e messo al governo il
filocomunista Karl Renner, aveva tutto l’interesse di patrocinare
le richieste di Vienna di ottenere l’annessione dell’Alto Adige,
al fine di vedere la propria influenza travalicare le Alpi ed
incunearsi a sud del Brennero quale pistola puntata alla tempia
dell’Occidente. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Da
parte sua, viceversa, il Regno Unito voleva un’Austria forte, filo
occidentale e non mortificata territorialmente per farne un bastione
contro il comunismo. Anche negli Usa vi erano numerose correnti
politiche che sostenevano la causa di Vienna.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Per
quanto riguarda le mire di Parigi, la Francia aveva l’intenzione di
creare uno Stato cuscinetto d’ispirazione cattolica formato dalla
Baviera, dal Tirolo austriaco e dall’Alto Adige. Tale progetto fu
alla fine bocciato dagli americani.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">La
speranza di poter vedere l’Alto Adige riunito all’Austria portò
la Svp a rifiutare ogni tipo di collaborazione che avesse come fine
il raggiungimento di qualsiasi genere di autonomia.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">L’eventualità
della secessione dell’Alto Adige, però, cozzava pesantemente sia
col fatto che l’Italia era già stata eccessivamente penalizzata
con la perdita dei territori cuneesi ad occidente e delle terre
istriano-dalmate ad oriente sia col fatto che la nascente “guerra
fredda” tra Usa e Urss imponeva la necessità di mantenere il
baluardo rappresentato dal confine del Brennero in mano italiana,
onde evitare possibili aggressioni sovietiche da nord.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Per
L’Italia, inoltre, l’Alto Adige rappresentava un indispensabile,
e quindi irrinunciabile, bacino di fornitura idroelettrica.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><b>8)
Questo complesso quadro generò una serie di “rimpalli”
diplomatici tra Roma e Vienna. Quali furono le richieste avanzate da
ambo le parti? </b></span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Roma
cercò di ribaltare la situazione a proprio favore attivando tutti i
suoi canali diplomatici per convincere le Potenze vincitrici a
rivedere la loro simpatia nei confronti delle rivendicazioni
austriache. Inoltre, per convincere gli Alleati, l’Italia manifestò
la volontà di concedere ampie tutele alla popolazione di lingua
tedesca. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">L’Austria
però insisteva per riottenere l’Alto Adige. Il Governo provvisorio
austriaco formalizzò, per il tramite della Commissione alleata
viennese, un appello affinché nel Trattato di Pace con l’Italia
fosse inserita una postilla prevedente che la futura appartenenza
territoriale del “Sudtirolo” dovesse essere stabilita da un
plebiscito.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Un
qualsiasi tipo di referendum atto a modificare lo status quo ante in
materia di correzioni confinarie ebbe sempre la più netta e totale
avversione del Governo romano. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Il
2 marzo del 1946 erano iniziate a Londra, dove si riunirono i
sostituti dei Ministri degli Esteri interessati, le discussioni per
cercare di definire la questione del confine alpino.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">In
seguito alle manovre austriache che miravano a privare l’Italia di
una parte del suo territorio, il Governo italiano, con una propria
memoria consegnata alle Cancellerie degli Stati Uniti, Unione
Sovietica, Regno Unito e Francia, replicò negando la propria
disponibilità sia pur solo a discutere di qualsiasi tipo di cessione
di suolo patrio, anche se limitato esclusivamente ad esigue
rettifiche della linea di confine. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Il
Governo di Vienna già alla fine di gennaio del 1946 fece pervenire
al Consiglio dei Segretari di Stato una richiesta di sostanziale
annessione, altro che minori rettifiche, della provincia di Bolzano,
che secondo la proposta avrebbe dovuto essere, in un primo tempo,
smilitarizzata e posta sotto il controllo dell’Onu per poi, in un
secondo momento ed a seguito di una consultazione popolare, passare
sotto l’amministrazione austriaca. Tale soluzione avrebbe concesso
alle imprese idroelettriche italiane operanti sul territorio
altoatesino uno statuto speciale e l’assicurazione che lo
sfruttamento delle ricchezze energetiche prodotte sarebbe stato
gestito da società miste italo-austriache. Inoltre, Vienna avrebbe
accordato agli italiani, che avessero deciso di rimanere in provincia
di Bolzano nonostante il suo passaggio all’Austria, uno speciale
status di minoranza tutelata.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Il
primo maggio del medesimo anno (1946), a Parigi, i titolari degli
Affari Esteri respinsero tale istanza, non ritenendola adeguata al
concetto di «<i>minori rettifiche</i>» che le Potenze vincitrici
avevano affermato essere disposte a prendere in considerazione. Tale
pronunciamento censorio nei confronti della richiesta viennese fu
anche conseguenza dei circostanziati ed esaurienti promemoria esibiti
dall’Esecutivo italiano in vista della presa di posizione parigina.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_X3Hphuk7AAc2fR7v11dLGT-7rMsetw84EmnzteBx_vbwy8jQSSd16WzjO63gI5XAFIvuBgghofQikg3ueVhVmuR0YnPZHPSJPYnwwj-bHKveUf-4fkYsQ6UL5wGQcXUpQVi7cKKFpHL7/s1600/trattato+pace+parigi+1947.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="231" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_X3Hphuk7AAc2fR7v11dLGT-7rMsetw84EmnzteBx_vbwy8jQSSd16WzjO63gI5XAFIvuBgghofQikg3ueVhVmuR0YnPZHPSJPYnwwj-bHKveUf-4fkYsQ6UL5wGQcXUpQVi7cKKFpHL7/s400/trattato+pace+parigi+1947.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><br />
<span style="font-size: small;"><i>Trattati di pace di Parigi, febbraio 1947</i></span></td></tr>
</tbody></table>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><b><span lang="en-US">9)
Ci piacerebbe capire meglio quali furono queste “</span><span lang="en-US"><i>minori
rettifiche</i></span><span lang="en-US">” richieste dall'Austria e
come rispose in merito il nostro governo?</span></b></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Rinunciato
ad accampare pretese su tutta l’area altoatesina, Vienna si
contentò di reclamare le famose «<i>minori rettifiche</i>» alla
frontiera con l’Italia. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Con
una nota presentata il 10 maggio, esigette l’intera Val Pusteria,
la città di Bressanone e una frazione della Val d’Isarco. Il tutto
corrispondente ad una superficie complessiva pari al 43% dell’intero
territorio e con una popolazione ammontante a circa 75.000 persone.
Questa sua richiesta fu giustificata dal fatto che tali zone erano
attraversate dalla ferrovia Brennero-Fortezza-San Candido che
costituiva l’anello di congiunzione del più ampio collegamento
ferroviario tra il Tirolo del nord e quello orientale, interrotto
dalla porzione che si estendeva sotto la sovranità italiana.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Il
primo giugno del 1946, l’Italia presentò due memorandum
addizionali. Nel primo, il memorandum addizionale A, Roma confutò le
richieste austriache riguardanti le minori rettifiche di confine. Nel
secondo, il memorandum addizionale B furono registrati e
minuziosamente descritti tutti i provvedimenti presi dall’Esecutivo
Degasperi a tutela del gruppo tedescofono dell’Alto Adige. Fu
questo documento a far pendere definitivamente il piatto della
bilancia a favore del Bel Paese.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Al
punto n. 8 del promemoria, fu sottolineato come il Governo italiano
si fosse impegnato per creare una commissione che avrebbe dovuto
elaborare un progetto di autonomia e che la Südtiroler Volkspartei,
pur essendo stata invitata a parteciparvi con propri rappresentanti,
rifiutò di collaborare. Così nella nota italiana fu severamente
stigmatizzato il disimpegno volksparteista: «<i>Il
Primo Ministro e Ministro per gli Affari Esteri, Alcide Degasperi,
incontrò a Roma i leader della “Südtiroler Volkspartei” che
invitò ad unirsi alla commissione per l’elaborazione del progetto
di autonomia. Dopo qualche esitazione il portavoce tedesco rifiutò,
intendendo, evidentemente, con questo mantenere la posizione
rigidamente separatista del partito, notoriamente ispirata da
propaganda straniera, e che va, ovviamente, a scapito degli interessi
della regione che tali portavoce pretendono di rappresentare</i>».</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Il
24 giugno del 1946, il plenum dei Ministri degli Esteri, sentite
entrambe le parti contendenti, sostenne nuovamente gli assunti del
nostro Paese e, dopo aver sollecitato Roma a garantire il traffico
austriaco transitante sulla linea in questione, ricusò l’ulteriore
rivendicazione austriaca mettendo la parola fine sulle ultime
aspettative nutrite da Vienna di mettere le mani sull’Alto Adige.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">È
in questo contesto, e come una sorta di indennizzo per avere dovuto
rinunciare all’Alto Adige, che iniziarono le trattative tra il
Ministro degli Esteri italiano Degasperi e il Ministro degli Esteri
austriaco per concedere una sostanziale tutela agli altoatesini di
lingua tedesca.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><b>10)
Sappiamo che sta studiando in maniera approfondita il famigerato
accordo Degasperi – Gruber. Può chiarire ai nostri lettori la
genesi dell'accordo? </b></span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Il
5 settembre del 1946 a Parigi, durante i colloqui di pace, fu redatto
un accordo per la salvaguardia dei tirolesi dell’Alto Adige.
Accordo che fu firmato dal Presidente del Consiglio italiano Alcide
Degasperi, contemporaneamente titolare della Farnesina, e dal
Ministro degli Esteri austriaco Karl Gruber. Il quale, il 30 agosto
ancora una settimana prima della storica firma, in un promemoria
indirizzato alla Segreteria della Conferenza di Pace, mise le mani
avanti per quelle che sarebbero potute essere, ed in effetti furono,
le future mosse austriache. In tale nota lo statista d’Oltralpe tra
l’altro avvertì che «<i>in mancanza d’accordo il Governo
austriaco dovrebbe essere autorizzato ad appellarsi alle Nazioni
Unite, che dovrebbero decidere su qualsiasi rilevante divergenza di
opinione</i>».</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">L’Italia
non avrebbe, in nessun caso, accettato neppure di iniziare alcun tipo
di negoziazione basata sull’ipotesi di modifiche confinarie e
avrebbe in tal caso abbandonato le trattative, lasciando i
“sudtirolesi” privi di qualsiasi concordato che avesse
riconosciuto loro qualunque sorta di tutela.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Rinunciata
ogni velleità annessionistica, l’Austria cercò di convincere
l’Italia ad accettare un’autonomia esclusiva per la provincia
bolzanese, escludendo qualsiasi riferimento ad un possibile
allargamento dei confini amministrativi dell’autonomia. Anche su
questo punto Degasperi fu irremovibile e le improbe trattative
portarono ad un testo d’accordo che nel suo art. 2 previde una
formulazione compromissoriamente generica, che sancì come la
dimensione di tale autonomia sarebbe stata determinata in seguito,
consultando anche i rappresentanti della popolazione tedescofona.
Quest’impostazione, non più negoziabile per l’Italia, che
stabilì inoltre come l’intera questione fosse un mero atto di
politica interna italiana da dirimersi interpellando i dirigenti
“sudtirolesi”, fu il massimo che le due diplomazie riuscirono a
raggiungere.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Se
l’Austria non fu completamente soddisfatta dall’esito delle
trattative, avendo dovuto rinunciare prima alle modifiche confinarie
e poi ad un’autonomia particolare per il solo Alto Adige, anche
Roma ebbe tutte le ragioni per non essere del tutto appagata dalla
soluzione trovata. Infatti, l’abbandono delle rivendicazioni
territoriali di Vienna, avvenuto di fatto con l’accettazione
dell’accordo, non fu statuito con un preciso articolo.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Durante
tutta la trattativa furono sempre tenuti al corrente dei fatti i due
esponenti “sudtirolesi”, il dott. Otto von Guggenberg e dott.
Friedl Volgger che, alla fine, facendo buon viso a cattivo gioco,
avallarono l’accordo raggiunto dalle deputazioni italiana ed
austriaca, ripromettendosi però di considerare in futuro il
contenuto della negoziazione siglata come carta straccia e la sua
applicazione da parte italiana in guisa di travisamento e disattesa
dell’accordo stesso.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgmcE5cfgClWaZ_-OshnUg_pnMHumYsLgQFYzg8qK_HNTS2rLF68CBG2mZv4bivChr-lQnyaKmt6gG-1bLQe7LZE_Ef6YyvyFo9wY8bIIKrBZrrwAXeH3_0i_iPP5ZvpJIJRi7YXPfDyFdl/s1600/Accordo_De_Gasperi_-_Gruber.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="260" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgmcE5cfgClWaZ_-OshnUg_pnMHumYsLgQFYzg8qK_HNTS2rLF68CBG2mZv4bivChr-lQnyaKmt6gG-1bLQe7LZE_Ef6YyvyFo9wY8bIIKrBZrrwAXeH3_0i_iPP5ZvpJIJRi7YXPfDyFdl/s400/Accordo_De_Gasperi_-_Gruber.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><br />
<span style="font-size: small;"><i>Karl Gruber e Alcide Degasperi</i></span></td></tr>
</tbody></table>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><b>11)
Come fu articolato l'accordo? Può sintetizzarne i contenuti?</b></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">L’”Accordo
Degasperi-Gruber” previde tre articoli. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>1)
Gli abitanti di lingua tedesca della provincia di Bolzano e quelli
dei vicini comuni bilingui della provincia di Trento, godranno di
completa uguaglianza di diritti rispetto agli abitanti di lingua
italiana, nel quadro delle disposizioni speciali destinate a
salvaguardare il carattere etnico e lo sviluppo culturale ed
economico del gruppo di lingua tedesca. </i></span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>In
conformità dei provvedimenti legislativi già emanati od emanandi,
ai cittadini di lingua tedesca sarà specialmente concesso: a)
l’insegnamento primario e secondaria nella loro lingua materna; b)
l’uso, su di una base di parità, della lingua tedesca e della
lingua italiana nelle pubbliche amministrazioni, nei documenti
ufficiali, come pure nella nomenclatura topografica bilingue; c) il
diritto di ristabilire i nomi di famiglia tedeschi che siano stati
italianizzati nel corso degli ultimi anni; d) l’eguaglianza di
diritti per l’ammissione a pubblici uffici, allo scopo di attuare
una più soddisfacente distribuzione degli impieghi tra i due gruppi
etnici.</i></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>2)
Alle popolazioni delle zone sopraddette sarà concesso l’esercizio
di un potere legislativo ed esecutivo autonomo, nell’ambito delle
zone stesse. Il quadro nel quale detta autonomia sarà applicata sarà
determinato, consultando anche elementi locali rappresentanti la
popolazione di lingua tedesca.</i></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>3)
Il Governo italiano, allo scopo di stabilire relazioni di buon
vicinato tra l’Austria e l’Italia, s’impegna dopo essersi
consultato.</i></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Le
clausole incluse nel primo articolo esprimono quelle facoltà che
l’Italia si era impegnata a concedere nel libero esercizio della
propria sovranità, quelle del secondo articolo previdero che la loro
messa in opera fosse attuata con la consultazione dei rappresentanti
degli altoatesini di lingua tedesca, infine le clausole contenute nel
terzo articolo riguardano misure di carattere internazionale che il
Governo italiano si era impegnato ad adottare dopo aver sentito il
Governo austriaco.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Fu
dunque prevista la tutela delle caratteristiche linguistiche e
culturali dei tirolesi altoatesini e sancita la completa parità con
le altre popolazioni conviventi in provincia di Bolzano. Non fu al
contrario in nessun modo previsto il ripristino del carattere tedesco
del territorio né esplicitato l’ambito territoriale
dell’autonomia, se non che tale sfera sarebbe dovuta essere
determinata anche con una consultazione dei rappresentanti locali di
lingua tedesca. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Analizzando
in modo obiettivo il secondo paragrafo di siffatta clausola, ed
integrando nella disamina il primo periodo con il secondo, si evince
chiaramente come il significato dell’intesa non avesse
assolutamente previsto una regione autonoma, ma che la struttura
istituzionale dell’autonomia sarebbe stata stabilita solo
successivamente.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Più
avanti sia l’Austria sia la Svp negli anni a venire riproposero la
loro interpretazione del Patto di Parigi che secondo loro avrebbe
previsto l’autonomia esclusiva regionale per il solo Alto Adige.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Appare
lapalissiano come l’Italia, nonostante la formulazione finale non
fosse troppo chiara, come spesso accade in diplomazia, non si era mai
sognata d’impegnarsi a limitare l’autonomia al solo Alto Adige,
avendo sempre respinto ogni rivendicazione in tal senso. Inoltre,
l’equo accordo ottenuto fu ratificato dal Governo austriaco ed
approvato dal gotha politico dei “sudtirolesi”. Pertanto la
configurazione del primo Statuto d’autonomia fu perfettamente
coerente al testo del “Patto di Parigi” e fu il massimo che la
popolazione tedescofona dell’Alto Adige potesse attendersi da esso:
un’autonomia della provincia altoatesina all’interno
dell’autonomia regionale.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">I
rappresentanti dei “sudtirolesi” accettarono dunque la formula
compromissoria regionale-provinciale per l’autonomia altoatesina.
Tale compromesso, necessario per non far saltare le trattative, fu
aspramente patteggiato durante i colloqui parigini e furono quindi
false le accuse che in tempi successivi furono indirizzate al povero
Karl Gruber dagli oltranzisti tirolesi, cioè l’addebito di una sua
mancata richiesta di un’autonomia esclusiva per l’Alto Adige.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">I
circoli austriaci più oltranzisti e la Svp si stavano però
preparando a violare lo spirito del trattato appena sottoscritto, che
per loro fu considerato unicamente un primo piccolo passo verso
l’autodecisione. Gruber, pur avendo disatteso le più estreme
aspirazioni volksparteiste, il pomeriggio del 4 settembre 1946
convocò l’ambasceria “sudtirolese” per ragguagliarla
sull’ineluttabilità del testo dell’accordo raggiunto,
sull’impossibilità d’inserire la conciliazione nel Trattato di
Pace se non fosse stata tempestivamente ratificata, e soprattutto per
tranquillizzarla. Infatti, affermò che la non chiarezza e la
difficoltà interpretativa dello scritto avrebbe permesso agli
altoatesini in futuro di denunciare l’interpretazione, la lettura e
l’applicazione da parte italiana dell’Accordo stesso.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Un
Karl Gruber dunque con due facce, una per gli italiani ed una per gli
estremisti irredentisti del suo Paese e della Svp.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><b>12)
Ritiene che l'accordo Degasperi – Gruber sia all'origine degli
attuali contrasti in Alto Adige?</b></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Una
delle prime conseguenze dell’Intesa raggiunta fu il rientro degli
optanti, molti di loro si erano compromessi con il nazismo alla cui
ideologia erano rimasti nostalgicamente legati.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Per
quanto riguarda l’origine dei contrasti in Alto Adige, non penso
che sia stato l’accordo in sé a generala, ma la fallace
interpretazione data sia dai “sudtirolesi” sia dall’Austria e
il cedimento dei Governi italiani succedutisi. L’accordo fu in
qualche imposto dalle potenze vincitrici in cambio del mantenimento
della frontiera al Brennero. Penso che, quindi, l’Italia fu
costretta a sottoscriverlo.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Per
gli altoatesini di lingua tedesca qualsiasi intesa raggiunta è
sempre stato solamente il punto di partenza per ulteriori pretese.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><span lang="en-US">Un
avvertimento sul carattere pretenzioso della nomenclatura politica
“sudtirolese”, fu lanciato agli italiani già il 12 gennaio del
1946, quando le Grandi potenze non avevano ancora deciso il destino
dell’Alto Adige, da Gruber nel corso di una conversazione avuta con
il nostro consigliere d’Ambasciata a Vienna Maurilio Coppini.
Gruber affermò: «</span><span lang="en-US"><i>Conosco i miei
conterranei, essi sono l’elemento più duro e più tenace della
Terra. Quanto maggiore sarà la libertà che loro concederete, tanto
più essi ne useranno e ne abuseranno, se volete, per chiedere ed
insistere di ritornare a far parte dell’Austria. Tutte le autonomie
che voi italiani accorderete loro, con tutta la buona volontà di
creare una collaborazione con loro, saranno altrettante armi che essi
rivolgeranno contro voi stessi. A poco a poco, nell’ambito della
legalità, che voi stessi avrete ricostituita, della libertà, che
voi avrete concessa agli altoatesini, la situazione degli italiani in
Alto Adige sarà insostenibile</i></span><span lang="en-US">».</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><b>13)
In Alto Adige esplose nel dopo guerra una violenta stagione di
terrorismo, oggi quasi dimenticata o sottaciuta. Puoi ricordarci a
grandi linee la storia di quei difficili anni macchiati di sangue?</b></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Il
“<i>Manuale dell’Alto Adige</i>” distribuito dalla Provincia
autonoma di Bolzano nelle sue “<i>note di storia</i>”, tratta il
periodo sanguinoso degli attentati terroristici separatisti -
caratterizzato da centinaia tra attentati, attacchi a colpi di armi
automatiche, dissimulazione di mine antiuomo, bombe nei treni e nelle
stazioni -, che vide ben diciotto morti e decine di feriti,
minimizzandolo e citando solo la “<i>notte dei fuochi</i>”
dell’11 giugno 1961 giustificando, inoltre, gli attentatori che,
poverini: “<i>Cercavano comunque di non colpire vite umane</i>”.
È liquidata così dalla “verità ufficiale” una stagione di
lutti, e di sangue versato da decine di Servitori dello Stato caduti
o feriti per opporsi non a un gruppo di fanatici isolati, ma a
organizzazioni strutturate militarmente che poterono contare su
protezioni, coperture e complicità oltre Brennero.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Il
15 maggio del 1955 a Vienna, all’interno del Castello del
Belvedere, il Governo austriaco firmò con le Potenze occupanti,
Francia, Regno Unito, Stati Uniti ed Unione Sovietica, a coronamento
delle trattative riguardanti il ristabilimento di un’Austria
indipendente e democratica, un “Trattato di Stato” (denominazione
ufficiale: “<i>Staatsvertrag betreffend die Wiederherstellung eines
unabhängigen und demokratischen Österreich, gegeben zu Wien am 15.
Mai</i>”; “<i>Trattato di Stato per la re-istituzione di
un’Austria indipendente e democratica, firmato a Vienna il 15
maggio 1955</i>”), che ristabilì un’Austria libera, sovrana e
neutrale dopo la sconfitta nella seconda guerra mondiale e
l’occupazione militare da parte delle Nazioni vincitrici.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Da
quel momento in Austria vari circoli politici, tollerati se non
sostenuti e favoriti dalle autorità governative, iniziarono ad
operare, sia politicamente sia col terrorismo, per ottenere
l’annessione dell’Alto Adige.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Mentre
ufficialmente il Governo di Vienna negoziava con l’Italia
un’eventuale modifica dello Statuto - che andasse nella direzione
di una ancora maggiore autonomia per l’Alto Adige e che da parte
austriaca mirava ad un sostanziale superamento dell’“Accordo
Degasperi-Gruber” con la scusa che lo stesso sarebbe stato non
ottemperato dall’Italia - un’“alta fonte viennese”
organizzava le azioni terroristiche, scegliendone modi e tempi in
modo da boicottare le trattative tra Italia e Austria.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">La
cospirazione armata contro l’Italia può essere divisa in tre
tempi. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Il
primo, caratterizzato da attentati dimostrativi compiuti dal
cosiddetto “<i>gruppo Stieler</i>” dal nome del capobanda, Hans
Stieler, tipografo del “<i>Dolomiten</i>”. La banda fu appoggiata
e finanziata da Eduard Widmoser, capofila del “<i>Berg Isel Bund</i>”
un’organizzazione irredentista tirolese che mirava al ritorno
dell’Alto Adige all’Austria.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Il
secondo tempo fu rappresentato dalla “<i>Notte dei fuochi</i>” e
da altri attentati compiuti in Alto Adige nel 1961/1962. In sole 24
ore furono compiuti 47 attentati, dei quali 26 a strutture di
sostegno delle linee elettriche aeree dell’alta tensione sulle
pendici dei monti intorno alla conca di Bolzano. Durante la “<i>notte
dei fuochi</i>” trovò la morte il lavoratore dell’ANAS Giovanni
Postal.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Alla
fine di luglio del 1963 iniziò il terzo tempo dell’aggressione
armata contro la presenza italiana in Alto Adige, che si caratterizzò
per l’abbandono dei vantati fini dimostrativi ed il passaggio ad
azioni sempre più efferate e finalizzate alla ricerca della
carneficina.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">In
questa fase agirono le cellule di Innsbruck e di Monaco del “<i>Bas</i>”,
il “<i>Befreiungsausschuss Südtirol</i>”, cioè “<i>Comitato
di liberazione dell’Alto Adige</i>” che nacque con l’obiettivo
di staccare l’Alto Adige dall’Italia per riunirlo al Tirolo
austriaco.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Il
Bas fu fondato nel 1956 da Sepp Kerschbaumer, un piccolo commerciante
idealista di Frangarto ed ex dirigente locale della Svp, dimessosi,
infatti da “<i>Orts Obmann</i>” perché amareggiato da quella
che, da parte della “<i>Stella Alpina</i>”, considerava una
politica arrendevole ed accondiscendente. Kerschbaumer raggruppò una
decina di estremisti intorno all’idea di “<i>smuovere la
popolazione con atti dimostrativi</i>”.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">All’interno
del Bas emersero quasi subito delle profonde divergenze tra la
fazione idealista del movimento terrorista, facente capo allo stesso
Kerschbaumer, secondo la quale il BAS si sarebbe dovuto limitare ad
azioni dimostrative non cruente nei confronti delle persone, e quella
più militarista e propensa a scatenare una vera e propria guerra
civile. Alla lunga, prevalse la seconda posizione che, per circa un
decennio, fece dell’Alto Adige il terreno su cui vere e proprie
bande armate organizzate militarmente, con appoggi finanziari e
politici provenienti dai circoli oltranzisti e neonazisti di Monaco
ed Innsbruck, scatenarono una guerriglia caratterizzata da centinaia
tra attentati, attacchi a colpi di armi automatiche, dissimulazione
di mine antiuomo, bombe sui binari ferroviari, nei treni e nelle
stazioni.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">La
cellula tirolese fu guidata dal “triumvirato” composto da Günther
Andergassen, Kurt Welser e Luis Amplatz, mentre quella di Monaco fu
diretta dal neonazista Norbert Burger e dal fanatico Peter
Kienesberger. Fu quest’ultimo gruppo che compì gli attentati più
efferati.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Ricordiamo
le vittime civili e militari dei terroristi separatisti:</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Giovanni
Postal, operaio dell’ANAS.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Vittorio
Tiralongo, carabiniere.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Luigi
De Gennaro, carabiniere.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Palmerio
Ariu, carabiniere.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Bruno
Bolognesi, guardia di finanza.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Salvatore
Gabitta, guardia di finanza.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Giuseppe
D’Ignoti, guardia di finanza.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Gaspare
Erzen, dipendente della ditta di facchinaggio della stazione
ferroviaria di Verona.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Herbert
Volgger, guardia di finanza.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Franco
Petrucci, guardia di finanza.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Martino
Cossu, guardia di finanza.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Armando
Piva, alpino.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Francesco
Gentile, carabiniere. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Mario
Di lecce, paracadutista.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Olivo
Dordi, sabotatore paracadutista.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Filippo
Toti, guardia di Pubblica Sicurezza.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Edoardo
Martini, guardia di Pubblica Sicurezza.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Ricordiamo
anche la guardia di finanza Raimondo Falqui - assassinato nel 1956 a
bastonate da un gruppo di valligiani avvinazzati e riempiti d’odio
antitaliano dalla propaganda austriacante – e il sindaco di
Caldaro, Giuseppe Petri, ucciso il 4 novembre del 1946 per aver
issato sul pennone del municipio la bandiera italiana. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjkhv733oU48qeR4uLmaPQWiRglrC5mphiKQlwz4TtEIyx01xOo-Io93sQnoEP-ZTmRYNAKe04_hb30sTO3OMG2HbX6uup7ydVM_Ec3oGaXeva4DK4fADvzIvGzXp7qWlBW8XCBdAnDMvZH/s1600/NOTTE-DEI-FUOCHI-01.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjkhv733oU48qeR4uLmaPQWiRglrC5mphiKQlwz4TtEIyx01xOo-Io93sQnoEP-ZTmRYNAKe04_hb30sTO3OMG2HbX6uup7ydVM_Ec3oGaXeva4DK4fADvzIvGzXp7qWlBW8XCBdAnDMvZH/s400/NOTTE-DEI-FUOCHI-01.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><br />
<span style="font-size: small;"><i>Uno dei tralicci abbattuti nel '61 </i></span><span style="font-size: small;"><i>ad opera </i></span><br />
<span style="font-size: small;"><i>dei separatisti "sudtirolesi" durante </i></span><i style="font-size: medium;">quella </i><br />
<i><span style="font-size: small;">che passerà alla storia come la Notte dei Fuochi</span></i></td></tr>
</tbody></table>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><b>14)
E' vero che molti dei protagonisti di quella triste stagione sono
ancora a piede libero, ricoprono ruoli politici e continuano
addirittura a fare propaganda anti-italiana?</b></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Molti
terroristi si rifugiarono in Austria, che concesse loro asilo
politico. In particolare gli ergastolani Siegfried Steger, Sepp
Forer, Heinrich Oberleiter, e Heinrich Oberlechner, cioè i
cosiddetti “<i>quattro bravi ragazzi della valle Aurina</i>” e
Alois Larch, condannato a 28 anni di reclusione per la strage di
Malga Sasso e graziato nel 2007.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">In
Austria i “<i>4 bravi ragazzi</i>” si rifecero una vita. Steger
lavorò come macellaio a Starnberg in Baviera e poi traslocò a
Telfs, in Tirolo, paese della moglie. Anche Forer seguì la moglie
che gestiva alberghi in Tirolo. Oberlechner invece aveva scelto la
Baviera. Oberleiter, infine, si rifugiò a Hohenroth in Germania.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Larch,
dopo avere ottenuto la grazia, tornò a Lana, il suo paese, e fu
accolto in pompa magna dagli Schützen locali.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Oberlechner
morì, nel 2006, ad Innsbruck.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">C’è
infine da sottolineare che in Alto Adige sono state dedicate due
strade a terroristi. Una, a Sepp Kerschbaumer, a Frangarto e l’altra,
a Franz Höfler, a Lana.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><b>15)
Esiste, a suo parere, la remota possibilità che italiani e tedeschi
riescano un giorno a trovare un giusto compromesso per una pacifica
convivenza all'interno dello stato italiano o ritiene sia del tutto
impossibile, con il riproporsi in un prossimo futuro di scenari ben
peggiori degli attuali?</b></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Non
credo che si possano ripetere gli scenari degli anni sessanta anche
perché non penso che eventuali aspiranti terroristi possano
riottenere gli appoggi che hanno ricevuto in quel periodo. L’Austria
nel 1992 ha concesso la quietanza liberatoria, riconoscendo che
l’Italia ha ottemperato all’“Accordo Degasperi-Gruber”. Non
credo che convenga alla SVP tirare troppo la corda, perché non si
può escludere (anche se lo ritengo poco probabile) che un futuro
Governo italiano, a seguito delle continue richieste di nuove
competenze, possa rivedere in senso restrittivo lo stesso Statuto
autonomistico. </span></span>
</div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">È
bene ricordare, malgrado che gli austriacanti affermino il contrario,
che non esiste nessun ancoraggio internazionale né per il
“pacchetto” né tantomeno per lo Statuto di autonomia. Infatti,
le elargizioni concesse da Roma con il secondo Statuto sono
ufficialmente libere concessioni date dall’Italia. L’unico atto
che è ancorato internazionalmente è l’“Accordo
Degasperi-Gruber”. Vienna, quindi, potrebbe solamente, se dovesse
ritenere che eventuali modifiche dello Statuto siano in contrasto col
“Patto di Parigi”, adire alla Corte di giustizia dell’Aja in un
ricorso esclusivamente giuridico. Corte, che dovrà valutare
unicamente se, eventualmente, l’“Accordo Degasperi-Gruber” sia
stato superato da parte italiana. Niente di più, niente di meno.</span></span></div>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Infatti,
l’unico strumento internazionale negoziato tra Italia e Austria,
alla fine degli anni sessanta in vista del “<i>pacchetto</i>”, fu
la modifica della “<i>Convenzione europea per la soluzione pacifica
delle controversie</i>”, che attribuiva alla corte dell’Aja la
competenza di dirimere tali contrasti, in modo che la Corte stessa
potesse interessarsi anche delle questioni sorte prima del 1957.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><b>16)
Quale potrebbe essere, sempre a suo parere, una soluzione valida per
sanare questi contrasti e fare in modo che gli Italiani tornino a
sentirsi a casa propria dalla stretta di Salorno fino alla Vetta
d'Italia?</b></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Finché
non cambierà l’atteggiamento della nomenclatura politica
“sudtirolese” - che, come già accennato, mira pervicacemente
all’applicazione del programma della Dieta di Vipiteno del 1918 –
il risanamento dei contrasti, e il fatto che gli italiani possano
sentirsi a casa propria dalla stretta di Salorno fino alla Vetta
d'Italia, rimarrà una pia illusione.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Ritengo,
in ogni caso, che realisticamente non si possa arrivare alla denuncia
dell’“Accordo Degasperi Gruber”, ma che un Governo italiano
“con le palle” debba ridisegnare un nuovo Statuto autonomistico
che applichi realmente il “Patto di Parigi” così come fu inteso
e accettato da Degasperi nel 1946. Denunciando, quindi tutte le
erronee interpretazioni subite dai Governi italiani degli anni
sessanta che portarono all’attuale autonomia. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Questo,
naturalmente, provocherebbe la piccata reazione della Svp e
dell’Austria, per cui l’Italia stessa potrebbe rivolgersi alla
Corte dell’Aja per sottoporre ad un giudizio giuridico il nuovo
Statuto. Una presa di posizione favorevole della stessa Corte di
Giustizia Internazionale potrebbe tacitare sul nascere le proteste. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><span lang="de-DE">C’è
inoltre da dire che la Dichiarazione Universale dei Diritti dei
Popoli (proclamata ad Algeri il 4 luglio 1976), per quanto riguarda
le minoranze prevede che «</span><span lang="de-DE"><i>quando un
popolo rappresenta una minoranza nell’ambito di uno stato, ha
diritto al rispetto della propria identità, delle tradizioni, della
lingua, del patrimonio culturale</i></span><span lang="de-DE">»
(art. 19) e che «</span><span lang="de-DE"><i>i membri delle
minoranze devono godere senza discriminazione degli stessi diritti
che spettano agli altri cittadini e devono partecipare in condizioni
di uguaglianza alla vita pubblica</i></span><span lang="de-DE">».</span></span></span></div>
<br />
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Un’eventuale
riforma statutaria, se rispettasse questi canoni, (nella Carta di
Algeri non si parla né di poteri legislativi ed esecutivi autonomi
né di altri previlegi) sarebbe certamente approvata a livello
internazionale. Anche tenendo conto che l’art. 21 della stessa
Dichiarazione di Algeri afferma che «<i>L’esercizio di tali
diritti deve realizzarsi nel rispetto degli interessi della comunità
presa nel suo insieme e non può autorizzare lesioni dell’integrità
territoriale e dell’unità politica dello stato, quando questi si
comporti in conformità con tutti i principi enunciati nella presente
Dichiarazione</i>».</span></span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/06795754012146158496noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6910423129426372825.post-44113609826259101202017-01-21T10:06:00.000-08:002017-01-21T10:06:58.051-08:00L'ALTO ADIGE E' ITALIA II° - "Le Fiere di Bolzano" di Ferruccio Bravi<div align="center" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;">
<br />
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 20pt;"><b>Prefazione</b></span></span></div>
<div align="center" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;">
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<br />
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>Un
evento di grande portata storica e militare, quale fu la Vittoria del
4 novembre 1918, dovrebbe essere già di per sé sufficientemente
valido a porre fuori discussione il diritto dell'Italia all'Alto
Adige, in quanto è diritto scaturito dalla forza delle armi e dal
sacrificio cruento e quindi non meno valido del diritto originato da
altre fonti; ma purtroppo il trascorrere del tempo e lo scadimento
dei costumi vanno attenuando nella coscienza degl'Italiani il
significato storico e morale della Vittoria, mentre l'Alto Adige
diviene oggetto di discussione, mentre la carenza dei pubblici poteri
e il lassismo della generalità degl'Italiani incoraggiano una
minoranza linguistica a reclamare a sua volta – con la parola, con
gli oltraggi, con gli attentati – il diritto di rescindere il suo
destino da quello dell'Italia. Nasce così la necessità di
rievocare, al di là della Vittoria di quarantaquattro anni orsono,
quei fatti di più remota origine che sono alla base del diritto
dell'Italia alla terra atesina e trascendono anche la santità del
principio secondo cui i confini politici degli stati nazionali devono
coincidere con i confini geografici: intendo le tradizioni storiche,
culturali ed economiche attraverso le quali l'Italia ha espresso la
sua presenza morale in Alto Adige nei secoli passati. L'Italia è a
Bolzano, è al Brennero, non già dal 4 novembre 1918: a dimostrare
che l'Alto Adige non è terra tedesca, ma terra latina e neolatina,
basta qualche considerazione più approfondita di quelle comunemente
acquisite. Non pretendo di affermare cosa nuova nel ricordare, ad
esempio, che il cosiddetto gruppo etnico tedesco non è affatto un
gruppo compatto, bensì la risultante di una mescolanza di stirpi in
cui l'elemento germanico ha un'entità trascurabile: la maggioranza
dei sud-tirolesi è di stirpe neolatina, ne più ne meno come i
trentini e i cosiddetti ladini, sovraimposta alla stirpe retica (
composita e non germanica ) e rinvigorita da nuclei italiani rifluiti
dal sud in varie epoche, non l'apporto etnico di trascurabili gruppi
immigrati dalla Germania alla spicciolata ( baiuvari, e più tardi
bavaresi, svevi etc. ) ma le particolari condizioni politiche imposte
dal germanesimo nel corso di otto secoli alla nostra regione, hanno
sottoposto la popolazione atesina ad una progressiva germanizzazione,
prima occasionale e infine sistematica. Che la popolazione dell'Alto
Adige sia di stirpe in gran prevalenza non tedesca è facilmente
dimostrato – oltre che dagli studi specifici del Tolomei prima, del
Battisti ed altri poi - dalla schiacciante maggioranza di cognomi
atesini di origine neolatina e, in parte, di forma prettamente
italiana.</i></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>Perciò
quando oggi, più o meno a sproposito, si parla di un diritto etnico
in base al quale si devono difendere e conservare i caratteri della
lingua, dalla cultura e dal folklore altoatesino, ci si dimentica che
tali caratteri sono tutt'altro che originari e sono invece
soprattutto acquisiti attraverso un processo di assimilazione
linguistica che, con il venir meno delle condizioni politiche che
l'hanno determinato, è suscettibile non di conservazione ma di
ulteriori mutamenti. Malgrado tutto questo, vive e prospera il dogma
di un Alto Adige <span style="font-family: "georgia" , serif;">«</span> compattamente
tedesco per lingua e per tradizioni, strappate a non si quale madre
patria tedesca (1) <span style="font-family: "georgia" , serif;">» su questo dogma
vivono di rendita i più insigni cervelloni d'oltralpe ai quali nulla
manca per bandirlo ai quattro venti: dalle più svariate associazioni
politiche e culturali istituite sia in Germania che in Austria, alle
pubblicazioni d'ogni genere largamente sovvenzionate, alla stampa
periodica e quotidiana attraverso la quale essi battono e ribattono
il chiodo del sud tirolo tedesco in clima di rifiorente
pangermanesimo. A questo punto s'impone una domanda: cosa si fa dalla
nostra parte? Poco e niente. Ad una « cultura » aggressiva e ben
foraggiata di parte tedesca, l'Italia ufficiale oppone il culturame
degli pseudo-intellettuali e degli pseudo-politici permeati da quella
« cupidigia di servilismo » scaturita dalla disfatta: costoro
mettono in dubbio, quando non misconoscono o rinnegano, il diritto
dell'Italia all'Alto Adige. Ai pochi studiosi seri, pensosi e
documentati l'Italia ufficiale nega protezione e incoraggiamento,
ignorandoli o addirittura contrastandone l'attività che essi
svolgono in umiltà francescana. Dalla constatazione di questa grave
carenza che tanto nuoce alla causa dell'Alto Adige è nata l'idea
della nostra collana « I Quaderni della Clessidra » i quali hanno
lo scopo di divulgare in forma piana ed accessibile ciò che
gl'Italiani non possono ignorare, anzi debbono rammentare
costantemente, a meno di non disertare una lotta che per l'Alto Adige
non è soltanto di posizioni politiche, ma soprattutto di posizioni
morali. Ferruccio Bravi apre la collana con una monografia sulle
“Fiere di Bolzano”. L'argomento, da altri in passato trattato in
forma discontinua e frammentaria, ha trovato in lui un documentatore
accorto e vigile, oltre che un espositore spassionato e arguto che
riesce a trattare con briosa vivacità una materia di per sé arida e
piatta. Ci auguriamo che a questa iniziativa arrida un meritato
successo che possa giovare, non già a noi della “Vetta d'Italia”,
ma agli italiani e a l'Alto Adige. Ne trarremmo conforto e
incitamento per moltiplicare le nostre energie e i nostri sforzi
affinché il seme da altri maggiori gettato non vada perduto. </span></i></span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="right" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i><b>Andrea
Mitolo</b></i></span></span></div>
<div align="right" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>Bolzano,
4 Novembre 1962</i></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="center" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 20pt;"><b>LE
FIERE DI BOLZANO</b></span></span></div>
<div align="center" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 16pt;"><b>E
LE ATTIVIT<span style="font-family: "georgia" , serif;">À</span> MERCANTILI ITALIANE
NEL PASSATO</b></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjhszPD6r91LnhFugbVXNwFUyMiC85IDxQ2qMlypHfDk90-nkCyPwMc4lQny_s_Te-b_PCpAQDDwdjSRFlb7Eq-8JRc7AQXn3-j0z3FXBIcWXPrGa5RrARtaio6oaGtp0m5EVoZ5jZkZUjA/s1600/IMG-20170121-WA0008%255B1%255D.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjhszPD6r91LnhFugbVXNwFUyMiC85IDxQ2qMlypHfDk90-nkCyPwMc4lQny_s_Te-b_PCpAQDDwdjSRFlb7Eq-8JRc7AQXn3-j0z3FXBIcWXPrGa5RrARtaio6oaGtp0m5EVoZ5jZkZUjA/s640/IMG-20170121-WA0008%255B1%255D.jpg" width="480" /></a></div>
<br />
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>ORIGINI
LEGGENDARIE: DA ARRIGO IL SANTO AL POVERELLO D'ASSISI</i></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Una
tradizione fondata su una scrittura del tardo settecento fa risalire
agl'inizi del mille l'istituzione delle fiere di Bolzano per effetto
d'una carta mercantile concessa da Arrigo II il Santo. Era questi un
imperatore di Germania noto ai tedeschi per mitezza e specchiata
virtù, ma ancor più noto agl'italiani per aver spodestato Arduino
primo re d'Italia e per la ferocia con cui aveva represso la rivolta
antitedesca divampata a Roma nell'anno della sua incoronazione.
Ambita o meno che sia, questa sanzione germanica posta alle origini
dei mercati bolzanini è da relegare nel mondo della leggenda : se si
pensa che la nostra città agli albori del mille era nulla più che
un oscuro villaggio incastrato fra la nebbia e gli acquitrini, è
facile immaginare che il santo imperatore, discendendo e risalendo la
val d'Adige al fianco della sua illibata Cunegonda, non abbia neanche
notato i quattro tuguri divisi da un crocicchio che, con la chiesa,
costituivano tutta la Bolzano di allora. Non meno dubbia appare certa
documentazione indiretta secondo la quale Bolzano sarebbe stata città
mercantile già nel 1070 ; città lo era forse quanto Petramala che
Dante chiama argutamente «amplissima urbs» o quanto Novgorod ai
tempi di Gogol, sorta attorno ad una “magnifica pozzanghera".
Gli ampliamenti del nucleo primitivo del villaggio nel corso del
dodicesimo secolo furono di entità cosi trascurabile che
difficilmente potremmo ambientare in quelle mura ristrette una fiera
o un mercato locale d'una certa importanza. Di conseguenza non ha
fondamento la pur suggestiva tradizione, generalmente accolta,
secondo la quale Francesco d'Assisi avrebbe dimorato per qualche
tempo a Bolzano col padre Bernardone, ricco mercante di panni, e
avrebbe servito la Messa all'altare di S. Ingenuino sul luogo dove fu
poi edificato il convento dei Francescani.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>CARATTERE
ITALIANO DELLE PRIME FIERE</i></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Senza
tanto dilungarci su leggende e notizie di scarsa base, passiamo
senz'altro alle prime documentazioni dirette delle fiere bolzanine
che risalgono agil'inizi del duecento. Si tratta di elementi scarsi e
frammentari da cui si può agevolmente dedurre che a Bolzano, non
meno che in altre città d'Italia, le più antiche manifestazioni
nundinali avevano carattere italiano. Basti l'accenno ad un
particolare privilegio goduto anticamente dalla Comunità di Riva che
inviava a Bolzano una sua rappresentanza con il proprio stendardo ;
la presenza dei rivani nella nostra città era la «conditio sine
qua» non potevano celebrarsi le fiere. Questa circostanza sembra
confermare il carattere locale di tali fiere che saranno in grado di
uscire dall'angusto ambito dell'economia regionale soltanto più
tardi, nel duecento inoltrato, quando si sviluppano i grandi traffici
e gli scambi tra il nord e e il sud dell'Europa. Da questo sviluppo
procede la fortuna economica dei centri favoriti dalla posizione
geografica, come la nostra città situata sulla grande arteria
commerciale che collega l'Italia alle terre d'oltralpe. Questa realtà
crea i presupposti della funzione economica di una Bolzano destinata
a divenire punto di sutura – un "ponte" si direbbe
oggi – delle nazioni latina e germanica; punto di sutura,
beninteso, dei rispettivi interessi commerciali e non già dei due
popoli, che restano fatalmente separati – ad onta dei deliri
europeistici di casa nostra – da una profonda diversità di cultura
e di tradizioni, oltre che da una barriera naturale insopprimibile.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>DAL
PREDONE MAINARDO A ENRICO <span style="font-family: "georgia" , serif;">«</span>RE<span style="font-family: "georgia" , serif;">»</span>
FANNULLONE</i></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Le
condizioni politiche dell'Alto Adige nella seconda metà del
tredicesimo secolo determinano un arresto al naturale evolversi delle
fortune mercantili di Bolzano. Il dominio dei conti di Tirolo che si
sovrappone alla signoria dei vescovi di Trento e di Bressanone -
vassalli dell'Impero dagli albori del Mille - crea profondi
rivolgimenti in tutta la regione fra il Brennero e il Garda:
usurpazioni, eccidi, razzie e rovine segnano l'affermarsi dei nuovi
padroni, i conti tirolesi, e raggiungono il culmine sul finire del
duecento con Mainardo II, predone tre volte scomunicato come il
tiranno Ezzelino di cui egli emula le gesta. Bolzano, teatro
dell'estrema contesa fra il vescovo di Trento e il conte di Tirolo,
insorge contro l'usurpatore nel 1277; ma dopo un breve assedio è
costretta alla resa. Il muro di cinta è abbattuto, la torre
diroccata, l'abitato ridotto in un cumulo di macerie; gran parte
degli abitanti periscono nelle stragi o trovano scampo nella fuga. Un
disastroso incendio semina nuove distruzioni e lutti nel 1291. Dopo
tante vicissitudini, la città comincia a risorgere, si rianima,
anche la sua vita commerciale riprende. Spento ormai il ricordo degli
orrori legati alla conquista di Mainardo, i bolzanini si acconciano
al nuovo ordine di cose. Del resto il nuovo conte tirolese è
abbastanza tollerabile: regna ma non governa, come si addice appunto
ad un sovrano quale egli, Enrico, era stato prima di essere deposto
dal trono di Boemia. Il conte Enrico piace: è uno spendaccione
gaudente che ama i banchetti e le cacce, s'indebita fino al collo,
vive e lascia vivere. E' in questo clima di beata distensione che i
commerci tornano a fiorire e gl'italiani rifluiscono a Bolzano.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>L'ETA'
DI DANTE : I BIANCHI, I NERI... E I ROSSI</i></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Mentre
Bolzano risorge, un'altra città più a sud va in rovina : è
Firenze, « la città partita», sconvolta dal furore delle fazioni,
prossima a diventare preda del primo arrivato. Come Dante, molti
fiorentini di parte Bianca lasciano le rive dell'Arno volgendo i
passi verso il nord con la patria nel cuore e una disperata
nostalgia. E' proprio in questi anni, i primi del trecento, che la
comunità fiorentina di Bolzano si dilata: ai molti concittadini
sospinti in Alto Adige dal naturale espandersi del ceto mercantile,
si uniscono gli esuli e coloro che non sono compromessi con la
politica, ma desiderano concludere in santa pace gli affari loro. Fra
gli immigrati di vecchia data è Lambertuccio Frescobaldi, banchiere
mercante e anche poeta, parente di quel Berto spaccone che - narra il
Compagni - «disse forte villania a Giano della Bella» e
barcamenandosi fra Bianchi e Neri non prese mai posizione nelle
grandi contese. In Alto Adige il Frescobaldi non fa poesia: fa
lucrosi affari come banchiere dei conti di Tirolo. Dopo la sua morte,
seguita nel 1304, ascende a grande fortuna un'altra importante casata
mercantile di Firenze: è quella dei Rossi, originari del sestiere di
S. Felicita, che a Bolzano, ad Egna a Trento e in seguito anche ad
Innsbruck posseggono gabelle, mute e «casane». La casana - banco di
prestito su pegno - è peculiare istituzione dei fiorentini che la
introducono a Bolzano verso il 1290 (ne è titolare un «prestitor
Caspar»); esisteva già a Merano - ove la comunità fiorentina era
altrettanto numerosa che nella nostra città - fin dal 1287 ed era
gestita da un «Filipus Tuscanus de Florentia» e dai suoi fratelli
Morsello e Nasone.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>PRODIGHI
E USURAI I MERCANTI FIORENTINI</i></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Ai
Rossi, poi intedescati in <i>Botschen</i>, si deve in parte
l'abbellimento della città di Bolzano risorta dalle rovine del 1277
e del 1291. La loro munificenza e attestata dallo stemma di famiglia
che si trova in S. Giovanni in Villa ; qui, come pure nelle chiese
cittadine, molte pie fondazioni si intitolano al loro nome. Numerosi
altri fiorentini esercitano la mercatura a Bolzano nell'età di
Dante: nella nostra città si trovano a loro agio, come a casa loro,
italiani fra italiani poiché tali erano i bolzanini in quegli anni,
non ancora contaminati dalla lingua e dai costumi dei tedeschi. In
questa seconda patria commerciano, si arricchiscono e non lesinano il
soldo nel contribuire ai restauri della città che rinasce più
estesa e più bella attorno al rettifilo dei Portici. Investono
capitali ingenti acquistando o costruendo edifici; diventano
proprietari di vasti fondi rustici nel contado bolzanino come pure
nel Meranese e nel Burgraviato; gravano d'ipoteche i beni stabili di
famiglie locali borghesi e magnatizie. Perfino Castel Macina,
proprietà del conte di Tirolo ingolfato nei debiti, è pignorato da
una società di banchieri di Firenze che vi eserciscono l'appalto del
dazio e vi installano un banco di prestiti ad usura tanto malfamato
che la tradizione ne ha consacrato il soprannome «Casa degli
Strozzini ».</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>LA
FIERA SOTTO I PORTICI</i></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Al
tempo dei Rossi e dei Frescobaldi le fiere di Bolzano erano soltanto
due : quelle di mezza Quaresima e di S. Egidio, poi chiamata di S.
Bartolomeo. Più tardi se ne aggiunsero altre due: quella di S.
Andrea, istituita verso il 1357, e quella del Corpus Domini che ebbe
origine dal mercato di Pentecoste di Merano trasferito a Bolzano
agl'inizi del sedicesimo secolo. Le quattro celebrazioni si
avvicendavano a intervalli quasi regolari nel corso dell'anno e
duravano almeno due settimane ciascuna. Più solenne e meno
strepitosa di oggi ne era l'apertura: non diversamente che a Roma, a
Napoli e in altri centri della Penisola, le grandi fiere di Bolzano
erano annunciate da un suono festoso di campane e proclamate da un
<i>magister nundinarurn</i> parato a festa preceduto da un pittoresco
tamburino che accompagnava il suo passo cadenzato. Il mercato si
teneva nella via dei Portici dove i « fonteghi » e i magazzini
rigurgitavano d'ogni ben di Dio : lungo i cosiddetti «portici
italiani» (a settentrione) si esponevano le pregiate sete di Lucca,
le «pezze» di Milano e quelle di Firenze col sigillo dell'Arte
della Lana, i prodotti orientali importati da Venezia, oggetti di
squisita fattura creati dalle botteghe artigiane della Toscana, di
Napoli, di Roma, della lontana Calabria; dirimpetto, lungo i «portici
tedeschi », facevano bella mostra oggetti d'oro e di ferro battuto,
pellami e cuoi a sbalzo, merci d'ogni genere provenienti dai paesi
nordici. Rare le insegne e non ispirate al cattivo gusto della
bilinguità ad oltranza. Sotto i portici si contrattava in italiano,
in tedesco o in dialetto senza instralci o inibizioni freudiane ;
poiché a quei tempi l'on. Volgger non era ancora nato e il «diritto»
di fingere d'ignorare l'italiano a Bolzano era ancora di là da
venire.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg2qUo6a94m7EBrB45oP0g9vMgY1fe-9R2b5yG2kiJbFwQJAA3fjNGxv2fNPBd9_F2F_aw5ZtLsI0AfZlTextFpi-_EP5vk41iZCrUiW6JQtV69LWpOh_QR6jfz3Jm7HqzD4XZIoVIY8ykY/s1600/20170119_101259.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg2qUo6a94m7EBrB45oP0g9vMgY1fe-9R2b5yG2kiJbFwQJAA3fjNGxv2fNPBd9_F2F_aw5ZtLsI0AfZlTextFpi-_EP5vk41iZCrUiW6JQtV69LWpOh_QR6jfz3Jm7HqzD4XZIoVIY8ykY/s640/20170119_101259.jpg" width="480" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj1-FoFo_A4L7vVEhi0LmP8hWoSxr_36_FatUlXyJkeBVV4pWQCk0tevzPodtK0gumx3sWrf4JKG9Cn3B8CnHIVhlQKXXa0CLLM0E-NEGSlnJS8TFXRFK-mNhZH_3-mTE_q0LDSzr5C7eAq/s1600/20170119_101642.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj1-FoFo_A4L7vVEhi0LmP8hWoSxr_36_FatUlXyJkeBVV4pWQCk0tevzPodtK0gumx3sWrf4JKG9Cn3B8CnHIVhlQKXXa0CLLM0E-NEGSlnJS8TFXRFK-mNhZH_3-mTE_q0LDSzr5C7eAq/s640/20170119_101642.jpg" width="480" /></a></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>SOPRUSI
CONTRO I MERCANTI ITALIANI</i></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Il
promettente svolgimento delle fiere bolzanini subisce. un duro colpo
verso la fine del quindicesimo secolo in coincidenza con un grave
avvenimento politico: l'apertura delle ostilità contro Venezia, nel
1487, da parte di Sigismondo il Danaroso arciduca d'Austria.
Insediata politicamente nel basso Trentino, presente nella stessa
Bolzano con i suoi mercanti, la potenza veneziana costituiva una
costante minaccia ai domini degli Absburgo al di qua delle Alpi. Fu
la guerra, breve e travolgente, che ebbe sfortunato epilogo a
Calliano dove la Serenissima fu battuta e umiliata. A Bolzano, già
nell'aprile di quell'anno, Sigismondo aveva fatto imprigionare
qualche centinaio di mercanti veneziani; dopo Calliano, egli dette un
secondo giro di vite emanando un privilegio per le fiere di Bolzano
che nella sostanza danneggiava i nostri commercianti. La nuova carta
mercantile, datata 1488, disponeva testualmente all'art. IV: «Dato
che i Welschen (ossia i forestieri italiani), acquistano molte case e
vi collocano persone di scarso conto è nostro intendimento che essi
abitino personalmente gli alloggi o li cedano a gente più adatta
agli affari e ai bisogni della città». A questa disposizione
restrittiva, in apparenza di scarsa portata, si ispirarono una serie
di provvedimenti iniqui che le autorità locali emisero a danno
degl'italiani dal 1488 fino oltre la metà del cinquecento. Con uno
zelo degno di causa migliore, i tirolesi dell'amministrazione civica
adottarono misure energiche per impedire l'afflusso di italiani a
Bolzano e per estromettere quelli che già vi risiedevano, rendendo
inoperante lo statuto del 1448 che concedeva il diritto di
cittadinanza agli italiani e ai ladini. Per effetto delle nuove norme
anche quei mercanti italiani che possedevano case in città ed erano
regolarmente iscritti nei registri d'incolato furono trattati come
stranieri e privati d'ogni beneficio goduto dai bolzanini.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>VIA
GLI ITALIANI! LA CITTA' DIVENTA TEDESCA</i></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">«Mandare
fuori dai piedi gli italiani » -<i> anweck pack'n zum taiffl</i> -
era lo slogan alla moda: una deliberazione comunale del 1524 ne dava
pratica attuazione negando tassativamente ai nostri connazionali il
diritto di risiedere a Bolzano. La deliberazione, riconfermata ben
tre volte fino al 1568, appare ancora in vigore nel 1579: è infatti
in quest'anno che il Comune rifiuta la residenza a un gruppo di
commercianti italiani (Raffaele Marco da Firenze, Domenico Avancini
da Riva, Cristiano Visintin da Trento e molti altri) che si
proponevano di impiantare a Bolzano un istituto di credito e
un'industria per la lavorazione della seta in cui avrebbero trovato
occupazione parecchi operai italiani e tedeschi. Il rifiuto era
motivato dal timore che le progettate attività</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">richiamassero
a Bolzano altri italiani «con grave pregiudizio per il carattere
tedesco della città<span style="font-family: "georgia" , serif;">».</span> Bolzano
era infatti diventata tedesca nel corso degli ultimi cento anni,
tedesca nelle architetture e nel linguaggio : fin dal 1483, anno del
disastroso incendio che aveva distrutto la città vecchia, si era
intensificata la costruzione di edifici in quello stile gotico che
altrove aveva già fatto il suo tempo, specie in Italia dove le città
erano state «riempite - scrive il Vasari - di questa maledizione di
fabbriche»; non diversamente, alla lingua usuale che a Bolzano era
stata italiana fin verso la metà del quattrocento - cosi riferisce
P. Felice Faber da Ulma e conferma Gian Pirro Pincio - si era
sovrapposto, sguaiato e duro, il dialetto tirolese. La città aveva
assunto un volto diverso, la comunità italiana si era assottigliata,
ristagnavano i commerci e le attività delle fiere sulle quali era
fondato il benessere della cittadinanza. Cosi piaceva ai tirolesi di
allora; cosi piacerebbe anche a certi tirolesi di oggi che pur di non
convivere con gl'italiani ridurrebbero la nostra città nello
squallore d'un paesone privo di risorse, miserabile, ma tutto
tedesco.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjmawLuZmJblSa2r3QLl-TQiMfN5xQZoaYUeFX3NorNSeq_zkIAmFAnYxEy2rZScvujeeGJbJZjE6nNrxtnNCWcMCsi3tu6tobWdsaRu8j45yg32NM5Osr0blkv4boxHnoebL3TdO-sg4_i/s1600/20170119_101726.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjmawLuZmJblSa2r3QLl-TQiMfN5xQZoaYUeFX3NorNSeq_zkIAmFAnYxEy2rZScvujeeGJbJZjE6nNrxtnNCWcMCsi3tu6tobWdsaRu8j45yg32NM5Osr0blkv4boxHnoebL3TdO-sg4_i/s640/20170119_101726.jpg" width="480" /></a></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>REALTA'
INSOPPRIMIBILE. LA PRESENZA DEGL'ITALIANI A BOLZANO</i></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Malgrado
le difficoltà e i provvedimenti discriminatori, la vitalità dei
nuclei italiani restati a Bolzano è ancora notevole verso la metà
del cinquecento. Molte case sono ancora in possesso di nostri
commercianti che tendono a concentrarsi nella zona dei Portici. Lo
sviluppo delle fiere riprende, quantunque i nostri mercati siano un
po' dappertutto in decadenza: è ancora una volta Venezia che tenta
la penetrazione economica nell'Alto Adige mirando al monopolio delle
attività commerciali italiane e tedesche. Anche la presenza di
«commedianti welsch» - attori comici e cantanti - in tempo di fiera
a partire dalla metà del secolo è indice di una notevole
consistenza dell'elemento italiano in città. La nostra collettività
diventa ancora più numerosa al principio del seicento: ne abbiamo
conferma in una richiesta, avanzata dai commercianti al Comune nella
primavera del 1609, intesa ad ottenere la nomina d'un giudice di
nazionalità italiana per risolvere le controversie mercantili.
Questa aspirazione sarà ampiamente soddisfatta nel 1633 mediante
l'istituzione del Magistrato Mercantile di Bolzano, speciale
magistratura con attribuzioni e strutture simili a quelle dei fori
commerciali preesistenti in altre città d'Italia. Nel complesso si
hanno favorevoli indizi circa la folta presenza di mercanti italiani
durante i primi decenni del seicento; non è possibile stabilirne il
numero esatto - nella vecchia Bolzano era ancora sconosciuta l'usanza
di «contarsi » giorno per giorno come si fa oggidì - però si può
precisare in base a documentazioni attendibili che le case
commerciali italiane della città, rispetto a quelle tedesche avevano
allora il rapporto di tre a uno, più o meno come ai nostri giorni.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>CLAUDIA
DE' MEDICI E IL MAGISTRATO MERCANTILE</i></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Un'arciduchessa
d'Austria d'illustre famiglia toscana, Claudia de' Medici «relicta
vedova» d'un Absburgo e reggente la Contea del Tirolo, concedeva fra
il 1633 e il 1635 privilegi e franchigie ai mercanti che
frequentavano le fiere della nostra città. Per effetto di tali
privilegi - che fra l'altro ponevano su un piano di parità i
commercianti italiani e tedeschi - sorgeva il Magistrato Mercantile
di Bolzano, organismo che per oltre due secoli sarà valido strumento
di prosperità economica non soltanto per la città, ma per tutta la
provincia tirolese. Il Magistrato Mercantile esercitava ampi poteri
giurisdizionali in materia di fiere e di commerci, in specie per la
composizione delle controversie tra fieranti ; era retto da due
<i>consoli</i> - magistrati di prima e di seconda istanza - assistiti
ciascuno da due<i> consiglieri</i>. Consoli e consiglieri -
alternativamente italiani e tedeschi - erano eletti dal corpo dei
<i>Contrattanti</i> costituito dai più reputati frequentatori delle
fiere elencati in una matricola; i candidati alle cariche dovevano
pure essere iscritti nella matricola e la loro elezione doveva essere
ratificata dal Governo provinciale. Per elezione si nominava pure il
personale amministrativo costituito da <i>cancellieri</i>, <i>attuari</i>
(coadiuvati da <i>notai</i> in tempi più recenti), <i>bidelli</i>,
<i>cursori</i> etc. Il Magistrato Mercantile disponeva anche di una
stamperia impiantata nella città da i n tipografo probabilmente
veneziano, Carlo Girardi, nel 1659; si tratta della prima tipografia
di Bolzano, sorta ben centosettanta anni dopo quella del Manuzio (non
soltanto l'arte della stampa, ma tutto in Alto Adige ebbe carattere
ritardatario, specialmente nei periodi in cui ristagnavano le
attività italiane). Alla complessità delle strutture del Magistrato
faceva riscontro l'estrema snellezza dei procedimenti giudiziari,
come esigeva lo spirito pratico dei commercianti che anche allora
detestavano le lungaggini burocratiche e le sottigliezze dei legulei;
a costoro - salvo rare eccezioni - era anzi interdetto l'ingresso nel
foro mercantile. Altra categoria di illustri esclusi era quella dei
baccani tirolesi dediti al commercio del bestiame, del vino, delle
biade e di altre mercanzie villerecce. Esclusione più che giusta:
rifiutandosi di accogliere nel suo seno quei tipici «ornamenti» del
paesaggio tirolese, il Magistrato era coerente al motto della sua
impresa che era, appunto, «Ex merce pulchrior».</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhwtD3jdMptLYcRD5_f6A-hS8YXAsvr_OtkN3_TFuuAcIgFH-buEkMctViWgd9P_BWc-wsdG-hpRlIJ45_ZAPr25h7y9soM2IylmJc5OzSHIj13QmxoT4X2S_3BM5iRzVvoZnoB51QX8vC5/s1600/20170119_101825.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhwtD3jdMptLYcRD5_f6A-hS8YXAsvr_OtkN3_TFuuAcIgFH-buEkMctViWgd9P_BWc-wsdG-hpRlIJ45_ZAPr25h7y9soM2IylmJc5OzSHIj13QmxoT4X2S_3BM5iRzVvoZnoB51QX8vC5/s640/20170119_101825.jpg" width="480" /></a></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>LINGUA
ESCLUSIVAMENTE ITALIANA FINO AL 1787</i></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Dell'attività
svolta dal foro mercantile per oltre duecento anni resta una
imponente documentazione costituita da una cinquantina di codici e
circa cinquecento fasci di atti giudiziari e contabili in gran parte
rilegati in volume. Queste scritture sono redatte esclusivamente in
italiano, salvo qualche inserto, fino al 1787; dopo quest'anno - per
effetto della politica germanizzatrice di Giuseppe II - la lingua
tedesca sostituisce gradualmente la nostra fino a diventare lingua
unica d'ufficio nel 1809. Italiano era anche il testo degli originali
delle patenti sovrane concesse al Magistrato, dalla «carta
claudiana» del 1635 - ispirata dagli ordinamenti mercantili della
città di Verona - alle varie riconferme dei successori di Claudia
avanti le riforme giuseppine; questi originali purtroppo non si
trovano più, essendo stati trafugati da nazisti tirolesi nel corso
dell'ultima guerra. Le cariche del Magistrato erano generalmente
ricoperte da italiani: fra il 1633 e il 1800 più della metà dei
consoli e dei consiglieri, quasi tutti i cancellieri e gli attuari
appartenevano alla nostra nazionalità. Fra i cancellieri si
ricordano anche tre Rosmini ascendenti del filosofo roveretano.
L'entità dell'elemento mercantile italiano emerge con maggiore
evidenza dal ruolo o matricola dei contrattanti in cui sono elencati
nomi di commercianti d'ogni parte d'Italia: molto elevato e il numero
dei roveretani, dei trentini, dei lombardi e dei lucchesi; notevole
il concorso dei fiorentini, dei marchigiani, dei romani e degli
umbri; calabresi, pugliesi, triestini, dalmati e siciliani sono pure
presenti. Più numerosi di tutti sono i veronesi che nel 1638
rappresentano quasi la metà dei contrattanti italiani e nel corso di
due secoli di vita mercantile di Bolzano danno al Magistrato ben 71
consoli e 170 consiglieri.</span></span><br />
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgDjlhfI3kE-GCPgKBCVy1O7FseT1MMb4L5skInVW0XYnGf4-Tb4YzmVb4Jn_vR-V4TIEJh1iDdjMNd_sVJP3_OgSadS2ZV3XNUPMrJpPcLwPh67iLdvDi0H0Q_jqOviRmHEQuruSGObI9u/s1600/20170119_101925.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgDjlhfI3kE-GCPgKBCVy1O7FseT1MMb4L5skInVW0XYnGf4-Tb4YzmVb4Jn_vR-V4TIEJh1iDdjMNd_sVJP3_OgSadS2ZV3XNUPMrJpPcLwPh67iLdvDi0H0Q_jqOviRmHEQuruSGObI9u/s640/20170119_101925.jpg" width="480" /></a></div>
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgPUVIBzIZ6IyEXof9vh3-ZETg9m5SyMVn35VAOFZ2l_uVuFa9LkwrRN142jyB_tRHenTM7TuK6ji3BwUKOr-Y0ZfsM0oF8rkW4oPA3zLqL7aYYawfIOrXGjbGOMG_rIKjaeY5QHbGnXYWC/s1600/20170119_102032.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgPUVIBzIZ6IyEXof9vh3-ZETg9m5SyMVn35VAOFZ2l_uVuFa9LkwrRN142jyB_tRHenTM7TuK6ji3BwUKOr-Y0ZfsM0oF8rkW4oPA3zLqL7aYYawfIOrXGjbGOMG_rIKjaeY5QHbGnXYWC/s640/20170119_102032.jpg" width="480" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small;"><i>L'arte della stampa fu introdotta nell'Alto Adige a più di un secolo <br />dall'invenzione dei caratteri fusi. La prima tipografia atesina era sorta a <br />Bressanone verso il 1560 per opera di un prete solandro, Donato Fezio; <br />la città di Bolzano dovette attendere altri cento anni prima di avere<br /> una propria stamperia. Anche qui l'arte tipografica fu introdotta<br /> dall'italiano Carlo Girardi nell'anno 1661.</i></span></td></tr>
</tbody></table>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>ARTE
ITALIANA E MECENATISMO MERCANTILE NEI LA BOLZANO DEL SETTECENTO</i></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">L'apporto
dei veronesi è determinante non solo nell'ambito della mercatura, ma
anche nelle manifestazioni artistiche da esse incoraggiate. Notevoli
sono le tracce dell'attività svolta a Bolzano da artisti della città
scaligera provenienti da ricche famiglie mercantili, quali i Perotti
i Balestra il Pezzi e altri ancora. A un Francesco Perrotti si deve
il progetto della sontuosa sede del Magistrato Mercantile, fra via
Argentieri e i Portici Italiani, che ospita attualmente la Camera di
Commercio. L'opera fu relizata fra il 1708 ed il 1728 dagli
architetti civici di Bolzano Giovanni e Giuseppe Delai, originari
della Lombardia; nelle sale spaziose dell'edificio si ammirano
tuttora opere di artisti veronesi e lombardi, fra le quali tele
pregiate di soggetto sacro, profano e allegorico. Risalgono al
periodo della massima floridezza del commercio bolzanino parecchie
opere d'arte italiana realizzate con il danaro dei nostri mercanti,
la cui munificenza era in stridente contrasto con la proverbiale
tirchieria della civica amministrazione. Accenniamo alle più
importanti: la cappella fatta edificare dai fieranti nella Chiesa dei
Domenicani fra il 1640 e il 1685, con altare e dipinti (la pala è
del Guercino) – opere tutte di scultori e pittori italiani;
l'altare, il secondo, offerto da <span style="font-family: "georgia" , serif;">«</span><span style="font-family: "georgia" , serif;">mercatores
ad nundinas confluentes» alla cappella di S. Antonio nella Chiesa
dei Francescani, opera dello scultore ed architetto Giovanni Battista
Bianchi, uno dei tanti artisti veronesi che a Bolzano hanno lasciato
orma durevole. Il mecenatismo mercantile finanzia pure manifestazioni
musicali e teatrali di carattere italiano che s'impongono al gusto
del pubblico ormai stucco dei tradizionali </span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><i>Spiele
</i></span><span style="font-family: "georgia" , serif;">di
marca nordica. Opere buffe di Paisiello e Cimarosa, rifacimenti di
commedie goldoniane (</span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><i>La
Pamela Nubile</i></span><span style="font-family: "georgia" , serif;">)
e altre ancora spengono del tutto il ricordo dei tetri polpettoni
d'ambiente biblico-tirolese, ai quali Aristotele tutto avrebbe
rimproverato salvo il rispetto dell'unità di luogo: ché l'azione di
codesti </span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><i>Spiele</i></span><span style="font-family: "georgia" , serif;">
si svolgeva da cima a fondo attorno ad una tavola apparecchiata o
nell'Arca di Noè.</span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEinSa90s5K2ido4ZRhlK3U5RXsnKJ18CkKYNB5j3DyFV_19Y5pZwKP6SD9NFicd4QbRRiBBa_Zrst9nKhEdsC3BIl7u70jpgsTM3-zJWnyxvSHlw9dxBISoQfRVoZDkpmCJ7Vc-hZygLbSG/s1600/20170119_102217.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEinSa90s5K2ido4ZRhlK3U5RXsnKJ18CkKYNB5j3DyFV_19Y5pZwKP6SD9NFicd4QbRRiBBa_Zrst9nKhEdsC3BIl7u70jpgsTM3-zJWnyxvSHlw9dxBISoQfRVoZDkpmCJ7Vc-hZygLbSG/s640/20170119_102217.jpg" width="480" /></a></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>DECADENZA
DELLE FIERE</i></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-family: "georgia" , serif;">Raggiunta
la massima floridezza nei primi decenni del settecento, le fiere di
Bolzano cominciarono a decadere verso la metà del secolo per varie
cause: la concorrenza dei traffici incanalati su nuove strade aperte
verso i Grigioni e le Alpi Carniche, il mancato sostegno delle
autorità governative e, soprattutto, l'evolversi della situazione
marittima nell'Adriatico. In questo mare la potenza veneziana ormai
al tramonto perde posizioni su posizioni a vantaggio dell'Austria che
inaugura, appunto nell'Adriatico, una propria politica marinara: nel
1719 Trieste e Fiume sono dichiarati porti franchi e nasce la
</span><span style="font-family: "georgia" , serif;">«Compagnia
Orientale» che assume l'appalto dei traffici fra l'Adriatico e il
Danubio; più tardi, nel 1729, il governo austriaco progetta di
manipolare le tariffe doganali in modo da favorire il transito
attraverso Trieste e Fiume e far dirottare le merci italiane sulla
«via di Villaco» scavalcando a monte la «via del Tirolo». Il
Magistrato Mercantile tenta di correre ai ripari inviando ad
Innsbruck e a Vienna una commissione con l'incarico </span>di
distogliere il governo da tale proposito; vari «botticelli di vin
dolce» e altre «regalie a ministri e paroni» rendono più
convincenti le argomentazioni dei commissari che riescono a spuntarla
con relativa facilità, ottenendo dal governo la proroga delle
vecchie tariffe e l'impegno di lasciare in stato di abbandono e
quindi intransitabili le vie di comunicazione con Trieste. Ciò non
impedisce a Vienna di riprendere, di li a qualche decennio, la sua
politica adriatica che fa di Trieste la grande concorrente di Venezia
e il primo porto dell'Impero. Speciali riduzioni e franchigie
daziarie sono in seguito elargite alla città dal Governo che in pari
tempo provvede a riattivare le vie di comunicazione fra il porto e
l'Hinterland. Di conseguenza sono compromessi i traffici sulla via
del Brennero sempre più disertata; il volume d'affari nelle fiere di
Bolzano subisce una progressiva contrazione che diventa allarmante
quando, nel 1780, Maria Teresa d'Austria impone alla città onerose
tariffe daziarie. Tre anni dopo, entra in scena Giuseppe II con le
sue riforme ed è la fine.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>GIUSEPPE
II - RESTAURATORE E AFFOSSATORE DEI COMMERCI</i></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Figura
sconcertante e piena di contraddizioni, Giuseppe II era figlio del
tempo dei lumi: si piccava di essere un sovrano illuminato, ma in
pratica fu un maldestro innovatore che, smanioso di conferire una
impronta personale alle strutture del suo Impero, travolgeva
istituzioni, tradizioni e statuti come un rullo compressore; a parer
suo tutto l'universo, da un capo all'altro, doveva essere riformato e
fatto tedesco. Le alzate d'ingegno giuseppine avevano suscitato una
giustificata apprensione fra i mercanti di Bolzano i quali, già
ridotti a mal partito, erano ormai rassegnati a subire dal nuovo
padrone la mazzata fatale: però, contro tutte le previsioni, il
primo atto di Giuseppe II nei confronti del ceto mercantile fu
magnanimo: «con benigno rescritto» stilato nel 1783, egli dette un
bel colpo di spugna alla gabella teresiana, suscitando entusiasmi e
liriche effusioni. I mercanti benedissero il nume imperiale
salutandolo «restauratore della pristina libertà dei commerci» e
gli dedicarono un'ode prolissa e zuccherosa, nonché un retorico
monumentino in gesso - da ammirarsi ancor oggi nel Palazzo Mercantile
- che raffigura il Cesare austriaco nell'atto di porgere il caduceo a
un Mercurio, piuttosto malconcio, prostrato ai suoi piedi. Tutto
bene, senonché di li a un anno Giuseppe si penti di tanto gesto - si
sa, la generosità degli Absburgo è fatta così e impose al
Magistrato un nuovo regolamento che sopprimeva di fatto lo statuto
claudiano, avocando fra l'altro al Governo la seconda istanza
mercantile. Il provvedimento fu una doccia fredda sui mercanti che ne
invocarono l'abrogazione, ma a nulla giovarono stavolta le
ambascerie, i doni e gli appelli patetici: Cesare fu irremovibile di
fronte alla costernazione dei mercanti, per lo meno quanto lo era
stato di fronte alla Santità umiliata del pellegrino apostolico di
montiana memoria. Per finire, l'Imperatore coronò il suo capolavoro
inaugurando a Bolzano quei santi principi di discriminazione etnica
che da allora in poi avvelenano i rapporti fra le due nazionalità.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhu6AhWGhX6Cg9zWh_PkRJMki2ycUY_M1NUe3A9gK9yUWCZ-54w1SM5NlK03CjJCsJhCG29Txf-3aQD8krqbjdMR68kVTii53kEVXaYdb9PeaMELMpxSh0A3ouvff_4hoTB1RnzFQSOBbod/s1600/20170119_102338.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhu6AhWGhX6Cg9zWh_PkRJMki2ycUY_M1NUe3A9gK9yUWCZ-54w1SM5NlK03CjJCsJhCG29Txf-3aQD8krqbjdMR68kVTii53kEVXaYdb9PeaMELMpxSh0A3ouvff_4hoTB1RnzFQSOBbod/s640/20170119_102338.jpg" width="480" /></a></div>
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhPPx05JpVzOeUod4wTtCU8R6Z32Wmjc55o5XDHsRhciZxbMOkEoB0LMDAf-EuF0O81yTq-_ZU3Fr2A0jDSeI31wGHNuhtdHX_f-Seeqz6jyrZ6FzbpSefIp1N4M8Se7pzfTXIPzS_Ck033/s1600/20170119_102412.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhPPx05JpVzOeUod4wTtCU8R6Z32Wmjc55o5XDHsRhciZxbMOkEoB0LMDAf-EuF0O81yTq-_ZU3Fr2A0jDSeI31wGHNuhtdHX_f-Seeqz6jyrZ6FzbpSefIp1N4M8Se7pzfTXIPzS_Ck033/s640/20170119_102412.jpg" width="480" /></a></div>
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>FINE
INGLORIOSA DELLE FIERE E DEL MAGISTRATO MERCANTILE</i></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">I
provvedimenti giuseppini che avevano bloccato del tutto le residue
risorse dei commerci di Bolzano sono annullati nel 1792 dal
successore Leopoldo II che restaura il vecchio statuto claudiano.
Questa resipiscenza non ripara il danno, né scongiura l'imminente
sfacelo dei commerci della città: dopo tante vicissitudini, le fiere
e il Magistrato hanno perduto la vitalità originaria e il ceto
mercantile è sceso di tono soprattutto per l'esodo degl'italiani
provocato da ostruzionismi e discriminazioni. Quest'ultima
circostanza determina l'ascesa d'una sordida classe commerciale
tirolese che fa capo ai Gumer, famiglia non del tutto oscura avendo
dato alla città un borgomastro tre volte confermato e un console
mercantile, poi consigliere e fabbriciere del Magistrato. Divenuti
grassi borghesi e magnati del commercio, i Gumer tralignano e salgono
agli onori della cronaca e del pettegolezzo come protagonisti di
vicende piccanti che screditano del tutto il ceto mercantile del
tempo: nel 1780 un Francesco Domenico de Gumer s'impegola nella
massoneria e fonda a Bolzano la prima loggia che ospita il fior fiore
dei commercianti; sette anni dopo Francesco e Anton Maria Gumer sono
ingolfati di debiti e travolti da un clamoroso fallimento; tornati
alla ribalta nel periodo italico, i Gumer con altri mercanti sono
implicati nel noto pasticciaccio di Madamigella Menz e nello scandalo
del «sussidio inglese». In questo clima di cabale e intrighi il
commercio di Bolzano agonizza e, con esso, anche il Magistrato
Mercantile che, esautorato e germanizzato fino alle midolla, si
riduce ad umbratile istituzione priva di contenuto e di vitalità. I
grandi eventi del periodo napoleonico lo travolgono: soppresso,
restaurato, rimaneggiato, riprende la sua lenta agonia sotto la Santa
Austria; finché, decadute del tutto le fiere e soppressi gli
statuti, perde completamente la sua ragion d'essere e il governo
austriaco ne decreta la fine, ingloriosa, nel 1850.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgGNu1f525x9EKBuXzjAUvIv6ko0uTK5svcqU68xKQtaa3Is9bGe7wtCSUPK4RvhssXyo6Br751daKOpz155Yc1Qk96ilxXXfZKg2y4q3vrDX4-7LraxcoYIKqfYiO6Q2jETQi86HsAVGn_/s1600/20170119_102122.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgGNu1f525x9EKBuXzjAUvIv6ko0uTK5svcqU68xKQtaa3Is9bGe7wtCSUPK4RvhssXyo6Br751daKOpz155Yc1Qk96ilxXXfZKg2y4q3vrDX4-7LraxcoYIKqfYiO6Q2jETQi86HsAVGn_/s640/20170119_102122.jpg" width="480" /></a></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>DUE
PAROLE SULLE FIERE ATTUALI</i></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<br />
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Dopo
circa centocinquanta anni le fiere di Bolzano sono tornate in vita.
Le ha riesumate la democrazia di questo dopoguerra: democrazia
apportatrice di «novità» e di vanità. Naturalmente la Fiera
d'oggi è tutta un'altra cosa: spostata ai margini della città, è
stata ambientata in una magnifica gabbia di cemento su cui si legge
«Fiera-Messe» in identica evidenza, come esigono i sani principi
bilinguistici. All'apertura non più campane, non più tamburi. C'è
il discorso del Sindaco, lungo lungo, che non finisce mai: un
discorso in chiave di patriottismo europeo di «<i>volemose bene</i>»,
spoglio ed involuto secondo i canoni della retorica antiretorica del
tempo nostro. Accanto al Sindaco c'è un vestigio del buon tempo
antico, il<i> magister nundinarunm</i>, che pero non è più italiano
come allora: è un tedesco della intramontabile dinastia dei Walther.
Duro e compassato, fa finta di non voler far finta e inganna il tempo
spiando la noia compatta delle autorità, da Sua Eccellenza in poi,
rassegnate a subire fino in fondo la versione tedesca del discorso.
Qualcuno ridacchia rivangando l'ultima barzelletta su un tal Ministro
- li a due passi in carne e pancia - che impone le tasse e non le
paga... Dopo di che, applausi, mollicce strette di mano, fugace
visita ai padiglioni e finalmente l'exeunt gioioso verso il banchetto
ufficiale che conclude « l'austera cerimonia». Quanto alla fiera
propriamente detta non c'è molto da dire. Le novità sono quelle
dell'anno avanti: dai rappresentanti d' oltralpe - sempre impalati
sullo Stand come sulla torretta d'un Panzer - pronti a «épater le
bourgeois» sui progressi della tecnica tedesca, allo spaccio
gratuito del brodetto sintetico in tazza. Nulla sopravvive del
dinamismo delle vecchie manifestazioni fieristiche. La fiera d' oggi
pare governata dal sonno oltre che dai formalismi: appena aperta
entra in fase di stanca e riesce a vivacchiare si e no una decina di
giorni. E gli affari? Affaronissimi. Basta aprire un giornale
d'osservanza per apprendere che «quest'anno il volume d'affari in
Fiera ha superato tutti i records precedenti». Ogni anno scrivono
cosi, a consolazione del contribuente e a maggior gloria del
«miracolo economico».</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiAZsnNNywvd7Mwn6wxFDAuL_MIbFuOq75cweomuTumGKXxlPYAZK-AVcXmlBye73xbU04rBiwbhJzjpp-6VP5dwaSa1PVfVy-M8F6NeXm9N_2DTip1UgHlLXkgtcF7XU_Sn2UN2wlv6iTG/s1600/20170119_102138.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiAZsnNNywvd7Mwn6wxFDAuL_MIbFuOq75cweomuTumGKXxlPYAZK-AVcXmlBye73xbU04rBiwbhJzjpp-6VP5dwaSa1PVfVy-M8F6NeXm9N_2DTip1UgHlLXkgtcF7XU_Sn2UN2wlv6iTG/s640/20170119_102138.jpg" width="480" /></a></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span>
<br />
<br />
<div align="center" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<div align="center" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 20pt;"><b>Conclusione</b></span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>Al
termine della nostra fatica, modesta ma non lieve, ci auguriamo che
il paziente lettore apprezzi, se non altro, l'attendibilità della
documentazione che ne è serio fondamento, ad onta della olimpica
strafottenza nostra affiorante qua e là in queste pagine.
Nell'esposizione e nel commento riteniamo di essere stati abbastanza
obiettivi. Obiettivi, certamente, ma niente affatto spassionati e
senza riguardi per nessuno: né per i conformisti, né per i patiti
del «giusto mezzo», né per quei barbassori del campo avverso che
la pretendono a depositari della verità rivelata (intendiamo quegli
studiosi tedeschi, oculati e metodici, cui nulla sfugge – salvo
quello che non fa comodo a loro). I documenti sono quello che sono:
parlano italiano. Anche noi, coerentemente, abbiamo parlato italiano;
se questo scandalizza le vestali del bilinguismo e gli ammalati di
europeite, pazienza. Non è davvero affar nostro il compiacere
agl'idolatri dell'autonomia che plutarcheggiano di «pacifica
convivenza» in questa terra che, grazie appunto all'autonomia, è
tornata ad essere da un quindicennio in qua la terra di cani e gatti.
Leggano, codesti signori, i documenti qui pubblicati e – se sono in
buona fede – convengano con noi nell'ammettere che la «pacifica
convivenza», oggi utopia, fu in altri tempi realtà; che essa non fu
mai intitolata a leggi restrittive e discriminatorie – come quelle
di Sigismondo, di Giuseppe imperatore e, oggi, dei legiferatori
clerico-nazisti – ma al libero espandersi delle attività italiane
in questa nostra marca di confine. Affermiamo questo con perentoria
impertinenza, ma a ragion veduta e senza malanimo. Dopodiché,
statevi bene, amici lettori. Arrivederci e grazie.</i></span></span></div>
<div align="justify" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg3poqcLIIuPyudrjU6y4M5JKkX9yh3ZqJdyFqsMGZBmNiZDSZHNWTS0QsXy0Aui4Psv8fRQKod0HLS1gnwBT3l3eRzZ1lqJ5Si9VIlgkJ7Hw2pmo2aBGbLyENVTSh09JzlZ55FvOU_d6A2/s1600/20170119_102512.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg3poqcLIIuPyudrjU6y4M5JKkX9yh3ZqJdyFqsMGZBmNiZDSZHNWTS0QsXy0Aui4Psv8fRQKod0HLS1gnwBT3l3eRzZ1lqJ5Si9VIlgkJ7Hw2pmo2aBGbLyENVTSh09JzlZ55FvOU_d6A2/s640/20170119_102512.jpg" width="480" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="right" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><b>L'
A</b></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><b>UTORE</b></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><b>
</b></span></span>
</div>
<br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
</div>
<div align="center" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/06795754012146158496noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6910423129426372825.post-79892159500779619812017-01-13T10:07:00.000-08:002017-01-24T09:25:20.369-08:00L'ALTO ADIGE E' ITALIA I° - Appello agli Italiani!<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div align="center" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj6c-8aocUky0nJdfPwTsnFCho0wJQNpiv1uSsDTe2eFkcFEKVXqsG6vPUw8TX7oDXCJelo3WvJBkRXpzQjvk-Oy4szJa1U-7tw7CxxjC-cLODGfHi4siRCwrV7_YoOm33FN2-Xy1FsQJMe/s1600/provincia+alto+adige.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="250" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj6c-8aocUky0nJdfPwTsnFCho0wJQNpiv1uSsDTe2eFkcFEKVXqsG6vPUw8TX7oDXCJelo3WvJBkRXpzQjvk-Oy4szJa1U-7tw7CxxjC-cLODGfHi4siRCwrV7_YoOm33FN2-Xy1FsQJMe/s400/provincia+alto+adige.jpg" width="400" /></a></div>
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 20pt;"><b><br /></b></span></span></div>
<div align="center" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 20pt;"><b><br /></b></span></span></div>
<div align="center" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 20pt;"><b>Appello
agli Italiani</b></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">È
notizia fresca che il TAR del Lazio ha dato ragione alle richieste di
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">un
gruppo minoritrario</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">
di</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">
separatisti Tirolesi, </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">rispondenti
alla sigla </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>Heimatbund,</i></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">
ai quali era stata precedentemente negata la possibilità di
affiggere nella capitale 1.000 manifesti riportanti la scritta </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">«
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>Il
Sud-Tirolo non è Italia</i></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>
</i></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">».
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Il
21 dicembre </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>scorso
il TAR </i></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">si
è espresso a favore dell'affissione ritenendo che </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>“</i></span></span><b><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i><span style="font-weight: normal;">lo
slogan ‘Il Sud-</span></i></span></span></b><b><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i><span style="font-weight: normal;">Ti</span></i></span></span></b><b><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i><span style="font-weight: normal;">rolo
non è Italia’ non ha carattere ingiurioso né si appalesa in alcun
modo lesivo della Costituzione italiana</span></i></span></span></b><b><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-weight: normal;">”</span></span></span></b><b><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">
</span></span></b><b><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><span style="font-weight: normal;">proseguendo
poi nell'affermare che ciò </span></span></span></b><b><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i><span style="font-weight: normal;">“</span></i></span></span></b><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>è
pienamente tutelato dalla libertà di espressione costituzionalmente
garantita”</i></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">.
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">E</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">cco
fino a che punto siamo arrivati. Con l'intento di salvaguardare la
“sacrosanta libertà d'espressione” si manca di rispetto, per
l'ennesima volta, a tutti gli italiani. </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">I</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">
più non se ne rendono conto, ma permettere </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">questo</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">
è quasi come tollerare un vilipendio alla bandiera o al capo dello
Stato, altro che storie! </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">È</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">
l'ennesima </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">triste</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">
riprova di come all'interno del nostro apparato statale manchi
assolutamente una qualsiasi forma di organizzazione unitaria</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">.
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Uno
dice una cosa, l'altro sostiene e approva l'opposto. Il tutto a
supremo vantaggio di chi tira l'acqua al suo mulino, come gli
autonomisti “sudtirolesi”.</span></span><br />
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span>
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjmEI-NlxfvgYsADU1uA1dbPUHYyF4QP0mtgvbYv-_yncMH_xbyyh2SE2utlMg_BEa_APOcJ3lVNVg7zuieDDBKqKA8T4Zru40dW-oqynfi5siu5lNbT0nQDSCEqzRIkWFl0fa9bJof8eK9/s1600/sud+tirolo+non+%25C3%25A8+italia.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjmEI-NlxfvgYsADU1uA1dbPUHYyF4QP0mtgvbYv-_yncMH_xbyyh2SE2utlMg_BEa_APOcJ3lVNVg7zuieDDBKqKA8T4Zru40dW-oqynfi5siu5lNbT0nQDSCEqzRIkWFl0fa9bJof8eK9/s320/sud+tirolo+non+%25C3%25A8+italia.jpg" width="234" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small;"><i>I manifesti che il TAR del Lazio lascerà affiggere nella capitale.</i></span></td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span>
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span>
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">L'affissione
dei manifesti a Roma</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">
è soltanto l'ultima di una lunga serie di provocazioni a discapito
degli italiani, con tanto di beneplacito delle istituzioni, da parte
di una minoranza arrogante ed economicamente forte che dalla fine
della seconda guerra mondiale ad oggi</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">è
riuscita a ritagliarsi un ruolo politico e sociale dominante
all'interno della propria provincia. Chiunque sia passato attraverso
l</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">'</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Alto
A</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">dige</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">
o ne abbia </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">anche
soltanto una </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">conoscenza
s</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">uperficiale
derivata da documentari televisivi o letture di </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">opuscoli</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">
turistiche, ha la percezione di trovarsi in un luogo diverso
dall'Italia o addirittura di sentirsi uno straniero. Per molti
italiani</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>
</i></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">infatti</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>
</i></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">non
desterebbe alcuno scalpore o sdegno leggere un manifesto come quello
che verrà affisso a Roma, poiché appare naturale </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">ai
più</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">pensare
all'Alto Adige come ad una terra tedesca </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">strappata
ingiustamente all'Austria con la Vittoria italiana nella prima guerra
mondiale</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">.
Questo è il risultato del progressivo processo di radicamento della
minoranza tedescofona sul territorio, </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">ottenuto
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">attraverso
la loro ferrea determinazione e la mollezza </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">della
nostra classe</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">
politica, incapace di avere non solo un atteggiamento protettivo, ma
anche riconoscente verso le</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">
migliaia di vite umane </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">spese
nella riconquista del confine al Brennero</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">.
E se dall'esterno abbiamo così una visione falsata e distorta della
realtà alto atesina, all'interno di essa la componente italiana vive
in un clima di tensione sociale con la controparte tedesca. Alla
faccia dei tanto decantati principi democratici, del rispetto delle
minoranze, della pacifica convivenza, gli italiani d'Alto Adige
subiscono affronti, provocazioni, emarginazione </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">e
diventano loro stessi minoranza all'interno della propria Nazione. Un
assurdità che non desta nell'opinione pubblica e nelle istituzioni
alcun tipo di reazione. </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Pensate
per un momento se ai nostri compatrioti istriani, fiumani e dalmati è
mai stato lasciato fare qualcosa del genere? Pensate alle fatiche,
alle difficoltà, alle lotte che soltanto negli ultimi anni sono
riuscit</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">e</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">
a produrre alcune concessioni nei loro confronti, </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">come
il bilinguismo nella toponomastica. </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">I</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">n
Alto Adige </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">invece</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">
si sta tentando di eliminare la doppia nomenclatura, </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">partendo
dai sentieri di montagna e dai paesi, ma con l'obbiettivo di
eliminare l'italiano ovunque,</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">
in favore d</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">el</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">
tedesc</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">o,
con l'appoggio della sigla autonomista più importante nella
provincia la SVP (<i>Sudtiroler Volkspartei</i>)</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">.</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">I</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">
fratelli istro-dalmati</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">
avevano sicuramente più diritto degli alto atesini di lingua tedesca
di pretendere un rispetto ed un riconoscimento che per lunghi decenni
gli è stato negato.</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Questi
invece, mai paghi delle concessioni avute, pretendono sempre di più,
in barba a</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">lla
storia, alle</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">
leggi, </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">alle
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">convenzioni
e</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">d
infine al</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">
buon senso </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">stesso</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjztQKrVNCtRg-C-b5O7jqFSht6jkk7ffxwowQ-wpov8ckFLFo-3JzGNFUTgVI-eZhOL2m9HBNRFaGSBLchqNDcVq8WZY6rjyRhETGR4F8Z0XKTFpdOMWjSPTzqXmlN3KPQ3mWcKBPe3WCB/s1600/cartelli+alto+adige+2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjztQKrVNCtRg-C-b5O7jqFSht6jkk7ffxwowQ-wpov8ckFLFo-3JzGNFUTgVI-eZhOL2m9HBNRFaGSBLchqNDcVq8WZY6rjyRhETGR4F8Z0XKTFpdOMWjSPTzqXmlN3KPQ3mWcKBPe3WCB/s400/cartelli+alto+adige+2.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small;"><i><br />Cartelli sui sentieri di montagna in cui il bilinguismo <br />è stato riapplicato a colpi di pennarello </i></span></td></tr>
</tbody></table>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Ci
sembra quindi giusto divulgare e far conoscere, non solo ai nostri
lettori, ma ad un pubblico il più ampio possibile, le origini della
regione alto atesina, la sua storia e le sue particolarità, oggi per
lo più misconosciute </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">o</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">,
come già detto, addirittura stravolte. </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Dimostrare
come la componente italiana sia parte integrante e determinante di
quei territori e non una goccia nel mare magnum delle “terre
tedesche”. </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">I</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">n
molti, </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">ancora
oggi,</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">
vogliono propinarci una mistificazione storica in perfetta linea col
progetto del fu Impero Austro-Ungarico, il quale dal XIX</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">°
secolo</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">
in poi spinse per germanizzare e slavizzare le provincie italiane
ancora in suo possesso. </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">È
nostro precipuo compito chiarire meglio l</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">e
ide</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">e
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">in
merito</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">,
eliminando ogni ombra di dubbio </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">circa
l'italianità di quei luoghi</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">.</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>
</i></span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Questo
interesse ci è derivato dal nostro fondatore Ferruccio Bravi,
glottologo, per lunghi anni reggente dell'Archivio di Stato di
Bolzano, animatore della scena culturale </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">locale</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">
con il suo Centro di Studi Atesini e strenuo difensore
dell'italianità di quei territori. A lui dobbiamo le nostre
conoscenze in materia ed una visione diversa delle complesse vicende
storico-linguistiche del </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">nostro
confine nord-orientale</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">.
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Pertanto
inizieremo</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">
pubblicando </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">una</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">
parte della seconda edizione di un </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">suo</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">
vecchio libro, pubblicato nel 1963 ed intitolato “</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>L</i></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>e
Fiere di Bolzano e</i></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>
</i></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>l</i></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>e
attività mercantili italiane nel passato”.</i></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Suddiviso
in due parti – cenni storici e documenti – abbiamo deciso di
pubblicare soltanto la prima </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">per
snellirne la lettura. Il testo di Ferruccio è preceduto da una
vibrante e decisa introduzione di Andrea Mitolo, al tempo federale
del M.S.I di Bolzano e fraterno amico del nostro fondatore. </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">L</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">etta
oggi, </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">a
distanza di cinquant'anni,</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">
appare quanto mai profetica </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">e
attuale</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">.
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Nel
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">libro</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">
si </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">deline</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">a</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>
</i></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">in
modo scorrevole, ma puntuale,</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">l</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">a
storia della presenza italiana a Bolzano </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">fin</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">
dalle sue origini e del ruolo che la lingua di Dante ebbe per lunghi
secoli all'interno della città </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">tanto
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">nell'ambito
delle attività commerciali, </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">quanto
in quelle</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">
amministrative e culturali. Avremmo voluto affrontare anche il tema
delle più remote fasi storiche dell'Alto Adige - parlare degli
antichi Reti, </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">di
Roma,</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">
dell'alto medioevo – e d</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">i
quelle a noi più vicine – Risorgimento, Grande Guerra, Fascismo -
ed</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">
avevamo </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">in
proposito</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">
già pronte una serie di domande da porre a Ferruccio. Purtroppo
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">a</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">lcuni
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">suoi
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">problemi
di salute non </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">ci
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">hanno
permesso di iniziare il progetto che sarà </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">quindi
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">destinato
ad altra data. Seguirà dunque, dopo “</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>Le
Fiere di Bolzano”,</i></span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">
una ricca intervista all'amico Eriprando Della Torre di Valsassina,
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">incentrata
sulla difficile situazione attuale della provincia atesina e
sull'importante accordo De</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">g</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">asperi
– Gruber che sta alla base delle problematiche vissute oggi dagli
italiani in quei territori. </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Un'intervista
che vi consigli</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">a</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">mo
di leggere con la massima attenzione per la sua equilibrata capacità
di analisi.</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>
</i></span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Per
concludere vogliamo evidenziare che n</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">ostro
intento non è solo quello di dimostrare come l'Alto Adige sia fin
dalle sue remote origini parte integrante della nostra Nazione,
limita</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">ndoci</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">
soltanto all'aspetto storico-culturale, ma stimolare una </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">decisa
</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">presa
di posizione. </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Queste
nostre pubblicazioni vogliono essere una sorta di appello
agli Italiani!</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">
Forse è giunto il momento di tornare compatti nelle piazze
imbracciando il tricolore, magari proprio a Bolzano, non solo per
dimostrare la nostra vicinanza ai fratelli alto atesini dimenticati
da uno Stato </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">indifferente,
ma anche per ritrovare la consapevolezza viva e vibrante della nostra
Identità. La situazione dell'Alto Adige rispecchia nel piccolo la
mancanza di </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">A</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">mor
di </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">P</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">atria
ormai dilagante in tutta Italia. </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Sarebbe</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">
giunto il momento di dimostrare con un azione simbolica e condivisa,
che non ancora tutti si arrendono a questo stato di cose. Auspichiamo
che </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">questi
nostri lavori siano per</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">
le varie associazioni, i movimenti, le sigle politiche che hanno
ancora a cuore l'Italia, </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">uno
stimolo a </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">ripo</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">rre</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">
nel cassetto </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">i
propri dissapori </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">affinché</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">
in uno sforzo congiunto si ritrovino ai piedi del Monumento alla
Vittoria per ribadire ai “</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">sud</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">t</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">irolesi”
da strapazzo che L'ALTO ADIGE </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">È</span></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">
ITALIA!</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<br />
<div align="right" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><b>Gruppo
di Studio AVSER</b></span></span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/06795754012146158496noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6910423129426372825.post-82360882779288293542016-12-30T12:32:00.000-08:002016-12-30T12:32:56.798-08:00Il Corporativismo e l'antica Roma - Sandro Righini<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgRfgvHyW8PiLSIAoPdkQ0_1NnAdVL_FNzXwnZxKEcSctKuIeirY7V0lP84AqPDpOWUp2tYu2iN_ep9wrd9QBODFHYFrywT0fdGn6Qh71zhTZKE2Rn1v_pYw5Zv98ntbrj2rbM5g1_w1wlB/s1600/littore+Cincinnatus+statue.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgRfgvHyW8PiLSIAoPdkQ0_1NnAdVL_FNzXwnZxKEcSctKuIeirY7V0lP84AqPDpOWUp2tYu2iN_ep9wrd9QBODFHYFrywT0fdGn6Qh71zhTZKE2Rn1v_pYw5Zv98ntbrj2rbM5g1_w1wlB/s400/littore+Cincinnatus+statue.jpg" width="285" /></a></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">Corporativismo
e socializzazione. Ecco i temi trattati </span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">in
quella che è stata </span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">la
prima conferenza organizzata</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">¹</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">
</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">dal
Gruppo di Studio Avser insieme agli amici di Magnitudo Versilia –
</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">che
hanno messo a disposizione la loro nuova e bellissima sede per
l'occasione. </span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">Conferenza
tenutasi</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">
</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">lo
scorso </span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">sabato
17 dicembre 2016 </span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">ed
in cui sono stati</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">
</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">i</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">nvitati
a parlare due giovani e</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">d
eccellenti</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">
relatori, Francesco Carlesi e Gianluca Passera. Nell'introdurli ho
dichiarato che le radici culturali d</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">i</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">
quella scuola di pensiero, prettamente italiana, da cui si
svilupperanno tanto il corporativismo quanto la socializzazione,
poss</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">on</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">o
</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">essere</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">
individua</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">t</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">e
in modo più compiuto nel nostro Risorgimento, </span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">ma
</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">che
esse</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">
partono da lontano</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">.
</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">D</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">ove
situare </span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">allora</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">
quel “</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>lontano</i></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">”?
</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">Al
quesito</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">
rispose</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">
</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">a
suo tempo Carlesi, quando lo intervista</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">mm</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">o
sul nostro sito, dichiar</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">ando</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">
in merito</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">:
</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">«
</span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: georgia;"><span style="font-size: 14pt;"><i>Con
tutti i dovuti ed evidenti distinguo, “tracce” di corporativismo
si trovano sin dall’esperienza dell’antica Roma</i></span></span></span><i>
</i><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">»</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">²</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">.</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">
</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">D'altronde
la parte più viva e attuale del Risorgimento è intrisa fino al
midollo di romanità.</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">
</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">Il
mio obbiettivo è </span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">allora</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">
quello di far capire il perché queste “tracce” vadano
rintracciate </span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">proprio
</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">lì</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">.</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">
</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">Q</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">ui
ci vengono in soccorso alcuni degli ultimi lavori di Andrea
Carandini. </span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">Per
chi non ne avesse mai sentito parlare, trattasi di uno dei massimi
archeologi italiani,</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">
grazie al</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">le
cui</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">
scopert</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">e</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">
</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">si
è finalmente riusciti a capire</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">
c</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">he</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">
</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">l'Urbe</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">
nasc</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">e</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">
effettivamente nell'VIIIº secolo a.c., </span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">proprio
come vuole la leggenda</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">
e </span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">c</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">h</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">e</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">
molt</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">i
dei racconti mitologici</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">
legat</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">i</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">
alla sua fondazione contengano importanti e significative tracce di
verità. </span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">Ulteriore
merito di Carandini è stato quello di aver saputo leggere non solo i
dati materiali delle sue ricerche, ma di averli comparati con altre
discipline – storia delle religioni, antropologia, scienze
politiche – al fine di dare una visione complessa e sfaccettata del
misterioso universo</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">
</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">in
cui Roma nasce e si accresce. </span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">Esistono
ampi dibattiti su molte delle tesi sostenute da Carandini e non sta a
me confutarle o meno in questa sede. Ciò che m'importa è trarre da
alcune sue </span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">dichiarazioni
la dimostrazione di come la </span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>“rivoluzione
mentale”</i></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>³</i></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">
di cui parla Gianluca Passera nel suo bellissimo libro </span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>La
nobile impresa</i></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">,
da compiere rigettando in </span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">toto</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">
l'approccio prettamente materialista dei modelli sociali, economici e
politici imperanti, debba ripartire proprio da </span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">una</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">
visione spirituale ed organica dell'Uomo </span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">che,</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">
nell'antica Roma, </span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">affonda
le sue più profonde radici</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">Partirei
nel mio intento citando un passo tratto da </span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">Tito
Livio e riportato anche in </span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>Res
Publica. Come Bruto cacciò l'ultimo Re di Roma</i></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">,
dove Carandini, con uno stile a metà tra il divulgativo e il
romanzato, ci racc</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">onta
alla sua maniera</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">
l'epopea dell'instaurazione repubblicana nell'antica Roma.</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">
</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">Il
console Lucio Giunio </span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">Bruto,
</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">padre
della Repubblica,</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">
</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">è
</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">appena
</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">morto
</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">in
battaglia contro gli Etruschi e d</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">opo
il</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">
suo solenne funerale, sul</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">l'altro</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">
console Publio Valerio cala un'ombra inquietante:</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">«
</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>Ma
il console superstite (davvero instabile l'umore della gente!) passò
dal favore all'invidia; non solo, fu anche oggetto di sospetto e di
una accusa infamante. Girava voce che egli aspirasse fortemente al
regno, perché non aveva surrogato il collega Bruto e per di più si
stava costruendo la dimora proprio in cima alla Velia: in quel luogo
alto e fortificato sarebbe diventata una sorta di rocca
inespugnabile. Erano dicerie diffuse, credute e infamanti: il console
ne era crucciato e, convocata un'assemblea del popolo, salì sulla
tribuna dopo aver abbassato i fasci. Questa vista fu molto gradita ai
cittadini perché abbassare le insegne del comando davanti a loro
equivaleva a proclamare che la sovranità e l'autorità del popolo
erano maggiori di quelle del console. Il console riuscì ad essere
ascoltato: prese a lodare la sorte del collega che era morto dopo
aver liberato la patria, mentre deteneva la più alta carica dello
stato e per lo stato combattendo, all'apice di una gloria che ancora
non si era trasformata in invidia. Lui invece, superstite alla sua
stessa gloria, era sopravvissuto per diventare oggetto di accuse e di
invidia, per decadere dal ruolo di liberatore della patria al livello
degli Aquili e dei Vitelli. Disse: </i></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>«
Ci sarà, dunque, mai una virtù tanto evidente da non poter esser
offuscata dal sospetto? Proprio me, il più determinato fra i nemici
della casa reale, doveva capitare l'accusa di aspirare al regno?
Anche se abitassi proprio sulla rocca capitolina, potrei credere di
essere causa di apprensione per i miei concittadini? Così fragile è
il mio credito presso di voi? Ed è tanto fragile la mia credibilità,
da rendere il luogo in cui abito più significativo della mia stessa
persona? La casa di Publio Valerio non sarà un ostacolo per la
vostra libertà, Quiriti. Non sarà minacciata dalla Velia la vostra
sicurezza. Non solo non costruirò più in basso la mia casa, ma la
collocherò proprio alle falde del colle, in maniera che voi abbiate
me, cittadino sospetto, sotto di voi. Sulla Velia si costruiscano la
casa coloro ai quali la libertà può essere affidata con meno rischi
che a Publio Valerio. »</i></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>⁴</i></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">Questa
storia non è soltanto esemplificativa del valore e della potenza dei
simboli – e direi anche dei gesti – di un capo di fronte alla
propria comunità, ma anche di una concezione comunitaria fortemente
in antitesi rispetto alla nostra. Commenta infatti Carandini
l'episodio:</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">«
</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>Questa
vicenda indica che </i></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i><b>la
libertà degli antichi riguardava la partecipazione dei cittadini al
governo della città e non il modo di godersi la vita privata, che è
invece caratteristica della libertà moderna</b></i></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>.
Nella vita privata neppure il quasi re Valerio poteva vivere a modo
suo, dovendo attenersi ai costumi sacrali e civili della città. </i></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">»</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">⁵</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">Quella
appena evidenziata non è una differenza da poco, ma qualcosa di
sostanziale. Si potrebbe dire che abbiamo di fronte l'esempio di una
società in cui la libertà si fonda sui Doveri: </span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">in
primis </span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">la
</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>Pi</i></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>etas</i></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">
verso gli Déi e gli antenati, il collante più profondo ed alto
della comunità; poi sul rispetto dello </span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">I</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>us</i></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">,
della legge umana che governa la cosa pubblica in conformità agli
usi e alle tradizioni del popolo</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">.
E a tal proposito segue Carandini:</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">«
</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>Bisognerebbe
che le scuole educassero al mestiere di cittadino, quindi alle virtù
civiche, che consistono principalmente nel pensare con la propria
testa. Per la rinascita della vita civile occorrerebbe ricollegarsi
alla tradizione della libertà repubblicana, quindi a p</i></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>r</i></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>inc</i></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>i</i></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>pi
antichi, a partire dalla libera Repubblica dei Romani.</i></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i><b>
Si tratterebbe di immaginare un risorgimento del patriottismo
repubblicano</b></i></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>.
I valori da ritrovare sono: </i></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i><b>integrità
morale, senso del dovere, coraggio, grandezza d'animo, fierezza,
dignità, competenza, merito, autonomia di giudizio, senso della
responsabilità, capacità d'indignarsi</b></i></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>.</i></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>In
questa prospettiva </i></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i><b>l'accento
del discorso cade</b></i></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>,
insolitamente, </i></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i><b>più
sulla componente “repubblica” che sulla componente “democrazia”
</b></i></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>(la
maggioranza non può violare la libertà). La Repubblica pone
l'accento su un popolo che tiene alla sua sovranità quanto alla
fedeltà alla costituzione e alle leggi. Se l'ethos repubblicano si
fonda infatti sui due doveri, il dovere di essere fedeli alla
Repubblica, alla costituzione e alle sue leggi, e il dovere di
resistere all'esercizio di un potere arbitrario ed enorme, ecco che
la fondazione della libera “cosa pubblica” dei Romani balza
improvvisamente dall'abisso oscuro di un passato estraneo al
proscenio del nostro tempo, come era accaduto alla fine del
settecento e nell'Ottocento. Non è forse nella “cosa pubblica”,
come idea dell'ottimo regime che perdura nei millenni, il presupposto
storico e incancellabile delle conquiste garantiste del nostro tempo?
</i></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">
». </span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">6</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">Pensiamoci
bene: nell'episodio di Valerio e nei commenti </span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">del
Carandini</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">,
non ritroviamo forse le stesse tematiche affrontate dal
corporativismo e dalla socializzazione </span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">durante
il secolo scorso</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">?
Non è forse lì, nelle virtù civiche e comunitarie, nell'importanza
dei simboli </span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">e
del culto</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">,
nello stretto legame che collega ogni singola parte della società e
la rende cellula attiva di un organismo più grande, che </span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">possiamo
individuare la stessa tensione ideale</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">?
Perché, </span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">come
sottolinea più volte Gianluca Passera nel suo libro,</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">
non dobbiamo mai dimenticare che corporativismo e socializzazione
sono qualcosa di più </span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">che</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">
semplici tentavi volti a scardinare l'impalcatura liberale o
comunista dell'economia e della società. Travalicano oltre, cercando
di formare un tipo d'</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">U</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">omo
nuovo, </span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">nel
contesto caotico, rapido, in continuo divenire della modernità. E
quale miglior strumento se non il Lavoro – inteso </span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">latinamente</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">
</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">non
come </span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>Labor</i></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">
(fatica, sforzo, pena, travaglio), ma come </span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>Opus
</i></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">(opera,
costruzione, edificazione)</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">
tanto </span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">nella
sua</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">
a</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">ccezione</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">
manuale e fisica, quanto </span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">in
quella </span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">intellettuale
e speculativa – per tentare di spiritualizzare la vita attiva
dell'Uomo? Quale miglior </span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">terreno</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">
</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">d</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">ell'officina,
</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">d</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">ella
fabbrica, </span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">d</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">el
campo, </span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">de</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">lla
stalla, </span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">d</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">egli
uffici, </span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">degli
studi,</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">
</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">per</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">
</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">far
riconoscere </span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">agli
uomini,</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">
</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">nei
più semplici gesti che portano alla produzione di un macchinario,
all'accrescersi di un frutto, alla creazione di un opera d'arte, </span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">il
sentimento di partecipazione a qualcosa di più ampio</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">?
</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">Ed
è qui, nella propria specificità che si connette alle altre e nel
comune sforzo, opera e crea, che alberga la scintilla divina d'ogni
Uomo. </span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">Ecco
allora come tanto il corporativismo, quanto la socializzazione, si
dimostrano figli di una concezione dell'Uomo e della Società le cui
origini sono indissolubilmente legate a quelle dell'antica Roma,</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">
ad una spiritualità che si misura giornalmente nella fatica,
nell'azione, nella partecipazione attiva all'agone della vita.</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">
</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">Potremmo
forse azzardarci a sintetizzare dicendo che sono la r</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">iproposizione
di una visione </span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">Romana</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">,
totalizzante e partecipativa, dell'Uomo nell'ambito comunitario
attraverso il lavoro. </span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">Qui
va ricercato il seme di una sincera rinascita, di un nuovo
Risorgimento </span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">c</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">he
abbia come obbiettivo</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">
– </span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">citando
ancora Carandini – quello </span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">di
«</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">
</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">d</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>urare
nel mutamento, trasformarsi nella tradizione »</i></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>⁷</i></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>
</i></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">proprio
come ogni </span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">sana
</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">società
deve inevitabilmente fare.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: right;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>Sandro Righini</i></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 12pt;">NOTE</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe width="320" height="266" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/Wxyr6i4pdNk/0.jpg" src="https://www.youtube.com/embed/Wxyr6i4pdNk?feature=player_embedded" frameborder="0" allowfullscreen></iframe></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">1
- </span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">2
-
<a href="http://gsavser.blogspot.it/2016/09/rivoluzione-sociale-intervista-sul.html">http://gsavser.blogspot.it/2016/09/rivoluzione-sociale-intervista-sul.html</a></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">3
– Gianluca Passera, <i>La nobile impresa. La socializzazione:
storia di un'ottima idea maledetta dalle ipocrisie degli eventi e
dell'economia, </i>Il Cerchio, 2015, pag. 292</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">4
– Tito Livio, <i>Ab Urbe Condita libro I°, </i>Newton, pag. 159</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">5
– Andrea Carandini, <i>Res Publica. Come Bruto cacciò l'ultimo Re
di Roma,</i> Rizzoli, 2011, pag. 77</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">6
– Andrea Carandini, <i>op. cit.,</i> pag. 147</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia, serif; font-size: 14pt;">7
– Andrea Carandini, </span><i style="font-family: Georgia, serif; font-size: 14pt;">Sindrome Occidentale. Conversazione fra un
archeologo e uno storico sull'orgine a Roma del diritto, della
politica e dello stato, </i><span style="font-family: Georgia, serif; font-size: 14pt;">Il Melangolo, 2007, pag. 83</span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/06795754012146158496noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6910423129426372825.post-88046499514820314182016-12-24T06:22:00.001-08:002016-12-30T08:36:24.507-08:00BUON RISORGIMENTO - Maria Cipriano<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Il
bosco è l'ultimo rifugio del Ribelle, spiegava mirabilmente Ernst
J<span style="font-family: "georgia" , serif;">ü</span>nger in uno dei suoi più
famosi libri. Ma esso non è soltanto un rifugio, è un centro
propulsivo. È il luogo incontaminato onde ricercare e ritrovare il
contatto con le forze originarie, primigenie, le sole capaci di dare
il giusto impulso agli uomini per gettare le basi un nuovo ordine,
laddove si sfaldano le membra di una società morente e predominano
il caos, l'ingiustizia, la tirannia. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">La
via della macchia è però una via impervia. Se non attrezzati e
pronti si finisce per esserne inesorabilmente risucchiati. Non si
possono calcarne impunemente i sentieri senza aver ben chiaro il
percorso da fare. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Dovevano
conoscerlo i nostri Carbonari, l'eroica ed umile fratellanza che sta
alla base di tutto il nostro Risorgimento. Eroica perché capace di
sfidare avversari ben più numerosi e forti, incurante di
persecuzioni, sentenze di morte ed esili, protesa al raggiungimento
del suo obbiettivo con la stessa tenace ostinazione che
contraddistingue ogni genuino boscaiolo. Umile perché operante
nell'ombra, schiva di riconoscimenti, riservata e paga di compiere il
suo Dovere senza altro richiedere. Talmente umile ed attenta a non
lasciare tracce, che ancora oggi è assai difficile raccontarne la
storia, visto che il riserbo e la segretezza che da sempre l'hanno
avvolta a mala pena permettono di gettare un timido sguardo su di
essa. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Ci
prova la nostra assidua e fedelissima Maria Cipriano, con questo suo
appassionante articolo. Articolo che stimola il lettore, lo
incuriosisce e lo addentra nel folto di un “mistero storico” su
cui ancora molto vi è da scrivere.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Ma
questo articolo vuol essere anche un augurio e un monito. Per tale
motivo lo pubblichiamo in concomitanza di queste feste solstiziali e
natalizie, unendo così le origini Romano-Italiche e la novità
Cristiana fuse all'interno della Carboneria stessa. L'augurio è che
come dal nero e povero carbone, rigido e apparentemente morto,
risplenda ancora l'aurea e danzante fiamma, luce di nuova vita per
l'Italia intera. Un monito affinché i figli di questa magnifica
terra non dimentichino mai i loro eroici ed umili predecessori.</span></span></div>
<div align="right" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 12pt;"><i>Sandro
Righini</i></span></span></div>
<div align="right" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 12pt;"><i><br /></i></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div align="right" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 12pt;"><i><br /></i></span></span></div>
<br />
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><i>Che
le luci della Carboneria possano guidare gli italiani di buona
volontà sul cammino della salvezza individuale, e adornare
spiritualmente l'Albero e il Presepe delle antiche tradizioni
Italiche che riportano a Roma, principio e fine dei nostri destini.
Che il Natale dell'Italia e di voi tutti, che amate la Patria e
soffrite per essa, possa essere il natalizio dell'eternità .</i></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
</div>
<div align="right">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><i>M.C.</i></span></div>
<div align="right">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><i><br /></i></span></div>
<div align="center">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 20pt;"><b>BUON
RISORGIMENTO</b></span></span></span></div>
<div align="center">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 20pt;"><b><br /></b></span></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjajLOjTMdnHW14QKgf5cmEZ6dyEUoNPD6XbeKdeXrKY1zHwe36avjhaBBAvKStZpdye7OKjfxKsR4A5jIQZMfY9B2FBZkbK8TvqpjTBAy5d4adK2xDHQF1jLFQ13QPnIFQ_ntx2oPjwXBg/s1600/italia+domina.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjajLOjTMdnHW14QKgf5cmEZ6dyEUoNPD6XbeKdeXrKY1zHwe36avjhaBBAvKStZpdye7OKjfxKsR4A5jIQZMfY9B2FBZkbK8TvqpjTBAy5d4adK2xDHQF1jLFQ13QPnIFQ_ntx2oPjwXBg/s400/italia+domina.jpg" width="298" /></a></div>
<div align="center">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 20pt;"><b><br /></b></span></span></span></div>
<div align="center">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 20pt;"><b><br /></b></span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">La
sera del 18 agosto 1815, alla presenza dell'arcigno imperatore
austriaco Francesco I, illuso di colonizzare facilmente la
Lombardia, il Veneto e le altre numerose terre vilmente sottratte
alla morente Venezia, venne rappresentata per la prima volta al
Teatro Re di Milano la tragedia “Francesca da Rimini” di Silvio
Pellico, che, come molte altre opere del tempo, celava strofe
sovversive-patriottiche. Quando il primo attore recitò l'apostrofe
all'Italia (<b>Italia mia, combatterò se oltraggio ti muoverà
l'invidia! Polve d'eroi non è la polve tua?</b>) un fremito
attraversò il teatro, la gente cominciò ad applaudire, a gridare, a
levarsi in piedi inneggiando alla Patria, nello sgomento generale
degli austriaci che occupavano sempre impettiti le prime file della
platea: una scena che si sarebbe ripetuta infinite volte un po'
dappertutto negli anni a venire, causando interventi della forza
pubblica, arresti, incidenti, sgomberi di teatri, indignazione negli
occupanti. Il prim'attore fu subito convocato dalla Polizia,
redarguito, minacciato del carcere a pane e acqua, e la strofa
definitivamente censurata.</span></span></div>
<div align="center">
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Questa
fu l'Italia che fece il Risorgimento, levatasi a sfidare i potentati
stranieri sfruttatori e gli altri meschini sovrani a loro ascritti e
asserviti assieme ai degeneri italiani che li sostenevano. Un'Italia
che osò insorgere e risorgere proprio quando, con la Restaurazione e
il Congresso di Vienna, tutto sembrava morto, ogni speranza spenta, e
la pietra tombale fissata definitivamente dalle potenze europee e dai
loro sordidi maneggi sul corpo piagato dell'infelice Patria. Fu
allora che dal buio della “foresta percorsa dai lupi”(per usare
una famosa espressione carbonara) un lucignolo fece luce nelle
tenebre, un sentiero si appalesò agli smarriti italiani, una
traccia, un segnacolo di speranza chiamò a sé gli afflitti,
rinfondendo energie, rianimando le forze esanimi e abbattute,
offrendo una metaforica capanna di legno sormontata da una croce (uno
dei simboli carbonari) come riparo, una congrega di fratelli (anzi di
“buoni cugini”, questa l'espressione carbonara) come famiglia, un
insieme di simboli, di formule e di riti (piuttosto modesti per la
verità, quelli carbonari, ispirati all'antica Roma e al mondo
agreste-boschivo) in cui riconoscersi e trovare, come da un sacro
mantra iniziatico e misterioso, come da un'incessante preghiera, la
forza interiore, fisica e morale, per reagire alle forze del male
votandosi al sacrificio di sé, così come Cristo- che è il primo
carbonaro- si votò alla morte. Fu, questa, la Carboneria. Essa non
fu molto altro di codesta disarmante semplicità e chiarezza di
moventi e di traguardi, rigorosi e severi, che attrassero a sé come
una </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 14pt;">calamita,
nonostante l'arduità estrema dell'impegno richiesto, adepti di tutte
le regioni, arrivando fin là ove pareva impensabile arrivare: dentro
le file dell'esercito borbonico e di quello sabaudo, le due compagini
militari più numerose e più importanti dell'Italia di allora.</span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">In
particolare, la familiarità di rapporti che intercorreva fra il Re
Sabaudo e le sue fedelissime truppe, unita all'affabilità del
giovane erede al trono Carlo Alberto che viveva si può dire in
simbiosi e direi in amicizia con esse, pur stretto nella morsa
soffocante dell'austriacantismo del Re Carlo Felice suo zio,
consentirono di far giungere fino alle sue principesche orecchie il
grido di dolore che da tutta l'Italia si levava, invocante la
libertà, che era liberazione dallo straniero, Costituzione,
unificazione, progresso di leggi e di costumi, limitazione e freno
allo strapotere della Chiesa. Il merito indiscutibile di Carlo
Alberto fu quello di recepire e di ascoltare, ch'era già molto, cose
ch'era inconcepibile anche solo pensare, al punto che la regina
Cristina, moglie di Carlo Felice, sbottò scandalizzata: <i>“Carlo
Alberto dice cose</i><i><b> </b></i><i>tanto</i><b> </b><i>strane,
parla che mi</i><i><b> </b></i><i>sembra pazzo o ubriaco</i>.”
Sappiamo che per questo fu allontanato da Torino, minacciato d'essere
diseredato, sospeso dalle sue prerogative, forzato a ritrattare per
essere poi riammesso penitente a Corte al cospetto di uno zio furente
che non tollerava neanche si pensassero certe cose, figuriamoci
parlarne! </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Ma,
prima di arrivare a Carlo Alberto, prima di arrivare al fatidico
1848, e al passaggio epocale del Ticino da parte delle truppe
piemontesi che dette la svolta tanto attesa alla Storia d'Italia con
le indimenticabili giornate della 1a guerra d'indipendenza (guerra
che fece accorrere in Piemonte l'incaricato inglese a supplicare il
Re sabaudo di desistere da quella pazza impresa contro l'Austria che
era un suicidio), ebbene, prima d'allora, la Carboneria ne aveva
fatta tanta di strada da sé sola, con il coraggio e la temerarietà
che le erano proprie. Passando di fallimento in fallimento, cadendo e
inciampando davanti al Golia che aveva davanti, rialzandosi ogni
volta, incurante dei dolori e delle fatiche, di mille spietati
interrogatori tesi a estirpare i suoi riposti intendimenti, essa,
dilagando da una parte all'altra della penisola senza che alcuno
potesse fermarla, pose le premesse inamovibili della Vittoria
smuovendo le acque stagnanti, mettendo in subbuglio tutte le Polizie,
sbalordendo, impaurendo, esasperando i suoi cacciatori che, armati di
tutte le armi, mai riuscirono a spuntarla contro le due armi
infallibili <b>della sua fede e della sua segretezza.</b> Una fede e
una segretezza a tal punto pervicacemente conservate, al contrario
della Massoneria che amava mettersi in mostra, che un alone di
mistero, di paura, un senso di timore come di fronte a un arcano
dissepolto da ignote profondità, ancor oggi suscita soggezione in
chiunque per davvero voglia indagare a fondo i suoi meandri e le sue
introvabili origini. Di cui poco o nulla si sa, e, quel poco, è già
bastante a presentarci una società segreta rigorosamente autoctona,
italico-Romana di sangue e di suolo, nonostante si sia tentato di
spacciarla per una filiazione della Massoneria, da cui profonde
differenze la dividono, anche se non di rado, proprio a testimoniare
il buio in cui brancolavano i segugi dell'assolutismo, le due società
venivano confuse, sembrando logico che la Carboneria non potesse che
esser gemella della Massoneria, la quale era ben nota ai governi, e
verso essi sempre innocua e deferente, cosicché alcuni dicevano che
per accidente se n'era staccata una costola, disobbediente, che aveva
come scopo la sovversione violenta dell'ordine costituito. Ma questo
era semplicismo storico, una scorciatoia presa da chi non sapeva
darsi ragione dell'improvviso emergere di un fantasma in carne e ossa
che predicava con irriducibile ostinazione l'indipendenza e Unità
della Patria: la Patria rappresentata come l'addolorata Madre che “ha
per manto il mare e per scettro altissimi monti”, di cui i
carbonari riproponevano le desolate raffigurazioni che nel corso dei
secoli, dalla caduta di Roma, ne erano state date, di vedova
derelitta di Cesare, coi figli orfani e calpesti. Ora questi figli
però inspiegabilmente risorgevano dandosi nomi Romani e
presentandosi con un pugnale in mano, cospiratori e occulti
pianificatori di trame rivoluzionarie, per attuare senza tante
perifrasi quella che poteva definirsi a tutti gli effetti</span></span><b style="font-family: Georgia, serif; font-size: 14pt;">lotta
armata, vera e propria insurrezione. </b><span style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 14pt;">Questa fu la Carboneria.
Avverso cui si scatenò una spietata caccia all'uomo in tutta
Italia. Avverso la quale i sovrani e le Polizie si tennero in
contatto reciproco con continui abboccamenti e riunioni, onde venirne
a capo, ma il capo non si trovava. Per ragioni di sicurezza, infatti,
</span><b style="font-family: Georgia, serif; font-size: 14pt;">la veneranda e sacra congrega patriottica</b><span style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 14pt;"> da cui nacque il
nostro glorioso Risorgimento, una volta raggiunta una certa
estensione territoriale, il che avvenne quando dal mezzogiorno,
ov'era nata, dilagò nello Stato Pontificio, preferì frammentarsi,
mentre, per facilitarne la strada, altri raggruppamenti minori
sorgevano a sua imitazione, il che compromise la sua originaria
struttura gerarchica unitaria che non resse al moltiplicarsi delle
“</span><b style="font-family: Georgia, serif; font-size: 14pt;">vendite carbonare” </b><span style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 14pt;">praticamente</span><b style="font-family: Georgia, serif; font-size: 14pt;"> </b><span style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 14pt;">in</span><b style="font-family: Georgia, serif; font-size: 14pt;"> </b><span style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 14pt;">ogni
luogo, rendendo la comunicazione sempre più difficile, complicata e
rischiosa. Se da una parte ciò compromise l'efficacia concreta dei
risultati rivoluzionari a livello nazionale, dall'altro generò un
labirinto localistico in cui i segugi dell'ancien regime non
riuscirono mai a trovare né l'entrata né l'uscita, nonostante essi
stessi fondassero società segrete rivali di stampo retrivo da
opporre a quella, dove gente senza scrupoli, spesso veri e propri
criminali, avevano ricevuto ordini precisi di uccidere e disperdere
anche solo i semplici sospetti di appartenere a </span><b style="font-family: Georgia, serif; font-size: 14pt;">“quell'infame</b><span style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 14pt;">
</span><b style="font-family: Georgia, serif; font-size: 14pt;">setta”</b><span style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 14pt;">, versando “</span><b style="font-family: Georgia, serif; font-size: 14pt;">fino all'ultima goccia di sangue di
quei rettili</b><span style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 14pt;">” senza riguardo alcuno al pianto dei vecchi, dei
bambini e delle donne.</span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Il
fatto che le insurrezioni carbonare, pur generando un gran clamore e
un grande allarme, non giungessero mai a segno, essendoci sempre
qualcosa che le intralciava, non indebolì la Carboneria, che anzi si
fortificò da esse, moltiplicando i suoi adepti, propagandosi nei
luoghi più impensati, e soprattutto avvicinando il popolo, che
cominciò a simpatizzare e collaborare, fiancheggiando le azioni,
facendo da supporto, da aiutante, da trasportatore di ordini e
messaggi cifrati, nascosti nei cesti della biancheria, dentro le
stalle, nelle gerle, dentro fodere cucite, e, perfino, nelle scarpe.
I messaggi della<b> sovversione</b> <b>carbonara </b>eccitavano gli
animi,<b> </b>riscaldavano il cuore,<b> </b>accendevano la fiamma<b>
</b>del<b> </b>patriottismo e della libertà dando corpo di realtà a
traguardi considerati prima impossibili. Era tutto un popolo fatto di
nobili, preti, notai, dottori, professori, impiegati, artigiani,
studenti, ufficiali, soldati, commercianti e contadini, che mettendo
a repentaglio i beni e la vita e a rischio le famiglie, cospirava per
l'Italia, giurando di abbattere i tiranni e cacciare gli stranieri
dal sacro suolo, e, quanto più s'ingrossava, tanto più spargeva
fiducia e speranza attorno a sé, cosicché chiunque poteva imparare
ad amare la Patria, sentendosi accresciuto di stato, risorto a una
coscienza nuova, poiché la Carboneria era <b>fratellanza di sangue e
discendenza Romana</b>, e dunque anche uguaglianza e progresso
sociale, riscatto ed emancipazione dalla miseria. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Il
21 maggio del 1817 Gioacchino Papis, maestro dell'Alta vendita di
Ancona, segretamente scriveva al conte Cesare Gallo di Osimo, maestro
dell'Alta Vendita di Macerata: “<i>Siate dunque attivo giacch</i><i>é</i><i>
se mai l'occasione è stata propizia, lo è certamente in questi
tempi in cui la ben giusta indignazione popolare ci favorisce, e le
notizie che ci pervengono ci assicurano di riuscire nell'intento.”
</i>Chiaramente intendeva riferirsi a un'insurrezione, che questo era
lo scopo della Carboneria: la ribellione a mano armata.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Mentre
i massoni, finemente vestiti, tutti ordinati coi loro candidi
grembiuli, ligi a rigidi riti formali, non muovevano un dito, paghi
di stare nel loro Tempio aristocratico e conservatore, aulico e
astratto, simbolicamente perfetto, staccato dal mondo, ove parlar di
teorica pace e fratellanza sotto l'egida del grande architetto
dell'universo, i carbonari erano invece nel mondo, vestiti dei suoi
umili panni, in continuo movimento e patimento dei suoi dolori e
delle sue diuturne prove, immersi fino al collo nella lotta. Un
<b>Maestro terribile</b> attendeva gli iniziati per avvertirli della
durezza delle prove a cui sarebbero andati incontro al fine di poter
raggiungere i gradi più alti (le luci) del firmamento carbonaro.
Mentre i massoni disdegnavano ciò che non rientrava nelle loro
asettiche simmetrie, guardandosi bene dal gettarsi nella mischia e
mescolarsi al popolo straccione e ai suoi bassi problemi, i carbonari
erano invece asimmetrici e rivoluzionari, arrischiandosi in continui
assalti per sradicare la coriacea impalcatura dell'oppressione,
pagando di persona, ammirati dal popolo, che spesso assisté alle
retate della polizia a loro danno, le quali non si contano e di cui
non si ha nemmeno compiuta notizia. Proprio l'insurrezione di
Macerata del 1817 cui si riferiva il Papis, si risolse in un
disastro: prevenuti dalle spiate di informatori che quasi sempre per
miseria, fame o alla vista di orride torture si vendevano, i
rivoltosi raccoltisi nottetempo alle porte della città si
ritrovarono soli, senza il concertato raduno di forze dalla città
stessa e dalle contrade vicine. Uno dei convenuti per rabbia sparò
due colpi di fucile contro la sentinella, che dette subito l'allarme.
Riuscirono a fuggire nei campi ove c'era sempre pronto un riparo, ma
il giorno dopo, alla vista delle migliaia di volantini inneggianti
all'insurrezione sparsi con la complicità di tutte le contrade lungo
un'ampia porzione di territorio, scattò furibonda la reazione della
Polizia: centinaia e centinaia furono gli arrestati, di ogni ceto e
provenienza, tra cui il Papis medesimo e il conte Gallo, condannati a
morte, poi all'ergastolo, e infine, per l'amnistia del nuovo Papa,
liberati dopo tredici anni di ferri trascorsi nel lugubre forte di
Civita Castellana in provincia di Viterbo. Li attendeva, fuori,
l'asfissiante sorveglianza della Polizia o l'esilio. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Proprio
lo Stato Pontificio, nelle cui 20 provincie (5 legazioni governate da
un cardinal legato e 15 delegazioni governate da un monsignore
delegato) la Carboneria velocemente dilagò, aveva conosciuto, ancor
prima dell'insurrezione fallita di Macerata, processi sommari con
centinaia di esecuzioni pubbliche di carbonari lasciati a penzolare
dalle forche in bella vista sotto il “paterno” governo del Papa e
del suo fido esecutore il cardinale Agostino Rivarola, detto “il
prete della morte”, le cui brutali repressioni sono passate alla
storia. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Un
delitto era anche solo sussurrare “Viva l'Italia”. Proibita la
stampa, la parola, l'associazione, la libera circolazione, la censura
imposta ovunque, la tortura una regola comune. Scriveva il pio uomo
<b>monsignor Luigi Martini</b>, una volta al sicuro nella pace del
Regno d'Italia che a lui doveva sembrare un paradiso: <i>“Un gesto,
una parola, un atto imprudente, un'inimicizia occulta potevano a ogni
momento nuocere a un cittadino onesto, e la polizia e i suoi sbirri
pedinarlo, chiudergli l'accesso agl</i>i <i>impieghi, entrare in casa
sua a qualsiasi ora, intercettargli la posta, arrestarlo e
trattenerlo in carcere come e quanto volessero, insultandolo,
angariandolo, e impedendogli anche la visita delle persone più care,
oppure intimargli di lasciare il</i> <i>luogo natìo entro 24 ore</i>.”
Martini ebbe il torto di trattare i cospiratori con umanità, di
comprenderli nel loro ardente amor di Patria, considerandolo non in
disaccordo con la religione, ebbe il torto di assistere amorevolmente
i condannati, definendo la loro morte un martirio. Sospettato e
allontanato dagli austriaci nonché fortemente inviso a molti membri
della Curia, la resa dei conti con la Chiesa non tardò a colpirlo
anche dopo l'unificazione d'Italia, quando fu allontanato dai sui
uffici e messi all'indice i suoi scritti. Era il destino comune a
tutti gli uomini di Chiesa che, seguendo la lezione di San Tommaso
d'Aquino, intendessero conciliare l'amor di Patria con la religione
cristiana. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Eppure
proprio questa fu la caratteristica della Carboneria, il contenuto
psicologicamente vincente che attrasse gli italiani di allora: <b>il
connubio fra Cristo e la</b>
<b>Romanità</b>.
Non, si badi bene, tra la Chiesa e la Romanità, bensì fra Cristo e
la Romanità, che è cosa ben diversa: un legame inedito al quale
sarebbero da dedicare ulteriori approfondimenti di studio e di
analisi, cui per ragioni di spazio mi è d'obbligo soprassedere, e a
cui posso solo accennare, essendo, questo legare il Cristo alla
Romanità, uno strapparlo alla Chiesa, un suo liberarlo dalla Chiesa
e dai racconti canonici della Chiesa. I complicati intrecci,
piuttosto ardui da sbrogliare, delle misteriose origini della
Carboneria e del suo <b>mitico
fondatore San Teobaldo</b>,
raccontate in diverse varianti da studiosi diversi, non sono ancora
stati convintamente chiariti dagli storici, cosicché,
ai giorni nostri, correttamente la storiografia ammette quasi
all'unanimità di non sapere quando, come, e dove nacque la
Carboneria né chi fosse San Teobaldo. Noi conosciamo solo qualche
brandello di questa storia, possediamo qualche documento (molti sono
da considerarsi apocrifi), qualche racconto fatto da terzi (non
sempre attendibile), i resoconti di Polizia: ma non basta. Sappiamo
che la Carboneria fu antifrancese e nondimeno i francesi, nei pochi
decenni in cui furono in Italia, cercarono di appropriarsene ai loro
scopi, anche dopo la caduta di Napoleone, poiché essa parlava di
libertà, di giustizia e di indipendenza, e dunque essi volevano
farla apparire come cosa loro, in modo da non intaccare il potere
francese in Italia e anzi rafforzarlo, onde insediare un Bonaparte
come Re d'Italia: un piano che non riuscì. Sappiamo poi che
Carboneria e Massoneria non coincidono, anche se alcuni simboli
(pochi, per la verità) sembrano copiati da quest'ultima, e nondimeno
sappiamo che un certo numero di massoni uscì dalla Massoneria per
entrare nella Carboneria, ove si predicava e faceva tutt'altro: il
sacrificio e il martirio per la Patria, come ampiamente dimostrato
con le sue immani sofferenze dal conte Federico Confalonieri, ex
massone. Sappiamo anche che Teobaldo è con ogni probabilità una
figura storica (nella storia ufficiale se ne conoscono non meno di
una trentina), ma le troppo facili biografie che ne sono state fatte,
che lo collocano ora qui ora lì, in questa o quell'altra epoca, non
risultano punto attendibili. Sappiamo anche con ragionevole certezza
che le vendite carbonare erano una realtà e non solo un'immagine
metaforica, dunque trattavasi di una congrega nata nei boschi siti in
luoghi impervi privi di strade ove si usava l'accetta per farsi largo
(e l'accetta è infatti simbolo sacro della Carboneria), ove si
lavorava il carbone e lo si rivendeva in apposite baracche, dette
vendite, il che avveniva nel mezzogiorno, in particolare in Calabria,
e infatti Teobaldo è nome molto antico di origine greca. Questo
sappiamo, che è poco per uno storico. Si può supporre- come io
suppongo- che il Teobaldo in questione sia fuori dalla storia
ufficiale: che fosse un fuggitivo, un uomo colto, facilmente un
religioso, perseguitato per motivi politici e religiosi che trovò
rifugio in tempi remoti con altri compagni presso gli umilissimi
carbonari. Da qui il sovrapporsi di riti e simboli (i simboli </span></span><span style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 14pt;">cristiani
e romani accanto a quelli del lavoro tipico dei carbonari), da qui la
connotazione fortemente mistica e altresì politica della Carboneria,
volta alla salvezza e al riscatto della derelitta Patria da tiranni e
stranieri.</span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Ma
ciò che sappiamo, e più di tutto conta e riempie i nostri vuoti,
ciò che sappiamo con assoluta certezza e ci riempie di orgoglio e di
forza, è che la via del Risorgimento è lastricata del sangue e del
sacrificio dei carbonari. Prima di Mazzini e di Garibaldi (che
peraltro da giovani furono carbonari anch'essi), prima di Carlo
Alberto e di Cavour, prima delle tre guerre d'indipendenza e delle
grandi insurrezioni che conosciamo (di Milano, di Palermo, di
Bologna, di Napoli, di Venezia, di Messina) sono il sangue e i
patimenti dei carbonari che hanno fatto l'Italia, è stato il
coraggio dei carbonari a preparare con la sua accetta la strada nella
buia foresta percorsa dai lupi, e su questo sangue coscientemente e
volontariamente versato a imitazione di Cristo, su questo sangue
spesso ignoto e dunque più sacro e prezioso ancora, su questo sangue
purissimo di tanti sconosciuti italiani di ogni ceto, età e
provenienza, poggia l'Unità d'Italia, ciò che siamo, ciò che
dobbiamo essere e continuare a essere, a dispetto di ogni reietto
invasore e traditore: una roccia per sempre.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><b><br /></b></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><b>Maria
Cipriano</b></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/06795754012146158496noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6910423129426372825.post-77956040793851350912016-12-03T05:15:00.001-08:002016-12-03T05:15:09.118-08:00La Rivista del Bottino. Intervista a Marco Allasia<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>Questa
intervista nasce </i></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>dal</i></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>la
volontà di presentare ai nostri lettori un libro di memorialistica
sulla II</i></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>ª</i></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>
Guerra Mondiale</i></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i><b>
</b></i></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>scritto
da Guido Allasia, </i></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>classe
1921, volontario negli alpini e poi aderente alla R.S.I. Il libro di
colui che viene giustamente definito dal curatore dell'edizione,
Federico Prizzi, “il Guareschi Repubblicano”, è un volume
postumo (Guido è morto nel 2001) la cui pubblicazione è stata
fortemente voluta dal figlio Marco. A lui il nostro sodale Francesco
Preziuso ha posto una serie d'interessanti domande</i></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>
con l'obbiettivo non solo di stimolare i nostri lettori ad immergersi
tra le pagine di questo prezioso testo, ma anche di gettare un
ulteriore sguardo su un pezzo di storia italiana per troppo tempo
nascosto nell'ombra.</i></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="right" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>Gruppo
di Studio AVSER</i></span></span></div>
<div align="right" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjmvvuteYe_7JWtMGQtUznXkIA6nsQPujISsHJVFEidUKPo8RlgCrMjT7MzbdXj5kLcPF3yOEDr3JxrgC4bRt4sazkZYZ7_AYwOHJXKCFGXSlbhHJdaA7gQN5q9bLhhTL2Pr03kLbaS5-if/s1600/allasia+1+La+Rivista+del+Bottino.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjmvvuteYe_7JWtMGQtUznXkIA6nsQPujISsHJVFEidUKPo8RlgCrMjT7MzbdXj5kLcPF3yOEDr3JxrgC4bRt4sazkZYZ7_AYwOHJXKCFGXSlbhHJdaA7gQN5q9bLhhTL2Pr03kLbaS5-if/s320/allasia+1+La+Rivista+del+Bottino.jpg" width="198" /></a></div>
<div align="right" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><b>1)
Per prima cosa vorremmo chiederle come e quando nasce in suo padre
l'idea di scrivere questo libro?</b></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">Si
tratta, in verità, non di un libro vero e proprio, bensì di una
specie di taccuino di ricordi dedicato ai commilitoni che mio padre
scrisse una volta andato in pensione. In realtà in origine non era
destinato a un vasto pubblico e mio padre ne fece girare qualche
fotocopia tra gli amici. Era desiderio di mia madre che vedesse la
luce come un libro. Sono riuscito a realizzare questo desiderio
grazie all’amico Federico Prizzi che cura una collana della
NovAntico Editrice, solo dopo che entrambi i miei genitori sono
passati nel Silenzio Solenne.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><b>2)
Può spiegare a coloro che non hanno ancora letto il libro l'origine
e il significato del titolo </b></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i><b>“La
rivista del bottino”</b></i></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><b>?</b></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">Mi
pare che questo sia ben spiegato nell’introduzione di Federico
Prizzi e nella premessa, ovvero si tratta di un vocabolo del gergo
militare che definisce l’inventario del materiale fornito dallo
Stato e di cui il militare deve rispondere fino alla riconsegna alla
fine del servizio (chi ha fatto il militare lo sa bene). Mio padre ha
raccontato i suoi sessanta mesi di </span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>naja</i></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">
dando conto degli eventi accaduti, in modo anche ironico ed
umoristico ed evitando volutamente considerazioni di tipo politico,
quasi si trattasse di rendicontare le dotazioni ricevute.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><b>3)
Per suo padre la scelta di partire volontario per il fronte fu
avvalorata dall'appoggio materno. Quanto fu determinante in ciò il
clima familiare e quali valori gli erano stati trasmessi?</b></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">Mio
padre era figlio di un ufficiale del Genio che combatté nella Prima
Guerra Mondiale e che, per un caso, fu tra i primi sette ufficiali ad
entrare in Trieste libera: mio nonno Mario, infatti, a fine guerra
venne mandato in ricognizione su una macchina scoperta dotata di
bandiera bianca con altri sei colleghi per vedere fin dove si fossero
ritirati gli austriaci: si ritrovò inaspettatamente a Trieste. Lì
conobbe mia nonna, discendente da una famiglia storica di Cortina
d’Ampezzo, che aveva sentimenti irredentistici. Se a questo clima
familiare assommiamo quella che fu l’educazione che poté ricevere
dalle istituzioni del tempo, credo si possa così avere un quadro
completo.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><b>4)
Facendo un confronto con gli attuali modelli educativi si evidenziano
notevoli differenze. Secondo il suo parere quali sono i motivi di un
così progressivo cambiamento?</b></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">Bella
domanda! Qui, però ci vorrebbe una vita per rispondere, tanti e tali
sono gli argomenti che si potrebbero portare per sottolineare le
differenze. Diciamo semplicemente che mentre al tempo esisteva
un’educazione familiare, che ormai si è smarrita, e poi
un’educazione scolastica, ora gli insegnanti devono appena iniziare
ad educare i bambini alle buone e sane abitudini che una volta
venivano, appunto, dall’educazione familiare. Il clima
dell’educazione nelle famiglie e anche scolastica risentiva,
inoltre, del </span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>pathos</i></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">
patriottico risorgimentale: ricordiamo che la stessa Prima Guerra
Mondiale era considerata la Quarta Guerra d’Indipendenza nazionale.
Poi venne uno, Mussolini, che provò, una volta fatta l’Italia, a
fare gli Italiani, per concludere amaramente che “governare gli
Italiani non è difficile, è inutile”. Tuttavia dobbiamo rilevare
che l’educazione impartita durante quegli anni tramite istituzioni
quali il Ministero dell’Educazione Nazionale (è importante
cogliere la differenza anche nel nome con l’attuale Ministero della
Pubblica Istruzione…) è rimasta nel tempo anche dopo il 1945;
infatti molti politici formatisi allora, portavano con sé comunque
una formazione che si è proiettata inerzialmente negli anni
successivi, sebbene poi questi abbiamo mutato le proprie idee ed
ideali. Inoltre si dovrebbe aggiungere che mentre ante 1945 vi era
spazio per tutto ciò che fosse spirituale e non semplicemente
sentimental-religioso o materialistico, l’impronta imposta dai
vincitori e da noi successivamente subita fu proprio con le
caratteristiche di una vacua sentimentale religiosità, ora scaduta
in un ancor più vuoto buonismo e in una forma di astratto
intellettualismo con le stimmate del materialismo più gretto ed
ottuso.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><b>5)
Le chiederei, se possibile, di specificare meglio la differenza che
intercorre tra </b></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i><b>spirituale</b></i></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><b>
e </b></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i><b>sentimental-religioso</b></i></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><b>?</b></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">Un’altra
bella domanda cui rispondere non è facile! Beh, per prima cosa
dobbiamo dire che non è possibile definire astrattamente lo
spirituale. Sarebbe necessario percepirlo, praticando un’ascesi che
conduca a ciò partendo dal pensiero ordinario di cui chiunque
dispone e superandolo nell’attività pensante. In questo senso
esiste la Via del Pensiero che Massimo Scaligero ha indicato nei Suoi
libri. Un’opinione, in quanto tale, è “remota del perfetto”,
come si potrebbe dire rammentando l’insegnamento del Canone
buddhista. Non bisogna confondere un’opinione di natura religiosa
che non supera l’ambito personale con lo spirituale che appartiene
a tutti. Per rispondere compiutamente a questa domanda però, è
necessario che la domanda non esprima mera curiosità ma una reale e
intensa volontà di conoscenza; e le indicazioni non potrebbero non
essere tali che portino l’“aspirante”, per così dire, da se
stesso al livello in cui si è a ciò che di universale sta nel cosmo
e, in considerazione dei tempi, in modo che l’approccio non sia
meno scientifico di quanto si richiederebbe in qualsiasi altro campo
dello scibile, sebbene il l’oggetto di questa conoscenza possa
sembrare sfuggente e inafferrabile e la sua natura non riducibile ai
parametri materiali (di peso, di misura, di divisione).</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><b>6)
Torniamo al libro. Nonostante la drammaticità degli eventi narrati,
lungo tutte le pagine si percepisce sempre una venatura ironica.
Possiamo definirlo un punto di vista caratteristico di suo padre o la
fedele descrizione di una gioventù spensierata che andò incontro
alla guerra con una certa inconsapevolezza?</b></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">No,
era una caratteristica propria di mio padre. Nella memorialistica di
guerra credo che in effetti prevalgano gli aspetti più tetri e meno
disincantati: con poche eccezioni, direi, come per esempio il celebre
</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>Diario
clandestino</i></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">
di Guareschi.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgNR_NHVst_v3KmZ3G1OYuAzhBRbzve7VPUPaIGx2aaIsHPVoqzn8sAuCfmHboPoBtfBZP5BLt5B0AkTf6GUoCI_rGorBimhZJ-ZMpqE8cvQKRMJh-WRkM8foe0j8qINCH6dIma_IfKoHWL/s1600/allasia+disegno+1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgNR_NHVst_v3KmZ3G1OYuAzhBRbzve7VPUPaIGx2aaIsHPVoqzn8sAuCfmHboPoBtfBZP5BLt5B0AkTf6GUoCI_rGorBimhZJ-ZMpqE8cvQKRMJh-WRkM8foe0j8qINCH6dIma_IfKoHWL/s400/allasia+disegno+1.jpg" width="292" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><span style="font-size: small;"><br />Una vignetta di Guido Allasia</span></i></td></tr>
</tbody></table>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><b>7)
Scorrendo le pagine, possiamo godere di alcune simpatiche vignette
ritraenti la vita militare sempre da un'angolatura umoristica. Dove
nasce la passione di suo padre per il disegno? L’ha coltivata per
tutta la sua vita?</b></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">Sì,
mio padre ha sempre avuto una passione per il disegno e ha disegnato
sempre per gli amici e per il periodico dell’Associazione dei
reduci della Divisione Alpina </span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>Monterosa</i></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">.
È una passione che ha coltivato fino all’ultimo periodo della sua
vita. Il libro è corredato da queste vignette, ma anche la copertina
e il disegno sulla contro copertina, nonché le fotografie allegate
sono sue. Ha amato il disegno da sempre, fin da molto giovane. Una
curiosità: mio padre era mancino e scriveva con la sinistra, però
disegnava con la destra.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><b>8)
Una volta inviato al fronte, dopo una breve parentesi in Montenegro
ed Albania, suo padre subisce il “battesimo di fuoco” in Grecia.
Qui racconta di un ufficiale inadeguato alla tensione dello scontro.
Erano mancanze frequenti negli alti livelli dell'esercito?</b></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">Posso
riferire quella che era l’opinione di mio padre, peraltro
confermata dalla mia modesta esperienza di “storico non
praticante”: in effetti le nostre gerarchie militari non si erano
distinte, già nella Prima Guerra Mondiale, per acume e capacità.
Allora, come temo ancora adesso, si faceva carriera per ragioni che
esulavano dal merito, dall’abilità e dalla preparazione. Ricordo,
inoltre, che mio padre spesso mi citava un libro del gen. Emilio
Canevari sullo Stato maggiore tedesco (che peraltro ancora non ho
avuto modo di leggere) in cui verrebbe dimostrato come a fronte dei
nostri rari esempi di eccellenza, presso l’ufficialità germanica
questa superiore scuola di guerra formava gli individui garantendo
una base minima comune di ottimo livello.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><b>9)
Domanda secca. Come vissero suo padre e gli altri commilitoni la
tragedia dell'8 settembre?</b></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">Credo
sia ben descritto nel libro: prima con sconcerto in quanto appresero
la notizia dai tedeschi con i quali fino alla sera prima erano
alleati e commilitoni al fronte, poi con rabbia per il modo con cui
le nostre autorità condussero la cosa senza tener conto delle truppe
schierate su vari fronti accanto a quello che sarebbe dovuto
diventare da un momento all’altro il nuovo nemico, infine con
vergogna nei riguardi dei tedeschi. La maggior parte dei quadri degli
ufficiali dei reparti alpini si ritrovarono poi nella Divisione
Alpina </span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>Monterosa</i></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">
della RSI.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><b>10)
Sbagliamo nel dire che l'adesione di suo padre alla R.S.I. fu
spontanea ed immediata? Ed è vero che non aderirono soltanto i
fascisti più convinti?</b></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">Sì:
mio padre aveva ricevuto un’educazione fascista ma, tutto sommato,
direi che pensava più come un conservatore liberale che come un
fascista. Ciò che si ribellò in lui all’obbrobrio, come fu
chiamato, dell’8 settembre fu qualcosa che veniva dal suo essere
più profondo cui era stato insegnato, ad esempio, il valore della
parola data. Per questo la reazione della maggior parte dei
commilitoni di mio padre e la sua stessa fu quella di continuare la
guerra a fianco dei tedeschi, sebbene ancora non sapessero nemmeno
come.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><b>11)
Quali furono i rapporti con l'alleato tedesco?</b></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">Credo
buoni, anche se mio padre mi faceva notare le differenze di
mentalità. Ad esempio mi raccontò di un episodio in cui il suo
reparto, fermato da un crollo presso una galleria, non vide l’ora
di potersi fermare a riposare. Di lì a poco sopraggiunse un </span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>sidecar</i></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">
della Wehrmacht che voleva passare a tutti i costi: ci volle del
bello e del buono per convincere questi soldati tedeschi che non si
poteva passare, mentre loro insistevano dicendo che dovevano passare
per portare un qualche ordine ai propri commilitoni. Mentre gli
Italiani, dunque, tendevano a pensare più a se stessi e, quindi, al
proprio riposo, i tedeschi volevano proseguire a tutti i costi
pensando che avrebbero potuto esser d’aiuto ad altri militari
germanici. Individualismo e senso della collettività a confronto,
potremmo dire.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiSRAuciFbE5HZJy6Ie7OCTnPvVxfIde2cUY-TuUv-4_JUu3QCdYUt50pqvA3N7jpz9L8PLXopYmxRBbkqDfml5jlhX516j2e9HOfbi6Rc00T-5Dbi-KZvNR-8-RDtvHRq7YesCeVCCYc2D/s1600/allasia+disegno+2+Sottot.+Broggi.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiSRAuciFbE5HZJy6Ie7OCTnPvVxfIde2cUY-TuUv-4_JUu3QCdYUt50pqvA3N7jpz9L8PLXopYmxRBbkqDfml5jlhX516j2e9HOfbi6Rc00T-5Dbi-KZvNR-8-RDtvHRq7YesCeVCCYc2D/s1600/allasia+disegno+2+Sottot.+Broggi.jpg" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><span style="font-size: small;"><br />Sottotenente Paolo Carlo Broggi</span></i></td></tr>
</tbody></table>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><b>12)
Tornato in Italia suo padre si trovò a combattere lungo la Linea
Gotica. Il suo reparto sostenne gli scontri più accesi con
l'esercito alleato. Vi furono episodi di scontro anche con i
partigiani?</b></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">Sicuramente
la divisione di cui fece parte mio padre ebbe qualche problema con i
partigiani, tuttavia, per quanto lo riguarda, ebbe la fortuna di non
doversi scontrare con altri Italiani. Purtroppo altri non furono così
fortunati: per esempio possiamo qui ricordare la nobile ed eroica
figura dell’alfiere della </span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>Monterosa</i></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">,
il sottotenente Paolo Carlo Broggi che venne ferito e catturato, dopo
un conflitto a fuoco con un gruppo di partigiani e successivamente
fucilato dopo un processo sommario: gli fu chiesto di rinnegare il
giuramento fatto alla Repubblica Sociale Italiana (in cambio gli
sarebbe stata salvata la vita), ma il valoroso ufficiale gridò
davanti al plotone d’esecuzione: “L’Italia può fare a meno di
me non del mio onore!”.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><b>13)
Alla fine della guerra fu imprigionato a Coltano (PI) insieme a tanti
altri aderenti alla R.S.I. Cosa hanno significato per lui quei giorni
di prigionia e con quale spirito li affrontò?</b></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">Cercò
di sopravvivere il più decorosamente possibile, come molti
prigionieri. Ricordo che raccontava di essersi occupato dell’orologio
del campo che i prigionieri avevano realizzato con una serie di
contrappesi e con un meccanismo idraulico. A differenza di altri, tra
cui ricordo il capitano Carlo Giacomelli di Udine che riuscì ad
evadere e tornare a casa, credo non abbia mai pensato di tentare la
sorte con una fuga, anche perché fuori dal campo c’erano
partigiani che non aspettavano altro che di poter mettere le mani su
qualche fascista per manifestare la propria natura vile ed assassina,
come purtroppo capitò a tanti. Ebbe come vicino di tenda il mitico
comandante Edoardo Sala dei paracadutisti.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg2lWCvyHWsQxMTbm5tUztbNb32pPmRQRyEv8eDIXi5EB16MB8ERqqSrL8HssHDC56jued4ppy0ubz4N8iiHHY2DflB82pWO8kS8njVwozkIve22RCl4kGQtvhyyO9vpAz2G_ieW1qU6Z33/s1600/allasia+disegno+3.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="295" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg2lWCvyHWsQxMTbm5tUztbNb32pPmRQRyEv8eDIXi5EB16MB8ERqqSrL8HssHDC56jued4ppy0ubz4N8iiHHY2DflB82pWO8kS8njVwozkIve22RCl4kGQtvhyyO9vpAz2G_ieW1qU6Z33/s400/allasia+disegno+3.JPG" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: small;"><i><br /> La prigionia di Coltano attraverso la matita di Guido Allasia</i></span></td></tr>
</tbody></table>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><b>14)
Per concludere possiamo dire con certezza che l'esperienza della
guerra, in un modo o nell'altro, ha segnato profondamente l'intera
generazione di suo padre. Vorremmo chiederle quali furono le sue
attività post-belliche? Fu protagonista della vita politica della
prima repubblica?</b></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<br />
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">Nell’immediato
dopoguerra si ritrovò con altri alpini della </span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>Monterosa</i></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: 14pt;">
e, accanto alle immancabili cantate e bevute, organizzarono una
associazione che raccogliesse i reduci, che perpetrasse il ricordo
dei Caduti, che potesse essere d’aiuto a chi era ancora
prigioniero, alle famiglie di chi era rimasto invalido o mutilato
oppure di chi era stato privato di ogni sostegno dalla morte di un
monterosino. Arrivarono addirittura ad avere un così alto senso del
dovere e dello Stato da autotassarsi per pagare a vedove o invalidi
una misera pensione di sopravvivenza, laddove la Repubblica
antifascista non era disposta a riconoscere nulla a chi era stato
dalla parte perdente. Non ebbe invece alcun ruolo di tipo politico; a
posteriori, direi, saggiamente, visto quel che han dimostrato di
essere i politici, purtroppo anche molti di quelli cosiddetti “di
area”.</span></span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/06795754012146158496noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6910423129426372825.post-84671860954865705142016-11-04T08:11:00.000-07:002016-12-20T22:41:12.961-08:00Ricominciare da Trieste - Maria Cipriano<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Perché
ricominciare da Trieste? Forse perché nel novembre del 1953 ben sei
dei suoi concittadini - il settimo morì alcuni mesi dopo per le
ferite ricevute negli scontri - persero la vita rivendicando il
sacrosanto diritto di tornare a far parte dell'Italia? O forse perché
tanti di quei Dalmati e Istriani esuli dalle loro amate terre
occupate dallo straniero trovarono qui rifugio, dimostrando di fonte
alla Nazione di non provare vergogna, bensì orgoglio, professandosi
Italiani? Si.. probabilmente anche per questo. A Trieste affondano le
più tenaci radici della nostra Identità nazionale. Eppure anche
nella splendida Piazza Unità d'Italia, dove sul finire dell'ottobre
1954 centinaia di migliaia di cittadini sventolarono il tricolore per
festeggiare il tanto agognato ritorno alla Madre Patria, negli ultimi
anni i triestini hanno visto avanzare sigle indipendentiste capaci di
suscitare interesse tra la popolazione. Gruppuscoli vogliosi di
ribalta, pronti a sfruttare il malcontento, ma dietro cui si celavano
i soliti loschi affari e che sono via via scemate, ridimensionandosi,
nel breve arco di un paio d'anni. Questo non solo per intrinseca
fragilità interna, ma grazie anche, e soprattutto, al costante
impegno di un'associazione cittadina, Trieste Pro Patria, a cui va il
grandissimo merito di aver saputo riportare nella propria città
l'Italia in primo piano. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Ma
crollato il nemico del momento, che fare? Ecco il più grande
dilemma. Ed al contempo la maggior sfida: come sconfiggere
l'indifferenza? Pure nella patriottica Trieste sfidare la noncuranza,
la sfiducia e il menefreghismo dei cittadini odierni resta il più
grande ostacolo da superare. Anche di questo abbiamo parlato gli
scorsi 21 e 22 ottobre nel capoluogo della Venezia-Giulia, dove
Trieste Pro Patria in collaborazione con il gruppo facebook Essere
Italofoni, sorto per riunire e dar voce a tutte le comunità
italofone che ancora vivono in territori un tempo italiani come
l'Istria, la Dalmazia, Fiume, Nizza o che con l'Italia hanno sempre
avuto uno strettissimo rapporto (Corsica e Ticino), si è fatta
promotrice di una due giorni all'insegna di tematiche di primaria
importanza, quali Sovranità, Lingua e Identità. Teatro delle
conferenze la storica sede della Lega Nazionale, un vero e proprio
monumento vivente innalzato al patriottismo, che sarebbe auspicabile
avere in ogni capoluogo d'Italia. Venerdì sera, Federico Zamboni e
Valerio Lo Monaco de <i>La Voce del Ribelle</i>, ci hanno intrattenuto su
Globalizzazione e Sovranità; sabato mattina, sotto l'egida del
presidente della Lega Nazionale, l'Avv. Paolo Sardos Albertini, vari
esponenti delle comunità italiane d'Istria, Ticino e Dalmazia hanno
fatto un resoconto delle loro esperienze di italiani fuori dai patrii
confini. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">La
nostra Maria Cipriano, presente con noi a Trieste, ha voluto con
l'occasione raccogliere le sue impressioni su questa esperienza ed
elaborare delle considerazioni in merito, al fine di farci riflettere
sul cammino da intraprendere. Lo pubblichiamo in occasione della
Festa della Vittoria, con la speranza che non solo sia di buon
auspicio, ma foriero di proficue decisioni, affinché gli oltre
seicentomila morti della Grande Guerra e i martiri di Trieste di
sessanta tre anni or sono non abbiano versato il loro sangue invano. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="right" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><i>Sandro
Righini</i></span></span></div>
<div align="right" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="right" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<div align="center" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="center" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: large;"><b>RICOMINCIARE
DA TRIESTE</b></span></span></div>
<div align="center" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="center" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEht2fhyphenhyphenoP0IA1xLFqDgScu_FjZ0bCjVoG-ICbJz4gXyshkcj8hYg5TCX8XBPhMPAVL2QiFLtPqbZ00PuVtmjg1iHgaqr163-oKkqAPfnvTJs_5JpfMQttVt-IPeBuQXsuGRhqkdGfHm53Ry/s1600/Regata+Trieste.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="265" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEht2fhyphenhyphenoP0IA1xLFqDgScu_FjZ0bCjVoG-ICbJz4gXyshkcj8hYg5TCX8XBPhMPAVL2QiFLtPqbZ00PuVtmjg1iHgaqr163-oKkqAPfnvTJs_5JpfMQttVt-IPeBuQXsuGRhqkdGfHm53Ry/s400/Regata+Trieste.jpg" width="400" /></a></div>
<div align="center" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.21cm; margin-top: 0.42cm; page-break-after: avoid;">
<br />
<br /></div>
<div align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Si
potrebbe ricominciare da Trieste.</span></span></div>
<div align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Si
dovrebbe ricominciare da Trieste, a ricucire i fili dispersi e
spezzati dell'identità nazionale, ferita oramai, e non da oggi, da
una valanga di oltraggi a conteggiare i quali non basterebbe un
intero ufficio di ragionieri. La natura stessa si è levata a simbolo
delle nostre fratture interiori, e guarire le faglie vacillanti dello
spirito sarà fondamentale per guarire anche quelle della materia.</span></span></div>
<div align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">In
un secondo Risorgimento che è il grande miraggio della nostra sete
di liberazione, Trieste sarebbe il principio, l'input, il segnale di
un'aurora o quantomeno di una fiamma che non è morta e non sa
morire.</span></span></div>
<div align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Adesso,
questa città che in 500 anni di dominazione asburgica mai divenne
austriaca, questa città simbolo che nel 1813 gli Austriaci
dichiararono terra di conquista, che Francesco Giuseppe nel 1915
dichiarò territorio nemico, e i cui abitanti il 30 ottobre 1918
abbatterono le aquile asburgiche per innalzare il Tricolore, è solo
un bel capoluogo di regione ricco di palazzi e negozi eleganti,
splendido sotto il sole, rigurgitante di giovani che vogliono
divertirsi, ma clamorosamente assente e latitante a certi doveri. Una
città a cui la globalizzazione e le astuzie della politica hanno
tarpato le ali della memoria, una città interiormente spenta dietro
l'apparente vivacità e l'andirivieni di un turismo in crescita
costante.</span></span></div>
<div align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Il
rischio grave è quello di estinguersi in questa vetrina delle
apparenze, di languire nell'assuefazione all'inevitabile, di
guardarsi allo specchio di un presente che ha tradito e sconfessato
il passato, nel disordine delle idee creato apposta per sballottare e
disorientare gli spiriti che potrebbero ridestarsi.</span></span></div>
<div align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">La
denigrazione del Risorgimento, la rinnegazione dell'Irredentismo, la
banalizzazione della Grande Guerra, lo strizzar l'occhio agli
indipendentismi, la propaganda della nuova dittatura, il finto
pacifismo, l'ipocrisia dell'accoglienza, le doppie scritte a pochi
passi dal Sacrario di Redipuglia, il sussiego del nuovo
individualismo egocentrico, edonista e depresso che ha orrore di
qualsiasi impegno patriottico, tutto ha congiurato e congiura contro
il dovere della memoria, tutto congiura contro l'Italia. Coloro che
si oppongono sono pochi, isolati, in un certo senso braccati,
costretti a gridare, magari disordinatamente, la loro opposizione, la
loro fedeltà all'Italia, la loro identità. I soliti fascisti , dirà
la gente, che della politica ne ha piene le tasche, ma che proprio
per questo dovrebbe partecipare e mettersi in mezzo, invece di
mandare, appunto, i soliti fascisti in avanscoperta. Basterebbero
poche idee chiare e da mettere in chiaro. Anzi una sola idea:
l'Italia. Che viene prima di qualsiasi europa, che è al di sopra di
qualsiasi europa e a prescindere da qualsiasi europa. L'Italia sulla
cui dignità di popolo e nazione si è rovesciata recentemente
l'invettiva becera e arrogante di un rappresentante delle attuali
istituzioni: “<i>Se gli italiani non vogliono accogliere i
profughi, se ne vadano ad abitare in Ungheria, staremo meglio senza
di loro.</i>”</span></span></div>
<div align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Siamo
ridotti a questo. Come disse il padre del grande patriota napoletano
Luigi Settembrini, inorridito di fronte allo spettacolo dei carbonari
fustigati a sangue per le strade della città partenopea affinché
tutti vedessero e tremassero. “<i>A tanto ci siamo ridotti!</i>”
A subire cioè simili offese, che dovrebbero scoperchiare le tombe di
chi è morto per la Patria. In Ungheria ci vada chi ha pronunciato
questa frase, anche se non credo che l'accoglierebbero.</span></span></div>
<div align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Ma
ciò che manca a Trieste è ciò che manca al resto della nazione: la
forza, la volontà e il coraggio di reagire per rifondare un secondo
Risorgimento. E poiché sono dei giganti quelli che diressero il
primo, magistralmente combinati insieme in una misteriosa alchimia
vincente, oggi come oggi non si vede né intravede non dico un
gigante, ma nemmeno un qualcuno di spessore e levatura medio-alta che
potrebbe emulare o riprodurre in qualche modo il principio di quelle
gesta. Gesta che richiesero una fatica immane e uno smisurato
dispendio di energie che a noi, stanchi e depressi ancor prima di
cominciare, mancano totalmente.</span></span></div>
<div align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Dentro
il nostro animo noi vorremmo in linea teorica poter ripetere quelle
vicende, e scoprirci pure noi eroi, guerrieri, martiri, statisti,
condottieri, congiurati, rivoltosi, agenti segreti, cospiratori, ma,
diciamo la verità, non ne siamo proprio capaci. Come non bastasse,
non siamo neanche uniti e compatti in ciò che vorremmo, dal momento
che metà della nazione nemmeno si accorge – o finge di non
accorgersi – della realtà, e comunque ci ha capito ben poco, e,
dell’altra metà che ne ha sentore, i più sono convinti che tanto
non c’è più niente da fare, i tempi sono cambiati, e non resta
che subire passivamente gli eventi. E nella spoliazione della Patria
cui assistiamo è stata presa di mira anche la famiglia: infatti, con
la scusa di difendere gli omosessuali, che noi rispettiamo, ma che
sono sì e no il 5% della popolazione mondiale, si cerca di sradicare
un'istituzione fondamentale che proprio in Italia, con le sue
inesauribili risorse, sta tenendo testa alla crisi economica e al
decadimento morale generale. Il Governo forse si occupa e preoccupa
della famiglia italiana? </span></span>
</div>
<div align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Il
nostro panorama è diventato insomma così desolante, che, proprio
per questo, la psiche tende a sfuggirlo, per rifugiarsi in una
quotidianità spicciola dove le più ampie questioni, anche
istituzionali, non ultima quella di un Parlamento cui la Costituzione
attribuiva un ruolo centrale, garante della democrazia e legiferante,
sono destinate a rimanere un pallido ricordo.</span></span></div>
<div align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Se
la nostra debolezza è palese, viceversa il Risorgimento era forte, e
per questo vinse. Erano forti le persone. Loro agivano. Noi facciamo
il contrario: ci chiudiamo in casa, isolandoci in un bozzolo di
silenzio, aspettando non si sa cosa, consolandoci coi tanti
palliativi che la società moderna offre – per esempio gli inutili
sfoghi sulla rete – sperando in un indefinito “deus ex machina”
che verrà dal cielo a risolvere i nostri macroscopici problemi, cui
s’è aggiunto anche il terrorismo islamico, saltato fuori in
concomitanza a un’invasione extracomunitaria sconsideratamente
programmata.</span></span></div>
<div align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Tre
anni fa, qualcuno cercò di alzare la voce con il movimento 9
dicembre di cui nessuno più si ricorda, durato lo spazio di una
stagione. In quanto alle “sentinelle in piedi”, organizzatrici di
veglie silenziose e pacifiche in pro della libertà di pensiero
contro la legge sull’omofobia imbastita dal solito deputato del
solito partito che nel suo DNA ha la noncuranza della libertà
altrui, sono a rischio costante di sputi, bestemmie, insulti da
trivio e pugni in faccia in tutte le piazze in cui si presentano.</span></span></div>
<div align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">D'altra
parte, se c'era qualcosa che il Risorgimento non faceva, era
spezzettare le proteste in tanti rivoli diversi, staccati l'uno
dall'altro. Mancanza di unità e di coordinazione, dunque.
Confusione, disordine e divisione negli obiettivi da raggiungere.
Quando l'abate Vincenzo Gioberti, che era cattolico, si presentò da
Mazzini gli disse: “<i>Nel mio cattolicesimo c'è posto per tutto</i>.”
Con ciò intendeva sottolineare che bisognava unirsi per rifare la
Patria, e se i cattolici avessero perseguito fini separati, non ci
sarebbe stato nessun Risorgimento. Oltre a ciò, la gente di allora
non faceva caso ai prezzi da pagare (lo stesso Gioberti era esule ed
era stato anche in galera), prezzi che venivano messi tranquillamente
in conto (e a quell’epoca erano elargiti a piene mani torture,
esili, confische dei beni, pene capitali, ritorsioni alle famiglie),
ma per noi è diverso: protettivi come siamo verso i figli e la
famiglia, abituati a viver bene, anelanti alla tranquillità,
democraticamente ingenui, per noi è impensabile correre certi
rischi, e perciò rinunciamo, evitiamo come la peste di metterci nei
guai, stiamo attenti a tutto, giacché anche un diverbio con un
immigrato può risolversi a nostro danno, anche la legittima difesa
contro un malvivente può metterci nei guai, anche una parola contro
l’islam o i gay può comprometterci, addirittura la difesa del
Tricolore può costar cara, com’è avvenuto due anni fa a Casalduni
in provincia di Benevento, dove due giovani orgogliosi difensori
della bandiera italiana si sono ritrovati denunciati assieme ai
nordafricani che l’avevano oltraggiata, messi sullo stesso piano di
quelli.</span></span></div>
<div align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">C’è
una dura realtà che ci sovrasta, che però non è peggiore di quella
che sovrastava l'Italia pre-unitaria, anzi è migliore, considerando
i mezzi odierni che i patrioti di allora non avevano, e considerando
che la superpotenza americana sulla quale semplicisticamente qualcuno
scarica tutte le colpe, non è detto sia la causa di ogni male,
perché in molti casi questi mali la nostra classe dirigente li ha
creati e voluti da sé. Essa è un'oligarchia che non si può più
definire di destra, di sinistra o di centro, perché non è più
politica, non ha più in sé nulla di politico nel senso etimologico
del termine, ma semplicemente fa e disfa, impone e dispone, briga e
disbriga senza che il popolo italiano sia non solo minimamente
chiamato in causa ma nemmeno considerato: del resto si tratta di un
popolo ormai facilmente malleabile, ben lontano dal popolo che fece
il Risorgimento. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Dunque
non s'intravede nessun Risorgimento all'orizzonte né qualcosa che
possa lontanamente assomigliargli, anzi le voci gracchianti che
ciarlano contro, portano acqua al mulino opposto, contribuendo ad
aumentare il disordine delle idee che blocca ogni possibile azione,
facendo il gioco di chi vorrebbe un'Italia ridotta allo stadio
pre-unitario. Di fronte a tutto questo ci scopriamo impotenti.
Stanchi e sconsolati ancora prima di cominciare. Sta qui la grande
differenza tra noi e coloro che fecero l’Italia.</span></span></div>
<div align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Se
Mazzini non avesse mosso un dito, il Risorgimento non ci sarebbe
stato, e con esso tutta la folta schiera di patrioti, combattenti,
cospiratori, fiancheggiatori, sostenitori e finanziatori, che, al
contrario, si sacrificarono, spesso morirono, ebbero i beni
confiscati, la famiglia distrutta, la vita compromessa, le carriere
stroncate, gli affetti sciupati, la salute rovinata. Mazzini stesso
visse da braccato, sempre nascosto, cambiando dimora in
continuazione, costretto a sacrificare perfino la sua vita
sentimentale. Garibaldi visse inseguito da sei Polizie che gli davano
la caccia, spesso separato dai figli, e con una taglia salatissima
messa sulla sua testa dagli Austriaci. Cavour stesso morì
prematuramente, stroncato dalle fatiche spese per l’Italia e dal
dolore per aver dovuto sacrificare ai pesanti ricatti francesi la
Contea di Nizza e la Savoia, territori storici della dinastia
sabauda. Baldi giovani ancora nel fiore degli anni marcirono nelle
segrete con le catene ai piedi, affrontarono torture e interrogatori,
si suicidarono per non parlare, furono avvelenati in carcere,
perirono o rimasero feriti e mutilati nelle tre guerre
d’indipendenza, e soprattutto nei moti e insurrezioni pressoché
continue sparse a macchia d’olio in tutta la penisola, dove, contro
le bombe dei cannoni, i ribelli opponevano solo qualche fucile e la
spanna di un coltello, le nude mani sulle barricate e un Tricolore
stracciato.</span></span></div>
<div align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Né
l'analfabetismo di gran parte della popolazione impediva di capire:
come avvenne a Cosenza nel 1844, quando tutti gli abitanti, anche i
bambini, alle sei di mattina assisterono muti, addolorati e commossi
al passaggio dei condannati a morte vestiti di nero condotti verso il
macabro vallone di Rovito. Avevano capito perché quegli uomini
valorosi erano sbarcati in Calabria, perché morivano, perché erano
giunti da così lontano. Nessuno glielo aveva spiegato, non avevano
letto libri, consultato archivi, udito conferenze: semplicemente il
sentimento li guidava, una voce ancestrale, la coscienza antica di
essere italiani, un tutt'uno col resto della penisola.</span></span></div>
<div align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Così
avvenne a Perugia, quando l'insurrezione del 1859 che si concluse in
un massacro, non poteva contare che su qualche fucile sgangherato
inviato clandestinamente da Firenze, e tanto meno poteva contare su
Cavour, legato alle clausole del trattato con Napoleone III.</span></span></div>
<div align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Questo
è stato il nostro Risorgimento: un'infinita carrellata di anime
elette, l'elevazione corale riscattatrice di un popolo.</span></span></div>
<div align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">La
contessa milanese Erminia Frecavalli, arrestata dagli austriaci,
tenuta segregata in casa, sorvegliata notte e giorno per mesi, riuscì
a portare oltre il Ticino una lettera dei congiurati lombardi
nascosta nelle sue trecce.</span></span></div>
<div align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Andando
a visitare il fratello nelle carceri di Mantova, il dottor Battista
Maggi restò così impressionato dalle condizioni del congiunto che,
rientrato casa, mentre riferiva ai familiari si commosse al punto che
morì d’infarto. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">L’ingegnere
veronese Paolo Caliari venne tenuto per giorni sepolto al buio, nelle
terribili celle della Mainolda, il peggior carcere austriaco in
Italia, affinché parlasse. E non parlò.</span></span></div>
<div align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Il
patriota irredentista istriano Ca<span style="font-family: "georgia" , serif;">r</span>lo De Franceschi, mentre gli
austriaci urlanti ad armi spianate gli circondavano la casa, rimase
impassibile in poltrona a leggere un libro.</span></span></div>
<div align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Il
patriota Cesare Braico, di Brindisi, che studiava medicina a Napoli,
venne arrestato e processato con altre quaranta persone, e condannato
al carcere duro dove la sua pur giovane e forte fibra ne fu
compromessa. Nelle sue memorie racconta di come gli insetti più
schifosi e repellenti piovessero di notte e di giorno sul suo
pagliericcio. Commutata dopo dieci anni la pena dell’ergastolo in
esilio perpetuo, rifiutò un rifugio sicuro all’estero per tornare
in Italia a combattere a fianco di Garibaldi.</span></span></div>
<div align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Un
minuscolo paese siciliano di contadini, Vita, in provincia di
Trapani, si prodigò durante l’impresa dei Mille per ricoverare i
garibaldini feriti nelle proprie case, privandosi anche del
necessario pur di salvarli, al punto che molti dei combattenti, pur
ridotti in gravi condizioni, sopravvissero proprio grazie alla
generosità di quella povere gente che spese ben 170 onze (una cifra
ragguardevole per l’epoca) per assisterli e curarli.</span></span></div>
<div align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Nella
stessa Trieste, che fu la conclusione del Risorgimento e ora dovrebbe
esserne il principio, una lapide affissa sulla facciata del Teatro
Verdi ancora ricorda che da lì, il 23 marzo 1848, il patriota
Giovanni Orlandini, impugnato il Tricolore, marciò valorosamente
alla testa degli insorti contro le immani forze nemiche.</span></span></div>
<div align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Era
la trascinante forza ideale del Risorgimento che accorpava insieme
ricchi e poveri, nobili e plebei, religiosi e laici, di tutte le
regioni d'Italia, verso un'unica meta. Era una forza immensa, che
infondeva coraggio e volontà inesauribili. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Ma
oggi bisogna guardare in faccia la realtà, ciò che siamo. Di fronte
a nemici numerosi e potenti, sicuri e baldanzosi d’aver già vinto,
bisogna riflettere gravemente sulla Storia e misurarsi col destino.</span></span></div>
<div align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Beato
chi ha il coraggio di scegliere, perché la Patria bussa alle nostre
porte, e noi non dobbiamo aver paura ad aprire. Fuori, c'è il mare
aperto che ci aspetta, il mare azzurro dei destini vaticinati da
D'Annunzio, la speranza di un mondo nuovo, della vita nuova, dove
niente e nessuno potrà impedirci di armare la nostra piccola vela
sotto il Faro della Vittoria, sperando che tant'altre si uniscano, di
più e sempre di più, per ricominciare. Ricominciare da Trieste.</span></span></div>
<div align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0.21cm; margin-top: 0.42cm; page-break-after: avoid;">
<br />
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: large;"><b><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;">Maria
Cipriano </span></span></b><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-weight: normal;">
</span></span></span><b><span style="font-family: "garamond" , serif;"><span style="font-size: medium;">
</span></span></b></span>
</div>
</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/06795754012146158496noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6910423129426372825.post-42635875339415029592016-10-19T05:10:00.000-07:002016-10-19T05:10:33.234-07:00Recensione su "Craxi. L'ultimo statista italiano" di Francesco Carlesi<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEicOYQTncc-Rx4qhrbefafgtoFO-AcUkiQd2IR2u0SuJSQnUWoPNsw0zj478tvIr0g9WbhZ4F8GdsEOGmdNZ7P1SU12FEv7eL0tpPtgE89NcQiryw4JNeyXnktJNoFJA_gosKhAFBj_UjpL/s1600/copertina+Craxi.png" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEicOYQTncc-Rx4qhrbefafgtoFO-AcUkiQd2IR2u0SuJSQnUWoPNsw0zj478tvIr0g9WbhZ4F8GdsEOGmdNZ7P1SU12FEv7eL0tpPtgE89NcQiryw4JNeyXnktJNoFJA_gosKhAFBj_UjpL/s400/copertina+Craxi.png" width="246" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: small;"><i><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Craxi. L'ultimo statista italiano</span></i><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"> di Francesco Carlesi</span></span></td><td class="tr-caption" style="text-align: center;"></td><td class="tr-caption" style="text-align: center;"></td></tr>
</tbody></table>
<br />
<br />
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: medium;">Fa
un certo effetto leggere i quotidiani di questi ultimi giorni o
ascoltare i radio giornali per constatare come il ministro Alfano, al
consiglio europeo, abbia lamentato il completo abbandono in cui
l'Italia è lasciata alle prese con le sempre più incessanti ondate
migratorie provenienti dall'Africa. Ed altrettanto sentire il
Presidente della Repubblica parlare di “<i>strategia verso il
</i><i>M</i><i>editerraneo</i>” durante la cerimonia della Nato,
appellandosi tanto all'Alleanza quanto all'Unione Europea e ad altre
Organizzazioni Internazionali affinché non abbandonino la nostra
Nazione di fronte a questo ingente problema. Quasi non si crede alle
proprie orecchie o si dubita fortemente di aver letto bene; magari
c'è bisogno di un nuovo paio di occhiali? Invece no. Di colpo i
nostri governanti sembrano accorgersi di un problema oramai
dilagante, teso ad espandersi a macchia d'olio e capace di
sconvolgere gli equilibri di un intero continente, forse per sempre.
Si potrebbe affermare, usando un'espressione tratta dal mondo
contadino, caratterizzato da forte senso pratico, che: <span style="font-family: Georgia, serif;">«</span>
<span style="font-family: Georgia, serif;"><i>È</i></span><i> inutile chiuder la
stalla quando i</i><i>l miccio (</i><span style="font-style: normal;">asino)</span><i>
</i><i>è</i><i> scappat</i><i>o</i> <span style="font-family: Georgia, serif;">».</span>
Eppure ventiquattro anni or sono qualcuno in parlamento ebbe il
coraggio di dire: <span style="font-family: Georgia, serif;">« </span><span style="font-family: Georgia, serif;"><i>Un'Europa
capace di una vera politica estera e di una più larga apertura verso
il mondo più povero che preme alle porte dell'Europa e che ha
assolutamente bisogno di un acceleratore che gli consenta di uscire
dalla depressione, dalla stagnazione e dal sottosviluppo, senza di
che le ondate migratorie diventeranno sempre più incontrollabili. </i></span><span style="font-family: Georgia, serif;">».
</span><span style="font-family: Georgia, serif;">Quel “</span><span style="font-family: Georgia, serif;">Signor
</span><span style="font-family: Georgia, serif;">qualcuno” rispondeva al nome di
Bettino Craxi e pronunciò tale discorso di fronte alla camera dei
deputati il 3 luglio 1992, nel pieno dello scandalo di tangentopoli,
</span><span style="font-family: Georgia, serif;">ormai</span><span style="font-family: Georgia, serif;">
pronto a travolgere nel</span><span style="font-family: Georgia, serif;">l'arco</span><span style="font-family: Georgia, serif;">
di pochi mesi quella che passerà alla storia come Prima Repubblica.
</span><span style="font-family: Georgia, serif;">Ed è proprio de “</span><span style="font-family: Georgia, serif;"><i>l'ultimo
statista italiano</i></span><span style="font-family: Georgia, serif;">”, come
recita il sottotitolo del libro, che tratta </span><span style="font-family: Georgia, serif;">il
recente</span><span style="font-family: Georgia, serif;"> saggio di Francesco
Carlesi, edito dai ragazzi del Circolo Proudhon, legat</span><span style="font-family: Georgia, serif;">i</span><span style="font-family: Georgia, serif;">
al quotidiano online</span><span style="font-family: Georgia, serif;"><i>
L'Intellettuale Dissidente, </i></span><span style="font-family: Georgia, serif;">prolifica
fucina di giovani penne gagliarde. </span><span style="font-family: Georgia, serif;">Inserito
nella collana </span><span style="font-family: Georgia, serif;"><i>Tascabili</i></span><span style="font-family: Georgia, serif;">,
è un libro di appena 133 pagine in cui Carlesi, con lo stile chiaro
ed armonioso </span><span style="font-family: Georgia, serif;">che lo
contraddistingue</span><span style="font-family: Georgia, serif;">, traccia una
sintesi lucida </span><span style="font-family: Georgia, serif;">e pregnante</span><span style="font-family: Georgia, serif;">
del profilo storico, politico </span><span style="font-family: Georgia, serif;">ed
umano</span><span style="font-family: Georgia, serif;"> di Bettino Craxi, partendo
da un doveroso excursus biografico </span><span style="font-family: Georgia, serif;">p</span><span style="font-family: Georgia, serif;">e</span><span style="font-family: Georgia, serif;">r</span><span style="font-family: Georgia, serif;">
suddivide</span><span style="font-family: Georgia, serif;">re</span><span style="font-family: Georgia, serif;">
poi il libro in tre macro capitoli così </span><span style="font-family: Georgia, serif;">esposti</span><span style="font-family: Georgia, serif;">:
le radici culturali, la politica estera e la politica interna,
</span><span style="font-family: Georgia, serif;">garantendo</span><span style="font-family: Georgia, serif;">
</span><span style="font-family: Georgia, serif;">in tal modo</span><span style="font-family: Georgia, serif;">
al lettore una </span><span style="font-family: Georgia, serif;">visione</span><span style="font-family: Georgia, serif;">
</span><span style="font-family: Georgia, serif;">a 360 gradi</span><span style="font-family: Georgia, serif;">
del politico milanese. </span><span style="font-family: Georgia, serif;">Chiudono i</span><span style="font-family: Georgia, serif;">l</span><span style="font-family: Georgia, serif;">
libro tre preziose appendici a firma di Craxi stesso: </span><span style="font-family: Georgia, serif;"><i>Il
vangelo socialista</i></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;">
del 1978, </span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><i>Sigonella: il
caso “Achille Lauro” </i></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;">del
1985 e il famigerato </span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><i>Discorso
alla camera dei Deputati del 3 luglio 1992</i></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;">,
utili a comprendere l</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;">o
spessore</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;">
</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;">culturale
e diplomatic</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;">o</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;">
del personaggio, </span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;">su
cui</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;">
</span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;">Carlesi,
in chiusura del libro, rivolge ai lettori una domanda retorica: « </span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><i><span style="font-weight: normal;">Ce
lo vedete qualche leader o uomo politico della Seconda Repubblica
tenere lezioni su Garibaldi o sfidare diplomaticamente il Presidente
degli Stati Uniti? ». </span></i></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">Inutile
dire che conosciamo tutti la </span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">palese
</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">rispost</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">a</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">.
</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">Il
</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">presente
</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">saggio</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">
ha dunque il grande merito di riaccendere l'attenzione su un
protagonista della nostra storia </span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">che,
tra luci ed ombre, è stato </span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">capace
di avere una visione </span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">non
soltanto amplia e attenta agli scenari internazionali, ma anche
</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">lungimirante
</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">e
soprattutto ambiziosa </span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">per
l'Italia </span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">(lui
si che aveva una </span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><i><span style="font-weight: normal;">strategia
verso il Mediterraneo</span></i></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">)</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">.
</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">Enorme
merito di Craxi </span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">inoltr</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">e
</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">non
</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">fu
</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">solo
quello di </span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">ribadire</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">
l'importanza strategica della nostra Nazione, </span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">ponte
ideale tra il Medioriente e l'Europa continentale, mediatrice di
controversie </span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">e
</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">nuovo
spiraglio di proficue alleanze con l'emergente mondo arabo, ma in
particolar modo di averla fatta valere sullo scenario mondiale come
rampante potenza industriale, capace di attestarsi tra le prime
cinque nazioni del globo sul fini</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">r</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">e
degli anni '80. Il tutto condito da un'attenta politica culturale,
volta a riscoprire le radici </span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">r</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">isorgimentali
del Socialismo </span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">e</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">
</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">l'importanza
dell'Unità nazionale,</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">
di contro al predominio </span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">culturale</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">
</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">marxista
capace di fagocitare </span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">in
passato</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">
non solo il partito di Craxi, ma l'intera cultura italiana del
dopoguerra. </span></span></span></span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">P</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">er
concludere è giusto evidenziare una volta di più come, personaggi
appartenenti alla </span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">P</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">rima
Repubblica e di chiara matrice antifascista - Craxi stesso, Mattei </span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">o
altri - </span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">vengano
per lo più ricordati e valorizzati oggi, salvo rari casi, da storici
e scrittori di opposta provenienza politica. </span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">È
vero, </span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">questi
uomini</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">
si fecero portavoce di una visione </span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">n</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">azionale
riconoscend</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">o</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">
l'importanza della Sovranità </span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">politica,
economica e sociale nella vita di uno Stato, così come sostenuto,
magari con diverse </span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">sfumature</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">,
da chi si rif</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">à</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">
ad un</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">'</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">a</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">ltra</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">
a</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">rea</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">
politica. </span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">Ma
ciò dimostra </span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">soprattutto</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">,
</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">anzi
</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">ne
è</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">
</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">s</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">egno
tangibile, quanto la sbandierata attenzione verso l'altro e l'onestà
intellettuale non alberghino presso chi di tali parole si riempe
</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">soltanto
</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">la
bocca, sputa</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">ndo
poi</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">
sentenze </span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">con
la tracotante certezza di un</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">
novello Mosè, </span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">ma
</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">bensì</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">
presso coloro i quali </span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">
</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">sanno
vedere oltre la cortina di fumo gettataci per anni sugli occhi. </span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">Ciò
significa superare la dicotomia destra/sinistra e riconoscere, oltre
le fedi politiche, ciò che ci rende figli di una stessa Terra e di
una stessa Storia. </span></span></span></span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">Ho
in comune con </span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">Carlesi</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">
la giovane età, </span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">ricordata
</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">con
affetto per l'autore</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">
da Stefania Craxi nell'introduzione al libro </span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">da
lei curata</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">,
</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">e
</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">la
mia infanzia è figlia della stessa </span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">atmosfera
forcaiola di quei primi anni novanta, </span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">de</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">i
lungi processi in diretta televisiva, </span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">de</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">gli
scandali e </span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">de</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">i
gridi di giubilo di molte persone convinte che fosse l'inizio di
un'epoca </span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">nuova</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">.
“</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><i><span style="font-weight: normal;">Craxi.
L'ultimo statista italiano”</span></i></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">
</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">sgombra
dalla memoria le illusorie impressioni di quei momenti, ponendoci di
fronte ad un</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">a</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">
prospettiva </span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">diversa</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">,
volta a </span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">ricorda</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">re</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">
come dietro al </span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">macabro</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">
spettacolo </span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">di
quei giorni si celasse</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">
ben altra realtà, </span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">di
cui paghiamo e pagheremo </span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">ancora
</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">le
più tristi conseguenze </span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">se
non sapremo trarre il giusto insegnamento dalla Storia</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">.
</span></span></span></span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="right" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">S</span></span></span><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">andro
Righini</span></span></span></span></span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/06795754012146158496noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6910423129426372825.post-7294895790198187102016-10-07T05:14:00.000-07:002016-10-07T05:14:15.498-07:00La strada in salita dell'Unità d'Italia - Maria Cipriano<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">E'
davvero una strada in salita quella percorsa dall'Italia per
raggiungere l'agognata Unità, dopo secoli e secoli di speranze,
illusioni e sogni infranti sul duro cammino della Storia. E le
difficoltà, le critiche, le insofferenze, nacquero in seno al
Risorgimento stesso, con portavoce molti dei suoi stessi
protagonisti, tanto da una parte che dall'altra. Detta così sembra
una pura ovvietà, eppure al giorno d'oggi fior fiore di
revisionisti – ben accetti solo quando scandagliano a fondo certi
periodi storici e non altri – fanno a gara per aggiudicarsi un
meschino primato: quello di gettar fango sulla propria Nazione.
Peggio ancora trovano spazio e pubblico pronto ad accogliere
acriticamente ogni loro parola, finanche nelle nostre Istituzioni, le
quali dovrebbero bensì tutelare e promuovere un giusto amor di
Patria. Per questo abbiamo deciso, grazie alla nostra puntuale e
preziosa collaboratrice Maria Cipriano, di ricordare a tutti come il
Risorgimento non nasce esente da critiche. Ma un conto è stato
farle, ed oggi studiarle, all'interno di una visione unitaria,
convinta della fondamentale bontà del progetto, un altro è cercare
di far crollare tutto dalle fondamenta, sbraitando di non si sa quali
paradisi perduti e sparando calunni<span style="font-family: "georgia" , serif;">e a raffica</span>, mentre ci sommergono le macerie di una memoria già compromessa dall'indifferenza e dall'ingratitudine dei più.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="right" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Sandro
Righini</span></span></div>
<div align="right" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="right" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="right" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="center" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 20pt;"><b>LA
STRADA IN SALITA </b></span></span>
</div>
<div align="center" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 20pt;"><b>DELL'UNITA'
D'ITALIA</b></span></span></div>
<div align="center" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="center" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgLLqRDWx9P3tIFOO42wjtovZmyyECoS2qAWDYokh6NlOs6p6dmc8ckuGGGWZdmLaRbiPb2H6MjlXmzr1C87hi32Fv64ohSLQhJ-n8VNfkKisHpn9d3TgeTFEBTXoT4f83LBST2eLHTPXcx/s1600/fvm01369-la-presa-di-roma-1187112_0x440.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="280" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgLLqRDWx9P3tIFOO42wjtovZmyyECoS2qAWDYokh6NlOs6p6dmc8ckuGGGWZdmLaRbiPb2H6MjlXmzr1C87hi32Fv64ohSLQhJ-n8VNfkKisHpn9d3TgeTFEBTXoT4f83LBST2eLHTPXcx/s400/fvm01369-la-presa-di-roma-1187112_0x440.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><span style="font-family: Georgia, "Times New Roman", serif;"><span style="font-size: small;">fotogramma "Apoteosi", dal film muto "La presa di Roma" di Filoteo Alberini (1905)</span></span></i></td></tr>
</tbody></table>
<div align="center" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="center" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
“<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>Non
pochi dell'eletta schiera dei Mille caddero a Calatafimi, come
cadevano i nostri Padri di Roma, incalzando i nemici a ferro freddo,
colpiti per davanti senza un lamento, senza un grido che non fosse
quello di “Viva l'Italia!”.</i></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<br />
<br /></div>
<div align="right" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>
G.Garibaldi - Memorie</i></span></span></div>
<div style="line-height: 150%;">
<br />
<br /></div>
<div style="line-height: 150%;">
<br />
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Ai
poveri ingenui i quali credono che la grancassa anti-risorgimentale
che sta frastornando il popolo italiano sia opera inedita di solerti
ricercatori odierni che abbiano improvvisamente discoperto in vergini
e sepolti Archivi i risvolti misconosciuti di una storia sottaciuta,
bisogna subito far sapere che questi risvolti furono ampiamente e
liberamente espressi e dibattuti allora, mentre i fatti si
svolgevano, e nessun particolare nascondimento, sotterfugio e
mendacità venne adottata al fine di stravolgere le carte della
Storia né da parte del governo di Torino né da parte dei vari
protagonisti, grandi e piccoli, di quelle complesse vicende. Sulla
sola vicenda di Pontelandolfo e Casalduni dell'agosto 1861 su cui in
molti si stracciano le vesti oggi, si levò, allora, un tale clamore
mediatico che infine non si riuscì a capire in modo chiaro come si
fossero svolti veramente i fatti, oltremodo attorcigliati e
coinvolgenti altri piccoli comuni limitrofi della provincia di
Benevento, messa a soqquadro e devastata dai briganti al soldo dei
Borboni in esilio: briganti che la maggioranza delle volte erano
respinti coraggiosamente dalla popolazione in armi, come avvenne
proprio in molti comuni del Beneventano, quali Morcone, Pesco
Sannita, Cerreto Sannita, e molti altri. Morcone ricevette una
menzione d'onore per l'eroica popolazione che accorse compatta al
suono della campane con qualsiasi arma riuscisse a trovare onde
impedire ai briganti l'assalto del paese. In questo clima di guerra
guerreggiata, l'indignazione per le inqualificabili sevizie
perpetrate a Casalduni contro i 43 militari italiani in
perlustrazione di un esercito che la nazione sentiva come proprio,
superò di gran lunga quella per la vendetta sui due paesi, vendetta
che, al contrario di ciò che è propalato attualmente, fu
considerata inevitabile e anche giusta. Ricordiamoci come reagì
l'Italia ai 19 morti di Nassyria nell'anno 2003, e moltiplichiamo
quell'indignazione e quel dolore per mille o diecimila, nell'ardente
e ardimentosa Italia del Risorgimento. Non ci fu nessun occultamento,
dunque: anzi le notizie volavano fin troppo, spesso rivelandosi
gonfiate e distorte. La libertà di parola e di stampa ampiamente
concessa dal Regno d'Italia a una nazione imbavagliata e compressa
ch'era stata per lungo tempo uno stato di polizia, portò a un
proliferare di giornali e giornaletti, perfino scandalistici e
irriverenti, trovando modo di esternarsi non di rado in accuse
gratuite e falsificazioni. Da qui lo spropositato numero delle
vittime di Pontelandolfo e Casalduni, che, come ha detto qualcuno,
<i>“crescono a ogni conferenza”</i>.
C'è da chiarire che i due sfortunati paesi, al contrario di Morcone,
erano stati espugnati dai briganti, e ciò segnò la loro sorte e li
marchiò ancor prima che si consumasse l'efferato fatto di sangue
contro i militari italiani. Un imprecisato numero di paesani era
finito ucciso al momento dell'espugnazione, corredata da incendi,
saccheggi e violenze, ma il polverone mediatico che scaturì dalla
vendetta di Cialdini impedì di veder chiaro nell'intera vicenda, e
lo stesso Cialdini, travolto dalla collera, non seppe valutare
lucidamente gli antefatti, cadendo nella trappola tesa dai briganti
stessi che sparirono poi sui monti lasciando nei guai gli abitanti,
una minoranza dei quali soltanto li aveva veramente appoggiati.
“Vergogna eterna a Casalduni!” si gridò da più parti. Ma non
tutti gli abitanti di Casalduni avevano accolto i briganti e preso
parte alla barbara uccisione dei militari italiani e allo scempio dei
loro cadaveri fatti a brani, anche se la propaganda borbonica
chiassosamente millantava la ribellione in blocco di ambo i paesi
contro gli “usurpatori sabaudi”. Fu questa presunzione di
responsabilità collettiva a condannare le due cittadine, le quali
non furono comunque rase al suolo, com'è testimoniato dalla presenza
di vari edifici medioevali tuttora esistenti, e i cui abitanti non
furono affatto sterminati, com'è dimostrato dal censimento del
dicembre 1861 e dall'elenco dei morti nelle fonti archivistiche
locali.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Come
si evince da questo solo fatto, il Risorgimento fin dall'inizio fu
inquinato da calunnie, falsità, e e dal gusto della libera ciarla al
vento che non risparmiava neanche i deputati del Parlamento.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Se
si pensa che il padre di Massimo D'Azeglio, il pluriconservatore
marchese Cesare Taparelli D'Azeglio, che coltivava idee ben diverse
dai figli Massimo e Roberto al cui patriottismo si dovette
rassegnare, diresse per anni una rivista che esaltava il potere
temporale dei papi e la supremazia della Chiesa sullo Stato, e che
Don Bosco inviò tranquillamente in faccia al Re le sue minacciose
profezie di morte e di disgrazie per la Famiglia Reale, se ne deduce
che prima, durante e dopo il Risorgimento, furono comodamente e
liberamente scagliati tutti i ben noti strali che oggi gli scrittori
revisionisti fanno passare per farina del proprio sacco dopo
laboriose e indefesse ricerche che avrebbero intrapreso. Quale vero
storico ignorava che personaggi come Giacinto De Sivo il quale
inaugurò l'adagio del “pirata” Garibaldi che conquistò il Sud
grazie alla camorra e ai criminali comuni, passarono la vita a
infamare il Risorgimento e i suoi protagonisti? Quale storico serio
non sapeva e non sa che il Risorgimento fin da principio venne
funestato e perseguitato da un nutrito fronte di nemici? Forse la
classe dirigente dell'ancien regime accettò di farsi togliere di
mezzo senza reagire, senza un lamento? Il papa Pio IX definì il
Regno d'Italia “la <i>negazione di Dio</i>”. L'Unità d'Italia fu
tacciata a più riprese di essere “<i>mostruosa</i>”, “<i>fittizia</i>”,
“<i>diabolica</i>”, “<i>atea</i>”, “<i>sacrilega</i>” e
addirittura “<i>anti-italiana</i>”. Forse che il papa e i suoi
accoliti potevano accettare di farsi sottrarre il potere temporale
senza scagliare anatemi, scomuniche e maledizioni, e senza prima aver
sparato fino all'ultima cartuccia? Tutta la Storia del Risorgimento è
storia di una lotta senza quartiere contro il proprio opposto,
portato avanti da personaggi anacronistici e in mala fede che
facendosi scudo con la religione di Cristo, la legalità
internazionale, la tradizione e altri paraventi, in realtà volevano
difendere gli smaccati privilegi secolari di una situazione abnorme,
e fino all'ultimo cercarono di far fallire l'Unità d'Italia anche
dopo che questa fu realizzata, creando un'onda lunga che ha
attraversato pericolosamente la storia del Regno giungendo fino ai
giorni nostri, ove infine è “esplosa” nelle scomposte e ridicole
diffamazioni che tutti conosciamo. Risalgono ad allora le ciance che
parlano di un Risorgimento di pochi, anticattolico, antipopolare,
ristretto a una elitaria cerchia liberal-massonica, privo della
presenza dei contadini. Salvo poi spiegare la partecipazione di
questi ultimi, le numerose volte in cui avvenne, e proprio nel
mezzogiorno. Peraltro, la presupposizione che le rivolte
anti-austriache dei contadini veneti siano state molto più contenute
di quelle siciliane contro i Borboni, cozza contro la constatazione,
ormai scontata per uno storico avveduto, che gli austriaci erano
particolarmente abili a nascondere la realtà: si sa ben poco delle
fucilazioni sommarie dei contadini veneti e friulani tagliati fuori
dal mondo nel buio delle loro campagne percorse dalla sbirraglia
austro-croata-ungherese assetata di violenze e lasciata libera di
terrorizzare, perché gli austriaci sono sempre stati bravi a far
credere che le popolazioni rurali fossero addirittura fedeli
all'imperatore. Del resto, la lettura delle memorie del generale
austriaco Karl Schonhals, la dice lunga sulla serafica impudenza con
cui erano usi a falsificare la realtà anche di fronte a sé stessi.
La stolta teoria della <i>ristretta minoranza e dell'assenza dei
contadini e del popolo</i> è ampiamente smentita da molteplici fatti
eclatanti, si pensi solo all'insurrezione di Bologna quando il popolo
inferocito impedì che il podestà Bianchetti si consegnasse come
ostaggio agli austriaci, cacciandoli dalla città; anzi, la rabbia
per le sollevazioni cittadine portava le truppe a scaricarsi
violentemente sulle campagne, dove agivano cellule di fiancheggiatori
e vere e proprie reti di solidarietà e soccorso ai patrioti
fuggitivi. Garibaldi stesso si salvò sempre grazie ad esse. Il
leggendario assedio della gola del Furlo nelle Marche da parte degli
austriaci, ove 700 prodi della Repubblica Romana al comando
dell'eroico colonnello romano Luigi Pianciani (che poi sarà il primo
sindaco di Roma del Regno d'Italia) e di Ugo Forbes (un nobiluomo
inglese diventato garibaldino e sposato a un'italiana) sostennero per
circa un mese l'infuriato urto del nemico, non sarebbe neanche potuto
avvenire senza l'appoggio logistico e morale delle popolazioni
circostanti, pronte a pagarne il prezzo in saccheggi, rapine, stupri
e fucilazioni sommarie. Oggi qualcuno deride quei fatti, dicendo che
la gente non diede alcun appoggio e gli austriaci trovarono la strada
libera. Ma l'incattivito proclama alla popolazione emanato dal conte
austriaco Von Stadion il 4 agosto 1849 da S. Angelo in Vado (che
dista dal Furlo 33 Km.), dimostra l'esatto contrario. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Non
altrimenti sarebbe arduo spiegare la partecipazione al Risorgimento
dei cattolici in abito talare i quali vantarono, fra le migliaia e
migliaia di religiosi, personaggi come l'abate Antonio Stoppani, che
durante le eroiche cinque giornate di Milano infaticabile incitatore
di patriottismo, ideò le famose mongolfiere che servirono a dare ai
contadini il segnale della rivolta nelle campagne. Autore di un
famoso libro inneggiante alle glorie, alle bellezze e ai primati
d'Italia, “<i>il Bel Paese</i>”, dal quale l'industriale Galbani
avrebbe tratto il nome del suo celebre formaggio, lo Stoppani non fu
che uno degli innumerevoli preti-patrioti che con la loro opera
instancabile dettero il più grande lustro al nostro Risorgimento.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Dunque,
ben prima che Antonio Gramsci facesse propria l'idea dell'estraneità
dei contadini e della maggioranza del popolo italiano al Risorgimento
perché così tornava comodo al comunismo che doveva presentarsi
quale esclusivo paladino delle masse popolari, questa fola era già
stata propalata dalla Chiesa e dai Borboni, e valeva quanto valeva
quella degli austriaci che minimizzavano la partecipazione dei
trentini, dei triestini e degli istriani, cercando di ridurre di
fronte al mondo la portata del Risorgimento che stava facendo tremare
i capisaldi dell'Impero asburgico e turbava i sonni dell'imperatore.
Anche quando si ritrovarono sulla testa l'olio bollente gettato dalle
finestre degli Istriani inferociti, anche quando i Triestini scesero
nelle strade inneggiando alla presa di Roma e facendosi sparare
addosso, anche quando il Tricolore cominciò ad apparire nei posti
più impensati, arrivando a sventolare dal balcone del Municipio del
capoluogo giuliano, gli austriaci continuarono a sminuire l'entità
del Risorgimento. Una delle frecce più acuminate e avvelenate
dell'anti-Risorgimento fu infatti quella di non dargli importanza,
imputandolo a esigui gruppi minoritari, diretti da una fantomatica
regia massonica ubicata all'estero. E doveva trattarsi di una regia
che aveva forti propaggini fino in Dalmazia, ove fu certamente per
ordine dei massoni che l'arcivescovo di Zara Giuseppe Godeassi, pur
malfermo in salute, intraprese un faticoso viaggio fino a Vienna
(dopo il quale morì) onde affermare l'italianità di quella regione
contro le pretese slave e le manovre austriache.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Da
parte sua l'ineffabile Gramsci, che certo non era uno storico, poté
declamare acriticamente, senza fornire un solo dato statistico
credibile, l'incredibile solfa vaneggiante che: “<i>lo Stato
Italiano è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco
l'Italia meridionale e ha crocifisso, squartato, fucilato, seppellito
vivi i contadini poveri che scrittori salariati tentavano infamare
con il marchio di briganti.</i>”. Proprio lui che sosteneva una
dittatura massacratrice qual'era quella di Stalin il quale per
davvero sterminò un imprecisato numero di milioni di suoi
connazionali, s'inventò per il Regno d'Italia accuse peggiori dei
borbonici più accesi e dei cattolici più intransigenti i quali
vennero in uggia perfino al Papa: Leone XIII, succeduto a Pio IX,
finì infatti per stancarsi degli slanci estremisti della ben nota
rivista “Civiltà cattolica” proprio perché non risultavano
credibili e venivano puntualmente rintuzzati. E, del resto, <i>il
milione di morti meridionali</i> fatti passare per veri la dice lunga
sui seri metodi storiografici adottati da questi spavaldi
denigratori. D'altra parte non si capisce come in simili condizioni
il Regno d'Italia avrebbe potuto tranquillamente fare, come fece, il
censimento nel dicembre 1861 (quindi nel pieno dei presunti
massacri), censimento che come tutti sanno è operazione assai lunga
e complessa, e richiede l'attiva collaborazione della popolazione,
che fu elogiata dalle autorità proprio per questo.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Dopo
Gramsci, tutta l'”intellighenzia” di sinistra che forse non aveva
letto un solo articolo della legge Pica contro il brigantaggio, la
camorra e la protomafia (una brevissima legge di soli 7 articoli e
altre norme correlate dove non c'era nulla di mostruoso, ma
temporanei provvedimenti d'emergenza), continuò a sparare basso
contro il Risorgimento. Lo scrittore Carlo Levi, confinato dal
Fascismo a Eboli in provincia di Salerno, descrisse nel suo celebre
libro “Cristo si è fermato a Eboli” un mondo contadino a detta
sua amorfo e passivo, tradito dal Regno d'Italia, che solo il
socialismo e l'antifascismo avrebbe potuto salvare. Ma questo mondo
votò compatto per il Regno d'Italia nel 1946.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Il
marxista Franco Molfese, vicedirettore della Biblioteca della Camera
dei deputati, nel 1966 pubblicò un libro sul brigantaggio,
presentandolo come lotta sociale dei contadini meridionali traditi da
Garibaldi e dai Savoia. Salvo poi esimersi dal dimostrare
l'indimostrabile, e cioè in che modo i presunti contadini avrebbero
ottenuto da Francesco II e dal Papa le terre che chiedevano o altre
rivendicazioni sociali, e perché mai le stesse lotte non avvenivano
nelle Marche, in Umbria, nel Lazio, in Toscana, etc. Lì erano tutti
felici e contenti?</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">I
fatti, che sono la Storia, ci dicono invece che fu dai moti
legittimisti per la restaurazione dei Borboni diretti dai comitati
borbonici clandestini, guidati da preti fanatici, militari borbonici
sbandati e nobili possidenti nostalgici, che si passò nel giro di
poco al brigantaggio (che dunque nasce esattamente da quelli), e non
per rivendicare alcunché di sociale che avesse a che fare con la
lotta di classe vagheggiata dal Molfese (i briganti taglieggiavano,
rapinavano e sequestravano chiunque, anche i poveri parroci di
campagna, e, anziché rivendicare diritti, calpestavano quelli altrui
accumulando tesori e fregiandosi di titoli altisonanti), ma
semplicemente perché i moti legittimisti non si dimostrarono
abbastanza numerosi né abbastanza organizzati né così spontanei
come si voleva far credere, tant'è che nel giro di poco si
sgonfiarono (a Isernia un appassionato discorso di Garibaldi in mezzo
alla folla placò infine gli animi dei popolani più ostili),
lasciando il posto alla guerriglia criminale brigantesca che,
finanziata e diretta da Roma ove Francesco II si era rifugiato presso
il Papa, terrorizzò, devastò e funestò quelle contrade col preciso
e unico intento d'impedire lo stabilizzarsi di un governo regolare e
rendere la vita impossibile al Regno d'Italia. Le acrobazie del
Molfese per dare a tutto ciò la dignità di una rivolta sociale dei
contadini in lotta contro i proprietari, la quale sarebbe all'origine
delle leggi liberticide e repressive del Regno d'Italia, sono, per
l'appunto, acrobazie ideologiche che nulla hanno a che fare con la
Storia, tant'è che se ne convinse infine anche lui, rivedendo il suo
giudizio sul brigantaggio e concludendo che aveva sbagliato a
definirlo una lotta di classe. Tra le rivolte contadine per
l'occupazione delle terre che si verificarono soprattutto in Sicilia,
e i moti legittimisti filoborbonici e il brigantaggio anti-unitario
conseguente, non esiste un rapporto di causa-effetto. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Come
si sa, solo negli ultimissimi anni la sinistra si è improvvisamente
convertita al Risorgimento con un'opera di rivalutazione e recupero
delle sue memorie. Quali le ragioni di questa “folgorazione”?
Fatta salva la tardiva resipiscenza in buona fede di singole persone
dell'ex area comunista per le quali il Risorgimento è stato una
felice scoperta, c'è da dire che la presa di posizione ufficiale
della sinistra è andata di pari passo con le iniziative patriottiche
del presidente Ciampi (che rivestì la carica dal 1999 al 2006),
saltate fuori, però, proprio quando si stava dando mano alla
mondializzazione forzata dell'Italia richiesta dai poteri forti
sovranazionali. Il Risorgimento sembra dunque esser stato
rispolverato, in sacra unione con la Resistenza con cui in verità ha
poco da spartire, per opportunità politica: cioè per attutire,
mascherare, sviare, e in qualche modo compensare la “svendita”
della sovranità nazionale che, iniziata allora, è andata avanti
speditamente fino ai giorni nostri e tuttora è in via di esecuzione.
Non a caso si tratta di una riscoperta piuttosto fragile e
contrastata, dal momento che le balle anti-risorgimentali mai come
ora sono riapparse all'orizzonte, e, quel che è peggio, vengono
credute e fatte passare per vere anche grazie a indiscutibili apporti
mediatici di televisioni, giornali, case editrici, giornalisti, e,
perfino, gente di spettacolo e delle istituzioni soprattutto locali.
Cucinate per una platea di bocca buona che crede a tutto ciò che le
viene raccontato nella fluorescenza mediatica, hanno così ripreso
magicamente forma e vita le grossolane accuse delle “piastre d'oro
turche” che Garibaldi avrebbe intascato dalla Massoneria inglese (o
internazionale o scozzese o canadese o americana, dipende dall'estro
degli scriventi), piastre d'oro che non esistevano nemmeno
(esistevano le piastre d'argento), e, anche fossero esistite,
avrebbero potuto essere spese solo in transazioni commerciali con la
Turchia, cioè con l'impero ottomano, la cui moneta era tutt'altro
che ambita. Poiché, <i>more solito</i>, le fonti della maldicenza
anti-risorgimentale non sanno spiegare né provare adeguatamente le
accuse, si limitano a starnazzare che le “piastre d'oro”
sarebbero servite a Garibaldi per corrompere gli alti ufficiali
dell'esercito nemico affinché non combattessero, a testimonianza di
quale fosse la considerazione in cui venivano tenuti dai cantori di
Francesco II allora e, oggi, dai loro discendenti. Non varrebbe la
pena perder tempo dietro a queste sciocchezze, a smentire le quali
basta il fatto che i borbonici, al netto delle spontanee e
prevedibili diserzioni che colpirono l'esercito napoletano ancor
prima dello sbarco di Garibaldi, combatterono invece fino all'ultimo,
fanaticamente asserragliati nelle fortezze di Gaeta, Castellammare,
Messina, Capua e Civitella del Tronto, non solo, ma perfino la logica
temporale ci dice che Garibaldi non avrebbe potuto contattare o far
contattare gli alti ufficiali nemici nel breve lasso di tempo da
quando, nell'aprile del 1860, decise l'impresa dei Mille (verso cui
era titubante, bisogna ricordare) a quando i borbonici fuoriuscirono
da Palermo nel giugno dello stesso anno, “<i>senza combattere</i>”,
com'è stato insulsamente detto da qualcuno (stavano infatti
distruggendo l'intera città con tutti gli abitanti e i monumenti).
Non solo: ma risulta ridicolo che il nostro Eroe si portasse dietro i
soldi della corruzione da usare una volta sbarcato, quando non si
sapeva nemmeno se sarebbe riuscito a sbarcare. Logica vuole che la
corruzione fosse stata messa in atto prima, dai “servizi segreti”
sabaudi pilotati da Cavour, ma ciò contrasta con una tal congerie di
fatti da rendere improponibile questa tesi. Cavour non era uomo da
agire avventatamente, e sarebbe stato un rischio investire in
anticipo fior di quattrini in un'impresa dai dubbi risvolti, stante
l'assenza totale di garanzie da ambo le parti, che ben poco si
conoscevano. Chi poteva assicurare i piemontesi che i capi borbonici
avrebbero obbedito? E, per converso, chi poteva assicurare i capi
borbonici che i piemontesi avrebbero pagato? In ogni caso Cavour mai
avrebbe dato i soldi della corruzione in mano a Garibaldi, perché
questi li avrebbe spesi certamente per tutt'altro. Figuriamoci se
veniva incaricato l'eroe in camicia rossa di simili missioni!</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Andando
dunque a scavare in questa mirabolante fandonia, si scopre che essa
fu partorita nel 1862 da quella fucina inesauribile di calunnie
anti-risorgimentali che era la rivista gesuita “Civiltà
cattolica”. Incurante che le bugie portano dritti all'inferno, la
rivista la mutuò a scoppio ritardato da una fonte anonima austriaca
del 1860 (“<i>Gli avvenimenti d'Italia del 1860 Cronache
politico-militari dall'occupazione della Sicilia in poi</i>” ed.
Cecchini-Venezia), che accennava in modo vago a tre milioni di
franchi francesi cambiati in oro in una banca di Genova alla vigilia
della partenza dei Mille. Come si evince da questi particolari, la
maldestra fonte austriaca cercava di accusare francesi e piemontesi
(da qui l'accenno alla Banca di Genova) a causa dei quali l'Austria
aveva perduto la 2a guerra d'indipendenza un anno prima, di essere i
mandanti e i finanziatori dell'impresa di Garibaldi, mentre lo Stato
Pontificio, non potendo accusare i francesi da cui era protetto,
guardandosi bene dall'irritare il suscettibile imperatore Napoleone
III e la sua cattolicissima moglie spagnola, dirottò l'accusa sui
massoni inglesi (o presbiteriani scozzesi), fantasmi buoni per tutte
le stagioni e verosimilmente molto larghi di manica nell'elargire in
giro grosse somme di danaro. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">In
verità, stando alle informazioni di Vittorio Vecchi, figlio di quel
Candido Vecchi che fu grande amico di Garibaldi e partì coi Mille da
Quarto (i Vecchi erano proprietari di quella Villa Spinola
prospiciente il mare nella quale si radunò parte dei Mille prima
della partenza), nella cassa dei Garibaldini c'erano 1800 napoleoni
d'oro, che è come dire 450.000 euro in moneta francese: troppo poco
per corrompere gli alti ufficiali borbonici. La moneta francese non
significa poi che si trattasse di un finanziamento del governo
francese (che era all'oscuro dell'impresa), ma semplicemente che si
trattava di danaro chiesto a qualche Banca francese, non potendosi
per ovvi motivi rivolgersi alle banche piemontesi, non appoggiando il
Piemonte ufficialmente l'impresa dei Mille. Ciò permise anche di
disporre di una moneta molto richiesta (a quel tempo la Borsa di
Parigi era la più importante del mondo), che poteva essere scambiata
anche in un Regno come quello delle Due Sicilie ove le monete d'oro
non avevano corso legale. Non potendo accusare i francesi, garanti
dell'incolumità di Roma papale, e dovendo in qualche modo spiegare
l'oro di cui parlava la fonte austriaca, i clericali di Civiltà
cattolica pensarono alle lire d'oro turche - circolanti nell'impero
ottomano - chiamandole volgarmente “piastre”, un termine usato
talvolta come sinonimo di moneta in senso generico. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Dunque,
i moderni detrattori del Risorgimento non avendo scoperto un emerito
nulla (i famosi documenti dei finanziamenti massonici a Garibaldi
sbandierati da uno studioso che nel lontano 1988 affermò di averli
trovati a Edimburgo beato chi li ha visti), continuano a declamare
questo nulla come fosse la verità, favoriti dal fatto che il
Risorgimento, proprio perché materia per specialisti, quando viene
strapazzato dalla smania di sfatare una presunta “vulgata”,
rischia di diventare una barzelletta, e dunque la balla delle piastre
d'oro turche vale quanto quella di Mussolini che nell'aprile del 1945
s'allontanò da Milano a bordo di una spider rossa sparando sulla
folla.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Nel
loro mondo pieno di contraddizioni, i fantasisti
dell'anti-Risorgimento, ognuno a proprio estro, estraggono dal
cappello a cilindro di volta in volta quelle che secondo loro sono le
prove inconfutabili dell'inconsistenza e malignità del medesimo,
come i <i>Diari privati politici-militari dell'ex ammiraglio Persano
conte di Pellion</i>, pubblicati a più riprese dal 1869 in poi.
Ammesso e non concesso che questi Diari possano essere usati come
arma contro il Risorgimento, possiamo immaginare lo stato d'animo
dell'ex ammiraglio Persano dopo essere stato degradato, radiato dalla
Marina e privato anche della pensione a seguito della sconfitta
navale di Lissa contro gli austriaci nel 1866. Immaginiamo quale
ineccepibile valore storico potrebbe avere lo sfogo di un uomo
travolto dalla collera, che dalle stelle fu precipitato alle stalle.
L'Unità d'Italia che era cominciata per lui con i migliori auspici
fin dalla 1a guerra d'indipendenza, e poi durante tutto il corso
dell'impresa dei Mille fino alla capitolazione di Ancona, fra gli
unanimi elogi, le decorazioni, l'apprezzamento anche dei colleghi
borbonici, le sue capacità diplomatiche e militari, il suo
cattivarsi persino la stima di Garibaldi, naufragava pochi anni dopo
nella disgrazia di una sconfitta militare che il Re, il Governo, la
classe intellettuale e la nazione non gli perdonavano. Anche gli
affetti domestici gli vennero a mancare nel giro di pochi anni, in
quanto la moglie e il figlio (pure lui ufficiale di Marina) gli
premorirono. L'amarezza, il dolore, la solitudine, la miseria, cui
recava conforto solo il buon Re Vittorio in via del tutto riservata,
non furono certo leniti da alcune polemiche che i Diari sollevarono,
chiamando in causa fatti e persone. Per questo ogni storico sa che i
Diari, come le Lettere, come i racconti riferiti da terzi, sono fonti
da valutare con cautela, storicamente claudicanti, che da soli non
possono costituire prova esauriente di nessun fatto storico, e spesso
sollevano solo polveroni. Inutile poi che si faccia dire a questi
Diari più di quel che vogliono dire, forzandone alcune parti,
tacendone altre e scollegando i fatti tra loro. I tanto sbandierati
“soldi della corruzione” dati da Cavour all'ammiraglio Persano
inviato in missione a Napoli nell'agosto del 1860, prima dell'arrivo
di Garibaldi, dovevano servire a finanziare una sollevazione
filosabauda in città che facesse da contrappeso all'entusiasmo
generale che aveva invaso il meridione per l'eroe dei due mondi, dove
i garibaldini in Calabria ormai avanzavano quasi senza combattere.
Sollevazione che, incoraggiata soprattutto dai vertici della Marina
borbonica che ad essa intendevano condizionare il pronunciamento
ufficiale a favore di Vittorio Emanuele, fu ritenuta invece dal
saggio e avveduto marchese di Villamarina (ambasciatore del Regno di
Sardegna nel Regno di Napoli) inutile, controproducente e rischiosa
per la presenza ancora in città del Re Francesco II e delle truppe a
lui fedeli, e quindi abbandonata quando ormai era stata approntata
dai suoi solerti organizzatori, tra cui primeggiava l'impaziente
Nicola Nisco di Benevento. I fatti diedero ragione al marchese.
Garibaldi entrò trionfalmente a Napoli a settembre senza sparare un
colpo, dopo che Francesco II se n'era andato, e fu così evitato un
bagno di sangue alla città. A questo proposito, i liberali
napoletani, capeggiati da Antonio Ranieri, indirizzarono al marchese
di Villamarina un caloroso attestato di gratitudine per la preziosa
opera svolta in quella fase così delicata.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Sull'onda
dello stesso filo, è da valutare un altro cavallo di battaglia
lanciato al galoppo dagli aedi anti-risorgimentali nelle loro
cantilene: le “<i>letteracce contro Garibaldi</i>” che Giuseppe
La Farina, inviato semi-segreto di Cavour in Sicilia durante
l'impresa dei Mille, spedì al medesimo. Pubblicate successivamente a
puntate, con chiari intendimenti politici, sul giornale torinese
l'”Opinione”, onde smorzare i travolgenti entusiasmi per l'Eroe
che potevano vanificare i piani moderati di Cavour con grave danno
per tutta l'impresa della riunificazione, queste lettere sciorinavano
una serie di accuse che nelle intenzioni dello scrivente e del suo
mandante dovevano gettare sospetti e discredito sulla dittatura
isolana dell'Eroe in modo da affrettare il più possibile
l'annessione al Piemonte, di cui l'ex mazziniano La Farina era
diventato strenuo assertore (da tempo lui e Cavour cooperavano in una
strategia comune). Come si sa, qualcuno si è buttato a corpo morto
su queste lettere scrivendoci sopra la diffamazione dell'impresa dei
Mille. Poteva risparmiarsi la fatica! Tanto più che, come si è
detto, l'epistolario in sé non è a priori una fonte documentale
attendibilissima proprio per lo stato d'animo soggettivo, emotivo e
transitorio da cui facilmente è animato qualsiasi scrivente,
figuriamoci il La Farina, le cui lettere non sono difficili da
interpretare per uno storico: egli non poteva certo elogiare il modo
di governare di Garibaldi in Sicilia, il mescolamento delle classi
sociali, l'abbozzo di “democrazia popolare”, i “cittadini
armati autogestiti”, l' “assoldare i bambini abbandonati dagli 8
ai 15 anni a tre tarì al giorno” per farli sentire socialmente
utili, il suo “liberare dalle carceri molti detenuti”, il suo
accogliere, perdonare e remunerare un po' tutti, anche i borbonici
pentiti, il suo distribuire danaro a destra e a manca con quello
spirito generoso della “Comune” che gli era congeniale e, in
piccolo, avrebbe replicato nell'isola di Caprera con la “comunità
garibaldina”, destando l'ammirazione dell'anarchico Bakunin. Ovvio
che il La Farina considerava tutto ciò anarchia, disordine,
velleitarismo, improvvisazione, sperpero di pubblico danaro e
infrazione delle leggi. Ovvio che aveva raccolto le proteste di
coloro che, anche con ragione, vedevano nel popolo straccione,
analfabeta e potenzialmente violento assoldato da Garibaldi un immane
pericolo e desideravano il ritorno alla normalità. Ma pretendere da
un uomo come Garibaldi, che quel popolo bistrattato amava e da cui
era riamato, l'instaurazione di una puntigliosa amministrazione con
uffici e scrivanie, era come pretendere la luna del pozzo. E Cavour,
che in fin dei conti conosceva le buone intenzioni e la lealtà
dell'eroe, nonché le circostanze eccezionali in cui si trovava a
operare, si servì delle lettere del La Farina solo per portare acqua
alla sua politica: e infatti, opportunamente sfrondate dei
particolari più estremisti cui nessuno avrebbe prestato fede, solo
per questo le fece pubblicare.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">In
un evento di portata gigantesca qual è stato il nostro Risorgimento
sarebbe del resto impossibile non trovare scontri politici, rivalità,
divergenze, antipatie personali, ed anzi, tutto considerato, ce ne
furono molto poche. Guai se gli storici si lasciassero fuorviare in
modo acritico dai documenti senza adeguatamente analizzarli. E
dunque, anche le invettive epistolari del La Farina, illustre
patriota siciliano che per l'Italia aveva patito esilio, rovina
economica, incarcerazione del padre e del fratello tredicenne,
condanna dei cognati a 24 anni di lavori forzati, e tanto aveva
contribuito all'impresa dei Mille, non vanno prese alla lettera ma
giudicate tenendo conto del clima di fortissimo coinvolgimento
emotivo di tutti i protagonisti del Risorgimento, ognuno dei quali
era ansioso di agire per l'Italia, e di poterlo fare meglio di un
altro. Con lo stesso metro, per fare un esempio, vanno considerate le
pungigliose acredini del patriota toscano Francesco Domenico
Guerrazzi il quale trovò da ridire perfino sugli arredi dello studio
del conte di Cavour durante una visita, la cacciata e addirittura
l'arresto dei patrioti mazziniani a Venezia decretato da Daniele
Manin per non contrastare la politica del Piemonte cui la maggioranza
dei patrioti Veneti aveva fatto adesione, alcune frasi infelici del
generale La Marmora che suscitarono l'ira dei Triestini e degli
Istriani, e decine d'altri episodi di contrasti e incomprensioni, da
giudicare nel clima convulso degli intensi accadimenti che
precedettero e seguirono l'Unità d'Italia, a cui tutti i patrioti
anelavano dare il proprio contributo, talvolta esagerando o
sbagliando. Basta soffermarsi sopra una soltanto delle impulsive
accuse rivolte dal La Farina al governo dittatoriale di Garibaldi in
Sicilia, per accorgersi di quanto le falsità ed esagerazioni sparse
da lui a piene mani gli sono perdonate solo perché giustificate da
un esacerbato stato d'animo personale, unito alle difficili
circostanze oggettive in cui Garibaldi si trovava a operare, con la
guerra ancora in corso e migliaia di problemi da risolvere, il che
faceva sì che le cose fossero tutt'altro che perfette come
pretendeva il La Farina: il quale tace sulle molte provvidenze
attuate da Garibaldi per i poveri, sui suoi Decreti, addirittura
accusando l'illustre medico cremonese Pietro Antonio Ripari,
aggregato all'impresa dei Mille, il cui curriculum patriottico era
lungo come un treno, di voler dare fuoco alla biblioteca del Collegio
dei Gesuiti di Palermo, il che è la più manifesta delle fandonie
che potesse cucire. Chiaramente egli vedeva i garibaldini come un
pericolo per la tenuta dell'intero progetto unitario, temeva il loro
radicarsi sul suolo siciliano, il loro sganciarsi dall'asse con
Torino, il loro prendere strade anarchiche indipendenti dal patto con
la Monarchia sabauda. L'amore delle folle per Garibaldi, i gran
festeggiamenti per le strade di Palermo al suono di più bande
musicali dopo la partenza dei borbonici (il La Farina trovò da
ridire anche su queste), l'allegrezza generale, tutto indisponeva il
novello “Catone censore” che avrebbe voluto riportare l'ordine e
la razionalità. Fu invece congedato in malo modo da Garibaldi, il
quale tra l'altro non gli perdonava di aver sostenuto Cavour nella
dolorosa cessione di Nizza e la Savoia, e fin da subito gli fece
capire che gli preferiva Crispi. Ma il buon medico Ripari, che
nonostante l'età si prodigava incessantemente per i feriti e i
malati, concedendosi solo poche ore di precario riposo, non dette
fuoco proprio a nulla. I Gesuiti furono sì espulsi dal Collegio
perché questo fu trasformato in un ospedale, ma tutti i volumi,
pergamene e codici minati sono arrivati sani e salvi fino ai giorni
nostri, così come il Collegio medesimo, che a tutt'oggi ognuno potrà
ammirare nel suo elegantissimo chiostro e facciata barocca, come uno
dei tanti pregevoli palazzi del capoluogo siciliano.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Del
resto il La Farina continuò a inviare lettere maldicenti anche da
Napoli, prendendo a bersaglio Luigi Carlo Farini, l'illustre medico
romagnolo nominato il 6 novembre 1860 luogotenente generale delle
provincie napoletane, in una città dove folle di questuanti si
ammassavano giornalmente a chiedere al nuovo governo ciò che i
regnanti borbonici mai si erano sognati di dar loro, portando
all'esasperazione chiunque ne fosse investito. Poiché il Farini
tardava a ricevere coi dovuti omaggi lui e Pietro Cordero di
Montezemolo (nominato luogotenente generale del Re in Sicilia), ciò
fu sufficiente a spazientire il La Farina, la cui delusione nel
sentirsi messo da parte traspare in modo inequivocabile dalle
lettere, nelle quali tende a ingigantire le situazioni, deformandole
in buona o mala fede, in modo da convincere il Cavour a prendere
provvedimenti non si capisce per quali colpe anche del povero Farini.
</span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Come
si vede, il clima in cui avvenne il nostro Risorgimento non poteva
essere disteso, placido e tranquillo, ma, al contrario, fu teso,
travagliato, talvolta esasperato da difficoltà oggettive e
risentimenti personali. Di conseguenza, le asseverazioni dei vari
revisionisti odierni secondo cui c'è “<i>un Risorgimento da
riscrivere</i>”, o una “<i>controstoria dell'Unità d'Italia</i>”
da raccontare, o “<i>panni sporchi dei Mille</i>” da stendere al
sole, e così via, in un monocorde rosario di inaccettabili accuse,
tracciano un quadro che, lungi dall'essere approfondito e ragionato,
è semplicemente alterato, rivoltato e adattato alle discutibili
opinioni e agli acri sentimenti personali dei vari autori e delle
loro fonti. Giustamente ha osservato il professor Bartolo Cannistrà
che in tal modo si opera un “<i>ribaltamento asimmetrico delle
fonti</i>”, usando cioè unilateralmente le fonti borboniche più
estremiste, le quali “<i>presentano come dati oggettivi quelli che
sono giudizi soggettivi, mettendo in campo forzature, bizzarri
equivoci, vistosi errori e addirittura dati di pura invenzione</i>.”</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">E
proprio esaminando con sguardo critico le fonti dalle quali i novelli
corifei della “malaunità” traggono le loro pontificazioni, vi è
la riprova che gli insulti e le contumelie di cui si riempiono la
bocca, furono ampiamente esternate da coloro che li precedettero, con
una noncuranza, una faccia tosta, una superficialità, un
qualunquismo e un livore che risultano perfettamente spiegabili
riferiti ai personaggi di allora, alle loro segrete mire del momento,
ai loro personali stati d'animo, nonché all'ignoranza, alla
confusione, e, più in generale, al turbolento frangente storico di
passaggio cui si riferivano. Se perfino Garibaldi, travolto dalla
collera e da pulsioni emotive soggettivamente scusabili, scrisse nel
1872 il polemico libro “i Mille”, in cui scagliava accuse contro
tutti –e della cui esagerazione poi si pentì- ; se perfino lui
talvolta si lasciò andare a sfoghi più o meno incontrollati (la
famosa lettera di disillusioni scritta di getto ad Adelaide Cairoli,
madre dei cinque eroici fratelli di Pavia, quattro dei quali morti
per l'Italia, tirata in ballo in quasi tutti i discorsi
revisionisti), si ha l'idea di quanto fosse surriscaldato il clima,
di quali e quante difficoltà si presentassero alla novella Italia,
di quanti falchi, avvoltoi e spargitori di zizzania di già la
sorvolassero, ansiosi di gettarsi su nuove carcasse da spolpare. Che
le “sassate” che l'Eroe avrebbe dovuto prendere dai meridionali
fossero solo il parto di un suo forte abbattimento del momento, lo
dimostra il fatto che nel 1882, pochi mesi prima di morire, egli si
recò proprio a Napoli e in Sicilia per il suo ultimo viaggio, dove
venne accolto con grandissimo affetto e commozione da tutta la
popolazione, che già durante la tratta ferroviaria da Napoli in giù
si affollò sui binari chiamandolo a gran voce, e il cui entusiasmo
fu rattenuto solo dal constatare le precarissime condizioni di salute
in cui versava quell'uomo un tempo gagliardo e forte, e che ora
veniva spinto amorevolmente dal figlio Menotti su di una sedia a
rotelle.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Chi
pensa perciò di trarre dal rovente e appassionato clima di allora
frecce al proprio arco di accuse, compie un marchiano errore di
valutazione, in quanto, fino a quando le critiche, le rimostranze e i
diverbi rimasero entro l'aurea cornice dei supremi ideali del
Risorgimento dalla maggioranza condivisi, nessun danno, ma anzi
sprone a far meglio ne venne per l'Italia. Viceversa, quando,
approfittando della libertà di stampa e di parola a tutti concessa,
i nemici del Risorgimento come sciacalli s'avventarono sulle
difficoltà come su altrettanti appigli cui attaccarsi nella
sconfitta, al Risorgimento ne venne un danno, scientemente perpetrato
al fine di lederne l'immagine e la reputazione, sminuirne la gloria,
inquinarne la purezza.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Un
esempio significativo di quanto fosse facile in quel contesto dare
addosso all'Unità d'Italia, è la mozione d'inchiesta presentata in
Parlamento dal Duca di Maddaloni, Francesco Proto Carafa, il 20
novembre 1861, solitamente esibita come una delle prove del disastro
che l'”invasione garibaldina e sabauda” avrebbe causato nel
meridione, e invece, esaminando a mente fredda, è soltanto la
riprova di quanto fosse facile inventarsi le accuse, esagerare gli
accadimenti, soffiare sulle braci, e, soprattutto, prevedere il
ritorno di Francesco II grazie a un intervento armato dell'Europa che
aleggiava nell'aria, regolandosi di conseguenza, come appunto fece il
Duca di Maddaloni. In quegli anni, infatti, voci insistenti di illusi
e agenti provocatori davano per certo il ritorno dello spodestato
sovrano che sperò fino all'ultimo nell'aiuto delle potenze europee,
nonostante questo aiuto si fosse già volatilizzato nell'autunno del
1860 con il convegno di Varsavia, finito in una bolla di sapone. I
tardivi quanto convulsi tentativi di Francesco II di correre ai
ripari di fronte all'avanzata di Garibaldi, proponendo a Torino la
confederazione dei due Stati, concedendo la Costituzione, adottando
il Tricolore e chiamando i liberali al governo, non influirono più
di tanto sulle operazioni militari che continuarono fino allo stremo
nonostante defezioni e diserzioni nell'esercito borbonico, ridotto al
Volturno alla metà dei suoi effettivi, il che non impedì ai
Borbonici di resistere fino all'ultimo sul campo di battaglia,
lasciando dipoi al novello Regno un'eredità pesante da gestire,
aggravata da anni di brigantaggio, assoldato col preciso scopo
d'impedire lo stabilizzarsi del nuovo governo. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Fu
dunque un clima inevitabilmente sofferto quello che accompagnò e
seguì la riunificazione d'Italia, in cui, di fronte all'entusiasmo e
alla partecipazione popolare che avevano animato e continuavano ad
animare il Risorgimento che proprio nel Sud aveva trovato tante forze
propulsive, si ergevano i madornali problemi del presente, come
sempre avviene nei casi di rovesciamento di potere e più ancora
quando non si elimina radicalmente la classe dirigente precedente:
che questa ovviamente reagisce, e, pur vinta, continua a tramare con
le restanti forze che le rimangono. Forze che certo non mancavano ai
borbonici, se nel suo trinceramento a Gaeta, Francesco II fu
accompagnato dai rappresentanti di tre potenze europee che ancora
potevano aiutarlo (l'Austria, la Russia, la Prussia) mentre altri
governi comunque lo appoggiavano, e l'ambigua politica della Francia
che piazzò le navi nel golfo di Gaeta non certo per aiutare i
piemontesi, nonché il cinico pragmatismo dell'Inghilterra, non gli
facevano perdere le speranze. Proprio Henry Elliott, ambasciatore del
Regno Unito nel Regno delle due Sicilie, se pure non si era
presentato alla mesta cerimonia di commiato del Re da palazzo Reale,
cambiò tosto atteggiamento, interprete dei contingenti interessi
dell'Inghilterra che mutavano in base al mutare delle circostanze. La
forza del novello Stato italiano che si dimostrava deciso a difendere
la propria integrità, mettendo in campo un esercito agguerrito e
motivato, composto di elementi di varia provenienza regionale che si
credeva disuniti e invece Torino mostrava di saper unire, cominciò a
preoccupare l'Inghilterra, la quale per tutto il corso del
Risorgimento aveva palesato altalenanti atteggiamenti, a seconda dei
propri interessi in gioco. Già durante la permanenza di Garibaldi in
Sicilia, l'ammiraglio George Mundy incaricato dalla Regina Vittoria
di sorvegliare l'eroe a cui tutta l'ala conservatrice inglese era
alquanto ostile, non mosse un dito per aiutare l'impresa dei Mille,
neanche quando Garibaldi rimase senza polvere da sparo e senza
munizioni a Palermo, trovandosi in serie difficoltà sotto le bombe
dei borbonici che tiravano senza risparmio dal forte di
Castellammare, intenzionati a distruggere la città. Al momento della
concordata tregua, ebbe la faccia tosta di chiedere a Garibaldi di
consegnare all'Inghilterra il forte di Castellammare, ricevendone
naturalmente un netto rifiuto. Come la Francia, anche l'Inghilterra
cercava di trasformare la nuova Italia in un paese satellite. Ambedue
le potenze sempre brigarono, in competizione tra loro, per ridurre il
più possibile la portata del Risorgimento e trarre a sé il
costituendo Stato che prefiguravano debole, posticcio e malleabile.
Non fu così. Il Risorgimento andò ineluttabilmente a compimento e
il Regno d'Italia non si dimostrò affatto malleabile, ma fu uno
Stato sovrano e indipendente, padrone della propria politica che
spesso e volentieri orientò in senso contrario ai desiderata
dell'Europa, spinto da un'opinione pubblica che, nonostante il
suffragio elettorale ristretto, partecipava emotivamente agli eventi
della nazione, facendo sentire la propria voce, soffrendo e gioendo,
pur tra i grandi problemi, le difficoltà e le avversità che la
giovane potenza si trovò ad affrontare nel mare tempestoso della
Storia, sul quale ora arditamente navigava non più come comparsa, ma
come protagonista.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Maria
Cipriano</span></span></div>
<div style="line-height: 150%;">
<br /></div>
<div style="line-height: 150%;">
<br /></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/06795754012146158496noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-6910423129426372825.post-58648607008488622302016-09-17T07:43:00.000-07:002016-09-19T12:54:56.475-07:00"Se non ci conoscete..." Intervista a Giacinto Reale<div style="line-height: 150%; text-align: center;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">PREMESSA</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">A
distanza di quasi un secolo, perché tornare a parlare di squadrismo?
Che senso ha interrogarsi su fatti e personaggi di un'epoca così
“lontana”? Quasi nessun altro movimento come il Fascismo continua
a far discutere e scatenare dibattiti. Tanto più il fenomeno
squadrista, che del Fascismo rappresentò al meglio la sua anima
movimentista – secondo una famosa definizione defeliciana, oggi
discutibile, ma pur sempre significativa – e che ancora spaventa.
Spesso e volentieri lo si sbandiera come nefasto spauracchio ogni
qual volta s'infiammano oltre il dovuto i toni polemici o scaturisce
un'isolata scintilla di violenza nel piatto scenario della politica
odierna. Forse, come recitava la canzone di una storica formazione di
rock identitario,</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<br />
<br /></div>
<div align="left" style="line-height: 150%;">
“<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>perché
lo squadrista rappresenta il simbolo<br />Di tutto, dico bene tutto,
quello che loro non potranno mai essere<br />Di tutto ciò che non
potranno mai avere!<br />L'arroganza pura e semplice non erudita e
falsamente coraggiosa<br />La comprensione di se stessi e
l'accettazione della propria condizione<br />Il tutto misto alla
volontà di inserirsi in modo organico, disinteressato<br />L'accettazione
di un sistema gerarchico e naturale, ma non definitivo ne totale!<br />Le
diverse gerarchie, diverse a seconda delle capacità, il coraggio
fisico, fisico<br />Il coraggio di cercare di trovare lo scontro, il
gusto dei pochi contro i tanti!”</i></span></span></div>
<div align="left" style="line-height: 150%;">
<br />
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">E proprio di questo “gusto dei pochi contro i tanti” abbiamo
parlato con Giacinto Reale, autore di un libro - “Se non ci
conoscete. Racconti squadristi” edito da AGA Editrice in questo
2016 – composto da cinque racconti, che dalle campagne emiliane,
attraverso piazza San Sepolcro e Fiume, ci conducono fino ai
drammatici giorni della R.S.I. Con Giacinto, infaticabile ricercatore
storico del periodo squadrista e repubblicano, abbiamo cercato di
ricostruire, in modo articolato e diffuso, quell'atmosfera e quella
tensione così ben descritta da quei versi poc'anzi citati. In
quest'epoca di lamentele e sproloqui da social network, in cui molti
giovani si perdono tra le maglie del virtuale, riscoprire il coraggio
e la fiamma ideale che animava i giovani squadristi, i legionari
fiumani o i ragazzi di Salò, può aiutarci non solo a riprendere
contatto con la realtà, ma a ricordare come, in certi frangenti
storici, minoranze determinate e ben preparate possano incidere sul
corso della storia. Non è mai detta l'ultima parola. D'altronde
anche una piccola scintilla può scatenare un incendio. Nostro
intento non è fare nostalgismo spicciolo, ma ridestare la memoria,
ultimo baluardo a difesa della nostra Nazione, ispirandoci a coloro
che lottarono, patirono e morirono per ciò in cui credevano. Ed
erano Italiani tali e quali a noi.</span></span></div>
<div align="right" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><i>Francesco
Preziuso</i></span></span></div>
<div align="center" style="line-height: 150%;">
<br />
<br /></div>
<div align="center" style="line-height: 150%;">
<span style="color: #cc0000;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 18pt;"><b>INTERVISTA
A GIACINTO REALE</b></span></span></span></div>
<div align="center" style="line-height: 150%;">
<span style="color: #cc0000;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 18pt;"><b><br /></b></span></span></span></div>
<div align="center" style="line-height: 150%;">
<span style="color: #cc0000;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 18pt;"><b><br /></b></span></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh_ajUHz3wEzLHQEMMHWrXmD7zAySfJZzq7L5wr4OawkJUgApPouxNzoYFATjCc9BLjTr3SmcODtkaVkIo1-axkMZNukOYFbcrgBjoyBGNOio5Bbd5UuMg9a_WaJ9zFeOOKQWnlX-sZ3hqj/s1600/libro_giacinto-reale_copertina_alex_1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh_ajUHz3wEzLHQEMMHWrXmD7zAySfJZzq7L5wr4OawkJUgApPouxNzoYFATjCc9BLjTr3SmcODtkaVkIo1-axkMZNukOYFbcrgBjoyBGNOio5Bbd5UuMg9a_WaJ9zFeOOKQWnlX-sZ3hqj/s400/libro_giacinto-reale_copertina_alex_1.jpg" width="278" /></a></div>
<div align="center" style="line-height: 150%;">
<span style="color: #cc0000;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 18pt;"><b><br /></b></span></span></span></div>
<div align="justify">
<br />
<br /></div>
<div align="justify">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><b>1)
Il suo primo racconto è ambientato nelle campagne emiliane. Il
Fascismo nasce sicuramente cittadino, ma si fa grande e cresce nel
mondo rurale. Dove possiamo individuare l'origine di questo suo
rapido espandersi fra i ceti contadini?</b></span></span></div>
<div align="justify">
<br />
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Ci
sono vari fattori che vanno considerati: la stanchezza di molti
settori del mondo contadino (non solo piccoli proprietari, ma anche
semplici rurali non “leghisti”) dopo un biennio di violenze
sovversive; la delusione per la sopravvenuta consapevolezza, da un
certo punto in poi, dell’incapacità socialista a realizzare la
parola d’ordine circolata nelle trincee “La terra a chi la
lavora”; la capacità dei primi sindacalisti fascisti (tutti di
provata esperienza) e l’efficacia delle loro iniziative (Farinacci
realizzò nel Cremonese un “lodo” giudicato più avanzato – a
favore dei contadini - delle richieste “rosse”, mentre nel Senese
e altrove non mancarono occupazioni “fasciste” di terre lasciate
incolte da proprietari irresponsabili); l’esistenza – normalmente
sottovalutata - tra le masse delle campagne che avevano costituito il
nerbo delle “nobili fanterie” in guerra, anche di un legittimo
sentimento di orgoglio, per quanto fatto al fronte, contro
l’anti-reducismo socialista (nel Mezzogiorno molte delle prime
occupazioni di terre furono fatte da ex combattenti guidati dai loro
Ufficiali e dietro il tricolore).</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Sono
questi: “I fascisti di campagna, solidi, membruti e tarchiati,
bronzei in faccia e adusti, dai pugni poderosi, bitorzoluti e
callosi, in cima a certe braccia nerborute come piazze
d’armi.....nelle loro camicie di cotonina grezza e rozza, con certe
morti secche da metter davvero paura” così come con affetto li
ricorderà Gallian.</span></span></div>
<div align="justify">
<br />
<br /></div>
<div align="justify">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><b>2)
Vogliamo ricordare alcuni dei principali attori di questo “squadrismo
rurale”?</b></span></span></div>
<div align="justify">
<br />
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Protagonisti
dello squadrismo “di campagna” furono, come accennato, ex
sindacalisti delle Camere del Lavoro anarco-socialiste, con
l’appoggio dell’elemento “politico” del fascismo: Grandi,
Balbo, Chiurco, Farinacci in particolare. Con essi, però, un gran
numero di lavoratori non destinati a passare alla storia: non a caso
il primo sindacato fascista nacque il 28 febbraio del ’21 a S
Bartolomeo in Bosco ad opera di un contadino, Alfredo Giovanni Volta,
del quale poco sappiamo, se non che, con i suoi familiari era stato
“boicottato per quattro generazioni di seguito”.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></span></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEinZuC6JvcM0vrMPFb3dd_vF3ehVSbH55RA8UGY1yUjHOIa8Pfv8ma2Xae0hNsvmGs8893YQccUoDcwk90N00nhm-Oxvb-BsW1EkGgTIsDmQMQw4L5cWuSdbvasR0b9LYnoUt8Wke5AGVr8/s1600/I+selvaggi+colle+val+d%2527elsa.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEinZuC6JvcM0vrMPFb3dd_vF3ehVSbH55RA8UGY1yUjHOIa8Pfv8ma2Xae0hNsvmGs8893YQccUoDcwk90N00nhm-Oxvb-BsW1EkGgTIsDmQMQw4L5cWuSdbvasR0b9LYnoUt8Wke5AGVr8/s400/I+selvaggi+colle+val+d%2527elsa.JPG" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small;"><br />I Selvaggi di Colle Val d'Elsa, tipico esempio di "squadrismo rurale"</span></td></tr>
</tbody></table>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<br />
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<br /></div>
<div align="justify">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><b>3)
Con il secondo racconto facciamo un passo indietro, precisamente al
23 marzo del 1919, data di fondazione del primo Fascio di
Combattimento. Il movimento nasce per mano di una minoranza composita
di reduci, arditi, sindacalisti-rivoluzionari. Lo sbilanciamento
numerico rispetto all'avversario socialista era più che evidente.
Eppure le vittorie sul campo si susseguono a ritmo vertiginoso. Dove
stava la superiorità degli squadristi?</b></span></span></div>
<div align="justify">
<br />
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Il
motivo del successo fascista in “pochi contro molti” sul terreno
dell’azione di piazza va ricercato innanzitutto nella diversa
caratura dei protagonisti: i primi squadristi erano, infatti, in gran
parte ex Arditi o valorosi combattenti (si parlò di “Partito delle
medaglie d’oro”), con i quali entrarono in gara di emulazione i
giovanissimi, che spesso la guerra non avevano fatto.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Né
va sottovalutato lo spirito che li animava, con punte di “misticismo
eroico”, come fu detto, sconosciuto all’altra parte, più
volgarmente materialista. Si aggiunga l’adozione di tecniche di
azione (velocità, sorpresa, spostamenti rapidi, capacità di
realizzare grossi concentramenti ove necessario) nuove nel campo
della lotta politica, ma che anch’esse rappresentavano un retaggio
della guerra “specialissima” condotta dai Reparti d’Assalto.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<br />
<br /></div>
<div align="justify">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><b>4)
Col terzo racconto veniamo catapultati nell'impresa di Fiume. Impresa
che suscitò entusiasmo nella base squadrista, di contro
all'atteggiamento più tiepido ed attendista di Mussolini e dei
quadri dirigenti del giovane movimento. Questa discrepanza inficiò
forse il contributo del fascismo all'impresa fiumana?</b></span></span></div>
<div align="justify">
<br />
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">In
realtà, Mussolini, che era politico di finissimo intuito ed
intelligenza, aveva capito che, aldilà del pur importante
significato simbolico, l’esperienza fiumana non avrebbe potuto, in
quel momento, portare a frutti concreti. Non credo, però che il suo
appoggio sia stato “tiepido”: durante l’occupazione della città
promosse raccolte di fondi, partenza di uomini, manifestazioni di
sostegno e quant’altro: a Natale del ’20 fu proprio il suo
realismo politico a fargli capire che bisognava accontentarsi di
quanto ottenuto a Rapallo e rimandare al dopo (come infatti fece) il
successivo passo dell’annessione.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjFibWG6uqxyOrm3xhl56Rm87IHzKbqDoM3_MPHGOXYQWe18YMR1VWag37hyuN8X2pLGvHDLOqwhAsD1C63uco7SwCbmNvSbXx80ck-pt2kx4ZSD_UdMo-u6OhsBmBnuGFTHNKb5IbLDoZF/s1600/serpente+fiumano.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjFibWG6uqxyOrm3xhl56Rm87IHzKbqDoM3_MPHGOXYQWe18YMR1VWag37hyuN8X2pLGvHDLOqwhAsD1C63uco7SwCbmNvSbXx80ck-pt2kx4ZSD_UdMo-u6OhsBmBnuGFTHNKb5IbLDoZF/s1600/serpente+fiumano.jpg" /></a></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<br />
<br /></div>
<div align="justify">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><b>5)
Da Fiume si passa poi alla R.S.I., capo e coda del fascismo. Come mai
non ha ambientato uno dei suoi racconti negli anni del regime
vincente? Per una sorta di “romanticismo letterario” in cui gli
scontri impari del principio e la lotta disperata di fronte alla
certezza della sconfitta donavano miglior materiale di scrittura?
Oppure perché ritiene che con l'avvento del fascismo al potere lo
spirito squadrista andò lentamente spegnendosi?</b></span></span></div>
<div align="justify">
<br />
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Direi
per ambedue i motivi: è indubbio che l’esperienza della vigilia e
quella dell’epilogo –pur diverse tra loro- sono più funzionali
alla scrittura di un racconto, per quel tanto di “avventuroso”
che contengono. La differenza sostanziale è che la prima si svolse
all’insegna dell’ottimismo e della speranza di vittoria,
distinguendosi per una violenza che spesso sconfinava nella burla
(“quasi goliardica” ha detto qualcuno), mentre all’epoca della
RSI dominò un senso di triste tramonto, perché nessuno si illudeva
veramente su un capovolgimento delle sorti della guerra, e la
violenza dovette spesso adeguarsi alle forme estreme imposte da un
nemico crudele e spietato.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<br />
<br /></div>
<div align="justify">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><b>6)
Attori delle origini furono i figli della Grande Guerra; quelli della
R.S.I i giovani cresciuti sotto l'egida del fascismo. Potrebbe
individuare somiglianze e differenze tra i due protagonisti?</b></span></span></div>
<div align="justify">
<br />
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">In
effetti, sono più le somiglianze che le differenze: i primi erano
cresciuti in un clima fatto di ricordi risorgimentali e con
l’aspirazione di completare l’opera di Mazzini e Garibaldi; i
secondi, educati all’idea di una ritrovata grandezza dell’Italia
e di una nuova razza di Italiani, ritennero di correre al
combattimento per dimostrare quanto fondate fossero le aspirazioni
fasciste (nei fatti, però, piegate dalla dura legge dell’ “oro
contro il sangue”) e quanto valesse quel nuovo tipo di Italiano,
fedele alla parola data all’Alleato e pronto a morire per la sua
idea.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<br />
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><b>7)
I suoi racconti si svolgono tutti nel nord Italia. Ma c'è stato,
seppure in minor misura, anche uno squadrismo meridionale. Viste le
sue origini pugliesi, può raccontarci qualcosa delle camice nere nel
sud Italia?</b></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<br />
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Certamente.
Vi fu uno squadrismo meridionale, i cui esponenti di spicco furono
Padovani in Campania e Caradonna in Puglia (senza dimenticare
Starace, che era leccese, e, se pur fuori zona, fu uno dei
protagonisti di quella stagione). Non mancarono gli episodi cruenti
(nel Foggiano principalmente) e le prove di forza (l’attacco alla
Camera del Lavoro di Bari), contro un avversario che era guidato da
uomini del calibro di Di Vittorio e Di Vagno. Voglio ricordare,
infine, che in Sicilia, un giovane squadrista, Mariano De Caro, il
quale si era opposto alla mafia di Misilmeri, venne ucciso a colpi di
lupara, sì che possiamo definirlo la prima vittima politica di
questo fenomeno delinquenziale.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><b>8)
Se immaginiamo il fascismo come un cerchio in cui il punto di
partenza – squadrismo – e la fine – volontarismo repubblichino
– vengono a coincidere, emerge l'immagine di un percorso concluso.
Lei che ha vissuto in prima linea gli anni '60, ha percepito una
continuità ideale tra il vecchio e il nuovo o c'è stata la
percezione di una frattura?</b></span></span></div>
<div align="justify">
<br />
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">La
mia passione per quel momento della storia del fascismo che fu lo
squadrismo nasce, in effetti, dalla convinzione che atmosfere e
comportamenti della vigilia si riproposero –scendendo di livello,
evidentemente- nel periodo che va dalla vigilia del ’68 alla metà
degli anni settanta, che ho vissuto con tanti miei coetanei:
l’orgoglio di essere pochi contro molti, isolati a scuola e tra gli
amici (e, spesso, anche in famiglia), la nascita di una
“controsocietà” fatta di vita in comune spesso h24 e di vincoli
camerateschi che non di rado ancora perdurano, ad oltre 50 anni di
distanza.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Tutto
cominciò, tanti anni fa, con la lettura dell’Introduzione di
Pavolini al libro di Frullini “Squadrismo fiorentino”: “Certi
giorni di marciapiede e di attesa, di gita e di rissa, i quali,
nonostante il loro aspetto secondario e svagato furono tra quelli che
più hanno contato nella nostra vita, più a fondo ci si sono
impressi dentro”. Ecco, a me, 50 anni dopo, era capitato lo stesso</span></span></div>
<div align="justify">
<br />
<br /></div>
<div align="justify">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><b>9)
Cosa pensa e spera che possa donare il suo prezioso lavoro di
rivisitazione delle origini del fascismo alle future generazioni?</b></span></span></div>
<div align="justify">
<br />
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Spero
che la lettura dei racconti, nei quali, sia pure con una narrazione
di fantasia, ho curato nei minimi dettagli l’aderenza alla realtà
storica dei tempi, incuriosisca i lettori fino ad avviare un percorso
di ricerca che consenta lo svelamento delle tante bugie che su quel
periodo storico (fondamentale, perché non solo –come scrisse De
Felice- “il vero fascismo è lo squadrismo”, ma perché senza di
esso non ci sarebbe stato tutto il resto) si continuano a dire.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Per
citarne solo una: non è vero che l’azione squadrista provocò, per
la sua efferatezza e crudeltà (cui avrebbe corrisposto la
inoffensiva mitezza degli avversari), un numero enorme di vittime.
Per quanto riguarda i sovversivi, se, in assenza di dati statistici
ufficiali, prendiamo per buoni quelli verificati da Salvemini,
possiamo parlare di 428 morti, mentre, quelli di parte fascista
furono stimati, alla fine del 1923, in una relazione delle Autorità
di PS al Governo, in 433.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Quindi,
qualcuno di più in questa macabra contabilità; il dato e ancora più
rilevante se si considerano i numeri “di partenza” (4.000 voti
fascisti a Milano contro 1.835.000 socialisti in tutta Italia),
Credo, quindi, non sia azzardato affermare che il maggiore tributo di
sangue fu pagato, allora - come nei “totali” riferiti alla RSI -,
dai mussoliniani.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<br />
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;"><b>10)
Un'ultima domanda, che è poi una nostra curiosità. Sarebbe
possibile, secondo lei, una trasposizione cinematografica dei suoi
racconti? Pensa che un giorno sarà fattibile un esperimento del
genere?</b></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<br />
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: 14pt;">Mi
pare che i racconti si prestino, per la loro stessa struttura e
“ritmo” ad una trasposizione cinematografica... che, però non
avranno. Le cronache ci parlano delle fortissime difficoltà
incontrate da registi che provano a fare film sulla storia delle
foibe o su aspetti controversi della storia resistenziale. Gli alti
costi e le necessarie competenze tecniche rendono per ora questo
settore impermeabile ad ogni tentativo di ricerca della verità, più
dell’editoria, dove, invece, le iniziative “non conformi” sono
molte, e spesso di ottimo spessore. </span></span>
</div>
<div align="justify">
<br />
<br /></div>
<div align="justify">
<br />
<br /></div>
<br />
<div align="justify" style="line-height: 150%;">
<br />
<br /></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/06795754012146158496noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6910423129426372825.post-55203599079358086192016-09-07T04:22:00.000-07:002016-09-07T22:38:58.875-07:00Rivoluzione Sociale. Intervista sul Corporativismo a Francesco Carlesi<div style="font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<b><span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><span style="background: transparent;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: large;">Premessa </span></span></span></span></span></span></b></div>
<div align="justify" style="font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><span style="background: transparent;"><span style="font-family: "georgia" , serif;">«</span>
Il fascismo fu una delle <i>più italiane</i> creazioni politiche che
ci siano state. <span style="font-family: "georgia" , serif;">» Così si espresse
Giuseppe Prezzolini nel capitoletto intitolato “</span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><i>Necrologio
onesto del Fasci</i></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><i>s</i></span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><i>mo”</i></span><span style="font-family: "georgia" , serif;">
posto nelle ultime pagine del suo </span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><i>Manifesto
dei Conservatori </i></span><span style="font-family: "georgia" , serif;">pubblicato
nel 1972 alla veneranda età di novant'anni. Colui che </span><span style="font-family: "georgia" , serif;">attraverso</span><span style="font-family: "georgia" , serif;">
le proprie riviste (</span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><i>Leonardo</i></span><span style="font-family: "georgia" , serif;">
e </span><span style="font-family: "georgia" , serif;">soprattutto</span><span style="font-family: "georgia" , serif;">
</span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><i>La Voce</i></span><span style="font-family: "georgia" , serif;">)
</span><span style="font-family: "georgia" , serif;">preparò l'humus culturale da cui
sorsero tanto il Fascismo che l'Antifascismo, gettando il suo
caratteristico sguardo scettico e disincantato su quei fulminei
vent'anni, non poté far altro che ammetterne l</span><span style="font-family: "georgia" , serif;">'intrinseco</span><span style="font-family: "georgia" , serif;">
carattere Nazionale ed annoverar</span><span style="font-family: "georgia" , serif;">e
il Fascismo</span><span style="font-family: "georgia" , serif;"> tra le poche originali
forme di Stato elaborate in Italia. </span><span style="font-family: "georgia" , serif;">C</span><span style="font-family: "georgia" , serif;">hiunque,
</span><span style="font-family: "georgia" , serif;">oggi,</span><span style="font-family: "georgia" , serif;">
voglia rilanciare l'importanza del concetto di Patria in opposizione
al confuso magma dell'Unione Europea, in Italia dovrà fare i conti,
nel bene </span><span style="font-family: "georgia" , serif;">e</span><span style="font-family: "georgia" , serif;">
nel male, con il </span><span style="font-family: "georgia" , serif;">movimento
fascista</span><span style="font-family: "georgia" , serif;"> </span><span style="font-family: "georgia" , serif;">e
le sue elaborazioni politiche, sociali ed economiche,</span><span style="font-family: "georgia" , serif;">
rappresentate </span><span style="font-family: "georgia" , serif;">all'unisono</span><span style="font-family: "georgia" , serif;">
dalla </span><span style="font-family: "georgia" , serif;">loro</span><span style="font-family: "georgia" , serif;">
sintesi più ardita </span><span style="font-family: "georgia" , serif;">rispondente al
nome di</span><span style="font-family: "georgia" , serif;"> Corporativismo. </span><span style="font-family: "georgia" , serif;">Cosa
abbia rappresentato, da dove provenga, chi ne sia stato regista ed
attore, quanto possa ancora insegnarci, di questo ed altro abbiamo
parlato con Francesco Carlesi, autore di un </span><span style="font-family: "georgia" , serif;">importante</span><span style="font-family: "georgia" , serif;">
volume intitolato </span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><i>Rivoluzione
Sociale. “Critica Fascista” e il Corporativismo</i></span><span style="font-family: "georgia" , serif;">
edito da AGA Editrice </span><span style="font-family: "georgia" , serif;">nel 2015</span><span style="font-family: "georgia" , serif;">.
Francesco, giovane scrittore ed articolista presso i quotidiani in
rete </span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><i>L'Intellettuale Dissidente</i></span><span style="font-family: "georgia" , serif;">
e </span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><i>Il Primato Nazionale</i></span><span style="font-family: "georgia" , serif;">,
con stile limpido e armonioso ci ha regalato una lunga intervista da
leggere con profonda attenzione, </span><span style="font-family: "georgia" , serif;">volti</span><span style="font-family: "georgia" , serif;">
alla riscoperta delle radici culturali (</span><span style="font-family: "georgia" , serif;"><i>italiane,
mediterranee, dinamiche, metamorfiche,</i></span><span style="font-family: "georgia" , serif;">
parafrasando l'articolo di Valerio Benedetti in chiusura del libro)</span><span style="font-family: "georgia" , serif;">
</span><span style="font-family: "georgia" , serif;">che sole potranno segnare un nuovo
cammino di sovranità e grandezza per la nostra Italia.</span></span></span></span></span></div>
<div align="justify" style="font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="right" style="font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><span style="background: transparent;">Sandro
Righini</span></span></span></span></div>
<div align="right" style="font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgbH6e5lyVmf276ZCA9CNPCgDapKUhkmduOBIg28GmxwJbJt7S4DvvKeahN2E_UuMWPxKLxyAXvgLZgBL_XKXfzndL2lpadhm03Uh5o-58P76tWClMF2tTKxR3b5EYiuoSDeJILg6ulUbo5/s1600/carlesi_copertina-corretta.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgbH6e5lyVmf276ZCA9CNPCgDapKUhkmduOBIg28GmxwJbJt7S4DvvKeahN2E_UuMWPxKLxyAXvgLZgBL_XKXfzndL2lpadhm03Uh5o-58P76tWClMF2tTKxR3b5EYiuoSDeJILg6ulUbo5/s400/carlesi_copertina-corretta.jpg" width="285" /></a></div>
<div align="center" style="font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="center" style="font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="center" style="font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="center" style="font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black; font-size: large;"><span style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="background: transparent none repeat scroll 0% 0%;">Intervista
a</span></span></span></div>
<span style="font-size: large;">
</span>
<div align="center" style="font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: large;">
</span><span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><span style="background: transparent;"><span style="font-family: "georgia" , serif; font-size: large;">FRANCESCO
CARLESI</span><span style="font-family: "georgia" , serif;"> </span></span></span></span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><b><span style="background: transparent;">1)
Partirei con una domanda all'apparenza scontata, ma che serve a
mettere subito in chiaro i concetti di cui parleremo nell'intervista.
Potresti dare una definizione sintetica e pregnante di corporazione e
corporativismo così come furono intesi durante il Fascismo?</span></b></span></span></span></div>
<div align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">La
parola corporativismo indica l’impostazione economica e sociale del
fascismo, imperniata sui concetti di collaborazione di classe,
partecipazione organica dei lavoratori alla vita della Patria,
primato dello Stato in nome dell’interesse nazionale. Una terza via
che ambiva a porsi “oltre” il comunismo, basato sulla lotta di
classe, e il liberismo, fondato sull’individualismo e sul mercato,
dottrine entrambe materialiste (ed “egualitariste”, direbbe
Giogio Locchi). Questo in nome dello Stato, dell’anti-individualismo
e di una rivoluzione in primo luogo spirituale, pensiamo ad esempio
al mito dell’«uomo nuovo». La proprietà privata non veniva
annullata, ma rivestita di una funzione sociale, poiché tutto era
concepito in un quadro comunitario. La corporazione era l’organo
all’interno del quale sarebbe dovuta avvenire la collaborazione,
poiché questo istituto statale comprendeva rappresentanze sia dei
lavoratori (nel sindacato unico fascista) che dei datori, oltre che
del Partito Nazionale Fascista. A loro spettava il compito di
discutere le materie riguardanti la produzione e il mondo del lavoro.
Le corporazioni nacquero effettivamente nel 1934, e rappresentarono
tutti i rami della vita economica del paese (abbigliamento,
siderurgia, chimica, ecc…), dando vita ad un esperimento politico
molto dibattuto quanto originale. La “fase corporativa” era
iniziata già nel 1926 con la legge n.563, grazie alla quale il
sindacato fascista veniva riconosciuto quale organo di diritto
pubblico, per trattare alla pari con i datori di lavoro nella stipula
dei Contratti Collettivi, che avevano forza di legge. Diversamente
dall’oggi, dove i sindacati divisi esercitano le loro
rivendicazioni egoistiche fuori dal controllo pubblico e spesso senza
coscienza comunitaria e globale, si voleva inquadrare tutto
all’interno dello Stato: «occorre, dopo il partito unico, lo Stato
totalitario, cioè lo Stato che assorba in sé, per trasformarla e
potenziarla, tutta l’energia, tutti gli interessi, tutta la
speranza di un popolo», disse Mussolini nel 1933 all’Assemblea
generale del Consiglio Nazionale delle Corporazioni. Per molti
fascisti, nella redazione di «Critica» </span></span></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><i><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">in
primis</span></span></i></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">,
la meta fu quella di fare del lavoro il soggetto dell’economia e
non una merce.</span></span></span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><b><span style="background: transparent;">2)
Emerge più d'una volta nelle citazioni di «Critica Fascista» poste
sul tuo libro non solo il richiamo alla Rivoluzione Francese, ma
anche la dichiarazione di un sincero intento democratico del Fascismo
stesso. Può suonare strano tanto a chi di storia conosce solo la
versione scolastica, quanto ad un neo-fascismo cresciuto sotto
l'egida del pensiero tradizionalista. Puoi spiegarci meglio in che
modo e in quale senso nella rivista di Bottai si affrontavano queste
tematiche?</span></b></span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">Il
pensiero tradizionalista ha spesso contribuito a mettere in secondo
piano alcuni aspetti del fascismo che sono invece parte integrante
del suo spirito rivoluzionario. Penso all’Evola del </span></span></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><i><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">Fascismo
visto dalla Destra </span></span></i></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">che
critica il corporativismo e alcune sue spinte troppo “sociali”.
Leggendo «Critica Fascista» si comprende bene come molti
intellettuali e pensatori dell’epoca non avessero nulla a che a
fare con qualsivoglia destra, tanto da mettere in primo piano la
questione delle riforme sociali e dell’integrazione delle masse
nello Stato. «La Rivoluzione non va né a destra né a sinistra. Va
per la sua via ridendosi di tutte le terminologie. Essa ha di fronte
un punto cardinale: lo Stato corporativo. Diciamo: di fronte. Né a
sinistra, né a destra. Ma a destra mai!», scrisse Bottai. Lo stesso
gerarca chiarì i rapporti con la Rivoluzione Francese (studiati a
fondo da uno dei migliori storici del fascismo, Emilio Gentile)
commentando la promulgazione della </span></span></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><i><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">Carta
del Lavoro</span></span></i></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">,
il documento che voleva essere il simbolo della civiltà fascista:
«Oggi il fascismo afferma i diritti del lavoro e la supremazia
assoluta della Nazione sui cittadini. Né l’uno né l’altro
concetto sono in antitesi con la Rivoluzione Francese, in quanto né
alcuna parità dei cittadini quali lavoratori, potrebbe esistere se
non si riconoscesse come cosa ovvia l’uguaglianza dei cittadini
quali uomini, né potrebbe esistere supremazia di Nazione dove
esisteva supremazia di caste. Perciò la </span></span></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><i><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">Carta
del Lavoro</span></span></i></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">,
nel suo concetto egualitario e nell’affermazione dei diritti del
lavoro, non è un’antitesi ma un superamento dei Diritti
dell’uomo». Concetti chiariti e inquadrati storicamente in una
conferenza tenuta a Pisa nel 1930 dal titolo </span></span></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><i><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">Corporativismo
e principi dell’Ottantanove</span></span></i></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">,
dove veniva spiegato come il regime rifiutasse le premesse della
democrazia parlamentare in nome di un concetto diverso (e moderno) di
partecipazione e libertà. Come ha scritto Valerio Benedetti, «la
grande ambizione del corporativismo fu di rispondere alla sfida
dell’irruzione delle masse nella storia immettendole nello Stato. E
di conciliarne la volontà con quella dello Stato attraverso
l’istituto delle corporazioni, ossia attraverso il lavoro
organizzato».</span></span></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><b><span style="background: transparent;">
</span></b></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">Una
lettura che arriverà fino ai momenti tragici della Repubblica
Sociale, dove il giornalista Enzo Pezzato annotò che se
nell’Ottantanove vi fu «la lotta del terzo stato contro i
privilegi feudali, oggi è la lotta del lavoro contro i privilegi
capitalistici». Dalla sua penna arrivarono anche queste parole: «Il
Duce ha chiamato la repubblica “sociale” non per gioco; i nostri
programmi sono decisamente rivoluzionari, le nostre idee appartengono
a quelle che in regime democratico si chiamerebbero “di sinistra”,
il nostro ideale è lo stato del lavoro…noi siamo i proletari in
lotta per la vita e la morte contro il capitalismo».</span></span></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><b><span style="background: transparent;">
</span></b></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">A
proposito dell’idea di democrazia, Gentile si espresse così in
merito: «Lo Stato fascista è stato popolare per eccellenza. Il
rapporto tra lo Stato e non questo o quel cittadino, ma ogni
cittadino, che abbia diritto di sentirsi tale, è così intimo che lo
Stato esiste in quanto e per quanto la fa esistere il cittadino». E
ancora: «Lo Stato corporativo mira ad approssimarsi a quella
immanenza dello Stato nell’individuo che è la condizione della
forza, e cioè dell’essenza stessa dello Stato e della libertà
dell’individuo». </span></span></span></span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><b><span style="background: transparent;">3)
Dove possiamo rintracciare le origini del pensiero corporativo prima
del ventennio?</span></b></span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">Con
tutti i dovuti ed evidenti distinguo, “tracce” di corporativismo
si trovano sin dall’esperienza dell’antica Roma fino alla </span></span></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><i><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">Carta
del Carnaro</span></span></i></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">
della Fiume dannunziana (1920), passando per alcune encicliche
cattoliche come al </span></span></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><i><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">Rerum
Novarum</span></span></i></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">
(1891). Sul tema rimando al saggio </span></span></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><i><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">L’Ideale
Corpora</span></span></i></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">tivo
di Valerio Benedetti, che ha il merito di analizzare anche le parole
di Mussolini, Spirito, Volpicelli e Gentile sul tema, troppo spesso
trascurate dalla storiografia, oltre che alla voce </span></span></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><i><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">Corporativismo</span></span></i></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">
del Dizionario di Politica del PNF, redatta da Carlo Costamagna. Come
precursori di spessore indico due nomi: in primo luogo Mazzini (uno
dei «profeti del Risorgimento» di Gentile) e le sue idee di
collaborazione di classe unite a un forte patriottismo e
spiritualismo, avverso a qualsiasi forma di materialismo. Non è un
caso che alcuni personaggi cardine dell’esperienza risorgimentale
divennero dei riferimenti importanti della cosiddetta “sinistra
fascista”, quel variegato mondo di sindacalisti, intellettuali e
giovani impegnato a “spingere fino in fondo” la rivoluzione e
descritto con precisione nei lavori di Giuseppe Parlato. In seconda
battuta indico il sindacalismo rivoluzionario, che giocò un ruolo
importante contribuendo alla sostituzione del concetto di classe con
quello di nazione, tanto da influenzare Mussolini in maniera decisiva
in occasione del primo conflitto mondiale. Corridoni è un nome che
torna spesso nella pagine di «Critica Fascista». Alcuni
sindacalisti rivoluzionari approdarono all’antifascismo, mentre
altri, come Sergio Panunzio, furono protagonisti nel Ventennio
arricchendo il dibattito a proposito del ruolo del sindacato e dello
sviluppo economico della Nazione.</span></span></span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><b><span style="background: transparent;">4)
A proposito di sindacato; che ruolo svolgeva all'interno della
concezione politico-economica del corporativismo?</span></b></span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><span style="background: transparent;">Il
sindacato fascista era un organo di diritto pubblico inserito
organicamente nell’edificio corporativo: «è nella corporazione
che il sindacalismo fascista trova la sua meta», disse Mussolini.
Dalla mediazione sindacale con la controparte sarebbero scaturiti i
Contratti Collettivi, oltre che pareri e decisioni riguardanti il
mondo del lavoro. Intento di molti teorici fascisti e funzionari
sindacali era quello di contribuire all’elevazione tecnica e
spirituale dei lavoratori, così da farne elemento responsabile e
consapevole del processo produttivo e della vita della Nazione. Nelle
memorie di molti sindacalisti, come Mario Gradi e Francesco Grossi,
emerge chiaramente lo sforzo continuo per discutere ogni problematica
sociale e approdare a una collaborazione consapevole. Ovviamente tra
teoria e pratica ci fu distanza, e soprattutto nei primi anni del
regime gli industriali si distinsero spesso per egoismo e scarso
spirito comunitario, mentre le difficoltà salariali erano all’ordine
del giorno. Ma il sindacato produsse costantemente molte eccellenze
che saranno l’architrave della classe dirigente fascista, dagli
anni Trenta in particolare: pensiamo a Pietro Capoferri
(vicesegretario del Partito allo scoppio della Guerra), Tullio
Cianetti (ultimo ministro delle Corporazioni) o Giovanni Spinelli
(ministro del Lavoro della RSI), tutti autori di proposte (come
quella della partecipazione agli utili dei lavoratori) degne di nota.
Sabino Cassese ha notato che all’epoca «il dirigente sindacale
assunse uno status di funzionario semi-pubblico, che consentiva una
notevole mobilità, sia verticale che orizzontale». Ancor più
significativo il fatto che «in nessun periodo precedente della
storia unitaria era stata aperta una strada così larga all’accesso
di sindacalisti al governo».</span></span></span></span></div>
<div align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi9BFl95ZjRPmovFPWCwu99Zju_9rllR1IE_XjSKiQE5LRjFEqpjXa2jGEOiJoPLXiY-p2uwlIFbwIQmgu_5M6Uh593Yt8KGkX7uasGo5fF1pH6_tRLxNx94WcjlW4gay6rLihWElDo3PW1/s1600/Corporazioni+Fasciste.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi9BFl95ZjRPmovFPWCwu99Zju_9rllR1IE_XjSKiQE5LRjFEqpjXa2jGEOiJoPLXiY-p2uwlIFbwIQmgu_5M6Uh593Yt8KGkX7uasGo5fF1pH6_tRLxNx94WcjlW4gay6rLihWElDo3PW1/s400/Corporazioni+Fasciste.jpg" width="272" /></a></div>
<div align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><b><span style="background: transparent;">5)
Torniamo a «Critica Fascista»: chi furono i suoi principali
collaboratori?</span></b></span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><span style="background: transparent;">Il
periodico di Bottai si avvalse delle migliori firme del tempo, dando
vita ad alcuni dibattiti di alto livello. Sergio Panunzio e Augusto
De Marsanich furono protagonisti di alcune pagine significative a
proposito del ruolo del sindacato, così come un giurista quale
Costamagna. La rivista ospitò le polemiche tra liberali e
corporativisti a proposti della «nuova scienza economica» fascista,
fino agli articoli di Ugo Spirito, uno dei filosofi più noti e
controversi dell’epoca. Altri nomi degni di menzione sono Camillo
Pellizzi, Ugo Manunta, Agostino Nasti, Gherardo Casini. Un posto
speciale occupò Berto Ricci, una delle intelligenze più vitali e
anticonformiste del regime («Affogare nel ridicolo chi vede nella
discussione il diavolo; chi non capisce la funzione dell’eresia;
chi confonde unità e uniformità. Muoversi, saper sbagliare. Sapere
interessare il popolo all’intelligenza [...] libertà da
conquistare, da guadagnare, da sudare [...] una libertà come valore
eterno, incancellabile, fondamentale»), ferocemente antiborghese,
capace di criticare i ritardi del regime, discutere con rigore il
concetto di Impero e soprattutto di corporazione quale organo di
selezione delle classe dirigente e accorciamento delle distanze
sociali. La sua coerenza e la sua passione anticapitalista erano tali
da trovarlo sempre in prima fila quando c’era da combattere, tanto
da trovare la morte in Africa nel secondo conflitto mondiale. Un
esempio non solo culturale, ma anche di vita, in contrasto con i
molti che dopo averlo seguito abbandonarono la causa nel momento
della crisi del fascismo e della Nazione, come Indro Montanelli.</span></span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><b><span style="background: transparent;">6)
Da più parti il Fascismo viene presentato come un regime
dittatoriale in cui la discussione e il dibattito sono banditi dalla
vita politica e culturale della Nazione. Il tuo lavoro sta qui a
smentire questa tesi. Quali furono su Critica Fascista i confronti
più accesi intorno all'elaborazione delle teorie corporative?</span></b></span></span></span></div>
<div align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">Giovanni
Belardelli studiando il fascismo ha parlato di «Ventennio degli
Intellettuali» e «Ventennio delle Riviste», e basterebbe questo
per capire che all’epoca non mancarono studi rigorosi e confronti
dialettici. «Critica Fascista» è uno degli esempi più lampanti in
questo senso, seppur alcuni elementi (come la fedeltà al Duce) non
venissero mai messi in discussione. Nei primi anni del regime non
mancò la confusione teorica a proposito delle impostazione
economiche del fascismo, e la rivista diede spazio alle più diverse
posizioni in merito, fino a quelle più conservatrici espresse da
Volt. I sindacalisti spingevano per massimizzare il coinvolgimento
della loro organizzazione nell’architettura sociale dello Stato,
mentre altri si battevano per il “primato” del Partito, quale
garante e custode dei principi rivoluzionari. Una tensione che andò
avanti per anni, con lo “sbloccamento” (1928) quale peggiore
bastonata che colpì il sindacato stesso. Ogni passaggio ufficiale
(come la creazione del ministero delle Corporazioni) veniva
analizzato e commentato dai redattori, mentre si scatenavano
polemiche con socialisti (come Rigola) e liberali (come Einaudi) in
nome della rivoluzione corporativa, che ambiva a mettere in
discussione i presupposti stessi della scienza economica classica e
concetti come l’h</span></span></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><i><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">omo
oeconomicus</span></span></i></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">.
Grande risalto fu dato al Congresso di Ferrara (1932) e alla teoria
della «corporazione proprietaria» di Spirito, contestata da Bottai
senza negare l’importanza di tesi e fermenti che “smuovessero le
acque”. Nel corso degli anni Trenta possiamo trovare inoltre
dettagliate analisi riguardo ai casi esteri messi a confronto con il
corporativismo, fino al sogno di un nuovo ordine europeo impostato
proprio sui principi sociali della terza via.</span></span></span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><b><span style="background: transparent;">7)
Su Critica Fascista venne aperto anche un confronto con l'Unione
Sovietica, che destò non poche critiche negli ambienti più
conservatori del regime. Quali i punti di contatto e quali le
differenze tra le due esperienze?</span></b></span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">«Roma
e Mosca o la vecchia Europa?» fu il titolo di un articolo che
sintetizza alla perfezione un dibattito apertosi sulle pagine della
rivista. Bruno Spampanato aprì la polemica descrivendo il
bolscevismo come una sorta di «preludio al fascismo», che si
sarebbe gradualmente avvicinato alle concezioni italiane liberandosi
dal materialismo. Al regime di Mosca veniva riconosciuto il valore di
essersi opposto al decadente modello di Stato liberale e alle
«plutocrazie borghesi» allora dominanti. Non a caso, proprio in
quel periodo Mussolini aveva detto: «Contro il fascismo si è
schierata la Vandea reazionaria di tutta Europa, che si sente battuta
in breccia dall’implacabile procedere vittorioso di un regime
saturo di giovinezza e di vita, maestro di energia, assertore di
sincerità e forza. L’Italia e la Russia sono i due soli (per
quanto antitetici) principi di rinnovamento del mondo moderno. O con
Mussolini o con Lenin: non c’è altro scampo per la società
borghese che ci odia, ma deve ammirarci e soprattutto temerci».
Accanto a Spampanato, Riccardo Fiorini fu tra i più accesi
sostenitori delle somiglianze tra le due rivoluzioni prevedendo
«futuri incontri», in una discussione che, nel corso degli anni,
interessò un grande numero di personaggi e posizioni diverse, tanto
che quasi per porre un freno alla cosiddetta “moscofilia”, nel
1933 il PNF promosse una pubblicazione di spiccata impostazione
antisovietica: </span></span></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><i><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">Fascismo
e Bolscevismo</span></span></i></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">,
ad opera di Pietro Sessa. L’opposizione al capitalismo per molti
giovani e intellettuali fu sempre di gran lunga più forte rispetto a
quella al comunismo. Se lo sforzo antiliberale e totalitario può
lasciar pensare a qualche somiglianza, però, le differenze rimasero
insanabili: lo spirito “egualitario”, livellatore, burocratico e
materialista del comunismo rimaneva radicalmente opposto ai principi
fascisti. In ogni caso le analisi sui piani quinquennali della Russia
sovietica effettuate da Ettore Lo Gatto, le traduzioni promosse da
Bottai, la figura di Bombacci restano quali esempi della capacità di
un’Italia dalla forte identità di studiare con passione e
competenza il quadro internazionale senza pregiudizi. Una vitalità
che attirò l’interesse di molti socialisti e comunisti in Europa,
come testimonia il famoso «Appello ai fratelli in camicia nera»,
firmato anche da Togliatti. Suggestioni destinate a spegnersi nel
sangue della guerra di Spagna e infine della catastrofe del secondo
conflitto mondiale, ma che restano, ancora una volta, quale
testimonianza del lascito culturale di una «rivoluzione sociale»
autenticamente italiana.</span></span></span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><b><span style="background: transparent;">8)
E' oramai assodato dalla storiografia, anche se non sempre messo in
giusta evidenza, che gli Stati Uniti d'America prestarono somma
attenzione verso il fenomeno fascista e le sue risposte alla crisi
del '29. Cosa nel New Deal si richiama direttamente alle elaborazioni
socio-economiche del Fascismo?</span></b></span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">Professori
e tecnici del New Deal si recarono in Italia per studiare le riforme
corporative, in un momento storico in cui la Nazione era al centro
dell’attenzione di tutto il mondo per i suoi principi
rivoluzionari. D’altro canto, praticamente in ogni paese d’Europa
e del mondo sorsero movimenti che si rifacevano apertamente al
fascismo, con il corporativismo visto come elemento di primario
interesse. Economisti e intellettuali spesso si avvicinarono a questo
ideale proprio perché aveva tentato di offrire soluzioni innovative
e credibili alla crisi </span></span></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><i><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">del</span></span></i></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">
sistema capitalistico. In America gli studi sul corporativismo furono
ben più numerosi rispetto a quelli italiani a proposito del New
Deal, elemento non poco sorprendente. Bottai fu invitato a esprimere
le sue posizioni sulla prestigiosa rivista </span></span></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><i><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">Foreign
Affairs</span></span></i></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">.
L’istituzionalizzazione del sindacato, la promulgazione di codici
per la concorrenza leale e la massiccia presenza dello Stato sono
passaggi molto vicini alle elaborazione socio-economiche delle
camicie nere, in stridente contrasto con il retaggio liberale del
paese. Proprio per questo la Corte Suprema dichiarò
anticostituzionali alcune parti del New Deal, contribuendo a
rallentare la strada intrapresa. Alla fine gli Usa usciranno
veramente dalla crisi solo con la seconda guerra mondiale.</span></span></span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><b><span style="background: transparent;">9)
Quanto venne realizzato e quanto rimase soltanto sulla carta del
programma corporativo?</span></b></span></span></span></div>
<div align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">In
questi ultimi tempi diversi autori stanno cominciando a descrivere il
corporativismo e i suoi risultati per quelli che furono i reali
contorni, sebbene rimanendo all’interno di un giudizio negativo.
Non potrebbe essere altrimenti, visto che Santomassimo (</span></span></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><i><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">La
terza via fascista</span></span></i></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">),
Gagliardi (</span></span></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><i><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">Il</span></span></i></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">
</span></span></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><i><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">corporativismo
fascista</span></span></i></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">)
e Cassese (</span></span></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><i><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">Lo
Stato fascista</span></span></i></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">),
hanno un’impostazione culturale di fondo che cozza
irrimediabilmente con la tensione spirituale che animò uomini come
Ricci e Gentile e il tentativo di costruzione di Stato etico,
armonico collettivo e partecipazione corporativa. In ogni caso,
Gagliardi in particolare ha dimostrato come le corporazioni non
furono vuoti organi burocratici ma luoghi di discussione e
collaborazione: «le istituzioni corporative non risultarono affatto
ininfluenti, perché costituirono la sede in cui vennero discussi
provvedimenti relativi alla politica economica e industriale e ai
temi del lavoro e dell’assistenza». Per quanto indirizzati dalla
politica, i lavoratori trovarono un canale di espressione e
confronto, e il sindacato svolse un ruolo autonomo e originale. Le
rappresentanze corporative arrivarono fino al parlamento con la
creazione della Camera dei Fasci e delle Corporazioni (1939). Proprio
questo </span></span></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><i><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">humus</span></span></i></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">
culturale diede vita alla socializzazione delle imprese della RSI
(1944), nient’altro che un «momento del corporativismo» che
permise ai lavoratori l’ingresso nella gestione dell’azienda
estromettendo il capitale puramente speculativo. A rimanere solo
sulla carta ovviamente fu molto, come riconobbero molti redattori di
«Critica Fascista» negli ultimi anni del regime, facendo un’onesta
e a volte pesante autocritica. La continua tensione sociale e i
compromessi della classe dirigente con forze conservatrici come la
Corona e l’alta industria sono stati descritti tra gli altri da
Anthony G. Landi in </span></span></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><i><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">Mussolini
e la Rivoluzione sociale</span></span></i></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">.
Lo stesso Bottai fu uno dei più lucidi commentatori a proposito
degli errori delle riforme fasciste, rivendicando però allo stesso
tempo la bontà di un esperimento che aveva dato tanto all’Italia,
divenuta esempio a livello internazionale. Di lì a poco il gerarca
farà però una scelta totalmente opposta a quelle che furono le sue
parole e i suoi convincimenti per più di vent’anni. </span></span></span></span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><b><span style="background: transparent;">10)
Forse, oltreché la fortuna, fu il tempo a mancare, ma diversi
storici sostengono che il corporativismo era destinato a fallire a
causa della sua intrinseca nebulosità d'idee e programmi. Alla luce
dei tuoi accurati studi sulla materia, qual è la tua opinione in
merito?</span></b></span></span></span></div>
<div align="justify" style="font-weight: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">Pensare
che programmi “intrinsecamente nebulosi” possano aver dato vita
alla </span></span></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><i><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">Carta
del Lavoro</span></span></i></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">,
alle Corporazioni, alla Camera dei Fasci e delle Corporazioni, al
Codice Civile (con la </span></span></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><i><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">Carta</span></span></i></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">
quale premessa) e infine alla socializzazione delle imprese nell’arco
di appena vent’anni mi riesce difficile. La volontà di cambiamento
era perseguita con indubbia coerenza e andò avanti fino all’ultimo
giorno del fascismo di Salò, dove non mancarono innovazioni,
dibattiti e progetti di Costituzione. La storiografia vorrebbe
dimostrare che comprensibili incertezze teoriche e difficoltà
dettate dagli eventi siano invece fallimentare inconsistenza. Onestà
intellettuale dovrebbe far ricordare che qualsiasi sistema politico
genera differenze tra teoria e pratica, pensiamo a concetti come
democrazia o Unione Europea, cosa “vorrebbero essere” e cosa
realmente sono. Di fronte a questi esempi, l’esperimento
corporativo spicca invece per ricchezza e velocità d’esecuzione,
pur con tutti gli errori del caso.</span></span></span></span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEifGH-xwwSOyBysUG7087UpvahjnPwtcI9OdlB7hJqvgI_j2TTIczmNTW8y5Gc53mcRdV71HfHNe95SCmYjs133Fe8p4U6EqBGrce48_bVnGc0MD3nq8qDRc47kZrtXIAKK7hoK2h31IbWr/s1600/copertina_corporativismo.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEifGH-xwwSOyBysUG7087UpvahjnPwtcI9OdlB7hJqvgI_j2TTIczmNTW8y5Gc53mcRdV71HfHNe95SCmYjs133Fe8p4U6EqBGrce48_bVnGc0MD3nq8qDRc47kZrtXIAKK7hoK2h31IbWr/s400/copertina_corporativismo.jpg" width="282" /></a></span></span></span></div>
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"> </span></span></span><br />
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><b><span style="background: transparent;">11)
Hai partecipato anche ad un lavoro collettivo intitolato
“Corporativismo del III millennio”, edito sempre per AGA
Editrice. Cosa possono insegnarci oggi le elaborazioni e l'esperienza
del corporativismo? Sei realmente convinto della loro profonda
attualità? </span></b></span></span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">Il
corporativismo fu il momento centrale dell’insubordinazione
fondante italiana, per usare una categoria coniata da Marcelo Gullo,
attraverso la quale la Nazione si emancipò dalla teorie economiche e
dai condizionamenti delle potenze egemoni per segnare una via
autonoma allo sviluppo. L’insegnamento in questione è chiaro:
abbiamo nel nostro patrimonio culturale la forza per ritrovare la
sovranità e una socialità diversa da quella proposta dai modelli
anglosassoni. L’attualità di quelle teorie è confermata dalla
storia: lo Stato sociale, il sistema pubblico-privato ideato da
Beneduce, l’IRI furono elementi fondamentali del </span></span></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><i><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">boom</span></span></i></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">
economico e del rilancio del nostro paese dopo la guerra, grazie
anche alla tempra di quella gioventù cresciuta nelle palestre del
regime con l’ONB, l’OND e i GUF. Questi cardini rimasero in
piedi fino agli anni Novanta, quando sono crollati sotto i colpi
delle privatizzazioni e della globalizzazione. Venuto meno il
contraltare comunista (per quanto poco “reale”), il liberismo di
marca americana ha avuto la strada spianata. Ma gli esempi non
finiscono: nel modello sociale di Olivetti (si legga ad esempio </span></span></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><i><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">Ai
lavoratori</span></span></i></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">
o </span></span></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><i><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">Democrazia
senza partiti)</span></span></i></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">,
nell’esperienza dell’ENI di Mattei, nell’opera di Fanfani
(professore di diritto corporativo nel Ventennio) si possono trovare
molti spunti “corporativi” che avrebbero ancor oggi qualcosa da
dirci. Merito del libro </span></span></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><i><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">Corporativismo
del III millennio</span></span></i></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">
è proprio quello di far tesoro di tutto questo per rilanciare uno
spirito comunitario nel quadro della società liquida e “precaria”
di questa tempi, con tutte le difficoltà del caso. Il volume
rappresenta una perla rara e uno spunto di riflessione non banale nel
panorama odierno, pur essendo passato sotto silenzio nei grandi
circoli culturali. Sullo stesso piano colloco </span></span></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><i><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">La
nobile impresa </span></span></i></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">il
libro di un giovane sindacalista, Gianluca Passera, che ha portato
avanti uno dei tentativi più maturi di attualizzare i principi del
corporativismo e della socializzazione. Nella convinzione che </span></span></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: "georgia";"><span style="font-size: medium;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">«la
solidarietà tra i fattori produttivi, è storicamente dimostrato,
non si crea dall’esterno con la contrapposizione, si crea
dall’interno con la partecipazione, che non vuol dire sottomettersi
al concetto di capitale, vuol dire affiancare in maniera matura la
gestione aziendale, per limare le occasioni di disuguaglianza con
proposte reali e non demagogiche o interessate». Per chiudere cito
il Professor Gaetano Rasi, autore di contributi fondamentali sul
tema, che dopo aver retto l’Istituto di Studi Corporativi (legato
all’MSI) per vent’anni, porta ancora oggi avanti la battaglia per
i temi della partecipazione e della rappresentanza delle competenze
attraverso il CESI, una memoria storica vivente che a più di
novant’anni non smette di essere esempio per rigore e passione.</span></span></span></span></span></div>
<div align="left" style="font-weight: normal; line-height: 115%; margin-bottom: 0.35cm;">
<br />
<br /></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/06795754012146158496noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6910423129426372825.post-63027625320488338112016-08-27T06:31:00.000-07:002016-08-27T06:31:36.848-07:00C'era una volta... - Maria Cipriano
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: medium;">Quale
artificio si è potuto escogitare per “allineare” lo scomodissimo
Monumento alla Vittoria di Bolzano, ingombrante relitto fascista, al
concetto di nuova Italia e di Europa che ci viene continuamente
propinato?</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: medium;">Ce
lo svela la nostra Maria Cipriano, la quale con un breve ma vivace
articolo, ci fa rivedere questo monumento sotto la sua vera luce, per
quello che rappresenta in realtà, nel passato e nel presente, e per
quello che, purtroppo, gli viene fatto forzatamente rappresentare
oggi, generando uno dei simboli della distorsione morale che appesta
la nostra società.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="RIGHT" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<i><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: medium;">Gruppo
di Studio Avser</span></span></i></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<b><span style="font-size: large;">C'ERA UNA VOLTA...</span></b></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<br />
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: medium;"> <table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh5rK4f0j_mHC1S9UALPRu_7Z18T2fevsqkqkiuEFLsk-moDXevhFH1bhk0zxPPtveTQkodQ5HL1XAftSYmlyd5h7vT1XMHlrY00myELMYRLHEpvhVrp7Dns1CQHZgDZR6x4yOfpCQ4_C5F/s1600/IMG_1311.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh5rK4f0j_mHC1S9UALPRu_7Z18T2fevsqkqkiuEFLsk-moDXevhFH1bhk0zxPPtveTQkodQ5HL1XAftSYmlyd5h7vT1XMHlrY00myELMYRLHEpvhVrp7Dns1CQHZgDZR6x4yOfpCQ4_C5F/s400/IMG_1311.JPG" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: small;">Monumento alla Vittoria deturpato da un osceno anello luminoso.</span> </td><td class="tr-caption" style="text-align: center;"> </td><td class="tr-caption" style="text-align: center;"> </td><td class="tr-caption" style="text-align: center;"> </td><td class="tr-caption" style="text-align: center;"> </td><td class="tr-caption" style="text-align: center;"> </td><td class="tr-caption" style="text-align: center;"> </td><td class="tr-caption" style="text-align: center;"> </td><td class="tr-caption" style="text-align: center;"> </td><td class="tr-caption" style="text-align: center;"> </td></tr>
</tbody></table>
</span></span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: medium;">C'era
una volta un monumento alla Vittoria, a Bolzano. </span></span>
</div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: medium;">Costruito
da architetti e artisti insigni di cui oggi s'è perso lo stampo. A
chi non sa di quale vittoria si tratti e sbalordisce ed è preso dal
panico a questa sola parola, bisogna ricordare che, benchè oggi come
oggi la sua sola evocazione dia fastidio a molti, l'Italia vinse una
guerra mondiale nel 1918 contro il millenario Impero austro-ungarico.
I fatti della Storia, se molte volte appaiono controversi e
richiedono indagini approfondite e ricerche, certe altre sono invece
chiari come l'acqua: e la Vittoria del 1918 è uno di questi casi. Ma
tutto ciò non va bene, non è gradito al nostro “nuovo mondo”.
Può infatti una Vittoria come quella del 1918 trovare albergo in
una Italia come la nostra, dove si vuole equiparare i disertori ai
combattenti? Dove un papa ha inneggiato alla pace davanti ai 100.000
caduti di Redipuglia, proprio lui che proviene da un paese che nel
1982 ha fatto guerra a tutto il Regno Unito (e l'ha persa) per alcune
isolette nell'Atlantico? Proprio lui che non vede che tutti i
migranti dell'Africa e dell'Asia cui insiste a voler spalancare le
porte della penisola starebbero molto più larghi e comodi in
Argentina? </span></span>
</div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: medium;">Il
significato e il messaggio del monumento alla Vittoria di Bolzano è
sempre stato così chiaro e univoco, così lapalissiano, e così
ingombrante la sua presenza per l'antifascismo in servizio
permanente, che, proprio con la scusa che fu costruito dal Fascismo,
si tentò di esorcizzarlo in varie maniere e c'è chi aveva proposto
addirittura di distruggerlo e farlo sparire, come sono state fatte
sparire le aquile di Druso dal ponte sul torrente Talvera, nella
stessa città. Ma era troppo grossa, e, forse, abbiamo ancora un
Ministero dei Beni culturali. Forse. Che fare, allora, per
“depotenziare” (è il linguaggio dell'amministrazione comunale,
coniato brillantemente per l'occasione) quell'insopportabile
architettura della protervia Ducesca? Quell'odioso simulacro
trionfalistico di un'Italia che dev'essere sconfitta per definizione,
e se osa alzare un pochino la cresta trova subito chi gliela vuole
abbassare con una randellata? In poche parole: che fare per
accontentare gli austriaci-sudtirolesi, proclamati vittime finanche
del nazismo (e dunque assolti da ogni complicità col medesimo), che
un recente libretto di Lilli Gruber ha riattizzato nelle loro
continue lagne, raccattando stuoli d'italioti indignati e
piangiulenti per le angherie subite dalla nonnina della medesima per
mano -e che ti pare- dei ben noti loschi figuri in camicia nera? Che
fare, insomma, per scrollarsi di dosso l'odioso memoriale
nazional-fascista? Semplice. Lo si rimaneggia, lo si ritinteggia, lo
si volta e si rivolta, lo s'improfuma di democrazia, finchè non ne
viene fuori il significato gradito, in linea coi tempi nuovi. Tempi
bui, come tutti i patrioti sanno, se la treccioluta Eva Klotz in
costume da Heidi ha potuto indire due anni fa il solito “referendum
casalingo fai da te” per il ritorno dell'Alto Adige a quell'ameno
staterello montano di 8 milioni di abitanti che è l'Austria. E
d'altra parte con un Presidente del Consiglio che regala pezzi di
mare alla Francia la quale farebbe meglio a occuparsi d'altro, può
meravigliare tutto ciò? Di cosa possiamo più meravigliarci se circa
la metà degli italiani sembra divertirsi di fronte allo sfascio
della nazione o comunque non curarsene affatto? E' diventato un
paese, questo, abitato da un gregge cloroformizzato dove le parole
magiche - europa, convivenza, pace, bontà planetaria - che mai si sono
realizzate e mai si realizzeranno, sono sufficienti a mettere in
funzione il meccanismo di un subdolo ricatto morale e addirittura
religioso. </span></span>
</div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: medium;">In
tal modo anche a Bolzano si è compiuto un esercizio molto di moda
oggigiorno: stravolgere la realtà storica. E così come i briganti
meridionali sono stati trasformati in eroi, Garibaldi in un furfante,
il Risorgimento nell'invasione dei Piemontesi, e ribattezzate come
“fedelissime dei Borboni” città che non lo furono affatto,
poteva in siffatto clima anche il venerabile monumento di Bolzano non
fare una fine altrettanto miseranda? Si fa presto a prendere un
monumento e “ribattezzarlo” alla luce dei tempi nuovi: buonisti,
europeisti, mondialisti. Fatto sta che un monumento è storico quando
conserva e trasmette ai posteri il proprio intatto significato
originale. Che ai posteri questo significato non vada più bene e
vogliano sostituirne un altro, per opportunità e opportunismo, per
superamento dei confini (che non sono superati affatto), per l'Europa
(che esiste solo sulla carta) e per cento altre ragioni, è
un'alterazione del monumento stesso, il quale apparentemente risulta
intatto, ed anzi restaurato e ridipinto, ma in realtà è stato
rimaneggiato nel suo profondo significato storico. Anche nel libro
1984 di Orwell si dilettavano a manipolare il passato a uso e consumo
del presente, mi pare. </span></span>
</div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: medium;">Dunque,
per stuoli di persone smaniose di ammucchiare e integrare in un magma
informe tutto e tutti, codesto “nuovo” monumento di Bolzano
ripulito e lucidato dalla vernice della pace, deturpato da un
orribile bracciale abbarbicato a una colonna che è il suo nuovo
marchio di fabbrica, è cosa bella e buona. Ma per noi che lo teniamo
vivo nella memoria per quel che era e dovrebbe essere, esso è morto,
ha perso la sua vita, ucciso e defraudato dei suoi contenuti
autentici, dell'energico messaggio di cui era portatore. Era un
messaggio nazionalista, patriottico, fascista? Era il suo messaggio,
un messaggio Italico-Romano. Un messaggio sacro che mai come oggi
servirebbe. Un messaggio chiaro. Adesso, in questi tempi ambigui, i
vari corifei della democratica ammucchiata multietnica potranno
rimestarci dentro ciò che vogliono, ma la Storia resta quella che è,
per chi ha la fortuna di conoscerla.</span></span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: medium;">Che
poi ci siano code di visitatori incantati, questo non significa
niente, anzi: è un motivo in più per darsi alla fuga. </span></span>
</div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: medium;">Il
monumento alla Vittoria è diventato così, sotto gli occhi degli
Italiani impotenti ad abbozzare una qualsiasi reazione foss'anche
artistica e di buon gusto, una vuota e triste rimembranza del tempo
che fu, un sepolcro imbiancato dall'ipocrisia di questi tempi
sciagurati, dietro a cui si celano e si complicano gli irrisolti
problemi del presente, del passato e del futuro di una regione dove
gli italiani hanno sempre dovuto lottare strenuamente per non essere
cancellati completamente dalla protervia dell'elemento germanico che,
calando da nord in casa loro, ha fatto di tutto per sostituirvisi:
peraltro senza riuscirci. E questa è la Vittoria più grande che
nessun rimaneggiamento potrà mai cambiare. La Vittoria della nostra
innata resistenza, contro tutti e tutto, che i grandi Avi Romani ci
hanno lasciato come doverosa consegna per tutte le generazioni.</span></span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br />
</div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: medium;">Maria
Cipriano</span></span></b></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/06795754012146158496noreply@blogger.com1