Michele
Amatore (Sulayman al-Nubi 1826-1883)
Pluridecorato,
promosso sul campo, insignito del cavalierato dell'Ordine della
Corona d'Italia e dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, nonché
della medaglia di benemerito della salute pubblica.
Una
volta, quando la Chiesa cattolica insegnava le cose che le
competevano, e certo non spargeva in giro melliflue perdonanze agli
anticristiani di professione né sollecitava le invasioni altrui dal
mare né faceva comunella con i comunisti (o ex comunisti che dir si
voglia), insegnava, tra l’altro, i 14 precetti della misericordia:
sette corporali (dar da mangiare agli affamati, da bere agli
assetati, vestire gli ignudi, alloggiare i pellegrini, visitare gli
infermi, visitare i carcerati, seppellire i morti) e sette spirituali
(consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i
peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare
pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i
morti), di cui forse i più maturi tra noi si ricorderanno non senza
una punta di nostalgia. Erano perlomeno tempi in cui 2+2 faceva
quattro e si ragionava secondo la buona vecchia logica aristotelica.
Erano. E infatti va da sé che di questi precetti, come di molti
altri inerenti il magistero cristiano-cattolico, i nostri giovani non
sanno un bel nulla, dal momento che la Chiesa ha da tempo rinunciato
a spiegare le cose dello Spirito, preferendo “navigare” nella
secolarizzazione, nel relativismo morale, nella confusione
post-moderna, nella bolgia materiale e materialista tra un gay-pride
e l'altro, e, anziché indicare la strada che porterebbe fuori da
questo guazzabuglio, ha contribuito a mescolare i sentieri in un
farraginoso ginepraio senza sbocco da cui spira odor di zolfo. E'
ormai abbastanza chiaro che, a parte eccezioni, gli ecclesiastici
sono schierati col Governo assieme agli altri vertici del residuo
Stato e delle forze mediatiche a questo collaterali, per continuare
ad allietarci con l'invasione dei migranti.
Questo
preambolo serve, a me che sono laica e anticlericale, non tanto per
“rimpiangere i bei tempi andati”, quanto per fare una riflessione
sui precetti di cui sopra alla luce dei tempi attuali. Genericamente
parlando, la misericordia che con facile trasposizione si tenderebbe
a riferire ai poveri profughi che fuggono dalle guerre e dalla
miseria, in verità va girata agli italiani. Non solo: ma non la
riferirei ai migranti per una serie di ovvie ragioni. Va da sé,
infatti, che le misericordie corporali e spirituali, cioè quella
serie di provvidenze e conforti che la religione cristiana incita a
donare ai bisognosi, vanno elargite anzitutto a chi è vicino
(infatti il termine “prossimo” ha proprio questo significato), e
secondariamente (e non certo obbligatoriamente) a chi è lontano. Se
poi chi è lontano viene sospinto apposta laddove nessuno lo vuole e
lo desidera, cioè a casa degli altri, e ne viene sospinto a frotte
di migliaia al giorno, per secondi fini, cioè per obbedire a un
piano mondialista che ha tutto in testa fuorchè la misericordia, i
14 precetti vengono sonoramente a decadere e non hanno più senso,
non solo, ma vanno ritirati e negati. Non c’è bisogno di una vista
particolarmente lunga per vedere dov’è l’inganno
dell'accoglienza, e dove veramente s'intende arrivare con tutte le
smancerie sulla lieta convivenza multietnica.
La
confusione babelica non evoca affatto ciò che Dio vorrebbe per
l’umanità, bensì l’esatto contrario. E girando per l'Italia
(per non parlare del resto d'Europa dove esistono vere e proprie
enclavi dove domina la sharia, che è contraria allo Stato di diritto
nato dall'Illuminismo), soprattutto in alcune città (Brescia, Parma,
Reggio Emilia, Prato, etc.) si assiste a una commistione di lingue,
usanze, tratti somatici e caratteriali, modi di vestire, regole, usi
e costumi, in poche parole a un sovvertimento che qualcuno ha inteso
propinarci, e che, più che rientrare nei piani divini, entra
piuttosto in quelli diabolici. Inutile che insistano gli
“accoglienti” di professione che credono al paradiso dopo la
morte come premio alla loro bontà, sul vero significato della stessa
che si sbracciano a elargire a tutti tranne che agli italiani.
Stendiamo un velo pietoso sulle stucchevoli tiritere che gli emigrati
sono una ricchezza, che i cristiani non devono erigere muri, etc.
etc. etc, come recentemente ripetuto, nella solita intervista di
propaganda, dal nuovo preposito della Compagnia di Gesù e grande
amico di papa Bergoglio, padre Arturo Sosa Abascal: anche lui
proveniente dall'America latina, anche lui smanioso di accogliere
milioni di migranti che potrebbero essere deviati assai meglio dalle
sue parti e vedere l'effetto che fa.
Una
falsa misericordia, diciamolo subito, che sottrae ai legittimi
abitanti miliardi e miliardi di euro (compresi i soldi inviati dagli
stranieri ai paesi d’origine e compreso l'altissimo numero di
delinquenti stranieri mantenuti a nostre spese nelle carceri), e sta
causando un grave disagio sociale, culturale e psicologico nella
popolazione già provata dalla crisi, a cui nessuno, in barba alla
democrazia ormai andata a farsi friggere, ha mai chiesto il permesso
di nulla. Poi, quando questi migranti ogni tanto, inevitabilmente,
muoiono in mare, l’insoffribile palcoscenico del buonismo raggiunge
la sua apoteosi, e anche l’imbecillità di chi si permette di
addossarne la colpa agli italiani.
Ma
la bontà c’entra assai poco col buonismo, anzi ne è all’antitesi.
Gli scritti della Patristica e della Scolastica, basi dottrinarie del
cristianesimo, ci dicono che il cristianesimo, comunque si voglia
interpretare il Vangelo e gli Atti degli apostoli, non è
l'equivalente del buonismo, ma qualcosa di molto diverso e ben più
elevato. Non mescoliamolo dunque alle dichiarazioni esaltate di
coloro che credono di fare la volontà del Signore. A tal proposito,
proprio il suddetto Abascal, in una recente intervista, ha ammesso
che non si sa con precisione cos'ha detto Gesù Cristo. Benissimo.
Avrà forse detto ai popoli d'europa di andarsi a suicidare? Nel
Vangelo vi è l'esempio del buon samaritano che soccorse
amorevolmente il viandante derubato, bastonato e abbandonato
sanguinante per strada dai briganti, ma non per questo si
presentarono tutti i derelitti bastonati e sanguinanti a casa sua
negli anni a venire, tantomeno traghettati in massa da lidi lontani,
e solo in Italia ne sono sbarcati già 50.000 dall'inizio dell'anno,
e, tra l'altro, non sono né sanguinanti né bastonati e tantomeno
denutriti. Lasciamo dunque la misericordia, che è una cosa seria, a
chi è misericordioso veramente, e diciamo le cose come stanno, e
cioè che si tratta di una una vera e propria invasione di allogeni,
organizzata e premeditata su vasta scala, la quale pertanto non
risponde a nessuno dei requisiti che la renderebbero destinataria
naturale della misericordia, proprio perché non è né spontanea né
casuale né temporanea come dovrebbe essere se si trattasse di
autentica emergenza, bensì è pilotata, incoraggiata, voluta,
strumentalizzata e finalizzata: infatti non finisce mai. Migliaia di
uomini delle nostre forze dell'ordine sono giornalmente distolti dai
loro normali compiti in difesa degli italiani per far fronte
all'immigrazione, la quale si sviluppa per la gran maggioranza dal
continente africano, ove le guerre tribali, la miseria, le malattie e
la schiavitù ci sono sempre state e non sono certo una novità di
questi tempi, cosicchè non c’è una vera causa intrinseca a
quest’invasione se non in un piano preordinato, deciso altrove per
secondi fini, e dunque estrinseco: inoltre, il 70% di questi migranti
non proviene affatto da zone di crisi e di guerra, ma dal Marocco,
dalla Tunisia, dal Senegal, dall'Egitto, dal Mali, dal Camerun e
dalla Nigeria del sud, ove si conduce una vita tra le più normali
dell’Africa.
Chiaro
che gli africani si acconciano a quest’arrembaggio perchè
l'evoluto occidente che a loro appare opulentissimo è sempre un
ambito traguardo. Ma essi non ci pensavano affatto a venire in Europa
e a salire sui barconi pagando fior di dollari, prima che il gioco
valesse la candela, e cioè che l'europa stessa li spingesse a
venire, dando il segnale di via libera e addirittura andandoli a
prendere. Adesso, sanno che non solo possono, ma devono venire. Che
più sono meglio è. Che troveranno accoglienza, pasti caldi, un
lavoro, la precedenza e preferenza rispetto agli italiani, e potranno
chiedere il ricongiungimento familiare. Sanno che potranno fare la
voce grossa, magari rovesciando cassonetti, spaccando vetrine e
lanciando bottiglie se la sistemazione logistica non è di loro
gradimento o qualcuno fa loro gli occhi storti. Sanno che potranno
delinquere senza che gli italiani si sentano autorizzati a reagire
per evitare guai seri con la giustizia che subito salterebbe loro
addosso. Le pubbliche autorità, infatti, proteggeranno sicuramente i
poveri migranti e accuseranno gli italiani, assieme a una schiera di
finti apostoli con cui San Pietro non vorrebbe aver nulla a che fare,
schegge della rottamazione di una sinistra, di un centro e di una
destra che più non esistono.
Ma:
a chi giova tutto questo smanioso affaccendamento simil-francescano?
Cui prodest?
Per
chi crede che il NWO (nuovo ordine mondiale) sia il prodotto della
fantasia dei complottisti, sarà d'uopo interrogarsi sulla sospetta
fregola altruista improvvisamente sorta nei capi politici di aiutare
e beneficare gente di tutt'altre lingue, etnie e culture a spese
degli autoctoni e dell’erario. E siccome noi non ci reputiamo
ingenui, intendiamo sfatare una volta per tutte quest’inganno.
Scartata la misericordia che non c’è, resta solo un calcolo
primario, cui se ne affiancano altri comprimari: il calcolo di
distruggere il concetto stesso di identità nazionale, considerata un
ingombro sulla strada della globalizzazione che sola potrà garantire
il potere mondiale a una ristretta cerchia di persone. Il neoeletto
presidente francese Macron ha affermato di trovarsi in piena sintonia
con il potente ministro delle finanze tedesco Schauble, secondo il
quale bisogna procedere speditamente alla “costruzione
dell'europa”, da intendersi come distruzione delle nazionalità per
sostituirvi definitivamente organi sovranazionali che esautorino una
volta per tutte ciò che rimane dei già pleonastici parlamenti e
governi nazionali. E va da sé che i paesi più deboli, non solo
economicamente, ma politicamente come l'Italia, dove un'allegra
brigata di elettori vota Renzi, la Raggi e simili, ciancia di cose
inutili e guarda gli spettacolini propinati dalla televisione, non
conteranno letteralmente più un fico secco e saranno servi e succubi
della elite economica-finanziaria e dei suoi lacchè che, dopo il
fuoco di paglia dell'elezione di Trump, si sono sfregati le mani alla
vittoria di Macron, preparandosi a dettar legge in Europa senza più
neanche quella copertura di facciata che avevano tenuto finora. Da
qui alla distruzione della democrazia parlamentare e dei diritti
sociali acquisiti, il tutto unito e cementato dalla compressione
della libertà sotto vari pretesti, il passo è breve e ineluttabile.
Ecco quel che ci aspetta se non interverranno fattori eccezionali
-che sovente nella Storia avvengono-, ma tra i quali escluderei
senz'altro il risveglio degli italiani, essendo più facile che
sbarchino gli Alieni.
Gli
altri calcoli di cui si parla sono tutti secondari e collaterali:
arricchire le organizzazioni che campano sulla cosiddetta
accoglienza, procacciare manovalanza non qualificata a basso costo,
lasciare in Africa le cose come stanno, abbattendo i pochi cenni di
risveglio autoctoni che cominciavano a spuntare qui e là, favorire i
Sauditi -alleati fissi degli Stati Uniti-, cioè i potentati arabi
wahabiti (vale a dire della corrente islamica più estremista)
smaniosi di espandere in Occidente la propria influenza economica e
religiosa, e di costruire, oltre alle moschee, un gasdotto passante
per la Siria che Assad aveva rifiutato; servirsi dei migranti come
provvidenziale “bacino d’utenza” della nostrana partitocrazia
in miserevole declino, far fronte al calo demografico della penisola,
anche se tutti vedono che la famiglia italiana non viene aiutata
dallo Stato il quale fa pagare tasse anche sull'aria che si respira,
il che porterà via via alla vanificazione della classe media,
cellula fondamentale di una società economicamente in buona salute.
Nell'inevitabile
sconforto che ne deriva a qualunque lucido osservatore, sarà bene
precisare che la Storia cela trabocchetti e sorprese, in altre parole
è imprevedibile, il che costituisce l'unica speranza per i pochi che
vanamente si dibattono nel tentativo di salvare l'Italia
dall'inghiottitoio europeo. E infatti, tanto per cominciare,
nonostante le aggressioni cui è stata sottoposta negli ultimi anni,
gli innumerevoli suicidi di italiani che non ce l’hanno fatta, e
la svendita pressochè totale del patrimonio pubblico e privato
nazionale (di cui poco è rimasto), il nostro Paese si regge comunque
ancora in piedi, mentre forse era prevista la sua riduzione in
miseria più o meno come la Grecia, di cui i buonisti di professione
si guardano bene dal parlare, o comunque una sua sensibile e rovinosa
caduta economica e morale: poiché non è avvenuta né l’una cosa
né l’altra nonostante i ben noti governi pretesi dall'europa, ora
il timone si sta spostando verso altre formazioni politiche le quali
dovrebbero sostituire il PD in caduta libera di consensi, e che a
tutto si aggrappa pur di sopravvivere. Ma i 5 stelle in azione (o
inazione) li abbiamo già visti e ci basta. Per quanto riguarda
Salvini e la Meloni, che non fanno paura neanche a un pettirosso, più
che attaccarsi al decrepito carro di Berlusconi sembra non sappiano
fare. Anzi: con questi personaggi si rischia pure la divisione
territoriale. Si chiami autonomia, federalismo, autodeterminazione,
regionalismo, non ha importanza, perchè con le parole, si sa, si può
giocare, ma trattasi di una mira sempre attuale, tuttora rimasta nei
sogni di qualcuno. Non a caso il candidato mancato alla presidenza
austriaca Norbert Hofer aveva potuto bellamente affermare di
“rivolere” l'Alto Adige che lui chiama sudtirolo senza scatenate
particolari reazioni, e infatti, nelle condizioni di remissività
biologica in cui versa il popolo italiano, c'è d'aspettarsi che una
mandria di cretini gli dia pure ragione.
Tempo
fa l’Egitto (l’unico paese militarmente organizzato del Nord
Africa in grado di condurre una guerra) aveva esortato l'Italia a un
intervento militare autonomo nel Mediterraneo contro l’Isis in
procinto di occupare Tripoli (prima che il provvidenziale Putin
intervenisse), vista la vicinanza con le nostre coste. Ma: abbiamo
noi una politica estera autonoma e indipendente come l'aveva il Regno
d'Italia? Giammai. E infatti, nel giro di poco, il presidente
egiziano venne “azzittito” dalle portaerei francesi e americane
che s'affrettarono a prendere posizione in quelle acque, non già per
schiacciare l’Isis, ma per non veder contrastato il loro
predominio: un predominio del nulla, in verità, sopra un mondo
sempre più allo sbando e ingovernabile da chi non lo sa governare,
appunto.
Tornando
agli immigrati che spesso con poca creanza e gratitudine sgomitano
sul nostro suolo, magari parlando arrogantemente a voce alta nel loro
incomprensibile idioma, sappiamo che c'è qualcuno che scioccamente
li paragona ai nostri emigrati di un tempo. Non c'è bisogno di
essere degli storici per smentirlo categoricamente: i nostri emigrati
andavano nelle Americhe, cioè in luoghi vergini e sterminati dove
c'era bisogno di tutto. Invece dell'accoglienza, trovarono norme
severe, degrado e maltrattamenti. Andavano ove c'era fame di
popolamento e di manodopera, oppure forte richiesta di competenze
qualificate: si pensi alla costruzione della Transiberiana che fu
opera di italiani, alla costruzione della capitale svizzera, Berna,
ove espressamente le autorità elvetiche richiesero gli italiani per
le loro specifiche competenze in materia, o a quella di
S.Pietroburgo, ove la zarina volle assicurarsi la ben nota maestria
artistica italiana. Secondariamente, la nostra emigrazione in nessun
caso potè considerarsi un'invasione, in quanto contribuì
grandemente alla storia, alla costruzione e al miglioramento dei
paesi ospitanti (basti pensare all'Argentina e all'Uruguay), e senza
minimamente godere di alcuno dei proficui vantaggi che il nostro
governo elargisce invece a codesti nuovi arrivati caricandone le
ingenti spese sulle spalle dei contribuenti italiani ridotti al
“fesso che paga”; migranti che, salvo rari casi, non hanno
nessuna particolare competenza e non hanno contribuito in nessun modo
alla storia e alla costruzione della nazione italiana, la quale
rimane per essi un'entità estranea, un semplice luogo geografico ove
abitare, e di cui si mostrano sovente lontani dal voler imparare e
rispettare la millenaria splendida civiltà. Il fatto che vi sia una
minoranza che invece si integra e si vuole integrare, e noi ne siamo
lieti, non toglie il problema di base, e cioè che un paese piccolo
come l'Italia, privo di materie prime, politicamente debole,
impoverito dalla crisi, angustiato da ricorrenti calamità naturali e
da molti altri problemi, è costretto a soggiacere da anni a
un'intollerabile invasione imposta con tracotanza dal governo ai
legittimi abitanti, per “accogliere” la quale si ventila
addirittura una futura legge di requisizione forzata di edifici.
A
questo punto mi sovviene un bell'episodio del nostro glorioso
Risorgimento: la storia di un bambino sudanese di 5 anni, fatto
schiavo nella tragica tratta degli schiavi che in Africa era la
regola e in cui i musulmani d'Egitto avevano la loro parte. Dopo il
sanguinoso massacro della sua famiglia, l'incendio del villaggio e
una drammatica marcia forzata in catene, l'infelice bambino venne
“comprato”, per essere liberato, da un esule piemontese,
carbonaro, condannato all'ergastolo e rifugiato in Egitto con molti
altri patrioti italiani a seguito dei moti risorgimentali del 1821:
il dottor Luigi Castagnone, che sarà poi il suo padre adottivo.
Questi gli insegnò a leggere, a scrivere, a parlare italiano, e
quindi lo portò con sè in Italia nel 1837, a seguito della grazia
concessa da Re Carlo Alberto, salito al trono nel 1831. Qui, il
bambino fu educato in varie discipline e battezzato dal Vescovo di
Asti Michele Amatore, di cui assunse il nome, facendosi apprezzare
per le sue virtù, la sua intelligenza, la sua lealtà, la sua
modestia, e ottenendo subito la cittadinanza. Rientrato in Africa da
adulto per cercare di aiutare il paese natìo con leciti commerci,
poiché l'Italia aveva nondimeno bisogno di aiuto, si precipitò
immediatamente a combattere, entrando nei bersaglieri e partecipando
a tutte e tre le guerre d'indipendenza nazionale ove si meritò
medaglie ed encomi, tra cui la croce di bronzo prussiana. Distintosi
anche nella lotta contro i feroci briganti meridionali al soldo dei
Borboni, si prodigò dipoi nell'epidemia di colera che funestò la
Sicilia nel 1866, quando le autorità del Regno d'Italia coi
Carabinieri in testa, incuranti di ogni rischio, rimasero giorno e
notte al proprio posto tra i malati (disinfettando, curando,
assistendo i moribondi, seppellendo i morti, esortando la gente a
prendere le medicine, consolando i superstiti, etc.) mentre molti
scappavano presi dal panico e dalla disperazione. In quell'occasione
egli ottenne dal Re Vittorio Emanuele II la medaglia di benemerito
della salute pubblica. Perfettamente integrato nella Patria adottiva,
circondato dalla stima e dall'affetto unanimi, invitato nei salotti
per la sua brillante e acuta conversazione, richiesto di consigli,
sposò la milanese Rosetta Brambilla, volendo infine trascorrere la
pensione (anticipata per motivi di salute) a Rosignano Monferrato in
provincia di Alessandria, accanto al padre adottivo, vicino al quale
è tuttora sepolto. Il caso di Michele Amatore del resto non era
l'unico: altri ragazzi negri si trovavano in Italia a quei tempi,
perchè liberati dalla schiavitù che imperversava nel loro
continente.
Però,
come ognuno può vedere, tutto ciò è l'antitesi di quel che oggi ci
stanno imponendo con malagrazia, arroganza e supponenza, perfino
accusandoci di essere “razzisti”. Il bambino sudanese del
Risorgimento rappresenta il rovescio di ciò a cui siamo costretti ad
assistere giornalmente, nell'imperversare di un'accoglienza
illimitata, insensata e incontrollata che costituisce una vera e
propria violenza contro gli italiani e anche una mancanza di rispetto
per i migranti, spinti in massa ad abbandonare la propria Patria. Nè
è difficile dedurre cosa penserebbe il nostro Michele Amatore di
tutto questo caos che di misericordioso non ha nulla, e dell'aumento
esponenziale della meningite in concomitanza con l'arrivo massiccio e
irresponsabile di africani dalla cintura subsahariana, che è
chiamata non a caso la “cintura della meningite”. Tutto questo
non è misericordia, bensì negazione del diritto, della democrazia e
del buon senso. Tutto ciò è negazione del Risorgimento.
Ma
fino a quando dal basso si continuerà ad abboccare al
catto-comunismo in tutte le sue diramazioni riciclate, riscaldate e
riesumate, in tutte le sue tentacolari propaggini consumiste,
mondialiste, europeiste, buoniste, islamiste, “genderiste”,
papaliste e autoritarie che stanno causando danni incalcolabili,
finchè non si capirà che tutta una corona di finti antagonisti gira
attorno al tavolo delle spartizioni del potere, non si concluderà
assolutamente nulla. Se la nuova versione dei comunisti riesumati
dalla tomba del crollo del muro di Berlino è altrettanto odiosa e
insopportabile della prima, non meno odiosa è la complicità di
quella parte non trascurabile d'italiani che finge di non vedere, e
sembra anzi gioire della decadenza dell'Italia cui è ben lieta di
sostituire un'europa che esiste solo nell'immaginazione adulterata
indotta dai media, la stessa che ha bendato gli occhi mentre Renzi
regalava un intero tratto di mar Tirreno alla gongolante Francia,
provocando vive proteste puntualmente insabbiate.
In
questo bel clima, possiamo immaginare cosa significhi “l'educazione
alla democrazia” (una curiosa democrazia senza elezioni) introdotta
ultimamente nelle scuole dal MIUR (il Ministero dell’Istruzione,
dell’Università e della Ricerca, fondato a suo tempo da Cavour per
l’elevato fine dell'alfabetizzazione degli Italiani, e divenuto il
solito strumento politico in mano ai soliti): significa il pensiero
unico sovranazionale. Lo stesso che ha venduto l’Ilva agli indiani,
ha smanganellato gli operai delle leggendarie acciaierie di Terni
fondate dal Regno d'Italia, e portato agli stipendi più bassi e alle
tasse più alte d’Europa. Lo stesso che ha condannato un tale a non
mettere piede per 5 anni a Roma perché aveva osato esporre uno
striscione contro la Boldrini davanti a Montecitorio. Lo stesso che
permette al presidente della regione Lombardia Maroni, che non ha mai
mosso un dito contro l'immigrazione e si è seduto eccome alla tavola
imbandita del potere, d'indire un referendum del piffero
sull'autonomia della Lombardia assieme ai suoi esaltati comparucci
veneti, quelli che dicono che il referendum del 1866 era truccato,
quando il Veneto aveva votato per conto suo l'annessione al Piemonte,
senza che nessuno gliel'avesse chiesto, diciotto anni prima.
Costruire
il nuovo in queste condizioni sembra impossibile, anche se
dall’Italia, talvolta, è venuto l’impossibile. Ma gli italiani
dissidenti e protestanti, a differenza delle altre nazioni d'Europa,
non solidarizzano, non si organizzano, non si uniscono, non si
conoscono. Non ne hanno il tempo, non ne hanno la forza, non ne hanno
il coraggio, e, forse, le capacità. L'area della cosiddetta destra,
pur ricca di tante persone valide, è purtroppo ingombra di
personaggi ambigui, che anziché fare chiarezza, aggiungono
confusione e disorientamento a quello che già c'è, e dunque sono
fatalmente inconcludenti. Il risultato è che tutte le nazioni
d'europa hanno un partito nazionalista-sovranista tranne l'Italia.
Basta guardarsi in giro per concludere che non salterà fuori nessuna
rosa di personaggi eccezionali in grado di imporsi sull’apparato
pletorico e asfittico di coloro che ci comandano e sull'inconsistenza
di coloro che dovrebbero opporsi ma sono più evanescenti della fata
Morgana: non nascerà nessun Mazzini, nessun Garibaldi, nessun Cavour
e nessun Re che guida gli italiani in battaglia contro il colosso
austriaco. Il Risorgimento non si ripeterà in una nazione che l'ha
comunque infamato, fosse pure ad opera di pigmei che ostentano la
cultura storica che non hanno, e dovrebbero piuttosto parlare dei
loro hobbies preferiti nel circoletto di amici al bar dello sport.
Prefigurare in queste condizioni il ripetersi del miracolo del XIX°
secolo è illusionismo. Il futuro non lo conosce nessuno e si può
soltanto vaticinare, ma in definitiva ogni popolo ha il destino che
si merita, e però, anche se il popolo italiano attuale si
meriterebbe di essere estromesso dalla Storia nazionale per non
essersi dimostrato all'altezza degli illustri antenati che tanto
fecero per l'Italia, personalmente auspico che sopraggiunga un giorno
l'aurora della liberazione e del riscatto per tutti gli italiani di
buona volontà, che, almeno, in questa temperie, abbiano conservato
la lucerna della fede nei destini ultimi della Patria.
Maria
Cipriano
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