Cerca nel blog

martedì 9 settembre 2014

La Dalmazia vista da un Dalmata I°


Giuliano De Zorzi




 LA DALMAZIA

VISTA DA UN DALMATA





I – LA DALMAZIA A VOLO D’AQUILA

Indice

5 L’autore al lettore
7-10 (Due parole di presentazione)
11-34 La Dalmazia a volo d'aquila: 13 Orogra fia, 14 Etno­logia, 15 Preistoria, 16 Roma, 18. Alto medioevo, 20 I barbari, 22 In attesa dei tempi nuovi, 23 I tempi nuovi, 25 Le mille e una notte, 26 Ragusa, 27 Venezia, 28 Campoformio, 30 Fa­scismo, 31 Epilogo, 34 “Ricordati e aspetta” (D'Annunzio).

L'AUTORE AL LETTORE




Queste poche pagine, alle quali segue un più consistente Sommario di storia zaratina, sono esposte nel modo più semplice e breve che mi è stato possibile al fine d'interessare e illuminare anche il lettore più frettoloso e superficiale. Ad approfondimento gioverà la mas­siccia Guida alle fonti elaborata dal Prof. Fer­ruccio Bravi di Bolzano.
Il testo vuole solo esprimere e far compren­dere uno stato d'animo; la guida è consegnata in eredità alle generazioni future, affinché gli Italiani che un giorno inevitabilmente abi­teranno la costa dalmata abbiano modo di co­noscere l'identità di quelle pietre e il sapore di quella terra. È il “testimone” che lascia con amore un figlio della terra di Dalmazia.


1.1

Orografia

Osserviamo una catena di montagne che nasce qui, al passo di Cadi­bona, si inarca a co­ronare questa pianura, la Padana, e prosegue lungo il mare fino a questa zona, alle Bocche di Cat­taro, dove comincia il Montene­gro. Tutto questo arco di montagne prende il nome di Alpi.
Le Alpi che scendono lungo il mare verso il Montenegro, si chiamano Alpi Dina­riche. La sottile striscia di terra stretta fra le Dinariche e il mare è la Dalmazia. Questa larga penisola è l'Istria.
Fra Istria e Dalmazia c'è la città di Fiume con il suo golfo, il Quarnaro, Car­naro o Quarnero. Il nome è varia­mente scritto, non so quale dei tre sia più legit­timo: Dante scrive Carnaro e così D'Annunzio che usa, meno spesso, anche Quarnaro.

1.2

Etnologia

A questo punto non credo sia neces­sa­rio scomodare archeo­logi, etno­logi e sociologi fa­mosi per enunciare un assunto di elementare sem­plicità: il mare unisce, lo spartiacque di­vide. Vale a dire che le genti che si af­facciano sulle sponde op­poste d'uno stesso braccio di mare, hanno fra loro contatti frequenti al punto da svilup­pare un unico tipo di cultura, mentre genti separate da uno spar­tiacque si svilup­pano in maniera del tutto auto­noma. Gli scambi culturali attraverso uno spartiacque, oggi promossi spesso artificiosamente, erano un tempo del tutto trascurabili.

1.3

 Preistoria

La frequentazione dei ter­ritori dal­mati è largamente documen­tata sia per il paleolitico che per il neoli­tico. Però, siccome il materiale preisto­rico ordinato nelle vetrinette dei musei dalmati non è ancora stato studiato (che io sappia) in maniera organica, non mi sento di espri­mere altro pa­rere in argomento se non questo: che la veneticità del litorale è antichis­sima. Quando il D'Annunzio dice: “patria ai Veneti tutto l'Adriatico” enuncia una realtà storica che af­fonda le radici nei millenni. Si parla tanto di Illiri, ma sta di fatto che le più antiche, se pur rarissime, iscri­zioni rinvenute sull'opposta sponda adriatica parlano venetico, lingua ita­lica so­rella della lingua di Roma.

1.4

Roma


Tutti conosciamo, o immagino che tutti conoscano, l'arena di Pola, molto simile all'arena di Verona. Tutte e due del I° sec. d.C., Verona un po' più vecchia, è capace di 22.000 posti, Pola di 23.000 circa. Tutti sappiamo pure che i Romani non co­struivano le arene in mezzo al deserto, ma, come gli stadi di oggi, così le arene di allora, facevano parte di un regolare tes­suto ur­bano. Questo sta a significare che Pola non era una stazione per il cambio dei cavalli, ma una città romana vera e pro­pria.
Altri ruderi romani importanti che im­magino tutti conoscano, sono quelli di Spalato, città sorta nel palazzo di Diocle­ziano e che adatta il suo nome
al latino palatium (Aspalathon > Spalatum > Spalato, oggi Split). Durante le invasioni barba­riche la gente del contado si rifugerà nel Palazzo di Diocleziano come in una for­tezza, e piano piano costruirà nel suo in­terno le case di abitazione. Oggi il cen­tro storico di Spalato, compresa la Cattedrale, si trova inscritto nel perimetro murario del vecchio Palazzo Impe­riale.
Ho voluto citare i due estremi di Pola e di Spalato intendendo così includere il tratto di costa nell'attività edilizia di Roma antica. Mi si po­trebbe facilmente far osservare che all'epoca l'intero Me­diterraneo era pieno di costru­zioni ro­mane e il fatto che queste si tro­vino an­che in Dalmazia non sorprende nes­suno. Verissimo, rispondo, ma a me basta di­mostrare con evidenza che al tempo di Roma antica c'era identità culturale fra le due sponde dell'Adriatico mentre oltre lo spartiacque delle Dinariche non c'era nulla di simile.

segue...

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.