Quanto segue è la riproposizione succinta di un testo edito dal Centro di Studi Atesini, scritto dallo zaratino Giuliano De Zorzi. Vogliamo con questa nostra pubblicazione riproporre all'attenzione dei lettori la storia e le vicissitudini di quella regione amaramente perduta ed omaggiare al contempo l'opera del buon De Zorzi, che da molti anni si profonde per difendere e divulgare l'italianità della sua terra d'origine.
Due parole di presentazione..
«Tu dalmata? Questa mi giunge nuova. Ti
credevo bolzanino, anzi, terrazzano dell'inclito borgo di Cornedo...».
Divertito per la mia sorpresa, l'uomo venuto dal mare e tagliato nel macigno
abbozza un sorriso fra ironico e sornione. E su due piedi mi improvvisa una
parodia della nota quartina del Vannetti:
"A scanso d'incresciosi malintesi,
sono atesino sol per accidente,
ché gli antenati ed ogni mio parente
zaratini son già, non tirolesi...".
Dopo di
che prende ad enumerare tutto il parentado dalmatino, col serio impegno
dell'eroe omerico che prima di infilzare l'avversario snocciola il suo albero
genealogico: dalmata il padre – veterinario condotto emigrato da Zara a Prato
Isarco – dalmati la madre e il fratello, nativi di Zara; e zaratini i nonni, i
bisnonni e gli incliti catanonni. Solo lui, Giuliano, per una bizzarria della
sorte, è foresto di nascita e resta a tutt'oggi l'unico kruko1
della famiglia; solo per anagrafe, s'intende, ché in tutto il resto –
spirito e sangue, giovialità e piccole bizzarrie – è dalmata verace, più di San
Girolamo.
Per tale singolarità Giuliano, in un certo senso, è
il mio reciproco. Infatti, fra i miei parenti, tutti peninsulari, fa spicco una
zia dell'altra sponda che rideva sempre e credeva che tutto il mondo si
esprimesse in veneto. Proprio a Zara imparai a parlare, e il mio primo dialetto
fu il veneto di Dalmazia, presto dimenticato perché mio Padre esigeva che
anche in famiglia si parlasse in lingua.
La novità delle origini dalmate
saltò fuori quando Giuliano mi invitò ad una sua chiacchierata sulla Dalmazia.
L'esposizione fu seguita con interesse da un uditorio attratto dalla novità
dell'argomento e conquistato dal tono flautato dell'oratore. Giuliano parla
non da pretenzioso cattedratico, ma da semplice Cittadino del libero Comune
di Zara in esilio.
In tale
veste, con espressione sobria e cattivante dominata a tratti da una forte
tensione emotiva, rifà la storia della sua Dalmazia,
della nostra Dalmazia, della Dalmazia dimenticata ma non perduta, perché un
giorno, perdìo, l’Italia dovrà pur tornare sulla negata quarta sponda.
Le parole si perdono, la carta stampata resta:
l'antica saggezza ci ha indotti a riproporre il testo della conversazione in
queste pagine. Nell'esposizione, qua e là ritoccata, il lettore troverà cose
in parte già note e piccole curiosità forse mai raccontate che arrivano al
cuore e, al tempo stesso, restano impresse nella mente di ciascuno come
realtà, non come vana astrazione.
Giuliano significa per
verba e non per immagini. Sa che a far conoscere la Dalmazia attraverso le
diapositive, ne verrebbe fuori una telenovela di cento e cento puntate.
D'altronde l'immagine su pellicola dai colori smaglianti (mari al cobalto e
tramonti in salsa rossa) si addice più all'informazione massificata che
all'approdo culturale; e, passi la metafora, è più appetibile al pollo
allevato in batteria che al ruspante al quale egli rivolge il suo discorso.
2
Come già nel parlato, l'iconografia è qui ridotta
ad una serie di illustrazioni che, per lo più, danno voce al linguaggio delle
pietre: pietre venerande che narrano di Roma, di Venezia e dell'Italia,
pietre dei monumenti di Zara, di Spalato, delle isole incantate che inghirlandano
la costa, giú giú fino a Ragusa, supinamente chiamata Dubrovnik
da certi gazzettieri slavofili. 3
Illusi: credono che un posticcio nome barbaro che
sa di tubero 4 possa d'un tratto cancellare un millennio e
passa di storia, storia civile di una Communitas italiana assurta poi a
civilissima Repubblica, a buon diritto quinta delle Repubbliche marinare
d'Italia.
Ferruccio Bravi
1
Absit iniuria verbo: il nomignolo “kruko”, datogli dalle cuginette
zaratine, sta per 'allogeno' e corrisponde a un dipresso al nostro “tognín”.
2
Tutt’altro discorso si farà per le immagini d’epoca. Una strenna per amatori è
la videocassetta «Zara» realizzata dall’Associazione Nazionale Dalmata (Piazza
di Firenze 27, 00185 Roma) e dal Libero Comune di Zara in Esilio: momenti
magici della Zara felice del ventennio 1921-1941.
3 *
FONTI, RAGUSA, il nome).
4 Cervario
«Tuberone» fu bizzarramente chiamato lo storico raguseo
Lodovico Cerva
segue..
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.