INTRODUZIONE
Forse
vi chiederete perché un gruppo di studio incentrato sulla difesa e
la valorizzazione dell'identità italiana, si occupi di una
conferenza sulla guerra civile in Donbass? Non solo perché
l'ideatore di questo incontro e poi autore del seguente scritto,
Francesco Preziuso, è nostro sodale e membro del “nuovo” AVSER;
quanto perché è necessario riconoscere l'importanza che la Russia
odierna aveva ed ha per l'Italia. In primis come alleato economico. È
recente la stima dei danni causati all'economia Italiana dalle
sanzioni imposte alla federazione russa da Stati Uniti ed Unione
Europea, che per il nostro settore manifatturiero ammontano a circa
4 miliardi di euro in meno rispetto al 2014. Un duro colpo per la
nostra piccola e media impresa già provata dalla crisi interna. Un
affondo che poteva essere evitato, ma che politici inetti ed uno
stato indegno di definirsi tale hanno lasciato si abbattesse sulla
nostra Nazione. In seconda battuta come modello da cui trarre
ispirazione. In un mondo omogeneizzato, il modello multi-polare
della Grande Russia risulta essere forse l'ultimo baluardo contro lo
strapotere politico, economico e culturale americano, a cui dovremmo
guardare con ammirazione e spirito propositivo. Perché dobbiamo
riprendere in mano le redini del nostro destino e finirla di fare i
fedeli servi di un padrone altezzoso e lunatico. E' di primaria
importanza guardare a tutti quegli esempi di dedizione alla Patria,
di mantenimento delle tradizioni, di valorizzazione del proprio genio
ancora in vita. Lì risiede l'alba di una nuova Civiltà. Lì un
nuovo destino di grandezza ed indipendenza, a cui l'Italia deve
tornare ad ispirarsi.
Sandro
Righini
RELAZIONE SULLA CONFERENZA
Venerdì
4 marzo, presso il centro sportivo Vignini di Lucca, si è svolto
l'incontro/conferenza dal titolo “Cronache solidali dal Donbass”.
Oltre all'importanza dell'argomento in sé, l'incontro è nato per
dare voce e risalto all'esperienza di un nostro concittadino
lucchese, Andrea Palmeri, partito allo scoppio della guerra come
volontario per il fronte ed oggi addetto agli aiuti umanitari sul
posto. In Patria noto come pericoloso estremista di estrema destra,
in Donbass stimato ed apprezzato per l'impegno sia come soldato che
come operatore di pace. Due differenti valutazioni che forse
rispecchiano il diverso metro di giudizio vigente nella società
russa e in quella italiana. Ulteriori commenti sono superflui.
Invitati
per l'occasione il reporter Vittorio Nicola Rangeloni, giornalista di
LNR ed attivo direttamente al fronte, che ci ha portato notizie
dirette di una guerra civile europea (la prima del XXI° secolo)
nascosta e mistificata dalla stampa di regime; l'altro Marcello
Berera, in veste di responsabile nazionale del Coordinamento Solidale
per il Donbass, associazione che si occupa di organizzare incontri
d'informazione e raccolte di fondi e materiali di prima necessità
per le sempre più bisognose popolazioni della regione. Ad introdurre
il sottoscritto, che si è limitato ad una breve disamina sul ruolo
della Russia e del Donbass nella incandescente situazione geopolitica
odierna, rimarcando l'importanza che questa sottaciuta guerra civile
riveste per l'Europa ed il mondo intero. Un accenno è stato fatto
anche alla portata “ideologica” dello scontro tutt'ora in atto,
rimarcando come il fronte del Donbass rappresenti una lunga trincea
scavata per arginare la minacciosa avanzata del mondialismo a marca
stelle e strisce.
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Da sinistra: Vittorio Nicola Rangeloni, Francesco Preziuso, Marcello Berera |
A seguire ha preso la parola Marcello Berera, che
allacciandosi alla mia introduzione, si è poi soffermato ad
illustrare al pubblico la triste situazione in cui versano le
popolazioni del luogo e ciò che il Coordinamento Solidale è
riuscito fin qui a fare per alleviare sofferenze e disagi. Marcello
ha rimarcato una volta di più l'importante opera d'aiuto prestata
all'associazione dal nostro Andrea Palmeri, che tutt'ora si prodiga
al massimo delle forze per consegnare e far arrivare a giusta
destinazione tutto ciò che viene raccolto in Italia.
Ultimo
ad intervenire, Vittorio, che in qualità d'inviato diretto sul campo
ha delineato un quadro lucido della reale situazione in Donbass.
Nonostante i recenti accordi di pace, sono ancora decine, se non
centinaia, le infrazioni ai trattati che causano distruzioni e morte
fra i civili. Sembra che gli accordi di Minsk siano rimasti lettera
morta, almeno per la parte Ucraina. Oltre a questo, il relatore ha
sottolineato ancora una volta l'imbarazzante silenzio di tutta la
stampa occidentale su queste violazioni e quanto sia importante
informare e far capire anche in Italia quale sia la realtà di questa
sporca guerra civile.
Molto
interessante e partecipato anche il dibattito che ha seguito la
conferenza. Tra le domande, di sicuro interesse è stata quella
rivolta in merito alle posizioni tenute dalla cosiddetta “Destra
Radicale” nostrana sul conflitto. E' noto che la fazione Ucraina
utilizza una determinata simbologia e si dichiara spiccatamente
nazionalista. Cosa che in un primo tempo ha fuorviato non pochi
all'interno dell'ambiente. Anche se oggi, hanno confermato i nostri
stessi relatori, la maggior parte dei vari movimenti Sovranisti
italiani si sono schierati dalla parte russa. Abbandonate le
fascinazioni simboliche e nostalgiche, in quest'epoca di novità,
dove i vecchi steccati ideologici si stanno inesorabilmente
sgretolando e s'impongono nuove scelte dettate da una giusta
interpretazione del reale contesto storico, non c'è voluto molto a
fare la corretta scelta di campo. E come hanno testimoniato tanto
Vittorio che Marcello, ben presto si è palesato che dietro alle
rivolte di Maidan ed al conflitto si nascondeva il beffardo zampino
dello zio Sam e della sua creatura rispondente al nome NATO. È la
riproposizione odierna di una Guerra Fredda mai veramente conclusa,
dove due grandi blocchi, atlantico e russo, si fronteggiano in
maniera fin troppo chiara agli occhi di chiunque sappia vedere oltre
la cortina di fumo che giornali e televisioni ci sputano addosso.
Durante il dibattito è stato rimarcato come quello che in passato
veniva definito uno scontro ideologico – democrazia-liberale vs
comunismo - altro non era che un conflitto tra due potenze egemoni
tese a conquistarsi un maggior “spazio vitale”, cercando di
espandersi a discapito dell'avversario ed attraendo sotto la propria
influenza più alleati possibile (vedasi guerra in Vietnam,
Afghanistan etc etc). Lo stesso si ripropone oggi, con l'aggravante
di un'aggressività atlantica sempre più marcata, sia interna alla
propria area d'influenza, che esterna. Nel proprio blocco attraverso
un sempre più incessante processo di distruzione delle diverse
culture nazionali, tramite la subdola proposizione di modelli di vita
iper-consumistici, individualisti ed apolidi. All'esterno con
l'azione bellica diretta, come in Iraq e Afghanistan, o con il
finanziamento di quanto mai curiose “rivoluzioni colorate”
(primavere arabe ed Ucraina), aventi il chiaro scopo di creare un
clima incandescente e mettere sotto allarme il rivale russo e
mantenere sull'attenti i propri “alleati”. Osservando una
qualsiasi cartina geografica e concentrando l'attenzione sui “luoghi
caldi” di questo nostro XXI° secolo, possiamo notare come siano
disposti lungo tutta la dorsale nord-africana, il medio-oriente,
sfocino nelle regioni caucasiche e per ultimo arrivino sul fronte
ucraino. Una lunga linea incandescente tesa ad intrappolare e
schiacciare tanto lo pseudo-alleato europeo che la federazione russa.
Progetto che trova però ostacolo grazie ad una Russia molto diversa
da quella che visse la Guerra Fredda e che sotto l'intelligente guida
del presidente Vladimir Putin, con le sue abili mosse politiche sta
resistendo sia militarmente – intervento in Siria - che
diplomaticamente – creazione di alleanze con Siria, Iran, Libano –
all'attacco sferrato dal blocco atlantico. In conclusione siamo
convenuti, fra partecipanti e relatori, che la Russia, un tempo preda
dei miasmi sovietici, oggi rappresenti un modello vivido e forte a
cui ispirarsi per tutti quelli che non vogliono più chinare la testa
e cedere ad un destino di sottomissione. E che l'esempio di Andrea,
di altri italiani partiti per combattere e soprattutto dei volontari
russi che imbracciano le armi per la loro Nazione, sacrificando
affetti, comodità e finanche la vita, debba servire da sommo esempio
per noi italiani, sempre più sradicati e spenti. L'amor di Patria
dimostrato dai volontari del Donbass deve indurci a ricordare e a
recuperare al più presto lo stesso sentimento che infiammò la
nostra Nazione durante il Risorgimento, nella Iª
ed, in parte, nella IIª guerra
mondiale. Ne va del nostro futuro, che potrà essere diverso da
quello che si prospetta, soltanto se saremo capaci di riaccendere nel
nostro popolo un sano e sincero Orgoglio Nazionale.
Francesco
Preziuso
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